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Nepal newari 2011 |
La festa del lavoro. Quale lavoro? In Nepal, più che altrove, lavoro è sinonimo di utopia. Sono brandelli di dignità quelli rimasti tra le strade assolate di un'estate già scoppiata. L'instabilità politica non fa che aggravare la situazione. E i sindacati, alzando troppo la voce, diventano incredibilmente responsabili della chiusura di fabbriche e attività. Sono tanti i racconti di coloro che, intimiditi dai maoisti, hanno preferito chiudere e mandare i lavoratori a casa. Nessun governo al quale riferirsi. Nessuna stabilità. E allora? E allora si va all'estero. Ci si indebita per i prossimi 5 o 6 anni e si vola in Malesya o negli Emirati arabi lasciando mogli non scelte e genitori rassegnati ad attendere un segno, un brandello di spaeranza.
Così alcuni restano lì, in terra straniera. Ad essere sfuttati senza alcun diritto, senza sindacato e senza la memoria di un giorno in cui poter dire: adesso posso tornare a casa e lavorare nel mio paese.
E mentre le braccia forti si piegano al peso di un carico straniero, tra le risaie della valle di Kathmandu
metà dei bimbi sotto i 5 anni resta malnutrito mentre attende il suo turno.
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