Si
avvicinano le festività cristiane legate ai santi e ai morti. Fin dal Medioevo
la morte è spesso stata vissuta e interpretata in un’ottica di angoscia e
negazione.
Anche
questa festa, come molte altre, ha un corrispettivo in Oriente. In Nepal, come
in molte parti dell’Asia, si festeggia il Gai Jatra o Festival della mucca. La
festività cade in estate ma molte sono
le affinità con le nostre ricorrenze novembrine.
I
bambini, gli unici rappresentanti della purezza e dell’innocenza, si travestono
da divinità . Chi da piccolo Krisna con il flauto, chi da novello sadhu, chi da
Shiva in azzurra sembianza. Trucco marcato agli occhi, curiosi e colorati
cappellini insieme a tante ghirlande di fiori. Ognuno si traveste come meglio
può. Tra i bambini c’è anche qualche sadhu vero, prontamente cacciato via dalla
polizia. Oggi la festa è per i bimbi e i defunti! Le offerte andranno solo a
loro. Per le strade di Kathmandu centinaia di persone in processione seguono le
mucche. Anche oggi è la loro giornata speciale: decorazioni, carezze e tanto
cibo.
Le
mucche, così come i bimbi, vengono nutriti in ogni angolo delle strade. I bimbi si rimpinzano di dolciumi e le loro
bocche sono riempite di latte e miele
dai passanti. Benedire loro significa benedire gli dei.
In
questa giornata si ricordano i morti dell’anno passato. A partire dal Gai Jatra
nessuna lacrima verrà più versata per il caro estinto; la sua anima ha preso
una nuova direzione e i vivi non possono che rallegrarsene.
In
questa folla disordinata e chiassosa, tra piedi scalzi e rulli di tamburi, i
newari si distinguono per la loro regalità. Indossano cappellini neri e sfilano
fieri e composti. Tra loro le bambine sono truccate come la Kumari, la dea
vivente. Gli altri hindu nepalesi nutrono un profondo rispetto per la cultura
newari; riconoscono la loro precisione nel culto e nella tradizione.
Non
si piange per la morte. Le famiglie sfilano in processione con la foto del loro
caro recentemente scomparso. Da oggi niente lacrime. La grazia degli dei, il
tocco delle sacre mucche e le offerte ai bimbi divini cancellano ogni
sofferenza.
Gai
Jatra è una festa chiassosa, dolciastra e coloratissima. La morte lascia il
posto alla vita. Le vite concluse rivivono entusiaste negli occhi dei bimbi
festanti. Alla fine della giornata rimarrà un sorriso e, molto spesso, qualche indigestione per i
troppi dolci.
Le foto si riferiscono all'ultimo Gai Jatra al quale ho partecipato, il 5 Agosto 2013
Le foto si riferiscono all'ultimo Gai Jatra al quale ho partecipato, il 5 Agosto 2013
3 commenti:
Che belle queste tradizioni asiatiche che fanno vedere come la morte sia parte della vita, ma non l'ultima fase, bensì la fase illuminante. La morte come naturalezza, quotidianità. Un grande insegnamento per le nostre menti occidentali.
Se pensi, Sonia, che da noi ai bambini si nasconde spesso la morte... come fosse un tabù.
Belli questi colori e questi sorrisi.
Stanotte ho sognato di vivere in una vecchia haveli a Jaisalmer :-)
Buona serata
La vita che sogniamo parallela può diventare reale. Per te ancora più che per me. Jaisalmer è un posto fuori dal tempo e dallo spazio. E' una città che mi ricorda il rosso polveroso e il bianco ricamato in una luce accecante
Chissà, cara Sonia, magari un giorno ci riusciremo tutte e due a realizzare il nostro sogno ;-) Buona giornata
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