venerdì 15 ottobre 2010

Nepal: applausi di congratulazioni e fischi di disapprovazione

Un paese: due volti. Secondo i dati emersi durante il Millennium Development Goal Award, l’incontro newyorkese dell’Onu sulla povertà, il Nepal sarebbe il primo, tra 49 paesi interessati al progetto, a distinguersi nella lotta contro la mortalità  materna, scesa del 50 %. I successi si devono all’impegno del governo e delle Ong straniere, all’innalzamento  dell’età per le gestazioni e ai piani di prevenzione e informazione igienica diffusi in tutto il paese.

Nello stesso paese  i contadini muoiono di fame, sono costretti a lasciare le loro terre, a spostarsi verso la città. La mancanza di risorse idriche, paradossale in un territorio come quello nepalese, è causata dalla cattiva distribuzione dell’irrigazione, alla mancanza di fondi per attuare piani di rivisitazione morfologica e all’accanirsi di alluvioni e siccità. Questi fenomeni sono dovuti al cambiamento climatico che sta interessando le zone himalayane così come il resto del mondo. Dalla fine di quest’anno si renderà più attivo un progetto, già sponsorizzato  dall’ Alliance of Mountain Countries, che  vede il Nepal come paese guida. Si tratta del Saving the Himalayas (qui le immagini di quello che sta accadendo). Alla fine del 2009 c’è stata anche una manifestazione a Copenaghen (qui le immagini) per sensibilizzare l’opinione pubblica  verso una minaccia imminente che riguarda i nepalesi e il mondo intero. Quello himalayano è un patrimonio naturale inestimabile che va preservato a qualsiasi costo.

Ma l’impegno dimostrato in campo sociale è naturalistico non è sicuramente quello applicato in campo politico.
Sono passati quasi 4 mesi dalle dimissioni di Madhav Kumar e ancora non si è riusciti ad eleggere un nuovo Premier.
Prachanda esce di scena mentre il candidato, Ram Chandra Poudel, del Congress Party, non riesce ad imporre la sua candidatura. I tempi stringono, i nepalesi sono stanchi. Nel clima di festa di Dashain non si pensa alla politica ma alcuni borbottano sottovoce  che sarebbe meglio se si tornasse alla monarchia abbandonando lo stato laico.
Forse un’alternativa più moderata sarebbe quella di un governo di consenso  eletto dal popolo, così da accentuare il carattere democratico che il paese si è dato da 2 anni a questa parte.
Ma i nostalgici della monarchia non sono riusciti ad impedire la non partecipazione dell’ex re Gyanendra alla  benedizione della Kumari, la dea-bambina. Il fatto ha dell’incredibile se si considera che la Kumari è la dea protettrice della famiglia reale. Il rito si svolge ogni hanno e coincide con una festività hindu-buddista legata a Idra, al raccolto e alla fertilità.



Ma l’evento più vergognoso (video) è sicuramente l’ostacolo alle elezioni del governo tibetano in esilio svoltesi, anche in Nepal,la settimana scorsa. I tibetani erano chiamati al rinnovo del Parlamento ma l’esercito nepalese ha confiscato molte delle schede elettorali facendo prepotentemente irruzione nei seggi elettorali.
Dopo l’ascesa dell’  Unified Communist Party of Nepal e del Unified Marxist–Leninist, i ventimila tibetani residenti nella valle di Kathmandu non hanno vita facile.

E’ ancora vivo il ricordo dei pestaggi in occasione delle Olimpiadi di Pechino del 2008. I monaci venivano malmenati a pochi kilometri dal centro pulsante di Kathmandu.
Questi episodi sono una negazione della strada democratica che il Nepal finge di star intraprendendo


