giovedì 29 aprile 2010

Ancora Bandha (scioperi) in Nepal



Prachanda si fa sentire ancora. La situazione in Nepal non è affatto rosea. Ancora una volta viene richiesto l’inserimento degli ex guerriglieri nell’esercito regolare. Questa volta il capro espiatorio sono le scuole private. Soprattutto in città, sono numerose le scuole di natura privata che offrono un livello di istruzione che potremmo definire “superiore” alla media. Consci dell’eccezionalità del servizio, gli istituti hanno alzato e rette (di circa il 30 %) e ovviamente i maoisti sono intervenuti. Paladini della buona istruzione al “giusto prezzo”? Non direi. Comunque il rischio è, ancora una volta, quello di far cadere il governo.
Per il momento sono previsti scioperi ad oltranza a partire da sabato 1 maggio: che data simbolica! Ancora più simbolica se si considera che proprio un anno fa, il 4 maggio, Prachanda si dimetteva dal governo perché il presidente Ram Baran Yadav, timoroso del troppo potere dei maoisti, si rifiutava di integrare gli ex ribelli nell’esercito.
Quello delle scuole è ovviamente un pretesto, anche se valido, per lamentare situazioni per più cogenti: la mancata costituzione e il processo di pace in lenta evoluzione. Il partito comunista unificato (maoista) del Nepal (Ucpn-m) appare determinato, come al solito!
Gli ex ribelli, che hanno la maggioranza in parlamento, chiedono un governo di unità nazionale in grado di rispettare la scadenza del 28 maggio, data entro la quale deve essere completata la nuova costituzione
Lo sciopero in nepal, il bandha, è ben diverso da quello che conosciamo noi. Si ferma tutto..tutto..tutto: attività commerciali, servizi, ospedali, trasporti. La differenza, rispetto alle moderne democrazie occidentali, sta nel fatto che spesso e volentieri chi vi aderisc in un certo senso è “costretto” a farlo.
La capitale è in subbuglio. Tra nuvole di polvere che attendono il monsone, si preparano circa 400000 persone. Qualcuno mi dice che saranno di più, qualcuno di meno.
Gli amici nepalesi, anche lontani dalla capitale, si dicono preoccupati.

giovedì 15 aprile 2010

Trekking in nepal: guida esperta


A tutti gli italiani che vogliono andare in Nepal
In risposta a Giorgio un breve post sul trekking in Nepal.
Ci sono moltissimi tour operator ovviamente..di varia specie e natura ma...
Vorrei consigliarti una guida locale.
E' meglio spostarsi con qualcuno che conosce veramente la zona, che ha esperienza, che conosce la tipologia di turisti italiani, le esigenze e anche un po' di lingua (inglese e italiana).
Contatta pure questa guida, ha esperienza e sa metterti in buone mani con pochi soldi (per te, non per lui!).

surya.prayas@yahoo.com


Se vuoi qualche consiglio e dettaglio per gli itinerari e la vita in Nepal puoi contattare anche me.
A Surya puoi scrivere anche in italiano, ma ti consiglio l'inglese, lo parla molto bene.

Sul periodo ti consiglio la primavera o l'autunno, settembre ad esempio.
Ci sono zone che si prestano anche all'estate perche' al riparo dal monsone ma mi pare che tu non abbia problemi con le ferie.

La guida che consiglio organizza professionalmente viaggi su misura: in gruppo o individuali.
Il trekking puo' servirsi di tea house sul sentiero oppure di comode e attrezzate tende ferrino.
Il cibo e' cucinato direttamente da un cuoco nepalese e i bagagli pesanti sono trasportati da portatori professionali che, in questo caso, non vengono sfruttati in maniera disumana. Su questo puoi stare sicuro, conosco bene molti di loro.

Le temperature variano a seconda degli itinerari: mi pare ovvio che piu' sali piu' fara' freddo.
Generalmente con questa guida non devi preoccuparti dell'acclimatamento perche' conosce bene l'ambiente e le difficolta' degli occidentali. Sa come comportarsi a livello fisiologico e psicologico.

Un trekking comunque si sceglie vagliando in maniera responsabile le personali predisposizioni fisiche e culturali.

Con questa guida, oltre che un'esperienza naturale, puoi fare anche un viaggio culturale perche' e' molto preparata a livello religioso (hindu e buddista) e ama stupire i suoi ospiti in situazioni interessanti di scoperta e ricerca, coinvolgendo la popolazione locale che si incontra sul percorso.

Il cibo e' gustoso, fresco, preparato al momento con fuochi da campo.

Per ulteriori dettagli sono a disposizione

Capodanno nepalese 2067: Navavarsha


HAPPY NEW YEAR PER TUTTI I MIEI AMICI NEPALESI
BUON ANNO.
VI AUGURO SOLO UNA COSA PER IL NUOVO ANNO: PACE E STABILITA'.

