martedì 17 aprile 2012

Nuovi diritti in Nepal

Pulizie di primavera in Nepal. Dopo 5 anni di sospensione migliaia di ex guerriglieri maoisti hanno trovato una collocazione nella società nepalese.6000 dei 9000  guerriglieri sono stati regolarmente assorbiti dall’esercito regolare. La conclusione del processo di pace vede sicuramente soddisfatta la Cina che guarda di buon occhio il rimpolparsi dell’esercito in uno stato limitrofo e amico.
Nel frattempo il paese continua a distinguersi per la lotta omosessuale. Qualche settimana fa sul Kathmandu Post era possibile leggere un articolo originale.  Sunil Babu Pant, presidente della Blue Diamond Society, l’organizzazione nepalese per i diritti di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali,  ha scritto al fondatore di Facebook, Zuckerberg, per chiedere l’introduzione del “terzo sesso” nelle opzioni del profilo. Non è la prima campagna di questo genere in Nepal. Se ne è già parlato  qui. Dal 20011 è possibile indicare questa “opzione” sui documenti di identità. Il social network ancora non dà risposta.  Nell’attesa l’associazione organizza i primi giochi sportivi gay che dovrebbero svolgersi nella capitale a settembre.


Hanno visto riconosciuti ai loro diritti anche i  badi, una casta disprezzata in Nepal. Più di 50.000 persone (forse 100.000) appartengono a questa casta considerata più bassa  di quella dei dalit o dei fuori casta in genere.  I badi cantano, danzano e intrattengono in occasioni di feste o matrimoni. Più comunemente sono prostitute e non hanno famiglia, cognome o riconoscimenti sociali. Il governo ha concesso loro la cittadinanza. Il potere laico sta cercando di cambiare radicalmente il paese.

Lotta per i diritti diversa è quella riguardante il tempio di Pashupatinath. Più volte si è ricordata l’importanza di questo sito per  i nepalesi e per gli hindu.  Nel contenzioso tra autorità civili e religiose il governo l’ha spuntata.Dopo 1000 anni di gestione religiosa la zona sacra passa sotto il controllo del Ministero della Cultura. Il governo raggranella così un bel gruzzoletto dalle donazioni fatte dai fedeli: circa 50.000 euro al mese! Non ci si fidava più del Mul bhatta, il sommo sacerdote, o siamo semplicemente in tempo di crisi? Nonostante la decisione della Corte suprema vada contro la corruzione e le appropriazioni indebite dilaganti tra i bhandaris,  la reazione degli attivisti hindu e del  Padt non è stata delle migliori. Certo il passaggio alla gestione di sacerdoti solo nepalesi è vista come un successo, ma lo zampino della mano governativa sul tempio è percepito quasi come un atto sacrilego, almeno tra i credenti più tradizionalisti. La presenza di sacerdoti indiani, così come da tradizione, non sembra per il momento messa in pericolo.
Quest’ondata di laicismo e apertura al diverso accontenterà tutti? Il Nepal è davvero pronto alla modernità e al possibilismo estremo? Forse si.

Nessun commento: