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mercoledì 5 marzo 2014

Gulaab gang al cinema?

Una bella iniziativa in India per la festa della donna. Si è avuto il buon gusto di non far coincidere l'uscita del film Gulaab gang  con l'8 Marzo. Un giorno fa la differenza.
Il film racconta la  vera storia di Sampat Pal Devi, una donna dell'Uttar Pradesh sfuggita ad un matrimonio violento che, prendendo ispirazione da Laximibai Rani, ha fondato una "gang" di donne in sari rosa. La gulabi gang (ne avevamo parlato qui) è il movimento femminile che si occupa della salvaguardia dei diritti dei più deboli. I modi utilizzati dalle donne indiane in rosa non sono sempre pacifici. In una società maschilista e fallocentrica come quella indiana non poteva forse fare alltrimenti.
Il film è diretto dal regista esordiente Soumik Sen,  prodotto da Anubhav Sinha e  interpretato da Madhuri Dixit e Juhi Chawla. Colpisce la mancanza di un importante ruolo maschile nel cast. Essendo incentrato sulle donne non si poteva pretendere altro. Gli uomini, almeno questa volta, subiscono e sono intimoriti da questa "regina rosa" aggressiva e paladina dei diritti clpestati. La colonna sonora, dello stesso Sen, , uscita già in Gennaio, ha avuto abbastanza successo tra il pubblico e la critica.
La leader  reale del movimento, non interpellata prima dell'inizio della produzione, si è dichiarata scontenta dell'uscita del film e proprio oggi l'Alta Corte di Delhi ha vietato la diffusione del film in quanto la reputazione della Pal verrebbe messa irrimediabilmente in cattiva luce. In teoria si dovrebbe aspettare il 18 maggio, data della prossima sentenza.

domenica 8 dicembre 2013

Lunch box in Italia

Difficilmente un film indiano arriva nelle sale italiane. Sorvoliamo ogni giudizio sulla serie estiva  della Rai "amori conturbanti" con canzoni  tagliate e trame stravolte.  L'opinione comune è che il cinema indiano sia indistintamente il Bollywood da 4 soldi pieno di costumi fluorescenti, machi dai modi grossolani e donne bellissime che ancheggiano ballando e cantando in playback. Niente di più sbagliato. Il cinema indiano è, come tutti quelli del resto del mondo, caratterizzato da un'infinita varietà di livelli di produzione. I film ballati e cantati sono certo presenti ma  gli spettatori indiani non si accontentano solo di questa offerta.

Quest'anno il bellissimo film Lunch box, diretto da Ritesh Batra, dopo aver avuto un grandissimo successo in India, è approdato al Festival di Cannes dove ha ricevuto il premio del pubblico e, dal 28 Novembre, sbarca sugli schermi italiani. Qui il trailer e qui i cinema dove è in programma questa settimana.
E' un film delicato ma intenso, intriso da una forte poeticità. Una storia d'amore  e di solitudine che si sviluppa attraverso la cucina e piccoli messaggi capaci di toccare il cuore.
I traduttori hanno tradotto Lunch box, un'istituzione, una usanza comunissima in Inida, sorattutto a Mumbay,  con il termine "porta pranzo". Se proprio dobbiamo trovare un termine italiano perchè non "la pietanziera" , così da rievocare il Calvino di Marcovaldo? E' un termine legato a tempi ormai passati ma che racchiede forse di più la malinconia di colui che vive legato a ritmi lavorativi ripetitivi e senza toni di entusiasmo. E' proprio tramite un imprevisto, ad una pietanziera che arriva per errore, che la vita può assumere tutto un altro sapore. Bravissimo l'attore protagonista Irrfan Khan che abbiamo già apprezzato in D-Day (altro film 2013  notevole), Vita di Pi, Slumdog Millionaire e Mumbay Mery Jaan.
 Un applauso al cinema indiano.

lunedì 28 ottobre 2013

River to River 2013

Ringrazio ancora una volta Selvaggia Velo per le notizie inerenti l'imminente River to River 2013. Dopo il grandioso evento dello scorso anno, con il notissimo Amitabh Bachchan ecco le prime  proposte interessanti  per  quest'anno. Per saperne di più cliccate qui.


