A differenza dell'Italia, dove la politica sembra andare a rotoli, il Nepal arriva ad una svolta. Le elezioni si sono concluse con successo. La riforma elettorale, la volontà di cambiamento, la stanchezza per una situazione ormai al limite e il passo indietro dei maoisti hanno portato all'elezione di Jhalanath Khanal,il leader del CPN-UML, il partito comunista marxista-leninista. Non è certo un volto nuovo per i nepalesi, ma si è scongiurata l'ingerenza maoista!
Il partito maoista negli ultime mesi ha ammorbidito le sue posizioni. Forse è proprio grazie alla decisione di Prachanda di ritirarsi che si è arrivati ad un accordo.
Il governo in arrivo sarà formato da una coalizione di piccoli partiti, maoisti compresi. Il Congress party rimane all'opposizione.
Il nuovo Primo Ministro è ben consapevole della situazione in cui si trova il paese:
"We must move ahead very quickly or once again be plunged into crisis,"
"Parliament's main task is to draft the new national constitution and I can assure you that we will achieve that under my party's leadership of the next government."
La posizione moderatrice di Khanal potrebbe essere decisiva per il raggiungimento degli obiettivi comuni: il reintegro degli ex guerriglieri e la nuova Costituzione.
Nonostante il recente concludersi della missione ONU in Nepal, il segretario Ban Ki-moon ha manifestato la sua approvazione.
E' opportuno augurarsi stabilità e progresso.
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venerdì 4 febbraio 2011
mercoledì 19 gennaio 2011
Notizie dal Nepal: Il naufragio della Pace
Il processo di pace portato avanti in Nepal d parte dell' Unmin, l'United Nations Mission in Nepal 'è definitivamente fallito. Troppo tardo il percorso per la formazione di una Costituzione, troppo difficile il reintegro degli ex guerriglieri maoisti nell'esercito regolare.
La rottura viene dopo l'ultima polemica da parte dell'Onu. L'evidenza è innegabile: non esiste una forza politica stabile in grado di guidare il paese.
Mentre il re Gyanendra cerca di riprendere confidenza con la popolazione apparendo sempre piu' spesso presso i luoghi di culto o in occasione di manifestazioni a sfondo benefico, l'ex erede al trono Paras Shah alza il gomito nei pub di Kathmandu, spara in aria con la sua pistola regale e viene arrestato. E dire che la monarchia, in questo caos politico, in quesa nave senza ccchieroche è diventato il Nepal, è sempre stata vista come una validissima alternativa. I nostalgici della famiglia reale, non è un mistero,sono molti e fedeli, nonostante il chiacchierato comportamento e il coinvolgimento di re Gyanendra Shah in occasione del massacro della famiglia reale nel 2001, nonostante il gesto materiale sia stato compiuto dall’allora erede al trono Dipendra.
Per il momento i reali si guardano bene dal commentare l’attuale situazione politica. L’alternativa reale del resto non è certo sinonimo di garanzia se si rammentano la crisi politica degli anni novanta, il ricorso alle elezioni, l’assunzione del potere esecutivo direttamente di Gynendra e la rinuncia del 2005 che ha visto i partiti politici costretti a trovare un accordo con i maoisti.
Le responsabilità del fallimento della missione di pace non sono solo evidenziabili nella presenza stessa dell’Onu nel paese, nel disaccordo tra i partiti o nella dubbia, seppur acclamata, figura del re. Semmai è possibile considerare l’insieme di questi fattori e condirli con una specifica e non velata pressione partitica che vedeva nello stallo una situazione di vantaggio in termini economici e di potere.
L’inattività verso il pieno raggiungimento del processo di pace degli ultimi anni, insieme all’ incertezza politica, ha determinato anche il naufragio dell’economia. L’eco della crisi mondiale non poteva che portare effetti più disastrosi in un paese dove normalmente il livello di povertà è ancora abbastanza elevato.
E così il Nepal naufraga, come il suo progettto di pace, come la sua economia. Il naufrago è lasciato alla deriva, in balia di se stesso e con l’ombra di due grandi potenze asiatiche emergenti che lo sovrastano.
Il Nepal naufraga perché l’Unmin non può fare più da dorato salvagente? La gestione dei più di 10.000 ex guerriglieri era sulle spalle degli aiuti internazionali.
Ma non tutti i naufragi si concludono tragicamente. Perché il Nepal non dovrebbe farcela? Cosa ha mai portato questo salvagente di utile e veramente duraturo per il paese? Ho vivo solo il ricordo della polvere alzata per le strade di Kathmandu al passaggio dei super mezzi UN, macchine adeguate a raggiungere i villaggi della valle e i campi degli ex guerriglieri.
Sarebbe interessante fare un sondaggio per capire quanti, tra i 1400 delegati e responsabili dell’Unmin, ha realmente girato il paese lasciando l’aria condizionante (seppur funzionanate a tratti) degli alberghi a cinque stelle della capitale o gli esclusivi golf-club, o le cene di gala alle quali partecipavano anche gli europei “arricchiti” fuggiti in Nepal.
Dalla deriva il paese comincia a remare. Per il momento si motivano istituendo un organo al di sopra delle parti che cerchi di portare a termine gli obiettivi fino ad ora falliti: Army Integration Special Committee.
Il Presidente della Repubblica Ram Baran Yadav ha convocato i partiti politici affinchè si porti avanti in maniera seria e responsabile l’elezione del nuovo Primo Ministro. Una nuova data di scadenza sarebbe fissata per il 21 gennaio. Yadav ha fatto fino ad ora tre proposte, tre nomi inerenti ai tre principali partiti: Barshaman Pun of UCPN (Maoista), Dr Ram Sharan Mahat per il Nepali Congress e Ishowr Pokhrel per il CPN-UML
Se nessun’altra corrente politica, più o meno violenta, remerà contro questa volontà di risalita e indipendenza, è possibile che il paese ce la faccia, che esce finalmente da questa lunga e tragica bufera.
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