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martedì 11 settembre 2012

Dall'India di ieri all'Itala di oggi

"Oggi, democrazia significa inevitabilmente sicurezza sociale, uguaglianza d'opportunità, livelli di vita tollerabili e dignità dell'individuo. L'uomo non vive di solo pane, ma di pane ha certo bisogno per poter godere della propria libertà"

Indira Gandhi

martedì 6 marzo 2012

Elezioni in India: il tramonto di una dinastia?

Grande flop per il Congress Party in India. Sembra proprio che Rahul, il rampollo della famiglia Gandhi, più che un delfino sia una trota o un salmone che tenta di risalire affannosamente la corrente. Ma la meta con la quale si confronta è quella di tre grandi natanti politici: il bisnonno Nerhu, la nonna Indira e la madre Sonia.
Questa mattina si è ufficializzato il risultato per il rinnovo della Camera bassa dei Parlamenti regionali in 5 stati: Goa, Manipur, Punjab, Uttar Pradesh e Uttarakhand.  In uno degli stati più popolosi dell’India, l’Uttar Pradesh, il Congress arriva fiaccamente solo in quarta posizione!  Davanti sfilano il Samajwady Party (socialisti), il Bahujan Samaj Party (centro –sinistra degli intoccabili) e BJB (centrodestra secondo partito in India). L’unico luogo dove il partito dei Gandhi sembra brillare è il lontano Manipur, uno stato remoto vicino il confine orientale con la Birmania.
Rahul ha preso solo qualche decina di seggi su 403 in Uttar Pradesh, lo stato dove ha fatto più campagna elettorale. Il partito è in difficoltà a causa dell’inflazione e della corruzione dilaganti.
Siamo forse al tramonto di una dinastia? In cosa ha sbagliato Rahul? Forse non ha il temperamento e la forza della nonna Indira. Forse è troppo vicino alla moderazione del padre Rajiv? Forse il “meticciato” italo-indiano piace poco al popolo hindustano, soprattutto dopo gli ultimi episodi con i marò indiani?
I risultati elettorali in Uttar Pradesh sono importanti perché anticipano le proiezioni per quelli federali nell’appuntamento ai seggi previsto per il 2014. Il governo Singh è debole e Sonia Gandhi malata.


Perché la dinastia Gandhi ha stancato gli indiani? Forse perché lo scintillante progresso fa credere alla popolazione di non aver più bisogno di un guru che li segua e protegga. Sono finiti i tempi in cui Indira veniva associata a Durga che cavalca una tigre. Dall’Indipendenza ad oggi questo non è certo il primo momento buio per la famiglia Gandhi, ma qualcosa sembra essere cambiato. In India si muore sempre di fame, c’è sempre l’analfabetismo e una povertà aberrante, ma negli animi si guarda avanti, si guarda al cambiamento.
I giornali indiani di partito attribuiscono la sconfitta a incomprensioni interne. Rahul viene definito non responsabile. La sua campagna elettorale è durata più di 3 anni. Ma forse si vuole troppo giustificare il rampollo Gandhi. In verità la famiglia avrebbe già pronto un sostituto, la sorella Priyanca. A quanto pare la giovane Gandhi sarebbe più apprezzata dall’elettorato indiano. Negli anni passati si è distinta per l’appoggio dato alla madre Sonia nelle ultime campagne elettorali. Ma i figli maschi, i primogeniti, hanno sempre la precedenza. Ma anche nelle famiglie importanti ci sono preferenze.E' il caso di Sanjay, fratello minore di Rajiv. Indira Gandhi era forse consapevole delle sue  dubbie doti politiche, basti ricordare lo sgombro di uno slum musulmano presso la moschea Jama Masjid o la politica di sterilizzazioni nel 1976. Dietro la dichiarazione dello Stato di Emergenza del 1975 molti vedono l'impronta del giovane figlio di Indira.


Forse anche  Rahul non ha la stoffa per fare il politico, così come non la aveva il padre assassinato dalle Tigri Tamil. Fino al 2004 il rampollo era un imprenditore che al massimo prestava la faccia e il nome per campagne di beneficienza o missioni diplomatiche. Anche a quel tempo le elezioni in Uttar Pradesh andarono maluccio: 10 seggi su 80!
La campagna elettorale di Rahul si basava sul favore alle classi meno privilegiate. Sembra di sentire l’eco della lotta alla povertà incoraggiata da Indira negli anni 70’. E’ di famiglia anche il vizio di essere arrestati: a maggio scorso Rahul è stato incarcerato per aver manifestato con dei contadini dell’Uttar Pradesh contro le multinazionali agricole. Il bisnonno Nerhu, in carcere per 9 anni, ne sarebbe stato fiero! Probabilmente le poche ore di carcere di Rahul non hanno avuto la stessa risonanza dei sacrifici di Nerhu. Il tema della povertà sembra inoltre superato. Le masse prestano forse più interesse al problema della corruzione sponsorizzato da Anna Hazare.


Forse la figura carismatica di Sonia è troppo difficile da eguagliare per Rahul. Troppo amata, quasi divinizzata. Quando sono in India il mio solo nome, l’unica cosa che ho in comune con la Maino oltre alla provenienza veneta, suscita ammirazione, adorazione.
Ma l’italianità di Sonia potrebbe essere uno dei fattori della disfatta elettorale del Congresso. 


