Con
l’elezione di Modi come Primo Ministro e
il BJP al potere, l’India sta vivendo una nuova ondata di forte pressione
religiosa. Basta ricordare iniziative come la giornata internazionale dello
Yoga, sostenuta pubblicamente dal governo nel giugno di quest’anno (Modi stesso ha praticato le principali asana
insieme ad altre 35.000 persone sul Rajpath di Delhi) o il recente inasprimento
delle ammende contro coloro che mettono a repentaglio l’esistenza di gaumata, la vacca sacra della religione
hindu tutelata dalla Costituzione.
Il
clima di intolleranza e tensione ha recentemente riguardato anche il mondo del
cinema. Dopo gli atti terroristici di Parigi è cresciuta la diffidenza verso la
comunità musulmana. L’attore Amir Khan ha dichiarato di sentire la sua vita e
quella della sua famiglia in pericolo. L’ipotesi di lasciare il paese per
vivere in un posto più sicuro ha scatenato
proteste e insulti verso il famoso attore. Alcuni gruppi estremisti
hanno addirittura fatto una colletta per acquistare un biglietto aereo per lui
e sua moglie. Volevano forse mandarlo su un altro pianeta come in PK, uno degli
ultimi suoi film?
L’attacco
all’attore è amplificato dal suo attivismo sociale. Recentemente ha infatti
presentato uno spettacolo intitolato Satyamev
Jayate (La verità trionfi da sola) nel quale polemizza contro il difficile
sincretismo indiano degli ultimi mesi. Khan si è difeso invitando il paese a
riflettere sul concetto di Anekantavada,
l’amore, la sensibilità, la forza emotiva, l’integrità e l’inclusione che
dovrebbero sorreggere l’India. Recentemente anche un gruppo di scrittori ed
intellettuali ha manifestato la propria preoccupazione.
La
scorsa primavera l’attivista hindu Sadhvi Prachi del BJP aveva invitato la
comunità hindu a non guardare film con famosi attori musulmani come Shahrukh
Khan e lo stesso Aamir Khan. Gli eroi del grande schermo sarebbero accusati di
aver sposato donne hindu, seguendo così il Prem
jihad (l’amore jihad) secondo il quale la sposa verrebbe convertita forzatamente
all’Islam.
Le
campagne di tutela dell’induismo erano cominciate già da qualche anno da parte
del BJP, appoggiato dal RSS. Nel 2010 il Freedom
religion act (che vieta le conversioni dall’induismo ad altre religioni) è
stato esteso a numerosi stati. Il Chhattisgarh Freedom of Religion
Act del 2006 prevede multe fino a 20.000 rupie e il carcere
fino a 3 anni per coloro che risultano essere stati protagonisti in conversioni
forzate.
La Costituzione indiana del 1950 si dovrebbe basare su uno “stato laico” e un “socalismo
reale” a carattere democratico. L’idea di Democrazia ha in sé l’idea di
libertà. La libertà è quella di chi sceglie un Dio. Il
divino è espressione della necessità umana di sentire una forza trascendente. I
Veda ribadiscono più volte questa presenza:
“Ogni
pollice di vita sulla terra è associato a qualcosa di divino. Noi perveniamo
alla piena conoscenza soltanto quando ci rendiamo consapevoli del divino e
delle sue manifestazioni in ogni tratto di terreno sul quale camminiamo”
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