mercoledì 29 dicembre 2010

Natale in Nepal

....e mentre Benedetto XVI lamenta le persecuzioni dei cristiani nel mondo.....il Nepal permette una pacifica festività natalizia. I motivi sono economici, i motivi sono di stabilità. Ma, nonostante tutto, se il cristianesimo non fa proselitismo spinto, perchè non tollerarlo?
Nella graziosa chiesatta dedicata a Maria a Kathmandu anche i cristiani, quest'anno, si sentono sicuri.
Un po' di pace e certezza in Nepal, almeno dal punto di vista religioso.
Le stelline del Natale distraggono dall'ultimo tormentone, quello delle fonti di Wikileaks, secondo le quali il governo indiano avrebbe, non velatamente, appoggiato l'operato maoista in Nepal per scongiurare un rafforzamento della monarchia. Altri files denunciano il pagamento di ingenti somme di denaro da parte della Cina affinchè il governo neaplese arrestasse i tibetani.
Le luci natalizie saranno in grado di allontanare i riflettori da queste dichiarazioni?
Forse la luce di Diwali rimane, a buon merito, più sfavillante per i nepalesi. E quella della verità?

mercoledì 10 novembre 2010

FREEDOM RELIGION ACT in India: tra coscienza e proselitismo


In questi giorni sulla stampa indiana si fa un gran parlare del Freedom Religion Act.
Si tratta dell’estensione a tutto il paese di una legge che vieta le conversioni dall’induismo ad altre religioni. Questa legge è presente- e applicata in modo più o meno ferreo- già in 7 stati: Himachal Pradesh, Rajasthan, Madhya Pradesh, Orissa, Gujarat, Arunachal Pradesh e Chhattisgarh.

Il partito fondamentalista indù Bjp, supportato dal RSS, il suo braccio armato, fanno gran voci  tra le masse.
Alcuni elementi vanno sicuramente considerati con attenzione: tra gli stati che già contemplano il Freedom Religion Act c’è l’Orissa . Sono note a molte le vicende di violenza  legate alle conversioni di massa. Proselitismo e reazioni violente e ingiustificabili!

Posto un assunto fondamentale nella libertà di credo, di professione e di coscienza, bisogna entrare nell’ottica del radicalismo indù.
E’ sicuramente vero che ogni uomo è libero di scegliere il suo Dio, ma è altrettanto vero che in India, dall’ondata colonialista in poi, il proselitismo cristiano ha spopolato e non sempre si sono avute come sfondo delle profonde vocazioni all’amore cristiano.

Quella induista, ricordiamolo, è una società basata fortemente sul sistema delle caste. Parlare di caste con un indiano significa, a volte sentire  la terminologia “my religion”.  Appartenere ad una casta bassa o, ancora più incisivamente, essere un fuori casta, un dalit, significa venir esclusi da un sistema sociale che ha rigide regole e antiche tradizioni. Sicuramente questo sistema non è presente e radicato n tutto il paese ma, non possiamo escluderlo, è sicuramente evidente, a volte anche tra quei giovani che si definiscono moderni e vivono nelle grandi città del boom economico-tecnologico.

Il problema in realtà è un altro. Vada per la conversione. Vada anche per il sincero trasporto religioso, quello abbagliante e inspiegabile.  Due aspetti rimangono intollerabili: da una parte  la pressione proselitista che è sempre stata massiccia nel paese; dall’altra la tendenza alla conversione per raggiungere  quell’appartenenza e quel riconoscimento che manca al dalit.
L’operato della Chiesa nei paesi in via di sviluppo è lodevole. L’aspettarsi qualcosa in cambio, anche se non esplicitamente, anche se non con quell’intento, è deplorevole. Non sono certo nuove le notizie di nuovi convertiti che  ricevono denaro, istruzione per i loro figli, agevolazioni per il mondo del lavoro, sovvenzioni di vario genere. Spesso non si tratta semplicemente di carità e partecipazione. Come distinguere il vero dal falso?

In un paese dove il sincretismo religioso è fortissimo è inequivocabilmente possibile attirare acqua verso il proprio mulino.  E sì, perché il sincretismo non funziona sempre bene e a volte qualche meccanismo si inceppa. A fare proselitismo, lo ricordiamo, non è solo il cristianesimo! E gli indiani non sono cero “il popolo ingenuo” che crede a qualsiasi storia o abbandona facilmente le proprie radici!
Chiedere dei chiarimenti è dunque giusto, controllare la veridicità di una conversione altrettanto. Ma come si può entrare nel cuore di un uomo? Come si può discernere la purezza dell’animo verso il richiamo divino dall’esigenza nutritiva e di sostentamento di una famiglia, soprattutto in un paese dove la povertà è ancora così diffusa?
Con il Chhattisgarh Freedom of Religion Act  del 2006 sono previste multe fino a 20000 rupie  e carcere fino a 3 anni per coloro che risultano essere stati protagonisti di conversioni forzate. Tornare all’induismo non è invece un problema. Non si deve neanche richiedere l’autorizzazione alla magistratura locale un mese prima.  Quello che è sbagliato nell’ottica di queste leggi è l’esclusività, l’imposizione, il binario unico. Quello della fede è  un contesto personale. Nessuno può impormi di essere solo indù, così come nessuno può instradarmi verso una conversione cristiana. In questa ottica sono in pericolo anche le minoranze musulmane

