Druk
yul, il Regno
del drago tonante, il Bhutan
Druk significa tuono o voce del drago
perche' ad essa fa pensare un tuono
Yul significa terra.
Il nome
Bhutan deriva dalla parola bot di origine tibetana e significa “abitanti
delle montagne”.
Seppur
l'origine etnica sia in parte tibetana, oggi i tratti comuni rimangono pochi.
La lingua parlata infatti e' il dzonkha, insieme ad altre 18 varieta', tra cui
il nepali e l'inglese.
Dal XX
secolo il Buthan e' una monarchia ereditaria. Fino agli anni 60 il paese era
molto arretrato, se cosi' possiamo definirlo: mancava una moneta
nazionale, linee telefoniche, scuole ed ospedali.
Oggi il
Bhutan viene ricordato per il Fil, la felicita' interna lorda. Molti
economisti e antropologi si chiedano quali siano gli ingredienti giusti per
ottenere il buon rendimento di tale parametro.Per ottenere un alto livello del
Fil il governo Bhutanese equilibra i
benessere materiale a quello spirituale miscelando sviluppo sostenibile,
preservazione del patrimonio culturale, ripetto dell'ambiente e buona
governance. In barba al Pil e allo Spread, i bhutanesi conducono una vita
rilassata e, seppur nella semplicita', non si fanno mancare nulla: istruzione
gratuita, sanita' pubblica gratuita, vaccinazioni gratuite,un sistema di
promozione sociale finanziato dalla tassazione sui visti turistici, insieme ad una serie di bizzarre normative.
E si,
perche' i bhutanesi, l'unico popolo a maggioranza buddista che vive nella piu'
completa liberta' religiosa e sociale, non amano le differenze sociali e ci
tengono molto a rispettare la
sensibilita' altrui. L'ostentazione di
una ricchezza opulenta potrebbe offendere il resto della popolazione di modesta
condizione. Lo stato allora scoraggia le ostentazioni e multa i ricconi che
fanno troppa mostra del loro agio. Non ci sorprende dunque la notizia sul
giornale locale: un funzionario pubblico e' stato costretto a vendere la sua
antenna parabolica supertecnologica e a fare, con il ricavato della vendita,
cospicue donazione al dzong e alle famiglie meno fortunate.
Il
Bhutan e' stato l'ultimo stato al mondo ad introdurre la televisione, cosi'
come e' l'unico stato al mondo ad avere
una capitale, Thimphu, dove mancano totalmente i semafori. Qualche anno fa ne
e' stata sperimentata l'introduzione ma la popolazione e il governo hanno ritenuto superfluo e inutile l'utilizzo
di tale mezzo. Oggi a Thimphu a dirigere il traffico c'e' un vigile urbano in
guanti bianchi. Cosa succederebbe al traffico di Kathmandu o Delhi se si
provasse ad optare per tale soluzione? E' meglio non pensarci....
Le norme
curiose bhutanesi non finiscono qui. Viene imposto, nel limite del possibile,
il rispetto dell'architettura tradizionale locale per non alterare il paesaggio
himalayano: vengono vietati i cartelloni pubblicitari e le buste di plastica
all'occidentale. E' vietato fumare in tutto il paese,chi importa sigarette
dall'estero va incontro ad una rigida tassazione.
Le norme
sui rifiuti sono severissime: chi e' sorpreso ripetutamente ad ignorare tali
norme viene punito con pene che vanno dallo spazzare la strada per una
settimana fino al trasporto di pietre gratuito.
Ogni
cittadino bhutanese deve garantire 2 settimane all'anno di servizio pubblico,
il wulah, di solito per la manutenzione delle strade. In questo modo lo stato
evita di intervenire nelle zone piu' remote. Tale sistema e' in parte applicato
anche in alcune regioni del Tibet. Per non sottrarre gli uomini dal lavoro dei
campi vengono spesso mandate giovani donne. Non c'e' da sorprendersi quindi se
si incontra una donna, con bimbo a seguito, impegnata della manutenzione di una
strada di montagna.
Nel
paese himalayano definito “la Svizzera asiatica” sarebbe, di norma, vietata ogni forma di accattonggio
e poverta'. Lo Stato assicura il possesso di terra a tutti e un sistema di
assistenza sociale. Il Bhutan e' l'unico paese dove il numero di posti di
lavoro e' superiore alla popolazione ( che non arriva al milione). Nonostante
le rosee premesse di miseria se ne puo'
vedere....
In base
ad accordi storici e diplomatici i
cittadini indiani hanno libero accesso al Bhutan. I servizi gratuiti promossi dal paese attirano migliaia
di indiani ogni anno. Non tutti trovano una loro collocazione nella piccola
societa' himalayana, molti popolano le strade di Thimphu frugando tra la spazzatura e aspettando che
la brava gente locale, generosa per natura oltre che per religione, dia loro
qualcosa da mangiare.
Esiste
anche una poverta' bhutanese ma e' completamente diversa dalla “miseria” di
alcune zone dell'India, del Nepal o del Tibet, si tratta di una poverta'
semplice e dignitosa, fatta di piccole cose e gesti quotidiani. E' la poverta'
delle campagne, del lavoro duro e dei volti segnati dal sole. Una poverta' serena
che fa scintillare in un sorriso la felicita' interna lorda di una regno fuori
dal tempo.
2 commenti:
Bello leggerti da così lontano. Un abbraccio azzurro
accipicchia sembra quasi una meravigliosa favola!!!ciao luca.
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