Dal 22 al 28 novembre al cinema Odeon di  Firenze arriva il  meglio
della cinematografia indiana contemporanea

La star e attivista indiana Shabana Azmi madrina del
13° River to River Florence Indian Film Festival

Alla Azmi sarà dedicata la prima retrospettiva italiana dei suoi film.
Il festival, dopo Firenze, sarà con il ‘best of’ al Nuovo Cinema Aquila di Roma
(29 novembre - 1 dicembre) e allo Spazio Oberdan di Milano (Febbraio 2014)


Sarà l’attrice pluripremiata e attivista indiana Shabana Azmi la madrina del 13° River to River Florence Indian Film Festival, unico festival italiano interamente dedicato alla cinematografia indiana, che si terrà a Firenze (Cinema Odeon, Piazza Strozzi 1) dal 22 al 28 novembre. In programma  oltre 40 film, tra prime nazionali, europee e mondiali e 4 eventi speciali, 1 retrospettiva, incontri con attori e registi e una mostra di arte contemporanea.

Shabana Azmi, attrice di oltre 120 pellicole, sarà l’ospite d’eccezione del festival - grazie al supporto dello store multibrand LUISAVIAROMA che sostiene l’arte e l’interazione tra le culture - e verrà omaggiata con la prima retrospettiva italiana dei suoi film, con la proiezione di capolavori quali Ankur (1974) di Shyam Benegal, Citta della Gioia (1992) di Roland Joffè e Fire (1996) di Deepa Mehta. La star è conosciuta in tutto il mondo anche per l’impegno nel sociale per i diritti delle donne e la lotta contro l’Aids, ed è rappresentante del Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione e ed è stata un membro dell’Assemblea degli Stati del Parlamento Indiano.


Il River to River, diretto da Selvaggia Velo, con il Patrocinio dell’Ambasciata dell’India in Italia e il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo, prosegue nel suo cammino di ricognizione nei territori del cinema indiano, per raccontare le mille facce di una realtà lontana e spesso poco conosciuta in Italia e in Europa, attraverso i film di registi noti e giovani talenti emergenti. La tredicesima edizione è suddivisa in tre sezioni: lungometraggi, documentari e cortometraggi.
 Sarà il pubblico a decretare per ciascuna categoria il vincitore del premio “River to River Bitebay Audience Award” che entrerà di diritto nella “collezione” di pellicole della Mediateca Regionale Toscana. Non mancherà il cinema di Bollywood, genere che sta riscuotendo consensi anche nel nostro Paese e, tra gli eventi speciali, il sodalizio artistico con l’Anifest - festival di cinema di animazione di Mumbai - presente con 5 cortometraggi di animazione in anteprima europea. Saranno inoltre proiettati 4 corti di altrettanti studenti
provenienti dal Film and Tv Institute of India e la Whistling Woods International, le due scuole di cinema più importanti del Paese.

Molti i momenti di approfondimento con attori e registi ospiti e altrettanti gli eventi collaterali: tra tutti lunedì 25 novembre, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, l'Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Firenze con la Fondazione Robert F. Kennedy Center for Justice and Human Rights/Europe e Nice Festival, in collaborazione con il River to River organizzano una giornata di conferenze sul tema del rispetto della donna (Palazzo Vecchio, Piazza della Signoria), la giornata si concluderà con una proiezione serale sul tema della donna in India (Cinema Odeon). Durante il festival non mancheranno i momenti ludici, come  le lezioni di “danza Bollywood” (i balli tradizionali conosciuti dal grande pubblico grazie al cinema popolare indiano).

Una selezione dei “best of” e i film vincitori dell’edizione 2013 saranno proiettati a Roma, da venerdì 29 novembre a domenica 1 dicembre, presso il Nuovo Cinema Aquila (via l’Aquila n.66) e, a febbraio 2014, allo Spazio Oberdan di Milano (Viale Vittorio Veneto n.2).

Il River to River Florence Indian Film Festival è realizzato con il contributo di Regione Toscana e Fondazione Sistema Toscana Mediateca, Ente Cassa di Risparmio di Firenze e OAC Osservatorio per le Arti Contemporanee, l’Ufficio Nazionale del Turismo Indiano di Milano e in collaborazione con il NFAI - National Film Archive of India, Istituto Luce e Palazzo Tornabuoni.
La tredicesima edizione inaugura una nuova collaborazione con l'Azienda Salvatore Ferragamo, da sempre attenta al dialogo con il mondo dell’arte, della cultura e del cinema che entra per la prima volta nella rosa di sponsor della manifestazione.
Il festival si avvale anche del supporto dei seguenti sponsor: Coco-Mat, Instyle, Klopman, Hotel Roma, Pensione Canada, Obika Mozzarella Bar e Vini Mazzei.