giovedì 14 ottobre 2010

Usa e India: la logica del potere e il terrorismo economico

Rusdhie confronta India e Italia attraverso due forme di potere del passato. A. Rroy ( L'Impero e il vuoto. Conversazioni con David Barsamian, Guanda, 2004) riflette dialetticamente sui nuovi "Imperi" accostando, quasi impercettibilmente, Stati Uniti e India.
Dove risiede oggi il vero Capitalismo?
Quanto si discosta la Globalizzazione dal Colonialismo?
Quante forme di terrorismo esistono?
Quanta  responsabilità hanno coloro che si sentono sfruttati? E i governi che li rappresentano?
La Roy pensa ad Alta voce. Una sorta di intervista-monologo!
Attacca il terrorismo economico e la globalizzazione sfrenata. In India tutto questo ha varie facce. Uno sguardo critico spetta anche al comunalismo degli ultimi decenni.
Ma la polemica costruttiva e intelligente è rivolta anche verso le multinazionali, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale che finanzia assurdi progetti di dighe in India. Uno spreco di denaro che provoca danni ambientali, povertà e scarsissimi risultati a paragone delle aspettative: un esempio la valle del Narmada e i suoi assurdi progetti.

L'Impero per eccellenza è quello americano. Gli Usa sono in realtà l'espressione di un popolo sospettoso, isolato e competitivo; un paese che vive isolato e aggredisce per paura di essere aggredito.

Ma il potere malato è anche all'interno dell'India.
Le logiche di intolleranza e razzismo serpeggiano anche nel subcontinente; attraverso lo Shin Seva, l'RSS e VHP espressioni del comunalismo e della lotta anti islamica.

Anche in India, come in America, l'Impero cerca un capro espiatorio. Una vittima parzialmente colpevole da attaccare preventivamente o da usare come responsabile di tutti i mali. Non è l'Afghanistan degli Usa ma il Pakistan!

Veri e concreti sono gli episodi di terrorismo. Dagli anni 90 in poi la violenza avanza anche in India. Ma il modello in risposta alla violenza è quello altrettanto violento.

Il potere crea i presupposti per giustificare il suo agire.
L'uso della violenza repressiva o accusatoria giustifica una violenza presunta o data come certa. Spesso non si ha tempo di verificare.

Il potere non vuole sapere o cercare la verità perchè pensa di conoscerla.

Il potere si sente comunque legittimato e istiga odio e vendetta così  come è insito nella natura umana, quella natura che l'umanità ama definire così per giustificare le proprie azioni.
Allora diventa lecito anche il massacro musulmano nel Gujarat nel 2002 o la strage sikh a Chittisingh-pura nel 2000

Pochi giorni fa il Times of India ha pubblicato un articolo in merito alla questione del terreno conteso tra indù e musulmani nella città di Ayodhya. Il tribunale di Allahabad ha deciso che lo spazio, dove fino al 1992 sorgeva la moschea di Babri, sarà diviso tra le due comunità. A quanto pare il ricorso è quasi scontato.

E' interessante la coincidenza in merito al tribunale di Allahabad, lo stesso che negli anni settanta ha accusato Indira Gandhi di illeciti elettorali. Da quell'episodio si aprì l'era del Governo autoritario del Congress

venerdì 8 ottobre 2010

Nepal: Happy Dashain!


Oggi in Nepal (e in altre zone dell'Asia come India e Thailandia) comincia Dashain, una festa hindu molto importante, forse al pari del Natale cristiano, che dura per piu' di 2 settimane. In realta' ci sono molti e diversi nomi per questa ricorrenza: Dasara, Bada Dashain, Vijaya Dashain, Durga Puja: tutti identificano il giorno della vittoria sui demoni.
Una storia riferita a questa vittoria e' evocata nel Ramayana. Ram sconfigge Ravan solo dopo aver invocato Durga. Si tratta del trionfo del bene sul male. Durga e' la dea madre. Colei che porta fortuna e luce, oltre che vita: la distruttrice della morte.
La regina incondizionata di questa festa e' Durga.
I pimi nove giorni (nawa ratri) sono quelli piu' importanti ed evocano lo scontro tra Durga e il demone Mahisasur, in forma di bufalo. La vittoria sulle forze demoniache, simbolizzata dalla luce, viene evocata negli ultimi 5 giorni.

Cosa succede in Nepal in questi giorni?
-Praticamente si ferma tutto: qualsiasi attivita'. Dieci giorni di puro relax e riposo nei quali ci si ricongiunge con i cari e con gli dei.
-Ovviamente si prega intensamente, si visitano templi e si fanno molte puja collettive e familiari.