Credo che le parole da attuare e augurarsi siano quelle dei politici che hanno fatto un "bel parlare" per il nuovo 2067

In his new year greetings, President Yadav has said, reconciliation and national unity is today's necessity.

Saying a fear about whether the peace and the constitution drafting process will complete on time or not is looming large before the people, President Yadav said, the government and the political parties have a special responsibility in the year ahead to wipe out such fear.

Vice President Jha has wished for increased harmony among the people in the coming year, in his greetings.

PM Nepal has expressed his commitment to take the peace process to a logical conclusion by ending the differences among the political parties, this year.

In a televised New Year greeting message, PM Nepal said he tried for consensus in the previous and will continue to do the same in the year ahead. He also urged the political parties to forget the trivial differences and come to a consensus for the cause of a new constitution and a logical conclusion of the peace process.

In his message PM Nepal highlighted on seven points to be carried out this year. He said, in the coming year, the consensus and cooperation among the parties will be continued, the peace process will be taken to a logical conclusion, a new constitution as per the wish of the people will be written, national economy will be revived, the adverse impact left by the conflict will be minimised, the victims of conflict will be given a sense of relief and Justice and a foundation for a prosperous and strong Nepal will be constructed.
nepal.com

domenica 11 aprile 2010

Crepuscolo a Delhi


In attesa della partenza ritrovo la magia delle strade di Delhi che nasconde la sua caotica modernita'.Ahmed Ali in Crepuscolo a Delhi (Neri Pozza)trascina il lettore in un'India di inizio Novecento.

Si tratta di un Shahr ashob, del lamento per una citta' visto in parallelo al declino della famiglia di Mir Nihal. Il degrado cittadino, della tradizione del grande impero indiano, e' parallelo al degrado familiare, corporale e sentimentale.

Il crepuscolo si manifesta in ogni dimensione:

E' quello dell'impero ormai decaduto dopo la presa di potere degli inglesi (i farangi) che diffondono i loro usi e costumi.

E' quello del corpo che si degrada e rallenta attraverso la malattia e il lento percorso verso la morte.

E'quello della passione ardente e giovanile, intrisa di avvincente e sognante erotismo, che si spegne inspiegabilmente con lo scorrere del tempo, con l'abitudine e con il sogno ormai appagato.

E'quello della civilta' dell'Hindustan, degli usi, dei costumi, delle tradizioni che diventano sempre piu' strette e scomode per quei giovani che si affacciano verso il nuovo secolo e verso l'ondata di modernita' occidentale apportata dagli inglesi.

E' quello dello stesso potere inglese che vacilla a causa di un popolo indiano, fiero, che manifesta per garantire e riaffermare la propria indipendenza e liberta'.

E' quello della poesia hurdu, della sua bellezza e tradizione soppiantata dalle nuove tendenze espressive musicali e linguistiche; di poeti come Daagh, Dard, Ghalib, Insha, Mir Taqi Mir, Sauda, Zauq ai quali alcuni preferiscono volgari canzonette d'amore.

E' quello degli antichi passatempi, come l'addestramento dei piccioni, espressione di uno strato sociale indiano irrimediabilmente destinato a decadere insieme ai valori che esso veicolava.

E' quello dei legami familiari, apparentemente indissolubili ma, in vero, assecondato per rientrare in un modello sociale comunemente accettato.

E' quello della preghiera e del decoro morale e sociale, espressioni di una trascorso vivere dove il tempo era scandito dalle voci che richiamavano i fedeli ai loro doveri di devozioni e le stagioni si succedevano tra i preparativi di un matrimonio o le cerimonie per un funerale.


L'atmosfera e' pero' magica pacata, malinconicamente sognante

Il crepuscolo riporta alla luce momenti storici salienti della citta':il massacro musulmano del 1857 (il gadar) ad opera degli inglesi: la figura di Bahadur Shah, l'ultimo imperatore dell'Hindustan; i fermenti per l'incoronazione inglese del 1911; la protesta popolare anti-inglese del 1919.


Si oppongono innovazione e tradizione. Asghar,il figlio di Mir Nihal, rappresenta la dimensione indiana di quella giovineza inquieta che ritroviamo nelle pagine dei Malavoglia di Verga o nel Gattopardo di Tomasi di Lampedusa . Ma qui, in India, a Delhi, l'Asgar, la modernita' estetizzante, non riesce a realizzarsi se non come precarieta' e superficialita'. La tradizione, a volte intrisa eccessivamente di superstizione, fa prevalere velatamente un tempo passato che non si dimentica facilmente.

La Delhi contemporanea si percepisce appena: il Forte rosso viene trasformato in alloggio per le truppe inglesi mentre Chandni Chowk perde in quegli anni l'irrigazione e il verde che la caratterizzavano. Oggi, tra lo smog dei tubi di scappamento, e' difficile il solo immaginarlo.