Tutti i film sono in lingua originale sottotitolati in italiano e in inglese.
Biglietto unico: intero 5 euro, ridotto 4 euro; biglietto giornaliero: intero 8 euro, ridotto (studenti, soci Coop, soci Arci) 7 euro.

giovedì 26 settembre 2013

L'amore in India: da Bollywood alla scelta di mammà

Sunil è incredulo e divertito. Al secondo piano del  Gandhi Smirti trasciniamo insieme le immagini sul video touch screen interattivo del Museo. Parlare in hindi con me lo diverte tantissimo. Il suo capo gli passa accanto e lo guarda severo. Sta perdendo tempo!
Ma Sunil è affascinato e divertito. Per lui è assolutamente non comune parlare hindi con una straniera, con una donna per di più. Si sorprende del fatto che io lo ascolti e abbia qualcosa da dirgli.
E' meraviglia e perplessità quella sul suo volto quando gli dico che in Occidente non ci sono i matrimoni combinati, che tendenzialmente ognuno è libero di scegliere da solo chi amare e chi sposare.
Sunil è scettico e sarcastico. Come può esistere un amore del genere? Non ha nessun senso.
E' questa l'opinione di un giovane poco più che ventenne indiano oggi riguardo all'amore.
A breve, nel 2015, sposerà Sunita, la ragazza della stessa casta che sua madre ha scelto per lui. E' felice ma preoccupato. Sunita non mostra alcun interesse per lui. E' una bella ragazza. Mi mostra orgoglioso la sua foto sul cellulare. E' carina Sunita, ed è istruita. Ma Sunil è preoccupato perchè Sunita non gli parla. Non nutre nessun slancio nei suoi riguardi e l'ultima volta che si sono incontrati, sotto il controllo di due parenti di lei, gli ha addirittura detto che lo sposa solo perchè deve, che se fosse per lei continuerebbe a studiare o si cercherebbe qualcuno da amare. Come nei film.
Eh si, la nuova India passa attraverso i film. Fino a qualche tempo fa Bollywood presentava storie strappa lacrime dove l'amore era  "quello che si sceglie". Questa tipologia di amore è spesso contrastato, infelice, impossibile. Ma il più delle volte si arriva ad un sereno Happy End.Basta pensare a film come Om shanti Om, Veer Zaraa, Swades, Ek Deewana tha e chi più ne ha più ne metta.
Il cinema allora era un posto per sognare. Il luogo dove si poteva seguire il cuore e il sentimento.
Gli amori cinematografici possono forse alterare un sistema sociale precostituito e diffuso?
Così sembra. E' di pochi giorni fa la notizia di una coppia di giovani indiani innamorati appartenenti a caste diverse. Il loro sentimento reciproco e il diniego famigliare al coronamento del loro sogno li ha portati a fuggire. La ragazza è stata punita con la morte.
Il cinema allora sembra rispondere a queste emergenze. L'amore sullo schermo può essere anche puro, proveniente dal profondo del cuore, scelto senza condizionamenti. La storia può essere anche tormentata e difficile, ma l'happy end non è più scontato. La tragicità del finale lancia un chiaro messaggio ai giovani: potete anche sognare l'amore che viene dal cuore, ma a vostro rischio e pericolo. Si tratta di un sentimento incerto, rischioso, non duraturo e asolutamente pericoloso. Film come Jannath 2, Raanjhnaa, Lootera sono solo alcuni esempi di tale nuova dinamica. La tragicità ha sempre avuto un valore catartico nelle rappresentazioni dei sentimenti umani. A tale valore però sembra aggiungersene uno sociale. La via della felicità è quella del matrimonio combinato. L'amore forse non c'è ma, con il tempo, forse arriverà. Oppure no. Ma le famiglie di origine saranno soddisfate comunque.Una triste considerazione.
Nelle Leggi di Manu si definisce Gandharva "l'unione volontaria di una fanciulla e del suo amante". Tale unione "ha per causa il desiderio e per fine il piacere sessuale" (Leggi di manu III, 32).
Quello Gandharva è il sesto tra gli 8 matrimoni hindu e spesso consiste nel rapimento della sposa con il consenso dei genitori. Non consola sapere che il settimo e l'ottavo sono atti di pura violenza.
Il riferimento a tale rito si trova anche in un bellissimo romanzo di Narayan, Il pittore di insegne. Anche in questo caso la storia finisce male, malissimo.
Il tasso di divorzi, decuplicato negli ultimi 20 anni, riguarda prevalentemente i matrimoni non conmbinati.
Il matrimonio combinato è invece sicuro e protetto. I giovani indiani deludono difficilmante le aspettative e le scelte della loro famiglia. Accettare un compagno significa garantire un equilibrio familiare che non riguarda solo esclusivamente il nuovo nucleo che si viene a creare.
Sunil mi guarda accigliato: Esiste davvero l'amore?

