giovedì 31 marzo 2016
mercoledì 9 marzo 2016
Se una donna riesce a nascere in India
Se una donna riesce a nascere in India il percorso che
intraprende non è certo dei più facili. Selezione alla nascita, malnutrizione, maltrattamenti,
poca istruzione e poche chances per vivere un’esistenza serena e con gli stessi
diritti riservati agli uomini.
Il percorso
matrimoniale non è poi altrettanto facile: dote, ingerenze, strani incidenti
domestici. Dentro e fuori dalla famiglia la condizione femminile rimane
difficile nonostante la società progredisca civilmente, economicamente e
giuridicamente.
Il rischio più grave e diffuso rimane quello della violenza,
della molestia fisica e verbale. La donna indiana deve sopportare soprusi e
angherie. Ma non sempre tutto è così negativo.
Se una donna nasce in India è perché ha superato la ben
triste e nota pratica dell’aborto
selettivo. Il rapporto bambine e
bambini oggi è di 92 a 100. Avviene un aborto selettivo ogni 25 nascite. Dal
1994 è vietato legalmente l’esame prenatale che incentiva questa pratica. Se
nasce una donna dovrà poi superare un’altra pratica, quella dell’infanticidio femminile. Un detto
iindiano dice: “Allevare una bambina
equivale ad annaffiare il giardino del vicino”. Spesso le bambine vengono
soppresse alla nascita, affogate ritualemnte nel latte o tramite i capezzoli
avvelenati della madre. Se una donna cresce in India dovrà scontrarsi con la
malnutrizione (50%), con l’anemia (48%), con l’analfabetismo (59%) e con meno
diritti riconosciuti. Se una donna cresce in India il suo percorso matrimoniale non sarà semplice. Molte bambine vengono
fatte sposare giovanissime per non gravare più sulla famiglia di origine. Tale
pratica sfiora addirittura il 56% in Rajastan per le bimbe dagli 8 ai 15 anni.
La vita matrimoniale non è mai facile. Spesso la donna deve scontrarsi con
angherie e violenze, anche da parte della suocera. Si registrano numerosissimi
casi di incidenti bomestici, bruciature con fornelli al kerosene o morti
sospette. Ogni due ore una donna in India subisce questo tipo di
maltrattamento. Nella progredita Bangalore si registrano circa 80 casi l’anno.
Il motivo è sempre lo stesso: la dote. Un’usanza
indiana vietata ufficialmente dal 1961 ma ancora fortemente diffusa. Quando la
dote non è ritenuta sufficiente, la
soluzione migliore è quella di “cambiare moglie”. Se una donna in India si
sposa e diventa vedova, la sua
condizione può non essere tra le migliori. Molte donne vengono allontanate
dalla famiglia del marito e destinate a vivere in preghiera ed isolamento in un
ashram: vestono di bianco, non portano gioielli, vivono di elemosine e non
possono mangiare cibi saporiti. Le vedove meno fortunate sono soggette alla Sati,
la morte rituale sulla pira funeraria del marito. Tale pratica è vietata in
India dal 1829. E’ un reato anche partecipare ad un culto legato alla sati dal
1987. Nonostante questo, dal 1947 ad oggi, ci sono stati almeno 53 casi di Sati
accertati. Per l’Atharveda la sati è
un dovere della donna. Le principesse Rajput si suicidavano collettivamente
quando venivano a sapere che i loro sposi erano morti in guerra. Oggi capita
spesso che le donne condotte verso una sati siano drogate o costrette con la
forza. Se una donna sopravvive in India va in contro a molestie sessuali. Ogni 20 minuti avviene uno stupro e un indiano
su quattro ha dichiarato di aver compiuto almeno una volta una violenza su una
donna. Il 50 % di loro lo ha fatto per divertimento, il 40% per punizione. Il
gesto si è ripetuto almeno nel 45% dei casi. Negli ultimi 40 anni i casi di
violenza sono aumentati del 900%. Un’associazione di ingegneri indiani composta prevalentemente da donne, la
SHE, ha recentemente messo a punto congegni elettronici in grado di prevenire
gli stupri: un reggiseno che se sganciato scorrettamente rilascia una scarica
di 3800 kilovolt oppure un GPS sotto le scarpe che allerta numeri amici e forze
dell’ordine, oltre che localizzare la vittima di aggressione.