Ricordiamo inoltre un altro elemento: la Costituzione indiana entra il vigore nel 1950  e, oltre ad essere fondata su ideali di giustizia, libertà, eguaglianza e fraternità, si basa sulla laicità dello stato, su un “socialismo reale” a carattere democratico.  L’idea di Democrazia ha in sé l’idea di libertà. La libertà è quella di chi sceglie un Dio. La libertà è quella di parlare di un Dio ad un popolo che non lo conosce. La libertà è quella di chi lo sente dentro o meno, di chi ne segue il richiamo o ne rimane indifferente. La libertà è quella di chi si oppone ad un cambiamento e vorrebbe controllare le coscienze.
Non possiamo però non ricordare che BJP e  RSS sono direttamente-o indirettamente- coinvolti in tante stragi a carattere religioso che hanno sconvolto l’India negli ultimi anni: i disordini del 1992-93 per esempio.
Nessuno può controllare una coscienza o presumere che non sia pura. Nessuno può pretendere di manipolare una coscienza comprandone il valore.
Il divino è espressione della necessità umana di sentire una forza trascendente. I Veda ribadiscono più volte questa presenza:

“Ogni pollice di vita sulla terra è associato a qualcosa di divino. Noi perveniamo alla piena conoscenza soltanto quando ci rendiamo consapevoli del divino e delle sue manifestazioni in ogni tratto di terreno sul quale camminiamo”

mercoledì 3 novembre 2010

Tihar in Nepal: la prosperità da Laxmi e dagli animali!

Felice Tihar a tutti!
Nel momento in cui il mondo intero sembra avere più bisogno di fortuna e ricchezza, Laxmi porta la sua luce a annuncia il prossimo anno nuovo. In Nepal, come in India e molti altri paesi del subcontinente, si festeggia il Diwali, (Il Deepawali in Nepal, negli ultimi due giorni, coincide con il Diwali indiano). Le date di questa festa non sono fisse. Ogni hanno vengono calcolate dagli astrologi per identificare il momento più propizio per il passaggio di Laxmi.
Oggi iniziano le celebrazioni. In Nepal è festa fino all’8 Novembre ma le giornate dal 3 al 5 sono quelle più importanti. In corrispondenza della luna nuova e della nuova stagione agricola che sta per avviarsi, i nepalesi cercano conforto tra le braccia di Laxmi, la dea della ricchezza e della prosperità.
Oggi, 3 Novembre si celebra la kag puja; le preghiere sono mediate dalle offerte fatte ai corvi. Questo animale ha in Nepal un significato specifico in quanto legato a Yama, la divinità degli inferi. Stanotte si deve rispettare un ferreo digiuno. La corrispondenza con le date cristiane che celebrano i morti è molto interessante quest’anno.
Domani sarà la volta dei cani, con la kukur puja. Gli amici a quattro zampe riceveranno la tika di benedizione, ghirlande di fiori e un sostanzioso e succulento pasto. Anche questo animale è legato a Yama, custodisce i cancelli infernali come un Cerbero nepalese!
Quella del 5 è forse la giornata più importante con   laxmi puja. Per accogliere il propizio passaggio della dea della ricchezza, le case si accendono  di tante piccole  lanterne.  Sentendosi invitata e attesa dalla soave atmosfera di migliaia di fiammelle, spesso colorate, Laxmi  sarà generosa e assicurerà prosperità e serenità. Il termine Tihar , in sanscrito, significa , non a caso, distesa di lampade. Le case vengono pulite e riordinate; le entrate principali vengono spesso dipinte con argilla  del propizio colore rosso.
La giornata del 6 vedrà protagoniste le mucche (gaj) con Gaj puja: il docile animale tanto amato e venerato per gli hindu. Anche per loro è prevista la benedizione, un grazioso addobbo floreale e un importante pasto. Il Gaj puja coincide anche con l’inizio del calendario Newari
Il 7 sarà la volta di Bhai Tika.In questa giornata le sorelle benedicono i fratelli ponendo sulla loro fronte la tika. In cambio i fratelli elargiscono piccole somme di denaro.
Preghiera per la felicità e la prosperità in una dimensione naturale  e animale. Interessante anche la preghiera alla montagna, considerata viva e benevola.
Non può mancare la nota dolce: in questi giorni si mangiano delle ciambelline  zuccherate buonissime…ma altamente caloriche! Per il lungo inverno c’è bisogno di sostanza, bando alle diete!
Auguri a tutti gli amici nepalesi,  indiani e bangladesi!

venerdì 15 ottobre 2010

Nepal: applausi di congratulazioni e fischi di disapprovazione

Un paese: due volti. Secondo i dati emersi durante il Millennium Development Goal Award, l’incontro newyorkese dell’Onu sulla povertà, il Nepal sarebbe il primo, tra 49 paesi interessati al progetto, a distinguersi nella lotta contro la mortalità  materna, scesa del 50 %. I successi si devono all’impegno del governo e delle Ong straniere, all’innalzamento  dell’età per le gestazioni e ai piani di prevenzione e informazione igienica diffusi in tutto il paese.

