Come ogni anno segnalo la partecipazione indiana o anglo indiana alla manifestazione culturale veneziana Incroci di Civiltà. Sabato 5 Aprile, alle ore 18.00, presso l'Autitorium di Santa Margherita di Venezia, sarà presente la scrittrice Jhumpa Lahiri.
Il rapporto della Lahiri con l'Italia è ormai di lunga data. Nata da genitori bengalesi e cresciuta a Londra e negli Stati Uniti, ha sempre avuto un rapporto difficile con la lingua nativa. La scrittura la avvolta nella naturalezza dell'inglese e oggi la vita l'ha portata a vivere a Roma dove un'altra lingua, l'italiano, l'ha stregata e appassionata. Del suo interessante e intricato rapporto con le lingue la Lahiri parla in una serie di brevi racconti che stanno uscendo sul settimanale Internazionale.
Il testo che l'ha resa nota al pubblico italiano è la raccolta di racconti L'interprete dei malanni. Opera che le è valsa il Premio Pulitzer per la narrativa del 2000.
I racconti della Lahiri sono esperienze lontane e vicine dall'India. Emerge il vissuto di chi risiede ormai lontano dal suo paese e cerca di ricostruirsi una vita. Ambientazione spesso americana, spesso legata la mondo universitario dei campus, spesso legata a giovani mogli non scelte e poi accettate. Emergono il dolore per la lontananza; lo sfondo della guerra per l'indipendenza del Bangladesh e la fratellanza bengalese in America; la povertà il dolore e la dignità del popolo indiano; la difficoltà di adattarsi ad una nuova vita; il successo e la sete di denaro e riconoscimento sociale.
In Una nuova terra (2008) protagonisti sono sempre immigrati (più spesso personaggi femminili) di seconda generazione dall’India o dal Bengala agli Stati Uniti, specchio evidente della situazione vissuta in prima persona dalla scrittrice stessa.
Dal romanzo Namesaze, L'omonimo, la regista Mira Nair ha invece tratto il celebre film Il Destino del nome. Recentemente in Italia è uscito, sempre per l'editore Guanda, il romanzo La moglie. Questa volta la Lahiri sceglie un'ambientazione è quasi totalmente indiana, quella di Calcutta. La storia di due fratelli molto diversi tra di loro e del nobile gesto di uno di loro: salvare una donna sola dall'ignoranza e crudeltà di una certa mentalità bengalese.
Il rapporto della Lahiri con l'Italia è ormai di lunga data. Nata da genitori bengalesi e cresciuta a Londra e negli Stati Uniti, ha sempre avuto un rapporto difficile con la lingua nativa. La scrittura la avvolta nella naturalezza dell'inglese e oggi la vita l'ha portata a vivere a Roma dove un'altra lingua, l'italiano, l'ha stregata e appassionata. Del suo interessante e intricato rapporto con le lingue la Lahiri parla in una serie di brevi racconti che stanno uscendo sul settimanale Internazionale.
Il testo che l'ha resa nota al pubblico italiano è la raccolta di racconti L'interprete dei malanni. Opera che le è valsa il Premio Pulitzer per la narrativa del 2000.
I racconti della Lahiri sono esperienze lontane e vicine dall'India. Emerge il vissuto di chi risiede ormai lontano dal suo paese e cerca di ricostruirsi una vita. Ambientazione spesso americana, spesso legata la mondo universitario dei campus, spesso legata a giovani mogli non scelte e poi accettate. Emergono il dolore per la lontananza; lo sfondo della guerra per l'indipendenza del Bangladesh e la fratellanza bengalese in America; la povertà il dolore e la dignità del popolo indiano; la difficoltà di adattarsi ad una nuova vita; il successo e la sete di denaro e riconoscimento sociale.
In Una nuova terra (2008) protagonisti sono sempre immigrati (più spesso personaggi femminili) di seconda generazione dall’India o dal Bengala agli Stati Uniti, specchio evidente della situazione vissuta in prima persona dalla scrittrice stessa.
Dal romanzo Namesaze, L'omonimo, la regista Mira Nair ha invece tratto il celebre film Il Destino del nome. Recentemente in Italia è uscito, sempre per l'editore Guanda, il romanzo La moglie. Questa volta la Lahiri sceglie un'ambientazione è quasi totalmente indiana, quella di Calcutta. La storia di due fratelli molto diversi tra di loro e del nobile gesto di uno di loro: salvare una donna sola dall'ignoranza e crudeltà di una certa mentalità bengalese.
5 commenti:
Ho sentito che lei si si è trasferita in Italia e vive a Roma ...
Quanto mi sarebbe piaciuto partecipare! Attenderò con ansia il tuo racconto. Buon inizio settimana.
anche a me sarebbe piaciuto! ma so già che non ce la farò. Comunque, poi ci dirai, eh?
Si sunil, vive a Roma ma a breve andrà via.
Ho già prenotato l'accredito. vi racconterò con piacere.
Clara, che combinazione! Ci spediamo sle sue parole in italiano e inglese, per posta e per mail, dall'Italia e dall'India...e lei arriva a Venezia. A volte la vita è strana!
Aspettiamo il tuo post, dopo l'evento!
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