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sabato 7 settembre 2013

Nepal, vento di elezioni

Kathamndu  Luglio 2011
Il cielo sembra essersi fatto più limpido. I fetz, i tipici cappellini nepalesi, sembrano tutti piegati verso l'alto a volersi sincerare che la pioggia, così violenta quest'anno, sia veramente finita. La fine del monsone significa nuova frenetica attività nei campi e inizio della stagione turistica. La fine della pioggia significa lavoro, pane.

Quest'anno l'autunno porta in Nepal anche nuove possibilità. Dopo i fallimenti del 2012 ci si prepara alle elezioni per l'Assemblea costituente previste per il 19 Novembre 2013.
La forte preoccupazione del popolo nepalese riguarda una questione particolare: la possibilità e composizione dello stato federale. Dopo gli anni  difficili della guerra civile, che ha determinato  quasi 16.000 morti, si vuole scongiurare uno scontro etnico.
La data novembrina non è certa. Il partito maoista continua a fare polemiche così da non escludere ulteriori rinvii per mantenere il potere più a lungo. In polemeica e in minaccia di possibili boicottaggi sono anche i partiti minori.
I partiti che si contendono la poltrona sono l'UCPN, i maoisti di Prachanda che nelle ultime elezioni hanno ottenuto 229 seggi; il Nepali Congress di Sushil Koirala che ottennero 115 seggi e l'ULM, il partito comunista di J.Nath Khanal  che ottenne i rimanenti 108 seggi.
In questi giorni, per non fare pressioni sui sondaggi, i principali partiti rifiutano di parlare di possibili coalizioni.
In Nepal il Presidnete e il Primo ministro sono eletti dal Parlamento composto da 601 membri.
Il Sambidhan Sabha, l'Assemblea costituente,sarà composto da 491 membri e avrà  una durata di 5 anni.
Le elezioni sono attese con ansia anche da altri paesi, i vicini Cina e India  insieme ai possibili investitori esteri che potrebbero apportare un miglioramento nella difficile situazione economica nepalese che ha visto quest'anno una crescita di appenna il 3,5%, il livello più basso in 5 anni.

mercoledì 19 gennaio 2011

Notizie dal Nepal: Il naufragio della Pace

Il processo di pace portato avanti in Nepal d parte dell' Unmin, l'United Nations Mission in Nepal 'è definitivamente  fallito. Troppo tardo il percorso per la formazione di una Costituzione, troppo difficile il reintegro degli ex guerriglieri maoisti nell'esercito regolare.
La rottura viene dopo l'ultima polemica da parte dell'Onu. L'evidenza è innegabile: non esiste una forza politica stabile in grado di guidare il paese.

Mentre il re  Gyanendra cerca di riprendere confidenza con la popolazione apparendo sempre piu' spesso presso i luoghi di culto o in occasione di manifestazioni a sfondo benefico, l'ex erede al trono  Paras Shah alza il gomito nei pub di Kathmandu, spara in aria con la sua pistola regale e viene arrestato. E dire che la monarchia, in questo caos politico, in quesa nave senza ccchieroche è diventato il Nepal, è sempre stata vista come una validissima alternativa. I nostalgici della famiglia reale, non è un mistero,sono molti e fedeli, nonostante il chiacchierato comportamento e il coinvolgimento di re Gyanendra Shah  in occasione del massacro della famiglia reale nel 2001, nonostante il gesto materiale sia stato compiuto dall’allora erede al trono Dipendra.
Per il momento i reali si guardano bene dal commentare l’attuale situazione politica. L’alternativa reale del resto non è certo sinonimo di garanzia  se si rammentano la crisi politica degli anni  novanta, il ricorso alle elezioni, l’assunzione del potere esecutivo direttamente di Gynendra e la rinuncia del 2005 che ha visto i partiti politici costretti a trovare un accordo con i maoisti.  

Le responsabilità del fallimento della missione di pace non sono solo  evidenziabili nella presenza stessa dell’Onu nel paese, nel disaccordo tra i partiti o nella dubbia, seppur acclamata, figura del re. Semmai è possibile considerare l’insieme di questi fattori e condirli con una specifica e non velata pressione partitica che vedeva nello stallo una situazione di vantaggio in termini economici e di potere.
L’inattività verso il pieno raggiungimento del processo di pace degli ultimi anni, insieme all’ incertezza politica,  ha determinato anche il naufragio dell’economia. L’eco della crisi mondiale non poteva che portare effetti più disastrosi in un paese dove normalmente il livello di povertà è ancora abbastanza elevato.