L’episodio dei marò italiani è stato da molti collegato a questa tornata elettorale. Fare presa sulla negatività degli italiani “assassini di poveri marinai indiani” a molti è parsa una strategia politica. Molti ricorderanno le bandiere del BJP, il partito di destra nazionalista, sventolate davanti alla petroliera italiana. A sostegno di questa tesi ci sarebbe l’insistenza del governo locale affinchè il caso venga gestito da un tribunale indiano nonché la strana dinamica di tutto l’accaduto. E’ vero che il BJP ha attenuto un risultato migliore rispetto al Congress ma è anche vero che in Kerala si deve ancora votare.  Tutta la faccenda non è comunque una buona pubblicità per la dinastia italo-indiana Gandhi. In molti pensano ad un complotto politico ordito ad arte. Se ciò fosse avvalorabile dovremmo parlare di governi locali così corrotti da orchestrare omicidi e casi diplomatici internazionali per meri risultati elettorali. Ciò equivarrebbe inoltre a supporre che il governo locale del Kerala ha più influenza e potere di quello centrale. Ricordiamo che Delhi, nell’imminenza dell’accaduto, aveva minimizzato la portata dell’incidente. Dopo la presa di posizione del Kerala si è però cambiata opinione e le contrattazioni con il governo italiano sono diventate più difficili. E’ arrivata dunque a questa debolezza il potere di Delhi? Una cosa è vera: attualmente in Kerala la maggioranza del Congress è minima, irrisoria. Questi risultati, uniti alla questione dei marò, non preparano certo un buon campo elettorale e politico per la famiglia Gandhi. Il 18 Marzo il Kerala avrà comunque elezione suppletive per un seggio del Parlamento locale. Un’altra prova per il Congress, ma meno risonante rispetto a quella appena conclusasi in Uttar Pradesh.
Forse i Gandhi dovrebbero preoccuparsi di un altro pericolo per le prossime elezioni politiche. L’India va forse alla ricerca di una nuova aria politica, se di novità si può parlare, con il BJP. E’ infatti probabile che si determini una situazione  “Gandhi contro Gandhi”. Proprio così. Che sia Rhaul o che sia Priyanca a rappresentare il Congresso, all’opposizione potrebbe esserci il giovane cugino Varun, il figlio di Sanjay. Arriveremo a questo o la dinastia Gandhi si spegnerà prima (magari con meno spargimenti di sangue), come quella Kennedy?

giovedì 14 ottobre 2010

Usa e India: la logica del potere e il terrorismo economico

Rusdhie confronta India e Italia attraverso due forme di potere del passato. A. Rroy ( L'Impero e il vuoto. Conversazioni con David Barsamian, Guanda, 2004) riflette dialetticamente sui nuovi "Imperi" accostando, quasi impercettibilmente, Stati Uniti e India.
Dove risiede oggi il vero Capitalismo?
Quanto si discosta la Globalizzazione dal Colonialismo?
Quante forme di terrorismo esistono?
Quanta  responsabilità hanno coloro che si sentono sfruttati? E i governi che li rappresentano?
La Roy pensa ad Alta voce. Una sorta di intervista-monologo!
Attacca il terrorismo economico e la globalizzazione sfrenata. In India tutto questo ha varie facce. Uno sguardo critico spetta anche al comunalismo degli ultimi decenni.
Ma la polemica costruttiva e intelligente è rivolta anche verso le multinazionali, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale che finanzia assurdi progetti di dighe in India. Uno spreco di denaro che provoca danni ambientali, povertà e scarsissimi risultati a paragone delle aspettative: un esempio la valle del Narmada e i suoi assurdi progetti.

L'Impero per eccellenza è quello americano. Gli Usa sono in realtà l'espressione di un popolo sospettoso, isolato e competitivo; un paese che vive isolato e aggredisce per paura di essere aggredito.

Ma il potere malato è anche all'interno dell'India.
Le logiche di intolleranza e razzismo serpeggiano anche nel subcontinente; attraverso lo Shin Seva, l'RSS e VHP espressioni del comunalismo e della lotta anti islamica.

Anche in India, come in America, l'Impero cerca un capro espiatorio. Una vittima parzialmente colpevole da attaccare preventivamente o da usare come responsabile di tutti i mali. Non è l'Afghanistan degli Usa ma il Pakistan!

Veri e concreti sono gli episodi di terrorismo. Dagli anni 90 in poi la violenza avanza anche in India. Ma il modello in risposta alla violenza è quello altrettanto violento.

Il potere crea i presupposti per giustificare il suo agire.
L'uso della violenza repressiva o accusatoria giustifica una violenza presunta o data come certa. Spesso non si ha tempo di verificare.

Il potere non vuole sapere o cercare la verità perchè pensa di conoscerla.

Il potere si sente comunque legittimato e istiga odio e vendetta così  come è insito nella natura umana, quella natura che l'umanità ama definire così per giustificare le proprie azioni.
Allora diventa lecito anche il massacro musulmano nel Gujarat nel 2002 o la strage sikh a Chittisingh-pura nel 2000

Pochi giorni fa il Times of India ha pubblicato un articolo in merito alla questione del terreno conteso tra indù e musulmani nella città di Ayodhya. Il tribunale di Allahabad ha deciso che lo spazio, dove fino al 1992 sorgeva la moschea di Babri, sarà diviso tra le due comunità. A quanto pare il ricorso è quasi scontato.

E' interessante la coincidenza in merito al tribunale di Allahabad, lo stesso che negli anni settanta ha accusato Indira Gandhi di illeciti elettorali. Da quell'episodio si aprì l'era del Governo autoritario del Congress