sabato 31 dicembre 2011

नया साल मुबारक हो!

Un caro augurio in risposta agli amici indiani, nepalesi e tibetani.
A tutti voi italiani l'augurio per un anno ricco di gioia e serenità

venerdì 16 dicembre 2011

Le donne indiane dove sono?

A Sunita, Agosto 2009
Recentemente alcune notizie provenienti dall'India ci fanno inorridire. In un ospedale di Haryana un gruppo di medici ed infermieri organizzava aborti selettivi di feti femminili.
Come si può giungere a tanta miseria culturale?

Quello della sex ratio è un problema di molti paesi dell'Asia. La Cina e la politica del figlio unico hanno indotto all'implementazione di un'orrida pratica già largamente diffusa nel paese. Attualmente alle coppie che hanno una bambina viene data un'altra possibilità. Si incrociano le dita e si spera che sia maschio. Si, perchè nelle campagne cinesi la nascita di una bambina, l'unica figlia prima di pagare una tassa per ulteriori figli, può essere una maledizione.

Solo nell'ultimo anno mancano all'appello 60 donne. Nascono 940 femmine ogni 1000 maschietti. In un paese come l'India che si appresta al miliardo e 300 milioni di abitanti, che nel 2020 supererà sicuramente la Cina,  che non ha problemi demografici, la scomparsa di queste 60 bambine è giustificabile solo con un'accurata selezione.Nel 2001 la sex ratio vedeva la presenza di 100 bambini e 94 bambine. Il rapporto attuale in Punjab è quello di 100 a 79,8.

E' vero, l'India è il paese di Sonia  e Indira Gandhi, il paese dei presidenti donne come Pratibha Devisingh Pati, delle leggi che garantiscono, o cercano di garantire quote rosa adeguate in ambito lavorativo e politico. Sonia Gandhi sta premendo affinchè si approvi una legge che garantisca il 33% di incarichi parlamentari.
Ma l'India è il paese dove le donne subiscono ancora umiliazioni e vessazioni indicibili.

- In Rajastan il 56 % delle donne si sposa sotto i 15 anni di età
-Molte donne, rimaste vedove, sono spinte dalle famiglie a scegliere la Sati, la morte sul rogo del marito per essere poi santificate e ricordate come "brave mogli". Il governo ha addirittura emanato una legge, già nel 1929, che scoraggia i testimoni e i sostenitori di tali immolazioni. Il tredicesimo giorno dopo la Sati si celebra una cerimonia di santificazione per la donna pura che ha scelto di seguire il marito anche in morte. Spesso queste immolazioni sono veri e propri suicidi perchè la condizione vedovile indiana è alquanto difficile. Su questo interessante argomento ci sarebbe tanto da dire; un film, Water di D. Metha, ne mette in luce  le caratteristiche.
-Molte vengono stuprate da zii o parenti più o meno prossimi
-Altre vengono picchiate, bruciate o indotte al suicidio per mantenere la dote che hanno portato in caso o poter sposare un'altra donna. A volte le torture peggiori vengono inflitte dalle suocere

E' vero, forse tutto questo avviene solo nei villaggi isolati e poco evoluti culturalmente. Ma di quale cultura parliamo? Sono dunque forse fortunate le bambine che si decide di non far nascere?
Oggi questo fenomeno non è legato solo ai villaggi,  sta aumentando drasticamente anche nelle grandi città. Nel 2030 i maschi indiani saranno il 20% in più rispetto  alle femminucce.


Perchè scompaiono le bambine?
Perchè una bambina rappresenta solo un peso per la famiglia: vestirla, nutrirla, istruirla, vengono considerati gesti inutili, senza frutto, perchè quella bambina, il prima possibile, abbandonerà la casa dei genitori per entrare nella casa del futuro marito. Un matrimonio rappresenta, per le famiglie indiane di bassa estrazione sociale, una spesa ingente e gravosa, la spesa più importante e pesante. Spesso alcune famiglie si indebitano  spaventosamente per poter presentare una dote adeguata. Scarsa dote, scarso marito. Scarso marito, poco onore per la famiglia. E l'onore in India è importantissimo.
Dal 1961  la dote sarebbe, in teoria, abolita, illegale. Di fatto non è cambiato nulla, fatta eccezione per i Nair del Kerala.
Avere un figlio maschio, comunque, è considerato un segno di fortuna e prosperità. il figlio maschio continua il nome della famiglia, rappresenta forza e virilità e si prende carico dei genitori anziani. Ricordiamo inoltre che nella tradizione hindu il figlio maschio è colui  che accende il rogo funebre dei genitori.

Le bambine allora scompaiono: con un'ecografia fetale è possibile stabilire in pochi minuti il sesso del nascituro. In altrettanti pochi minuti, nei tempi giusti e legali, è possibile sbarazzarsi  di un feto indesiderata perchè gravoso.

Ma esiste anche una disuguaglianza durante la  vita.
Normalmente la mortalità femminile è inferiore rispetto a quella maschile. In alcuni paesi asiatici, tra i quali spicca l'India, il tasso di mortalità femminile diventa invece il più alto. Le bambine vengono malnutrite, non viene data loro assistenza medica adeguata, un'istruzione adeguata. Il rischio di morte tra  1 e 5 anni è del 50%. E'anemico  il 60 % delle donne indiane. L'India ha 6 volte più universitari della Cina ma  metà delle donne è analfabeta. 


"Le donne reggono metà del cielo" dicono i cinesi, ma la realtà asiatica sembra sconfessare questa affermazione. Ogni anno in Cina muoiono 39.000 bambine entro il primo anno di vita a causa delle scarse cure e della scarsa attenzione ad esse prestata. In India ogni due ore viene bruciata una donna. In Nepal centinaia di bambine vengono rapite e rivendute ai bordelli di Delhi o Calcutta.


Le donne, in realtà, se riuscissero a nascere e a sopravvivere, potrebbero essere una risorsa importantissima per molti paesi asiatici. Crescere, studiare e trovare un lavoro sono semplici cose che possono cambiare un sistema. ll Kerala ha già fatto questo passo avanti: la mortalità infantile è scesa, il livello di istruzione è salito e con esso lo sviluppo economico.