Si e' soliti, come per il Natale, scambiarsi doni. L'articolo piu' gettonato e tradizionale e' il vestiario: gli abiti nuovi sono utili e simboleggiano la veste nuova dell'anno che sta per aprirsi, una nuova stagione dopo il monsone, quella dei raccolti, che ci si augura sia ricca e prospera.
Il governo nepalese assicura un salario aggiuntivo in occasione di questi acquisti extra, un equivalente della nostra tredicesima.

La tradizione culinaria vuole la sua parte. Per questo evento il consumo di carne aumenta esponenzialmente in Nepal. Un bene di lusso durante il resto dell'anno. Anche quest'usanza ricorda la nostra antica tradizione contadina.
Gli animali, capretti, bufali, polli o anatre, vengono solitamente acquistati vivi in qualche importante bazaar come Kalanki e Bag, per poi essere sacrificati in casa o al tempio: l'importante e' che si tratti di un'esperienza condivisa a livello familiare o comunitario. Il momento della preparazione della carne, che puo' durare anche 3 giorni, e' di estrema aggregazione e condivisione. Ma i piu' moderni e impegnati preferiscono comprare le pietanze carnivore direttamente dal macellaio!

A Dashain, come a Natale, ci si reicontra: si visitano familiari e amici vicini e lontani. Molti dei nepalesi che vivono a Kathmandu o all'estero, si sforzano di tornare nei loro villaggi di origine per ricongiungersi con con quel nucleo originario che la necessita' e la poverta' hanno tristemente sciolto. Trovare i biglietti di Aerei, e autobus non e' affatto facile!

L'incontro con familiari e amici e' suggellato con un augurio di bona fortuna, la tika, il segno rosso che la tradizione hindu vuole posto da una persona cara in fronte, nello spazio tra gli occhi. Il segno piu' importante e' quello dato dagli anziani ai giovani, dalla saggezza alla speranza nel futuro. Il caro pensiero deve essere simbolicamente accompagnato da un piccolo regalo monetario, di solito di piccola taglia, dalle 2 alle 20 rupie.


Come in molti paese asiatici e mediorientali, anche in Nepal i bambini fanno volare gli aquiloni. Quale miglior momento se non Dashain! Quando il celo e' tornato azzurro dopo il lungo monsone, l'umidita' sembra aver dato una tregua e il freddo ancora non e' giunto ad abbracciare tutta la valle di Kathmandu insieme alle sue vette vicine e lontane.

Accanto all'innocente gioco dei bambini c'e' anche quello meno lecito e pulito dei grandi: il gioco d'azzardo! Ovviamente non legale neanche in Nepal ma, alla fine il pokerino al tavolo verde del Natale lo facciamo anche noi! E non usiamo solo le la pasta a tubetti!

E se i cristiani fanno le cosiddette “pulizie di Pasqua, quello di Dashain e' il momento giusto per dare una spazzata DECISIVA in casa; alcune famiglie benestanti sono addirittura solite ridipingere totalmente le mura interne ed esterne della loro abitazione. Altri si limitano a decorare gli ingressi e il colore prevalente, ovviamente, e' il rosso.. In realta' queste pulizie hanno un significato religioso: la Devi entrera' piu' volentieri in una casa ben tenuta e agghindata, cosi' potra' portare piu' fortuna e prosperita'.

Oggi si celebra Ghatasthapana, la cerimonia del vaso. Un contenitore di argilla o terracotta viene messo in una stanza, riempito di acqua che rappresenta Durga, e coperto con sementi. Il vaso deve essere illuminato direttamente dal sole e posto a terra in un rettangolo di sabbia. I bramino, o il capo famiglia, visitano la stanza tutti i giorni. Le onne sono invitate a stare alla larga, cosi' come nelle cerimonie funebri. Si aspetteranno 15 giorni e la fine della festa che dovrebbe coincidere con il germogliare dei “Jamara”, i filamenti gialli che simbolizzano il raccolto che sta per arrivare.

Tra poco piu' di una settimana, l'ottavo giorno, sara' la volta di Maha Asthami, il giorno dei sacrifici animali in onore di Kali. I vegetariani e animalisti detestano questo giorno sanguinario!

Giornate intense attendono i nepalesi. Tanti Auguri!

venerdì 1 ottobre 2010

Commonwealth e Moghul: i limiti del potere dall'India all'Italia!

