venerdì 29 aprile 2011

Nepal e intolleranza: dal Tibet agli hijras per il matrimonio del secolo

Con la bella stagione e il boom dei trekking per l’anno del turismo il Nepal rivede la sua politica interna ed esterna.Timoroso  delle ripercussioni del cambio di guardia politico dopo la rinuncia del Dalai Lama,il paese stringe nuovi accordi militari con Pechino per fermare eventuali azioni anti-cinesi presso la comunità tibetana composta da più di  20.000 esuli.
Il governo cinese ha inviato massicci finanziamenti . Questa politica repressiva era già evidente negli episodi di intolleranza e violenza verificatisi nella capitale  nei mesi scorsi. A cosa si deve tanto movimento? Si teme la nuova linea politica del futuro leader tibetano, Lobsang Sangay, un uomo dalle idee decise che però non ha mai visitato il suo paese; non è mai stato in Tibet!

Mentre i nepalesi preparavano gli “arsenali” sottomettendosi alla volontà cinese, proprio a Kathmandu si svolgeva, a fine Marzo, la conferenza internazionale dei buddhisti d’Asia.  Il Presidente Yadav ha aperto la manifestazione ricordando l’importanza del ruolo della religione nei processi di pace in corso in Nepal e nel resto del mondo. Ma il Buddha, nato in Nepal, non ha lasciato ai conterranei la stessa incondizionata predisposizione alla pace e alla fratellanza: i tibetani vengono repressi con la forza; i cristiani subiscono spesso attentati;  gli islamici lamentano una mancata rappresentazione politica  all’interno dell’Assemblea costituente, una scarsa partecipazione sociale e lavorativa nonché la mancata valorizzazione del loro culto e delle loro iniziative.
In fin dei conti dobbiamo ricordare che fino a pochi anni fa il Nepal si dichiarava apertamente “paese hindu”, religiosamente e politicamente. Per certi aspetti la corona reale aveva degli aspetti teocratici. Ancora oggi  gli hindu  rappresentano l’83% della popolazione. Va aggiunto,inoltre, che parte degli atti di intolleranza religiosa sono perpetrati da gruppi di estremisti e non dal governo.

Un altro gruppo fortemente represso in Nepal, gli  hijras, gli ermafroditi, hanno offerto la loro benedizione per le nozze reali di William e Kate.  Tradizionalemente il loro compito è quello di allietare feste quali matrimoni, fidanzamenti o cerimonie del nome, tramite canti e balli popolari. In virtù di tale tradizione, gli hijras nepalesi hanno scritto una lettera all’Ambasciata britannica in Nepal proponendo la loro partecipazione al matrimonio reale in simbolo di prosperità e augurio. Ovviamente la richiesta non è stata accettata. Peccato! I colori sgargianti  delle loro vesti tradizionali non avrebbero certo sfigurato accanto al giallo canarino sfoggiato  dalla Regina Elisabetta.

venerdì 15 aprile 2011

Letteratura indiana. K.Nagarkar: una piacevole chiacchierata a Venezia

Anche quest'anno Incroci di civilta' sbarca e Venezia con un calendario ricco di appuntamenti.  L'India ha il posto d'onore che ben merita.
Mercoledi' 13 ho avuto il piacere di partecipare all'incontro con Kiran Nagarkan presso la Fondazione Querini Stampalia.
Nagarkan e'noto al pubblico italiano per due romanzi di recente pubblicazione: Ravan & Eddie (per Metropoli d'Asia) e Piccolo soldato di Dio (per Rizzoli).

Un autore spesso scomodo per i temi affrontati, scomodo in India cosi' come in Italia. Molti dei suoi testi piu' belli non sono purtroppo tradotti in italiano, primo fra tutti  Cuckold, del 1997.
Con la consueta apparente timidezza, l'autore indiano ha sbaragliato il pubblico veneziano alternando momenti di sottile e gradevole ironia  a profonde e sagaci riflessioni sui temi piu' diversi.

Il mio ultimo incontro con Nagarkan risale al maggio scorso, al Salone Internazionale del libro di Torino dove ebbi modo di discutere con lui sulle ragioni del successo di un autore come Vikas Swarlup.