Le donne possono portare pace: l'assenza di donne, a lungo andare può portare a problemi di ordine sociale e civile. Nelle società dove le donne sono numericamente inferiori o emarginate prevale una cultura aggressiva e violenta. Il terrorismo sembra prevalere  nei paesi dove le donne hanno un livello culturale basso.


E' difficile proporre soluzioni, sopratutto da parte di una donna che si è ormai convinta del fatto che la sua condizione di donna la porta e la porterà irrimediabilmente verso condizioni di discriminazione quotidiana. Si può essere nati, sopravvissuti, istruiti ma, purtroppo, tristemente consapevoli e rassegnati.

martedì 13 dicembre 2011

Lumbini: la culla di Buddha profanata da orde di turisti?

Lumbini è sempre stata considerata una delle città più importanti per il  buddhismo.
Lontana dalle calche turistiche, affascina per la sua semplicità e immediatezza.
Molti lo ignorano, ma in questa piccola cittadina del sud  del  Nepal è nato il principe Siddhartha Gautama.
Nonostante il sito faccia riferimento alla giovinezza  del Buddha, dalla nascita fino ai 29 anni circa, i tesori che  vi si possono trovare non sono di certo inferiori a quelli di Kushinagar, Bodh Gaya e Sarnath.

Quella di Lumbini è una terra difficile, il distretto di Rupandhei si trova infatti nel Terai, caratterizzato da una fortissima  povertà. Ma i buddhisti hanno sempre considerato il sito come uno dei luoghi di pellegrinaggio più importanti. Una bellezza cruda, essenziale e vibrante quella di Lumbini. Un luogo avvolto in un tempo e in uno spazio lontani dai ritmi moderni. Anche i nepalesi  non buddhisti ne vanno fieri: Buddha is nepali!

Questa magia rischia però di essere interrotta. Qualche giorno fa i maoisti hanno preso un accordo con la Cina e l'Onu (Lumbini è patrimonio Unesco dal 1997) volto a trasformare il sito in un'attrazione turistica che richiami un folto numero di osservatori rumorosi e inconsapevoli. La manovra economico-turistica del governo maoista non sorprende perchè dal 2008 si sono avute molte iniziative in tal senso: la riduzione del costo per i permessi alle zone ad accesso limitato (per il Mustang si è passati da 500 $ a persona per 11 giorni ai 300 $ trattabili) o lo stesso Turism Nepal Year 2011. Il coordinatore delle attività di sviluppo per Lumbini è il nostro vecchio amico Prachanda, un politico che è lontano ere e reincarnazioni dal pur minimo significato di buddhismo. L'intervento e interesse cinesi non possono che preoccupare: basta ricordare cosa è diventato il Potala a Lasha  o il monastero di Sera. Il controllo cinese dei monasteri  tibetani nepalesi non è certo un mistero, così come la politica collaborazionista del governo nepalese; ne avevo già parlato qui e qui.
L'iniziativa, nonostante il buon proposito di sviluppo, non è piaciuta affatto  ai buddhisti nepalesi che hanno protestato davanti alla sede dell'Onu di Kathmandu.. Una fila di 200 (alcuni dicono 500) monaci che ha manifestato il  proprio dissenso. 


Da anni Lumbini è caratterizzata da assenza di strutture turistiche invasive. E' vietato costruire troppi alberghi  nelle immediate vicinanze del sito archeologico. Non c'è un aeroporto e la strada da Kathmandu (230 Km) non è delle migliori, così come quella dall'India, anche se molto vicina.
Shakun Sherchand, coordinatore dei buddhisti nepalesi spiega così le sue ragioni:


1. Lumbini development area must be declared as an autonomous peace zone. 

2. Marauding of Buddhist cultural heritage, historical sites and archeological treasures by unlawful acts must be deemed as crime against cultural heritage and must be stopped immediately.

3. Lumbini, Bouddha, Swayambu, Namabuddha and other important Buddhist religious sites must be declared as “peace zone”.

4. A separate Ministry for the development of Buddhist concerns in relation to religion, culture and its resources must be established under the representation of Buddhists only.

5. All Buddhist organizations, committees and functions under the Government of Nepal for Buddhist concerns which is affiliated with party politics without our consent will not be honored by its stake holders.

Come dargli torto?

martedì 6 dicembre 2011

Nepal: le risaie e il sogno dell'esercito in musica

Ormai possiamo dire che è sicuro. Gli ex guerriglieri maoisti sono stati assorbiti nell'esercito ufficiale.
Un processo lunghissimo quello per la pace. Un processo nel quale ha fallito l'ONU e che ha visto il successo  del neo-eletto  Baburam Bharattai. 
Ma cosa rappresenta l'esercito per un ragazzo nepalese? Me lo sono chiesta tante volte così come l'ho chiesto ai miei giovani amici nepalesi. In Nepal, in quel meraviglioso paese di terrazze verdi inondate di luce, la terra è la prima madre. Molti giovani possono avere come massima aspirazione quella di continuare il mestiere dei padri. L'agricoltura è la principale attività del paese. Tè, riso e canna da zucchero crescono tranquillamente sotto i 2000 mt. Ad altezze irrisorie per i canoni nepalesi. Non ci si può sorprendere nel vedere succose pesche a 3000  mt. In Nepal rientra negli standard di un sistema di culture che si sposta verso l'alto, verso le cime dove dormono  gli dei. A spostarsi con l'agricoltura c'è dunque anche il lavoro dei giovani. Ma la terra non basta a tutti.  Il lavoro nelle risaie è duro, scomodo e a volte poco redditizio.
Spesso le famiglie sono legate a sistemi fondiari dove il ricco padrone terriero vive da generazioni in città. 
Il contadino deve dunque sperare in un buon raccolto e in un prezzo di mercato generoso.
Negli ultimi anni però le importazioni dalla Cina e dall'India hanno reso sempre più difficile l'autosostentamento delle famiglie rurali. I prezzi dei prodotti alimentari di prima necessità sono sempre più elevati. La mancanza di incentivi e sussidi da parte dello Stato rende i costi di produzione altissimi. Basta un monsone troppo violento o troppo mite, l'arrivo di un prodotto competitivo dai concorrenti e l'aumento dei carburanti per avere tutti gli ingredienti utili a realizzare la miseria.
Cosa può fare dunque il giovane nepalese? Rimanere nel villaggio o tentare la fortuna in città? E in città? Quale fortuna cercare? Ormai il settore del turismo è saturo. Kathmandu sembra esplodere.
L'esercito è il sogno dei giovani nepalesi: un lavoro sicuro, statale, ben retribuito, non troppo rischioso (in Nepal sono finiti i momenti di tensione estrema e, comunque, di solito l'esercito picchia duro, non viene picchiato) e che assicura una positiva immagine sociale. 