Ma le donne che nascono e crescono in India sono anche donne
felici, donne che lottano per i loro diritti e raggiungono risultati. La donna cerca di emanciparsi sempre più.
Veste come un’occidentale, frequenta l’università e conduce una vita sociale
come qualsiasi altra donna ha il diritto di fare. Le donne indiane ricoprono
ruoli importanti nella politica (anche se hanno solo l’11% di quote
rappresentate in Parlamento), basti ricordare donne come Indira Gandhi, Primo
ministro dal 1966 al 1984; Sonia Gandhi, presidente del Congress Party fino al
2004 (ricordiamo inoltre che Saronjini Naidu ha ricoperto per prima, come
donna, questo incarico nel 1929) o Pratibha Patil, Presidente della Repubblica
dal 2007 al 2012. Anche nelle società e nelle aziende e multinazionali le donne
primeggiano; ricordiamo donne come Indra Noyi (Amministratore delegato della Pepsi),
Arundhati Bhattacharya (Presidente della State bank of India), Chanda Kochhar
(Amministratore delegato della ICICI bank) o Shobhana Bhartia (Presidente
dell’Hindustan time). Sempre più donne decidono di non diventare madri e
dedicarsi agli studi e alla carriera. Gli stati economicamente più progrediti
in India sono quelli dove l’alfabetizzazione e l’istruzione media delle donne
risultano essere più elevate. Una donna che nasce e scresce in India: una
risorsa da non sottovalutare.
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domenica 21 febbraio 2016
Parliamo di donne in Asia a Venezia
LA CANZONE DELL’ALTRA/O
STORIE E R-ESISTENZE DELLE DIFFERENZE INVISIBILI
Serata a sostegno di Emily
STORIE E R-ESISTENZE DELLE DIFFERENZE INVISIBILI
Serata a sostegno di Emily
Sabato 27 Febbraio
Circolo ARCI Franca Trentin Baratto
Santa Sofia, Cannaregio 4008, Venezia
Circolo ARCI Franca Trentin Baratto
Santa Sofia, Cannaregio 4008, Venezia
Dalle 17:30
Storie di r-esistenze differenti e invisibili: la luce di chi vive la malattia rara,
il carcere e l’essere donna in Asia.
Ne parliamo insieme a:
il carcere e l’essere donna in Asia.
Ne parliamo insieme a:
Luigi Vero Tarca – Filosofo e docente presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia
Elisabetta Favaretto – Presidentessa dell’associazione filosofica LAI e insegnante nei Licei
Sonia Orazi – Insegnante e blogger esperta di cultura asiatica
Elisabetta Favaretto – Presidentessa dell’associazione filosofica LAI e insegnante nei Licei
Sonia Orazi – Insegnante e blogger esperta di cultura asiatica
Grace Spinazzi – Mamma e insegnante
Buffet vegetariano e vegano preparato dai volontari della LAI
Musica dal vivo di Paola Tamburin, Paolo Sottana e Frankie & Master Mauri
Tutto il ricavato sarà devoluto per aiutare Emily Rose Marie, una bambina di tre anni affetta dalla sindrome di Sanfilippo, una grave malattia degenerativa. La mancanza di un enzima causa l’accumulo di tossine nel cervello e porta gradualmente ad un grave ritardo mentale ed alla perdita delle funzioni vitali principali. L’aspettativa di vita è molto bassa. Non vi sono né cure né terapie accertate: la prima sperimentazione è iniziata l’anno scorso.
I fondi raccolti durante la serata aiuteranno Emily in questo percorso “speciale” faticoso ma anche pieno di speranza.
Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/1685182305080324/
Pagine Facebook: A smile from a Rose + Libera Associazione di Idee
Sito LAI: https://associazionelai.wordpress.com
I fondi raccolti durante la serata aiuteranno Emily in questo percorso “speciale” faticoso ma anche pieno di speranza.
Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/1685182305080324/
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