mercoledì 29 maggio 2013

Once Upon A Time In Mumbaai Again

Dopo il successo del 2010 il regista Milan Luthria torna con il seguito dello  gangster indiano Once upon a time in Mumbay. Finalmente disponibile il trailer.

Tra gli attori più importanti  Akshay Kumar, Imran Khan (il Ragazzo cioccolato) e Sonakshi Sinha. Criminalità organizzata, mondo del cinema e un po' di romanticismo. La ricetta sembra la stessa del primo film. L'ambientazione è quella degli anni 80. Torna ancora l'immagine di un popolo che  riconosce come protettore e punto di riferimento un malavitoso piuttosto che lo Stato o la legge. Tanta action e malvagità, ma in fondo aleggia una sorta di giustificazione per alcuni atti compiuti. La colonna sonora sembra meno interessante. E' comunque presente quel motivetto di accompagnamento che faceva da sottofondo a tutte le scene d'azione e complotto del primo episodio. Dopo la delusione, almeno a parere dei molti detrattori, di Might night children, aspettiamo l'esito di questa novità

lunedì 29 ottobre 2012

La corruzione e la burocrazia indiane

Questo vecchio film hindi racconta un'India rurale dove la semplicità non viene sempre ripagata.
Ottenere qualcosa di semplice significa fare file estenuanti, scontrarsi con persone che fanno finta di non capire, combattere con una politica corrotta dove ognuno fa i suoi interessi.
Gli uomini semplici non comprendono tali dinamiche. Una negazione, un disinteressamento, il frutto di una corruzione radicata possono significare perdere tutto quando si vive in povertà.
Ogni piccolo movimento diventa un fardello inestricabile della burocrazia e l'uomo semplice, il puro, non può che rimanere stupito davanti alla constatazione che esiste la possibilità di "non lavorare", di "far finta di lavorare". Per l'uomo semplice lavorare significa sopravvivere. La burocrazia complicata e la corruzione sono incomprensibili.
Un capolavoro lontano che rispecchia  parte del'India, e dell'Italia, anche di oggi.

lunedì 22 ottobre 2012

Addio Chopra!

La "malattia dei ricchi", l'epidemia di dengue che sta devastando Delhi e Bombay, ha ucciso il regista Yash Chopra. Un mostro sacro del cinema di Bollywood.
Chi conosce i suoi film ricorderà successi come "Deewar", "Silsila", "Chandni", "Darr". Il suo ultimo capolavoro è, a mio avviso, "Veer Zaara": un film che ha fatto un po' la nuova storia del cinema in India. Una storia d'amore ma anche una riflessione storica e sociale. Il film si trova poco in India.In Nepal è praticamente impossibile. Mi piace pensare che sia andato a ruba.....

lunedì 16 gennaio 2012

Il Nepal è parte dell'India! L'ignoranza su "quei posti assurdi" in Italia

Questa volta gli indiani hanno esagerato. Un noto conduttore e critico cinematografico del programma ETC Bollywood, Komal Nahta, ha dichiarato, riferendosi ai recenti incassi del film DON2, che il Nepal fa parte dell’India.