Gli Kshatriya nella religione hindu sono i guerrieri, coloro che assicurano il governo e la difesa. Nel sistema castale generico rappresentano la seconda posizione più importante  dopo i Brahamani. Oggi in Nepal il sistema delle caste non è rigido  come in alcune zone dell'India ma i requisiti per entrare nell'esercito sono duri e  selettivi. Forti, prestanti, in salute  e sicuri di sè. Quanti giovani nepalesi, confusi e speranzosi  in arrivo dai villaggi rurali hanno tutte queste caratteristiche? Pochi.


Vi posto il video di un gruppo musicale piuttosto noto in Nepal. Un gruppo giovane, gli AD 1974, attivo nella salvaguardia dei più deboli e impegnato in attività  di volontariato e sostegno. Gli U2 nepalesi secondo un mio giovane amico nepalese. Nel video è visibile il sogno dell'esercito. Triste ma vera realtà.

giovedì 1 dicembre 2011

UN ANTIDOTO INDIANO

Ci sono momenti in cui nulla sembra girare. Per quei momenti esistono degli antidoti, vicini o lontani, nel tempo e nello spazio. Per tornare a sorridere  basta un click.

venerdì 25 novembre 2011

River to River


2-8 dicembre 2011
Cinema Odeon
Piazza Strozzi 1, Firenze

Per gli appassionati di India segnalo il Festival River to River.
Ecco il programma.
Se non vado a Londra ci sarò


 VENERDI 2 DICEMBRE

20.30 Opening Film
Chaplin,  Anindo Bandopadhyay, bengali - sott. italiano e inglese, 138’, col. & b/n, 35 mm, India, 2011
Ispirato alla vita di Charlie Chaplin, il film trasporta lo spettatore in un’atmosfera magica, raccontando l’odissea di un uomo che nella lotta per la sopravvivenza quotidiana non abbandona mai il desiderio di diventare famoso grazie al suo talento di attore.
Dopo il film, incontro con l’attore Rudranil Ghosh.

 SABATO 3 DICEMBRE
11.30 Conversazione - ingresso libero
Ritorno agli elementi primi. Immagini di asceti e vita quotidiana in India.
Intervengono: Filippo Carli e Folco Terzani.
14.30
Rabindranath Tagore, Satyajit Ray,  inglese - sott. italiano, 53’, b/n, digibeta, India, 1961
Un ritratto poetico e commovente realizzato da Satyajit Ray sulla vita e le opere del celebre poeta, scrittore e filosofo Rabindranath Tagore, Premio Nobel per la Letteratura nel 1913.
15.30
Ghare Baire (The Home and the World), Satyajit Ray, bengali - sott. italiano e inglese, 138’, col., digibeta, India, 1984
Trasposizione cinematografica di un romanzo di Tagore, il film affronta due temi estremamente moderni: l’emancipazione femminile e i pericoli del nazionalismo esasperato. In concorso per la Palma d’Oro a Cannes nel 1984, vanta nel cast due attori del calibro di  Victor Banerjee e Soumitra Chatterjee.
18.30
Himself He cooks, Valerie Berteau e Philippe Witjes, senza dialoghi, 64’, col., digibeta, Belgio, 2011
Il tempio sikh di Amristar è frequentato tutti i giorni da decine di migliaia di fedeli che vi si recano per pregare. Per loro centinaia di volontari preparano ogni giorno tutti i pasti, in una coreografia di massa scandita dal ritmo della preparazione, in un circolo che sembra non fermarsi mai.
Dopo il film, incontro con i registi Valerie Berteau e Philippe Witjes.
21.00
Bol (Speak), Shoaib Mansoor, urdu e hindi - sott. italiano e inglese, 150’, col., 35 mm, Pakistan, 2011
Racconto appassionante e tristemente realistico di un padre pakistano che deve lottare ogni giorno per mantenere i suoi sei figli. La povertà però non è il problema più grave: le donne della famiglia dovranno fare i conti con violenza, intolleranza e pregiudizi ben più terribili…
Dopo il film, incontro con l’attrice Zaib Rehman.