Anche quest'anno la crescita scintillante dell'India e' stata al centro delle riflessioni dell'autore: una visione ironica e al tempo stesso amara. L'india di oggi, la shining India- dice l'autore- non dovrebbe cercare fuori dai propri confini modelli sraordinari di cultura e santita'. I poeti e i santi indiani non hanno bisogno di esseri riconosciuti all'alto con lunghi processi di canonizzazione. Sono uomini normali che fanno cose sraordnarie.
Cosi come sono normali e straordinari i personaggi dei suoi libri: bambini o piccoli uomini che si pongono enormi domande sulla vita e su chi possa essere Dio. La risposa a queste domande non e' mai scontata e falsamente rassicurante. Al noto poeta indiano  Kabir,uno dei protagonisti di Piccolo soldato di Dio, non interessa conoscere realmente Dio, sapere se e' hindu o musulmano. Dio c'e' o potrebbe esserci e questo puo' bastare.

L'India di oggi non e' dunque spiritualismo esasperato, crescita economica ruggente o films bolliwodiani ricchi di musica e masala. Non e' solo questo.
L'India di oggi, dice Nagarkar, deve guardare  anche indietro e fare i conti con il proprio passato. L'Indipendenza, iniziata come reale lotta non violenta, non ha saputo perpetrare gli ideali che si era prefissata. Scrittori come lui fanno parte di quella generazione, si tratta dei figli della mezzanotte di Rusdhie, di coloro che avrebbero dovuto recuperare le origine indiane nascoste dalla soffocante presenza inglese. Si doveva allora scegliere e cambiare radicalmente il paese. Tenere il meglio, dimenticare il male. saper distinguere cio' che fu importante da cio' che fu degradante. Questo sguardo all'indietro, questa ricerca dell'autentico, e' processo non facile da realizzare pienamente. L'analisi  non e' stata pero' sempre soddisfacente e profiqua. Il limite dell'India attuale e' pero' quello di non riuscire a prendere coscienza di questo errore. Lo scintillio moderno dovrebbe impegnarsi nel superare alcune inaccettabili condizioni persistenti.
Le divisioni tra comunita' religiose, i fondamentalismi e le differenze sociali alla base dei testi di Nagarkan, descrivono un paese che porta su di se' i limiti del passato e dello slancio verso il futuro. Le sue sono "parabole senza messaggio"  he lasciano al lettore il tempo per capire e giudicare.


La letteratura-dice Nagarkan- e' una specie in via di estinzione che deve saper essere tagliente sui temi del vivere moderno, non solo su quello indiano. Il nostro limite maggiore e' quello di aver perso la capacita' di dialogare. Possiamo "incrociare le civilta' e le culture"  ma dobbiamo, al tempo stesso, riprendere il vero dialogo, quello della comunicazione, della parola, della reciproca empatia. Situazioni come quelle dell'India e del Pakistan,del Kashmir, della Palestina e di Isralele, sono il frutto della mancanza di coraggio, quello di riconoscere il limite della forza della nostra parola. Nel mondo-dice Ngarkar-c'e' troppa misantropia.

E in dulcis in fundo un'anticipazione: da poco l'autore ha finito di scrivere il suo nuovo libro, il seguito di Ravan & Eddie. L'autore non si lascia scappare molto sulla trama, si limita a definire il suo testo "strepitosamente ironico" e "ingannevole". Sappiamo per certo che  uno dei protagonisti principali, insieme ai due ragazzini, sara' Bollywood, il cinema indiano, definito amabilmente dallo scrittore "impossibile da imitare, perche' gia' parodia di se stesso". Ricordiamo che Nagarkan e' anche un critico cinematografico, drammaturgo e sceneggiatore. Lo stesso Ravan & Eddie era nato, nel 1994, come una sceneggiatura.

Nella lunga e piacevole discussione in privato che ho avuto con l'autore ho avuto qualche anticipazione ulteriore che, per ovvi motivi, non posso rilevare. Come al solito colpiscono, di questo "umile artigiano della parola", la semplicita' e spontaneita', il suo interesse verso la diversita' e complessita' umana, il suo volere conoscere meglio chi ha di fronte a se'.
E' questa attenzione verso l'altro che gli permette di descrivere cosi' bene la realta' nei suoi romanzi: il tempo e la parola non hanno confini.

mercoledì 13 aprile 2011

NAYA BARSHAKO SHUBHAKAMANA: 2068 IN NEPAL


Tanti cari auguri di Buon anno agli amici nepalesi
Buddha says, "In the end, only 3 things matter... how much we loved, how gently we lived and how gracefully we let go of the things not meant for us. "HAPPY NEW YEAR 2068 FRIENDS...

mercoledì 6 aprile 2011

Per la mia Aquila:6 Aprile 2009=6Aprile 2011

Per quella che era la mia casa












Per quella che era la mia città










Per quella che era la mia gente








POSSO E VOGLIO ANCORA SPERARE, CREDERE, DI VEDER RISORGERE IL SOLE