Chi, dopo aver passeggiato per Fatephur sikri, la città fantasma vicino Agra, antica sede dell’impero Moghul, non ha immaginato, anche solo per un attimo, il suo antico splendore?
Mentre il mondo si indigna per il ritardo e la sporcizia indiana in occasione degli imminenti Commonwealth Games, ricordiamo  con profondo rispetto e ammirazione la grandezza di una dinastia che in quella terra, in un tempo ormai lontano, seppe creare un impero grandioso e indimenticabile, quello Moghul.
Mentre le voci si rincorrono e mostrano lo scempio di un paese che corre verso il progresso ma che non riesce a stare dietro alla sua stessa corsa, ci può far bene fermarci e assaporare quella parte d’India che continua ad essere positiva.

Salman Rushdie, ancora una volta, racconta l’India attraverso il “realismo magico” e lo sguardo di chi conosce “il realismo crudo” del suo paese.
Nell’Incantatrice di Firenze si rincorrono narrazione e storia. Due poteri a confronto, quello Moghul e quello della Firenze rinascimentale.  I personaggi appartengono alla fantasia così come alla storia raccontataci a scuola; la storia vera, fatta di date, luoghi ed eventi. Ma le storie sono apparentemente lontanissime, nello spazio e nel tempo: la corte  del Moghul Akbar e quella dei Medici da Lorenzo il Magnifico fino a Lorenzo II Medici. Ogni personaggio ha la sua storia da raccontare fatta di amore, magia, bellezza e potere.  Ogni storia ne contiene un’altra in un gioco di scatole cinesi che coinvolge e incuriosisce. Chi sa narrare una storia, come  il “biondo fiorentino” alla corte dell’imperatore, o come lo stesso Rusdhie, ha salva la vita , nutre una civiltà, o può contribuire a distruggerla. Dipende da quanto la storia appare credibile agli ascoltatori-lettori.

La tradizione indiana è sempre stata profondamente legata al racconto, sia esso mitologico, religioso o letterario. Le atmosfere delle Mille e una notte si rivivono anche in quest’ultimo romanzo di Rushdie. La novità sta però nell’intreccio con la tradizione italiana; un intreccio a volte un po’ forzato e storicamente inversosimile. Chi ama Rushdie è pronto anche a questo, anzi, ne è anche deliziosamente coinvolto.
Forse l'autore non inventa poi tanto quando accosta gli italiani agli indiani. Quanta è stata la nostra grandezza? Quanta la grandezza del passato? Questo bizzarro accostamento risulta intrigante.  Lorenzo il Magnifico, Giuliano de Medici, Machiavelli, Doria, Colombo, Pico della Mirandola, Savonarola non sono poi così diversi  da Akbar il Grande, suo figlio Selim, gli scià di Persia e i loro eserciti. Antonio Franchini accosta più volentieri gli indiani ai napoletani. Forse per gli episodi legati ai giochi del Commonwealth il contronto è più pregnate.
Si vive  e si lotta per il potere, per l’amore, per il sesso, per la gloria e per l’onore. Si può essere grandi e si può fallire. Nessun grande potere è perfetto.  Non è stato così in passato così come non lo è oggi. Se è fallito lo splendore delle corti italiane può fallire anche un “disegno democratico” oggi! Se è fallito l’impero di Akbar il grande, può fallire anche l’organizzazione dei giochi olimpici in un paese che, nonostante tutto, sta vivendo una seconda fase di progressiva grandezza.
Akbar vede morire il lago che dà vita a Fatepur sikri; con esso la città perisce e la responsabilità non può che essere dell’mperatore. L’errore  genera sconforto. Ma Akbar è consapevole dei suoi errori e sa che può risorgere e migliorare. Nessun gran potere è infallibile e perfetto: non lo era quello Moghul o mediceo;  non lo è quello dell’India attuale speranza del domani, come non lo è quello italiano o quello inglese che tanto si indigna!!!!!!!!
Chi  sbaglia sa ripartire.  Ma la storia da raccontare deve essere dignitosa: India,  riscatta te stessa in nome di quello che sei stata e di quello che PROTRESTI ESSERE e ti accingi ad essere!