DOMENICA 4 DICEMBRE
11.30 Conversazione - ingresso libero
Rabindranath Tagore tra innovazione e tradizione.
Coordina: Maria Grazia Beverini del Santo.
Intervengono: Sauro Albisani, Franca Bacchiega e Fabrizia Baldissera.
14.30
Khudito Pashan (Hungry Stones), Tapan Sinha, bengali - sott. italiano e inglese, 108’, b/n, digibeta, India, 1960
Basato su un racconto di Tagore, il film narra la storia  di un esattore delle tasse che si trasferisce in una casa infestata di fantasmi e si innamora di uno di essi.
17.00
Adda: Calcutta, Kolkata, Surjo Deb, bengali, inglese e hindi - sott. italiano e inglese, 52’, col., dvcam, India, 2011
Stravagante e intimo ritratto della città di Calcutta e dei suoi abitanti che amano parlare di tutto. Le conversazioni o adda non finiscono mai: agli angoli delle strade, nei caffè, nei mercati e nei salotti.
18.00
Short Films 1, 44’
Malal, Nayla Al Khaja, inglese - sott. italiano, 15’, col.,  dvd, India, 2010
Poshak (Facade), Iram Parveen Bilal, urdu e inglese - sott. italiano e inglese, 11’, col., hdcam, Usa, 2010
Prakriti, T. Surendra, animazione, marathi - sott. italiano e inglese, 11’, col., digibeta, India, 2010
The way it’s played, Shripriya Mahesh, inglese - sott. italiano, 7’, col., digibeta, Usa, 2011
Le esperienze possono cambiare la nostra vita? Accade a quattro donne diverse: la prima incontra un estraneo durante la luna di miele, la seconda ricerca il significato di un suo sogno, la terza decide di seguire il suo Dhamma e l’ultima si rende conto che l’amicizia non coincide affatto con l’interpretare un ruolo sociale.
19.00
Nataraja, Filippo Carli, senza dialoghi, 25’, col., blue ray, Italia, 2011
Immagini che riprendono le azioni quotidiane, quasi rituali, che sembrano disegnare un affresco di colori e spiritualità, portando sul grande schermo la danza e la gestualità che accompagnano la vita quotidiana di alcuni villaggi, nel costante tentativo di rimanere connessi con il mondo spirituale della natura.
Dopo il film, incontro con il regista Filippo Carli.
21.00
Zindagi Na Milegi Dobara, Zoya Akhtar, hindi e inglese - sott. italiano e inglese, 156’, col., 35 mm, India-Spagna, 2011
Campione di incassi al boxoffice indiano con un cast di giovani star di Bollywood, è un film on the road scoppiettante e divertente: una vacanza in Spagna di tre amici la quale cambierà le loro vite.


LUNEDI 5 DICEMBRE
18.00 Film degli studenti delle scuole di cinema FTII e Whistling Woods, 61’
Airawat, Renu Savant, hindi - sott. italiano e inglese, 11’, col., dv, India, 2011
Stranger on a train, Brayden Yoder, hindi - sott. italiano e inglese, 9’30’’, col., dv, India, 2011
Flying high, Sharofat Ahirwar, hindi - sott. italiano e inglese, 10’45’’, col., dv, India, 2011
Now playing, Ankita Sharma, hindi - sott. italiano e inglese, 10’, col., dv, India, 2011
Sanudra, Federico Del Monte, hindi - sott. italiano e inglese, 8’46’’, col., dvd, India, 2011
Gulmohar, Arati Kadav, hindi - sott. italiano e inglese, 10’45’’, col., dvd, India, 2011
19.00
Dreaming Taj Mahal, Nirmal Chander, urdu e hindi - sott. italiano e inglese, 51’, col., dvcam, India, 2010
Haidar, un tassista pakistano, ha un sogno: andare in India a visitare il Taj Mahal. Purtroppo a causa delle relazioni ostili tra India e Pakistan, la sua richiesta per il  visto difficilmente potrà avere esito positivo.
21.00
Elektra, Shyamaprasad, malayalam - sott. italiano e inglese, 123’, col., 35 mm, India, 2010
Ispirato all’antico mito greco, Elektra è un dramma psico-sensuale che affonda le sue radici in forze ancestrali. È un viaggio all’interno di una famiglia aristocratica del Kerala con legami deteriorati ed esplora la consistenza del desiderio e della perdita.

MARTEDI 6 DICEMBRE
17.30
Videokaaran, Kavalmaniyam Jagannathan, hindi e tamil - sott. italiano e inglese, 73’, col., dvd, India, 2010
Un documentario sulla complessa realtà degli appassionati di cinema in India. Molti di loro vivono ai margini della società e fanno lavori precari ma condividono una passione profonda per le immagini in movimento, le canzoni e le storie. E fruiscono del cinema in modo diverso fino al punto di rimontare un film in base ai gusti dello spettatore.
19.00
Next Year in Bombay, Jonas Pariente e Mathias Mangim, inglese e marathi - sott. italiano e inglese, 55’, col., minidv, Francia, 2010
Sharon e Sharona sono gli ultimi due educatori della comunità ebraica Bene Israel che si è stabilita in India duemila anni fa. Devono decidere se restare in India o trasferirsi in Israele per assicurare ai figli una vita più in armonia con la loro religione.
21.00
Snow, Rohan Fernando, inglese e tamil - sott. italiano e inglese, 90’, col., blue ray, Canada, 2011
In seguito alla catastrofe dello tsunami che spazza via la sua famiglia, Parvati lascia il piccolo villaggio dello Sri Lanka e si trasferisce dai parenti in Canada, dove inizia a lavorare come donna delle pulizie in un albergo. L’incontro con alcune persone le farà vedere la sua vita con una prospettiva completamente diversa.


MERCOLEDI 7 DICEMBRE
18.30
Short Films 2, 54’
Esha, Reza Dahya, inglese - sott. italiano, 14’, col., digibeta, Canada, 2011
How to lie to You Wife, Shankey Srinivasan, inglese - sott. italiano, 6’, col., dv, Usa, 2011
Prakata Het Yad, Milind Dhaimade, linguaggio senza senso, 20’, col., digibeta, India, 2011
The Return Address, Abi Varghese, inglese - sott. italiano, 14’, col., digibeta, Usa, 2010
Quanto siamo disposti a mentire nel corso della nostra vita? I due protagonisti di Esha lo fanno per un avere un nome occidentale, un uomo per nascondere il tradimento alla moglie, un’intera famiglia per vivere una vita fuori dagli schemi e il giovane assistente di un fotografo per giocare a fare cupido.
Dopo i film, incontro con il regista Milind Dhaimade.
19.30
La table aux chiens, Cédric Martinelli e Julien Touati, senza dialoghi, 40’, col., digibeta, Francia-India, 2010
La dura preparazione per diventare danzatori kathakhali viene raccontata senza parole, ma con immagini forti ed efficaci. Lo sforzo e la fatica a cui i ragazzi sono sottoposti svelano ciò che si nasconde dietro quelle esibizioni vive e piene di colori.
21.00
Gandu (Asshole), Q, bengali - sott. italiano e inglese, 86’, col. & b/n, hdcam, India, 2010
Gandu ha vent’anni. Odia la sua vita e sua madre e sfoga nel rap la rabbia, lo sporco e l’oscenità della propria esistenza. Con l’amico autista di rikshaw entra in un mondo di violenza, droghe e pornografia. Realtà, finzione, sogno e allucinazioni si confondono in un film unico e innovativo - proiettato all’ultima Berlinale - che rappresenta una parte dell’India di oggi.
Dopo il film, incontro con il regista Q.