E così il Nepal naufraga, come il suo progettto di pace, come la sua economia. Il naufrago è lasciato alla deriva, in balia di se stesso e con l’ombra di due grandi potenze asiatiche  emergenti che lo sovrastano.

Il Nepal naufraga perché l’Unmin non può fare più da dorato salvagente? La gestione dei più di 10.000 ex guerriglieri era sulle spalle degli aiuti internazionali.

Ma non tutti i naufragi si concludono tragicamente. Perché il Nepal non dovrebbe farcela? Cosa ha mai portato questo salvagente di utile e veramente duraturo per il paese? Ho vivo solo il ricordo della polvere alzata per le strade di Kathmandu al passaggio dei super mezzi UN, macchine adeguate a raggiungere i villaggi della valle  e i campi degli ex guerriglieri.
Sarebbe interessante  fare un sondaggio per capire quanti, tra i 1400 delegati e responsabili dell’Unmin,  ha realmente girato il paese lasciando l’aria condizionante (seppur funzionanate a tratti) degli alberghi a cinque stelle della capitale o gli esclusivi golf-club, o le cene di gala alle quali partecipavano anche gli europei “arricchiti” fuggiti in Nepal.

Dalla deriva il paese comincia a remare. Per il momento si motivano istituendo un organo al di sopra delle parti che cerchi di portare a termine gli obiettivi fino ad ora falliti: Army Integration Special Committee.
Il Presidente della Repubblica Ram Baran Yadav ha convocato i partiti politici affinchè si porti avanti in maniera seria e responsabile l’elezione del nuovo Primo Ministro. Una nuova data di scadenza sarebbe fissata per il 21 gennaio. Yadav ha fatto fino ad ora tre proposte, tre nomi  inerenti ai tre principali partiti: Barshaman Pun of UCPN (Maoista), Dr Ram Sharan Mahat per il Nepali Congress e Ishowr Pokhrel per il CPN-UML

Se nessun’altra corrente politica, più o meno violenta, remerà contro questa volontà di risalita e indipendenza, è possibile che il paese ce la faccia, che esce finalmente da questa lunga e tragica bufera.


lunedì 24 maggio 2010

Nepal esplosivo


Mentre i media si interessano all’assurda impresa del tredicenne che ha scalato l’Everest, in Nepal arriva il primo avviso del monsone e la situazione politica si fa sempre più tesa. Sabato pomeriggio è scoppiata una bomba davanti alla sede dell’Assemblea Costituente. Ricordiamo che i lavori per la preparazione del testo sono scaduti ieri, 24 maggio anche se si prospetta una nuova data, il 28 maggio. La bomba, esplosa intorno alle 5 del pomeriggio, non ha causato vittime. La polizia ho trovato un ordigno simile, fortunatamente non esploso, nei pressi della sede governativa.
Il gesto terroristico è stato rivendicato dal Dynamic Youth Forum, un movimento di insurrezione giovanile fino a questo momento poco attivo nel paese.
Il governo del Nepal, appoggiato da una quindicina di formazioni politiche, è sottoposto alla pressione del Partito comunista del Nepal (Ucpn, maoista), che è il più importante del Paese e che attualmente è all'opposizione, sembra non essere in grado di superare questa empasse politica. Gli scioperi dell’inizio del mese hanno solo creato disagi alla popolazione avvicinando il rischio di una possibile guerra civile.
Il ricordo italiano va agli ani della Resistenza, al momento in cui l’idea di Repubblica era lontana e la Costituente doveva ancora venire alla luce. In quegli anni Togliatti capì che era necessario mettere da parte le marcate differenze ideologiche e politiche, che era necessario, per il paese, avviare un governo di unità nazionale.
La situazione del Nepal è senza dubbio più complicata ma ci auguriamo di poter desiderare anche per il paese himalayano una futura intesa che appiani momentaneamente le divergenze per costruire quella democrazia che oggi appare tanto lontana.
Nel clima di indecisione politica che ha portato la Repubblica si fanno avanti i nostalgici della monarchia, sopratutto i fondamentalisti indù. I movimenti ultraortodossi si riuniscono in questi giorni in India, in un meeting internazionale organizzato dallo Shiva Sena e dalla World Hindu Federation.