Le violenze sono tante. Non solo quelle sessuali e fisiche. Nella giornata mondiale contro la violenza sulle donne ricordiamo differenti forme di persecuzione.
Le donne, da sempre, sono vittime di soprusi e vessazioni.
Quelle della quotidianità, dei colleghi di lavoro che ci ritengono inferiori perchè donne, che non riescono a riconoscere il nostro ruolo e le nostre responsabilità.
Madri, figlie e mogli, le donne hanno il compito di assistere e fino a quando sono dedite totalmente a questo scopo può andare sommariamente bene. Avere un proprio spazio invece non è concesso. In ambito accademeico, scientifico, intellettuale, culturale, ho visto uomini ridere del ruolo delle donne, del loro impegno, delle loro ricerche. "E' una donna, e qundi è meno brava. Cosa puoi aspettarti da una donna".
Una lenta, costante, inesorabile accusa, un ghigno perpetuo. Non sono che forme di violenza.
E poi c'è la violenza quotidina in casa, quella di mariti e compagni che ci riconoscono solo quando siamo utili al managment familiare. Ma all'occorrenza siamo anche stupide, inutili, non adeguate, imbranate. E allora ci viene chiesto di tacere, di non intervenire, di non fare.
Una lenta, costante parola di questo tipo, ogni giorno, per una vita. Cos'è se non violenza?
A questo si aggiungano le percosse fisiche e mentali. Anime schiacciate e violentate quotidianamente.
La vilenza ha tanti volti.
Quella che racconto oggi è la storia di Sunita, scappata dal suo carnefice. Scappata da un uomo che non vedeva di lei nulla se non uno spazio da riempire con astio. Una violenza camuffata da amore che giocava su parole vuote e assenti. Quando Sunita ha aperto gli occhi era troppo tardi. Aveva perso tutto intorno a sè.
La violanza ha tanti volti e spesso, troppo spesso, si nasconde dietro la parola amore.
Le donne, da sempre, sono vittime di soprusi e vessazioni.
Quelle della quotidianità, dei colleghi di lavoro che ci ritengono inferiori perchè donne, che non riescono a riconoscere il nostro ruolo e le nostre responsabilità.
Madri, figlie e mogli, le donne hanno il compito di assistere e fino a quando sono dedite totalmente a questo scopo può andare sommariamente bene. Avere un proprio spazio invece non è concesso. In ambito accademeico, scientifico, intellettuale, culturale, ho visto uomini ridere del ruolo delle donne, del loro impegno, delle loro ricerche. "E' una donna, e qundi è meno brava. Cosa puoi aspettarti da una donna".
Una lenta, costante, inesorabile accusa, un ghigno perpetuo. Non sono che forme di violenza.
E poi c'è la violenza quotidina in casa, quella di mariti e compagni che ci riconoscono solo quando siamo utili al managment familiare. Ma all'occorrenza siamo anche stupide, inutili, non adeguate, imbranate. E allora ci viene chiesto di tacere, di non intervenire, di non fare.
Una lenta, costante parola di questo tipo, ogni giorno, per una vita. Cos'è se non violenza?
A questo si aggiungano le percosse fisiche e mentali. Anime schiacciate e violentate quotidianamente.
La vilenza ha tanti volti.
Quella che racconto oggi è la storia di Sunita, scappata dal suo carnefice. Scappata da un uomo che non vedeva di lei nulla se non uno spazio da riempire con astio. Una violenza camuffata da amore che giocava su parole vuote e assenti. Quando Sunita ha aperto gli occhi era troppo tardi. Aveva perso tutto intorno a sè.
La violanza ha tanti volti e spesso, troppo spesso, si nasconde dietro la parola amore.
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