GIOVEDI 8 DICEMBRE
11.30 - Film vincitore del premio del pubblico River to River 2010
I am, Onir, hindi - sott. italiano e inglese, 110’, col., dvd, India, 2010
In un mondo insensibile e scostante l’identità individuale viene spesso calpestata. Quattro storie diverse. Quattro storie incisive a struggenti.
14.30
Teen Kanya (Three Daughters), Satyajit Ray, bengali - sott. italiano e inglese, 168’, b/n, digibeta, India, 1961
Satyajit Ray ha adattato per il grande schermo tre racconti di Tagore (The Postmaster, Monihara e Samapti ) come tributo al poeta, in occasione del centenario della nascita nel 1961. I personaggi femminili sono centrali e il regista ci regala un ritratto indimenticabile delle loro vite ed emozioni.
17.30
Arranged Happiness, Daniela Dar-Creutz, inglese e kashmiri - sott. italiano e inglese, 90’, col. & b/n, digibeta, India-Germania-Usa, 2010
Il documentario segue tutto il percorso che un’intera famiglia indiana deve affrontare per il matrimonio di una delle figlie: dalla scelta del marito fino alla cerimonia stessa. Quello che i genitori ancora non sanno è che la regista, loro ospite, ha una relazione con il loro unico figlio maschio.
Dopo il film, incontro con la regista Daniela Dar-Creutz.
19.30 Film d’animazione
Anifest India 2011, senza dialoghi, 40’, col., dvd, India, 2011
I lavori più interessanti di AnifestIndia 2011, in collaborazione con The Animation Society of India.
20.30 Premiazione River to River Bitebay Audience Award e proiezione dei tre vincitori di Advantge India
21.00 Closing Film
Dhobi Ghat, Kiran Rao, hindi e inglese - sott. italiano e inglese, 95’, col., 35 mm, India, 2010
Il film, interpretato dall’attore-produttore Aamir Khan, si concentra sui rapporti tra quattro personaggi ed esplora la megalopoli di Mumbai dal loro punto di vista. Nella sua opera prima, la regista Kiran Rao offre un’esperienza emozionale della vita di una città, affiancando ricordi a temi universali

martedì 15 novembre 2011

Occupare Wall street in Nepal!



Questa la simpatica iniziativa delle mucche di Pokhara, seconda città del Nepal.
In periodo di crisi anche gli animali  manifestano pacificamente in strada.
Non è certo una novità quella degli animali in strada, ma in tempi come questi la loro solidarietà è ammirevole. In verità sono forse gli uomini, almeno per una volta, ad imitare gli animali.

lunedì 14 novembre 2011

L'Asia si muove




"Gli Stati Uniti e l'Europa sono divisi dalla cultura della paura.
Il mondo islamico è intrappolato nella cultura dell'umiliazione.
L'Asia è accesa dalla cultura della speranza"
                                 
                                                                          (D.Moisi)

lunedì 7 novembre 2011

Lasciamo in pace l'Everest!

L'Everest ha tanti nomi. I nepalesi lo chiamano Sagaramatha, Dio del cielo.
Le migliaia di turisti che ogni anni profanano questo sacro monte a volte non si rendono conto della sacralità del suolo su cui camminano, coadiuvati da bombole di ossigeno che vengono poi abbandonate sul sentiero o dall'aiuto di instancabili sherpa pronti a rendere gradevole e apparentemente possibile un'esperienza estrema.



L'Himalaya sta diventando la più grande discarica in alta quota. L'uomo ha sempre cercato di raggiungere quello che gli era inaccessibile. Sagaramatha, come il Kailash, dovrebbe essere montagna sacra,  dimora inviolabile degli dei. Da poche settimane, invece, la nostra curiosità per questo immenso e maestoso sasso divino ci spinge a controllarlo, a monitorarlo, a succhiare ogni elemento della sua vita. E' stata installata una web cam che fornisce immagini 24 ore su 24.
Mentre il mondo curioso controlla i sospiri della Madre dell'universo, circa 2000 turisti sono bloccati nei pressi di Lukla, in Nepal. Una fitta nebbia rende da giorni impossibile gli spostamenti. La Sacra Madre, pudica e stanca, si copre con un candido velo e ostacola lo sguardo di profanatori dell'ultimo minuti che credevano, pagando migliaia di dollari, di riuscire ad averla comodamente. Preferisco ricordare il fuggitivo sguardo che Le  ho dato durante il mio ultimo viaggio: gli occhi bassi davanti a Dio e alla potenza con la quale si manifesta.

Eid al-Adha: il Taj Mahal si tinge di rosso

Il Taj Mahal è solitamente accostato ad una magica storia d'amore. Tagore  definiva questo mausoleo incantato  "una lacrima di marmo ferma sulla guancia del tempo".
La bianca luce delle sue pietre rievoca il luminoso splendore  che l'Imperatore Shah Jahan   vedeva nell'amata moglie Mumtaz Mahal.




