Con la bella stagione e il boom dei trekking per l’anno del turismo il Nepal rivede la sua politica interna ed esterna.Timoroso delle ripercussioni del cambio di guardia politico dopo la rinuncia del Dalai Lama,il paese stringe nuovi accordi militari con Pechino per fermare eventuali azioni anti-cinesi presso la comunità tibetana composta da più di 20.000 esuli.
Il governo cinese ha inviato massicci finanziamenti . Questa politica repressiva era già evidente negli episodi di intolleranza e violenza verificatisi nella capitale nei mesi scorsi. A cosa si deve tanto movimento? Si teme la nuova linea politica del futuro leader tibetano, Lobsang Sangay, un uomo dalle idee decise che però non ha mai visitato il suo paese; non è mai stato in Tibet!
Mentre i nepalesi preparavano gli “arsenali” sottomettendosi alla volontà cinese, proprio a Kathmandu si svolgeva, a fine Marzo, la conferenza internazionale dei buddhisti d’Asia. Il Presidente Yadav ha aperto la manifestazione ricordando l’importanza del ruolo della religione nei processi di pace in corso in Nepal e nel resto del mondo. Ma il Buddha, nato in Nepal, non ha lasciato ai conterranei la stessa incondizionata predisposizione alla pace e alla fratellanza: i tibetani vengono repressi con la forza; i cristiani subiscono spesso attentati; gli islamici lamentano una mancata rappresentazione politica all’interno dell’Assemblea costituente, una scarsa partecipazione sociale e lavorativa nonché la mancata valorizzazione del loro culto e delle loro iniziative.
In fin dei conti dobbiamo ricordare che fino a pochi anni fa il Nepal si dichiarava apertamente “paese hindu”, religiosamente e politicamente. Per certi aspetti la corona reale aveva degli aspetti teocratici. Ancora oggi gli hindu rappresentano l’83% della popolazione. Va aggiunto,inoltre, che parte degli atti di intolleranza religiosa sono perpetrati da gruppi di estremisti e non dal governo.
Un altro gruppo fortemente represso in Nepal, gli hijras, gli ermafroditi, hanno offerto la loro benedizione per le nozze reali di William e Kate. Tradizionalemente il loro compito è quello di allietare feste quali matrimoni, fidanzamenti o cerimonie del nome, tramite canti e balli popolari. In virtù di tale tradizione, gli hijras nepalesi hanno scritto una lettera all’Ambasciata britannica in Nepal proponendo la loro partecipazione al matrimonio reale in simbolo di prosperità e augurio. Ovviamente la richiesta non è stata accettata. Peccato! I colori sgargianti delle loro vesti tradizionali non avrebbero certo sfigurato accanto al giallo canarino sfoggiato dalla Regina Elisabetta.