L’ira dei nepalesi è stata forte e vibrante. La maggioranza dei cinema nepalesi hanno sospeso la trasmissione dei film di Bollywood. In verità Nahta voleva semplicemente riferirsi al fatto che a livello economico, quando si calcolano i margini di incasso, i due paesi vengono considerati come un’unica entità  territoriale da indicizzare. La consapevolezza delle approssimative conoscenze geografiche indiane  ha però fatto imbestialire i nepalesi. Del resto non è la prima volta che gli indiani azzardano dichiarazioni di questo tipo: ce lo ricorda anche BBC south Asia. 
E’ vero, molti non sanno neanche dove si trova il Nepal. In Europa si generalizza assegnando ad entrambi un ruolo marginale e una condizione economica catastrofica. I nepalesi hanno ragione. Gli indiani non sono i primi ad avere dubbi, basta leggere questa pagina di wiki.answer.

Qualche giorno fa le Poste Italiane hanno dato  un altro esempio di ignoranza. Volevo spedire un pacco ad alcuni amici e conoscenti in Nepal; operazione che ho fatto decine di volte visti i miei contatti con il paese.  La mia intenzione era quella di  optare per una spedizione che avesse una tracciabilità; operazione anche questa  svolta decine di volte senza problemi. L’addetta alle spedizioni invece si è rifiutata di accettare il mio pacco. Sosteneva che il Nepal, come l’India, fosse un Paese del Terzo mondo; che dall’Italia non si poteva  raccomandare nulla per “quei posti assurdi”. Ho pregato l’impiegata di controllare bene. Le ho spiegato gentilmente che tali servizi sono, non solo possibili, ma anche accettati e funzionanti in Nepal. Ma non ne ha voluto sapere. Mi ha  liquidata, insultandomi e dicendomi di recarmi in altro ufficio postale nel quale, ovviamente, la mia spedizione è stata possibile, rapida  ed efficiente come tutte le altre volte.
Quei nepalesi e quegli indiani, tacciati di inferiorità  dall’impiegata,sono gli stessi che mi hanno insegnato a sorridere e a non arrabbiarmi, ad avere pazienza, soprattutto per quel che riguarda la burocrazia e gli impiegati pubblici.
Non mi sono arrabbiata ma forse sarebbe stato necessario. Quell’impiegata si è rifiutata di effettuare un servizio, presentando così un’immagine poco efficiente del suo paese, l’Italia. Mi ha trattata con sufficienza e maleducazione, ma a questo sono abituata. La cosa più grave però è che ha insultato un paese, due paesi. Ha insultato l’India e il Nepal.  La visione terzomondista dell’India è difficile da cancellare. E’ vero, l’India ha un tasso di malnutrizione e di fame tra i più alti al mondo, ma è anche uno dei paesi più emergenti e importanti nel panorama economico mondiale. Il Nepal non sarà certo l’India. E’ vero. Ha caratteristiche completamente diverse. Ma ha una dignità, una tradizione e una cultura rispettabili. Le poste funzionano, così come i servizi per raccomandare i pacchi. Ci sarà traffico per le strade o un po' di sporcizia, ma l'ospitalità e un bel sorriso non saranno mai negati a nessuno, neanche all'impiegata di Poste Italiane.
Mi domando se sia da considerare  civile un paese dove ci si permette di insultare gli altri: quelli che abbiamo davanti e quelli che non conosciamo. E’ forse quello zero in più sulle buste paga, quella frazione in più,  a renderci migliori? Sinceramente non credo.

venerdì 15 aprile 2011

Letteratura indiana. K.Nagarkar: una piacevole chiacchierata a Venezia

Anche quest'anno Incroci di civilta' sbarca e Venezia con un calendario ricco di appuntamenti.  L'India ha il posto d'onore che ben merita.
Mercoledi' 13 ho avuto il piacere di partecipare all'incontro con Kiran Nagarkan presso la Fondazione Querini Stampalia.
Nagarkan e'noto al pubblico italiano per due romanzi di recente pubblicazione: Ravan & Eddie (per Metropoli d'Asia) e Piccolo soldato di Dio (per Rizzoli).

Un autore spesso scomodo per i temi affrontati, scomodo in India cosi' come in Italia. Molti dei suoi testi piu' belli non sono purtroppo tradotti in italiano, primo fra tutti  Cuckold, del 1997.
Con la consueta apparente timidezza, l'autore indiano ha sbaragliato il pubblico veneziano alternando momenti di sottile e gradevole ironia  a profonde e sagaci riflessioni sui temi piu' diversi.

Il mio ultimo incontro con Nagarkan risale al maggio scorso, al Salone Internazionale del libro di Torino dove ebbi modo di discutere con lui sulle ragioni del successo di un autore come Vikas Swarlup.