I secoli hanno preservato questo amore donandocene il ricordo attraverso questa mirabile opera d'arte. 
Molti ritengono che non si possa lasciare l'India senza aver visitato questo splendore di marmi e luce che accoglie le spoglie dell'Eletta del Palazzo, morta prematuramente dando alla luce il suo quattordicesimo figlio.
Nel progetto dell'Imperatore c'era quello di costruire un mausoleo identico al primo, speculare, se non per il colore: il nero. I due mausolei sarebbero  dovuti essere collegati da un ponte d'oro sul fiume Yamuna in modo tale da unire i due sposi per l'eternità.
Ma il perfido Aurangzeb, quarto figlio dell'Imperatore, non rese ciò possibile e oggi ci è rimasta solo la candida casa del riposo eterno di sua madre.
Per ottenere il potere uccise inoltre i fratelli e cominciò a regnare discostandosi totalmente dal modello di suo padre.


followislam.com
Oggi, davanti allo stesso magico scenario, si è celebrata una festa musulmana piuttosto importante, sentita e praticata in India così come nel resto del mondo. Si tratta di Eid al-Adha, la festa del sacrificio. I marmi del Taj Mahal si tingono di rosso per le migliaia di animali che vengono sacrificati. Viene commemorato il sacrificio del figlio di Abramo.
L'animale sacrificato deve essere integro, adulto e sano. Se non si riesce ad effettuare il sacrificio sarebbe opportuno inviare una somma di denaro ad un paese musulmano dove il sacrificio possa essere eseguito. Il povero animale deve poi essere diviso con un'altra famiglia o con famiglia bisognosa.
Le motivazioni che spingono questa festa sono comprensibili. Anche presso le comunità cristiane o hindu avvengono spesso sacrifici animali. E' difficile però accettare questa scelta: uccidere degli animali per ricordare un atto di obbedienza a Dio. 
Sarebbe opportuno ricordare tale obbedienza ogni giorno, rispettando chi abbiamo davanti; di qualsiasi essere si tratti.
Il Taj Mahal oggi si è macchiato di rosso. 

martedì 25 ottobre 2011

Nepal: ex guerriglieri come burattini

ekantipur


Nonostante il piano di smilitarizzazione iniziato dal nuovo governo di Kathmandu, il destino degli ex guerriglieri maoisti rimane ancora incerto.
L'assorbimento di questi all'interno dell'esercito regolare o della società è indubbiamente difficile. 
Gli stessi ex combattenti, circa 19.000, sono stanchi! Sono costretti a rimanere nei campi, supportati dallo Stato, senza la possibilità di uscire per cercare un lavoro. Una situazione frustrante che non può durare a lungo.
Nonostante la collaborazione con l'Onu, una ventina di campi rimangono ancora pienamente sotto il controllo degli ex guerriglieri. Tale situazione preoccupa sensibilmente la popolazione che non  riesce ancora a cancellare la guerra civile con un colpo di spugna. Per il momento il disarmo continua in un clima di tensione sociale e politico. In verità sembra solo che i guerriglieri-burattini siano stanchi di essere strumentalizzati e, arrivati a questo punto, sarebbero pronti ad accettare qualsiasi incarico lavorativo.
Nel frattempo gli ex capi dell'esercito si intrufolano nei ministeri più importanti, come quello delle finanze. 
Undici ex capi militari sono stati nel recentemente accusati di crimini di guerra dall'Alta corte di Patna, nello stato del Bihar , in India. Tra essi ci sono anche ex ministri del governo Prachanda. Situazione alquanto imbarazzante per il nuovo governo!


La crisi economica avanza. La produzione di riso si preannuncia scarsa così come i guadagli per la stagione turistica. L'anno per il Turismo non ha portato grandi miglioramenti. A primavera si aspettava l'autunno, l'Ottobre del sicuro business, ma adesso sembra si voglia già aspettare il prossimo anno. Con l'arrivo del freddo più pungente si chiuderà anche la stagione dei trekking. 
Quale grande novità ha apportato l'Anno del turismo? Un incredibile aumento dei  prezzi, sia per i turisti che per i nepalesi. Il biglietto di ingresso per Bhaktrapur, ad esempio, pare sia diventato quasi proibitivo anche per i più facoltosi tra i turisti.
Dopo gli incidenti aerei e il terremoto sembra che solo le festività riescano a dare un po' di verve ai poveri nepalesi!

lunedì 24 ottobre 2011

Tihar tra il Nepal e l'Italia!

amrita
Oggi in Nepal torna la seconda festivita' piu' importante dell'anno. Dopo i grandi festeggiamenti per Dashain- quest'anno un po' magri a causa della scarsita' di riso,nonostante l'anno del  turismo in corso- torna la festa di Tihar. Abbiamo gia' parlato dei complessi riti in occasione di questa festa.

In Nepal ci sono tanti nomi per Tihar: Dipawali, Bhai tika,Laxmi  puja, festival della luce. Il nome che mi piace ricordare e' Bhai tika.
Bhai significa fratello. La tika e' il segno resso di benedizione che le sorelle appongono ai fratelli in fronte.  Quello tra sorelle e fratelli e' un legame molto forte in Nepal.


Quest'anno Tihar e' strano. Tanti sono lontani da casa per lavoro: chi all'estero o chi in regioni lontane dal villaggio d'origine. Gli amici nepalesi mi scrivono sconsolati. E' come se passassimo il Natale in ufficio, lontani da casa.
Quest'anno anche io dovrei essere didi (sorella maggiore) ma la mia "famiglia" nepalese e' lontana. La abbraccio ccon calore.

giovedì 20 ottobre 2011

Musica indiana: seminario a Fondi (Latina)

Vi segnalo un interessante seminario vicino Roma


Seminari di Tabla, Introduzione alla Musica Indiana, 
Danza Bharatanatyam a Fondi (Latina)
30 ottobre - 06 novembre 2011



SEMINARIO: INTRODUZIONE ALLA MUSICA INDIANA Per principianti e studenti avanzati di Chitarra / Sitar / Sarod / Pianoforte / Compositori Docente: RICCARDO BATTAGLIA (sarod) 
- Tecniche di improvvisazione
 
- Analisi del raga
 
- Composizioni tipiche della musica strumentale indiana
 
- Esercitazioni pratiche
 
Il seminario mira ad illustrare le tecniche e l'estetica di base della musica indiana strumentale, con particolare attenzione all’abilità improvvisativa e alla struttura melodica e ritmica del raga. Le lezioni sono aperte sia a principianti sia a studenti avanzati. Possono partecipare studenti che si siano già avvicinati alla pratica della musica indiana attraverso il sarod, il sitar o qualsiasi altro strumento; oppure musicisti di qualsiasi genere (chitarra, pianoforte, composizione ecc.) che siano interessati a espandere il loro approccio alla tecnica strumentale /improvvisazione/ composizione attraverso la conoscenza delle tecniche di base della musica indiana. Visto l’approccio prevalentemente pratico del seminario, si richiede la partecipazione con strumento. Riccardo Battaglia, concertista e insegnante, dopo un pluriennale soggiorno in India, dove ha conseguito un Master's Degree in Musica Strumentale all’Università di Bombay, ha insegnato alla Bombay University, al Conservatorio di Enschede (Olanda), e oggi è docente di sarod e analisi del raga al Conservatorio “A. Pedrollo” di Vicenza.
 



