Questa volta gli indiani hanno esagerato. Un noto conduttore e critico cinematografico del programma ETC Bollywood, Komal Nahta, ha dichiarato, riferendosi ai recenti incassi del film DON2, che il Nepal fa parte dell’India.
L’ira dei nepalesi è stata forte e vibrante. La maggioranza dei cinema nepalesi hanno sospeso la trasmissione dei film di Bollywood. In verità Nahta voleva semplicemente riferirsi al fatto che a livello economico, quando si calcolano i margini di incasso, i due paesi vengono considerati come un’unica entità territoriale da indicizzare. La consapevolezza delle approssimative conoscenze geografiche indiane ha però fatto imbestialire i nepalesi. Del resto non è la prima volta che gli indiani azzardano dichiarazioni di questo tipo: ce lo ricorda anche BBC south Asia.
E’ vero, molti non sanno neanche dove si trova il Nepal. In Europa si generalizza assegnando ad entrambi un ruolo marginale e una condizione economica catastrofica. I nepalesi hanno ragione. Gli indiani non sono i primi ad avere dubbi, basta leggere questa pagina di wiki.answer.
Qualche giorno fa le Poste Italiane hanno dato un altro esempio di ignoranza. Volevo spedire un pacco ad alcuni amici e conoscenti in Nepal; operazione che ho fatto decine di volte visti i miei contatti con il paese. La mia intenzione era quella di optare per una spedizione che avesse una tracciabilità; operazione anche questa svolta decine di volte senza problemi. L’addetta alle spedizioni invece si è rifiutata di accettare il mio pacco. Sosteneva che il Nepal, come l’India, fosse un Paese del Terzo mondo; che dall’Italia non si poteva raccomandare nulla per “quei posti assurdi”. Ho pregato l’impiegata di controllare bene. Le ho spiegato gentilmente che tali servizi sono, non solo possibili, ma anche accettati e funzionanti in Nepal. Ma non ne ha voluto sapere. Mi ha liquidata, insultandomi e dicendomi di recarmi in altro ufficio postale nel quale, ovviamente, la mia spedizione è stata possibile, rapida ed efficiente come tutte le altre volte.
Quei nepalesi e quegli indiani, tacciati di inferiorità dall’impiegata,sono gli stessi che mi hanno insegnato a sorridere e a non arrabbiarmi, ad avere pazienza, soprattutto per quel che riguarda la burocrazia e gli impiegati pubblici.
Non mi sono arrabbiata ma forse sarebbe stato necessario. Quell’impiegata si è rifiutata di effettuare un servizio, presentando così un’immagine poco efficiente del suo paese, l’Italia. Mi ha trattata con sufficienza e maleducazione, ma a questo sono abituata. La cosa più grave però è che ha insultato un paese, due paesi. Ha insultato l’India e il Nepal. La visione terzomondista dell’India è difficile da cancellare. E’ vero, l’India ha un tasso di malnutrizione e di fame tra i più alti al mondo, ma è anche uno dei paesi più emergenti e importanti nel panorama economico mondiale. Il Nepal non sarà certo l’India. E’ vero. Ha caratteristiche completamente diverse. Ma ha una dignità, una tradizione e una cultura rispettabili. Le poste funzionano, così come i servizi per raccomandare i pacchi. Ci sarà traffico per le strade o un po' di sporcizia, ma l'ospitalità e un bel sorriso non saranno mai negati a nessuno, neanche all'impiegata di Poste Italiane.
Mi domando se sia da considerare civile un paese dove ci si permette di insultare gli altri: quelli che abbiamo davanti e quelli che non conosciamo. E’ forse quello zero in più sulle buste paga, quella frazione in più, a renderci migliori? Sinceramente non credo.
3 commenti:
povera piccola impiegata delle poste! la paura di ciò che non si conosce a volte ci trasforma in persone inaccettabili.
Coraggio Sonia! e soprattutto, non tornare più in quell'ufficio postale ;-)
l'ignoranza è una brutta bestia!
detto banale ma molto efficace!
anche io sono spesso in india...purtroppo non sono ancora riuscita a visitare il nepal
a presto!
Elisa:hai ragione
Selene:spero che tu abbia presto la possibilità di incantarti in nepal
Posta un commento