Anche quest'anno la crescita scintillante dell'India e' stata al centro delle riflessioni dell'autore: una visione ironica e al tempo stesso amara. L'india di oggi, la shining India- dice l'autore- non dovrebbe cercare fuori dai propri confini modelli sraordinari di cultura e santita'. I poeti e i santi indiani non hanno bisogno di esseri riconosciuti all'alto con lunghi processi di canonizzazione. Sono uomini normali che fanno cose sraordnarie.
Cosi come sono normali e straordinari i personaggi dei suoi libri: bambini o piccoli uomini che si pongono enormi domande sulla vita e su chi possa essere Dio. La risposa a queste domande non e' mai scontata e falsamente rassicurante. Al noto poeta indiano  Kabir,uno dei protagonisti di Piccolo soldato di Dio, non interessa conoscere realmente Dio, sapere se e' hindu o musulmano. Dio c'e' o potrebbe esserci e questo puo' bastare.

L'India di oggi non e' dunque spiritualismo esasperato, crescita economica ruggente o films bolliwodiani ricchi di musica e masala. Non e' solo questo.
L'India di oggi, dice Nagarkar, deve guardare  anche indietro e fare i conti con il proprio passato. L'Indipendenza, iniziata come reale lotta non violenta, non ha saputo perpetrare gli ideali che si era prefissata. Scrittori come lui fanno parte di quella generazione, si tratta dei figli della mezzanotte di Rusdhie, di coloro che avrebbero dovuto recuperare le origine indiane nascoste dalla soffocante presenza inglese. Si doveva allora scegliere e cambiare radicalmente il paese. Tenere il meglio, dimenticare il male. saper distinguere cio' che fu importante da cio' che fu degradante. Questo sguardo all'indietro, questa ricerca dell'autentico, e' processo non facile da realizzare pienamente. L'analisi  non e' stata pero' sempre soddisfacente e profiqua. Il limite dell'India attuale e' pero' quello di non riuscire a prendere coscienza di questo errore. Lo scintillio moderno dovrebbe impegnarsi nel superare alcune inaccettabili condizioni persistenti.
Le divisioni tra comunita' religiose, i fondamentalismi e le differenze sociali alla base dei testi di Nagarkan, descrivono un paese che porta su di se' i limiti del passato e dello slancio verso il futuro. Le sue sono "parabole senza messaggio"  he lasciano al lettore il tempo per capire e giudicare.


La letteratura-dice Nagarkan- e' una specie in via di estinzione che deve saper essere tagliente sui temi del vivere moderno, non solo su quello indiano. Il nostro limite maggiore e' quello di aver perso la capacita' di dialogare. Possiamo "incrociare le civilta' e le culture"  ma dobbiamo, al tempo stesso, riprendere il vero dialogo, quello della comunicazione, della parola, della reciproca empatia. Situazioni come quelle dell'India e del Pakistan,del Kashmir, della Palestina e di Isralele, sono il frutto della mancanza di coraggio, quello di riconoscere il limite della forza della nostra parola. Nel mondo-dice Ngarkar-c'e' troppa misantropia.

E in dulcis in fundo un'anticipazione: da poco l'autore ha finito di scrivere il suo nuovo libro, il seguito di Ravan & Eddie. L'autore non si lascia scappare molto sulla trama, si limita a definire il suo testo "strepitosamente ironico" e "ingannevole". Sappiamo per certo che  uno dei protagonisti principali, insieme ai due ragazzini, sara' Bollywood, il cinema indiano, definito amabilmente dallo scrittore "impossibile da imitare, perche' gia' parodia di se stesso". Ricordiamo che Nagarkan e' anche un critico cinematografico, drammaturgo e sceneggiatore. Lo stesso Ravan & Eddie era nato, nel 1994, come una sceneggiatura.

Nella lunga e piacevole discussione in privato che ho avuto con l'autore ho avuto qualche anticipazione ulteriore che, per ovvi motivi, non posso rilevare. Come al solito colpiscono, di questo "umile artigiano della parola", la semplicita' e spontaneita', il suo interesse verso la diversita' e complessita' umana, il suo volere conoscere meglio chi ha di fronte a se'.
E' questa attenzione verso l'altro che gli permette di descrivere cosi' bene la realta' nei suoi romanzi: il tempo e la parola non hanno confini.