Il Teatro-Danza "Bharatanatyam" è uno dei gioielli della cultura Indiana. Momento di trasporto oltre i tempi, attraverso racconti danzati dove il ritmo, i gesti e la teatralità sono un universo vibrante in divenire. Questa danza millenaria fonda le sue origini nella filosofia Samkhya e nei rituali dei Templi Hindu del sud dell'India, sviluppandosi attraverso i secoli in una raffinata disciplina. Nella rappresentazione scenica indiana i testi poetici attingono al repertorio mitico che narra le gesta degli Dei. L’intenzione del suo linguaggio simbolico è d’inoltrarsi nei diversi stati d’animo facendo partecipe sia l’interprete che lo spettatore. La geometria delle linee, la velocità e la ricchezza ritmica s’intrecciano all’elaborato linguaggio delle mani e alla raffinata mimica del volto. In questa cultura il dialogo tra danza, musica, canto e poesia ci rivela uno spazio-tempo dove i linguaggi dell’arte continuano a vivere e a commuovere. Lo stage è aperto a chi già conosce il Bharatanatyam e a chi vuole iniziare o avvicinarsi a una nuova tecnica di teatro-danza.



Si prevedono due livelli e si lavorerà con i seguenti elementi:

- ADAVU base tecnica della danza
 
- MUDRA gesti delle mani
 
- SOLLUKUTTU linguaggio delle sillabe mnemoniche
 
- ABHINAYA
 
- COREOGRAFIA
 
- TEORIA
 

NURIA SALA GRAU
 
Nata a Barcellona, fin da giovane età la danza, il teatro e la musica fanno parte della sua formazione. Ha compiuto i suoi studi di danza classica e contemporanea in Svizzera (Losanna) e Francia (Parigi, Lione) studiando con Chantal De Launay, Kilina Cremona, Dominique e François Dupuy e altri noti maestri. In seguito si é specializzata in Bharatanatyam (teatro-danza classico indiano) formandosi con la Maestra Krishnaveni Lakhsmanan per 13 anni in India (Chennai) e in Italia, e con la Maestra Kamala Rani studiando nattuvangam e musica. Si è diplomata in Psicoterapia Umanista in Spagna, e si è sucessivamente formata come Danza Educatore in Italia. Dal 1989 si dedica all'insegnamento della danza, svolgendo parallelamente una notevole attività nei teatri e in diversi progetti artistici e culturali come danzatrice e coreografa. Integra nel lavoro creativo i diversi linguaggi e culture. Dialogo, confronto: indicano il modo originale in cui porta avanti la Danza. Docente di Danza Indiana Bharatanatyam al Conservatorio di Vicenza, nell’Istituto Yoga diretto da Gabriella Cella, nel suo studio Natya-Tala, molti workshop in Italia e all’estero…. Il suo lavoro è stato presentato in teatri Europei e Internazionali. Collaborazioni: Sandip Mallick, Vilas Patil, Flavia Bucciero, Madhuri Chattopadhyay, Brigitte Revelli, Chantal de Launay, Ghislaine de Montaudouin, Giuliana di Benardo, Amelia Cuni, Maresa Moglia, Federico Sanesi, Stephen James, Gianni Ricchizzi, Savitry Jaganat Rao, Ujwal Mukund Bole, Cristina Negro, Fausta Squatriti, Neela Bhagwat, Augusto Modigliani, Mirella Costa, Paolino Dalla Porta, Marilia Albanese, Melina Mulas, Astad Deboo, Barbara Friedrich, Luca Scarzela, Carla Sanguineti,Vicenzo Zitello, Francesca Cassio, Germana Giannini…
I SEMINARI si terranno nel bellissimo monastero della Madonna della Rocca a Fondi in provincia di Latina, immerso nel verde sul Monte Arcano e sede di una comunità monastica Benedettina nel XI secolo. L'intera struttura sarà messa a disposizione dalla parrocchia di S. Maria degli Angeli di San Magno, dove si svolgono attività culturali di rilievo.

Costi: € 540 vitto, alloggio e lezioni. L'unica spesa aggiuntiva è il lavaggio biancheria che costa 6 € per tutti i 6 giorni per chi non porta lenzuola, federe ed asciugamani. Le coperte chiaramente ci sono già. Costo delle sole lezioni: € 250.
 
Vitto ed alloggio per gli eventuali visitatori e accompagnatori: € 300.
 
Arrivo domenica 30 ottobre sera. Le lezioni cominceranno il lunedì mattina.
Partenza domenica 6 novembre mattina. Sabato sera è previsto il concerto finale nella bellissima chiesa di San Magno.

Come arrivare:
In auto uscita A1 Ceprano. In treno Stazione Monte San Biaggio – Linea Roma - Napoli

Per ulteriori informazioni : Carlos 0575 48172 - 348 7360081 info@naradasuoni.com - carlos@naradasuoni.com
Un Salutone e ... BUONA MUSICA !!!

martedì 18 ottobre 2011

Gosh di nuovo in Italia!

E così è ormai ufficiale: la Ibis di Un mare di papaveri tornerà sulle acque dell'Oceano Indiano per i lettori italiani. A Novembre uscirà per Neri Pozza l'attesissimo secondo romanzo di Amitav Ghosh.  Il titolo italiano è Il fiume dell'oppio ed è il secondo volume di una trilogia che  ha appassionato migliaia di lettori e cultori di letteratura anglo-indiana. Ringraziamo Anna Nadotti per la traduzione italiana.
La storia riprende dall'imminente naufragio con il quale si è concluso il primo romanzo. Qualcuno, tra il bizzarro e variegato equipaggio, manca all'appello. Più destini sembrano incrociarsi. All'orizzonte si scorge la guerra per l'oppio con le sue inutili stragi e pretese: una pagina di storia condita da un esotismo che non stanca mai perchè modulato dalla fluente scrittura di Ghosh.  . La storia partita da un fiume e sviluppatasi sul "nero Oceano" sembra tornare al suo punto di partenza, ma dal mare al fiume arriva in Cina e ci apre un nuovo scenario.
Aspettiamo, fiduciosi, di navigare ancora!

lunedì 17 ottobre 2011

Sikh centenario al traguardo: un nuovo eroe


La mia simpatia per i sikh non è mai stata un mistero, nemmeno per gli amici indiani.
Ma questa volta l'episodio di Fauja Singh mi ha davvero conquistata.
Si tratta di un sikh originario del Punjab che, all'età di 100 anni, ha partecipato alla maratona di Toronto arrivando  al  posto 3850 in circa 8 ore e mezza.
Corre da quando aveva 89 anni. Dice che correre lo fa stare ben. Per tenersi allenato mangia verdure e si tiene lontano dalle persone con il karma negativo.
Il suo motto è "Stay smiling and keep running" (sorridi e continua a correre). 
Un modello da seguire, soprattutto negli ultimi tempi.
La musica in sottofondo per il suo arrivo mi ricorda i viaggi sui mezzi locali in Punjab. Grandiosi i sikh, in India, in Italia e nel mondo!

sabato 15 ottobre 2011

L'India si incontra a Bologna


Un incontro insolito e piacevole quello di oggi a Bologna: 10 persone accomunate da uno stesso interesse: l'Oriente. Chi per lavoro, chi per passatempo, chi per viaggio o passione.
Questa volta non era uno schermo  a nascondere i nostri occhi e la condivisione.
Una passione nasce da occasioni diverse: un libro, un incontro, un evento speciale. Qualunque sia il motivo noi eravamo lì,  in dieci, davanti ad un thali vegetariano a chiederci cosa fa battere il nostro cuore o stuzzica la nostra curiosità.
Bologna: un punto di incontro comune. La strada di mezzo tra le nostre vite e l'interesse per quell'Asia vicina e lontana. Grazie a tutte: CristinaStefania,SilviaManuelaClara, Katia, Livia.
Spero di rivedervi presto. Per parlare di Oriente...magari davanti ad una tazza di chai! 

venerdì 14 ottobre 2011

IL TIBET E' LIBERO!

Qualche giorno fa la Cina ha festeggiato il Centenario della nascita del Partito. In una manifestazione pomposa e altisonante hanno sfilato tutti i grandi politici: i nuovi e i vecchi, quelli di sempre. A volte sembra non esserci una differenza temporale in Cina: le cose rimangono quasi inalterate. Si, certo, grande progresso economico ed industriale, ma le facce sembrano essere sempre le stesse così come gli ideali che “vorrebbero” veicolare!

Ma in Tibet, ovvero in Cina, si è festeggiato anche un altro importante anniversario: il 60esimo della LIBERAZIONE DEL TIBET. Non è uno scherzo, è proprio così. La Cina è convinta di aver liberato il Tibet dall’arretratezza e dal medievalismo religioso; dal vecchio e dall’obsoleto; dal vetusto e logoro sistema gerarchico del buddhismo. I tibetani ora sarebbero liberi perché inglobati nella Grande Cina! Noto paese libero e democratico!?!

 C’è davvero da festeggiare? Ovviamente il Governo ne approfitta per fare propaganda:  LA CINA HA RESO IL TIBET UN PAESE MODERNO ! Così sembrano recitare, quasi urlare, in maniera maleducata, i cartelloni pubblicitari in giro per Lasha. A vederli si direbbe che i tibetani sono felici; che tutto sommato è vero, si sta meglio e il progresso è arrivato davvero: grandi strade asfaltate, una città ipertecnologica, cellulari dalle funzioni quasi spaziali che hanno campo a 6000 metri, ristoranti di lusso, negozi cinesi ovunque. I simboli del potere campeggiano per le strade affollate e ricordano a tutti qual è il prezzo di questa strana libertà.

La libertà che si festeggia è quella di un paese che si è dovuto piegare; che deve mostrare bandiere che non gli appartengono nascondendo la propria. La libertà è quella di una cultura che viene calpestata ogni giorno e che sembra debba apparire silenziosa e docile.





C’è una cosa che i cinesi non hanno capito: che i tibetani hanno uno spirito libero, uno spirito che nessuno potrà mai uccidere o dominare, perché troppo selvaggio e ancestrale. Forse qualcuno a Lasha s è piegato, forse il tempo e la sofferenza hanno scavato solchi profondi nella memoria, ma la libertà, no, quella da festeggiare non può essere la libertà.



L’esercito, con 1000 armi e 1000 uniformi, pattugliando, controllando, ispezionando non riuscirà mai a piegare  fino in fondo chi nasce libero dentro.
Cosa si può desiderare di più? Sarà davvero questa la liberazione? Forse i tibetani si sono illusi per secoli?  Non era dunque il Nirvana che doveva liberarli, ma i cinesi! Che libertà!





Ebbene si, il Tibet è libero, è libero dentro:nonostante l’imposizione di una cultura non sua, di un’economia non sua; nonostante  il divieto di crescere culturalmente; nonostante il controllo forzato; nonstante le fughe; nonostante la disperazione e l’alcolismo. Il Tibet è libero perché dall’interno è immodificabile. La libertà è quella degli spazi sconfinati; del cielo dal blu imbarazzante; della perseveranza, della forza e del coraggio di un popolo che può piegarsi come giunco, ma che non si spezzerà mai.