Nello stesso paese  i contadini muoiono di fame, sono costretti a lasciare le loro terre, a spostarsi verso la città. La mancanza di risorse idriche, paradossale in un territorio come quello nepalese, è causata dalla cattiva distribuzione dell’irrigazione, alla mancanza di fondi per attuare piani di rivisitazione morfologica e all’accanirsi di alluvioni e siccità. Questi fenomeni sono dovuti al cambiamento climatico che sta interessando le zone himalayane così come il resto del mondo. Dalla fine di quest’anno si renderà più attivo un progetto, già sponsorizzato  dall’ Alliance of Mountain Countries, che  vede il Nepal come paese guida. Si tratta del Saving the Himalayas (qui le immagini di quello che sta accadendo). Alla fine del 2009 c’è stata anche una manifestazione a Copenaghen (qui le immagini) per sensibilizzare l’opinione pubblica  verso una minaccia imminente che riguarda i nepalesi e il mondo intero. Quello himalayano è un patrimonio naturale inestimabile che va preservato a qualsiasi costo.

Ma l’impegno dimostrato in campo sociale è naturalistico non è sicuramente quello applicato in campo politico.
Sono passati quasi 4 mesi dalle dimissioni di Madhav Kumar e ancora non si è riusciti ad eleggere un nuovo Premier.
Prachanda esce di scena mentre il candidato, Ram Chandra Poudel, del Congress Party, non riesce ad imporre la sua candidatura. I tempi stringono, i nepalesi sono stanchi. Nel clima di festa di Dashain non si pensa alla politica ma alcuni borbottano sottovoce  che sarebbe meglio se si tornasse alla monarchia abbandonando lo stato laico.
Forse un’alternativa più moderata sarebbe quella di un governo di consenso  eletto dal popolo, così da accentuare il carattere democratico che il paese si è dato da 2 anni a questa parte.
Ma i nostalgici della monarchia non sono riusciti ad impedire la non partecipazione dell’ex re Gyanendra alla  benedizione della Kumari, la dea-bambina. Il fatto ha dell’incredibile se si considera che la Kumari è la dea protettrice della famiglia reale. Il rito si svolge ogni hanno e coincide con una festività hindu-buddista legata a Idra, al raccolto e alla fertilità.



Ma l’evento più vergognoso (video) è sicuramente l’ostacolo alle elezioni del governo tibetano in esilio svoltesi, anche in Nepal,la settimana scorsa. I tibetani erano chiamati al rinnovo del Parlamento ma l’esercito nepalese ha confiscato molte delle schede elettorali facendo prepotentemente irruzione nei seggi elettorali.
Dopo l’ascesa dell’  Unified Communist Party of Nepal e del Unified Marxist–Leninist, i ventimila tibetani residenti nella valle di Kathmandu non hanno vita facile.

E’ ancora vivo il ricordo dei pestaggi in occasione delle Olimpiadi di Pechino del 2008. I monaci venivano malmenati a pochi kilometri dal centro pulsante di Kathmandu.
Questi episodi sono una negazione della strada democratica che il Nepal finge di star intraprendendo


giovedì 14 ottobre 2010

Usa e India: la logica del potere e il terrorismo economico

Rusdhie confronta India e Italia attraverso due forme di potere del passato. A. Rroy ( L'Impero e il vuoto. Conversazioni con David Barsamian, Guanda, 2004) riflette dialetticamente sui nuovi "Imperi" accostando, quasi impercettibilmente, Stati Uniti e India.
Dove risiede oggi il vero Capitalismo?
Quanto si discosta la Globalizzazione dal Colonialismo?
Quante forme di terrorismo esistono?
Quanta  responsabilità hanno coloro che si sentono sfruttati? E i governi che li rappresentano?
La Roy pensa ad Alta voce. Una sorta di intervista-monologo!
Attacca il terrorismo economico e la globalizzazione sfrenata. In India tutto questo ha varie facce. Uno sguardo critico spetta anche al comunalismo degli ultimi decenni.
Ma la polemica costruttiva e intelligente è rivolta anche verso le multinazionali, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale che finanzia assurdi progetti di dighe in India. Uno spreco di denaro che provoca danni ambientali, povertà e scarsissimi risultati a paragone delle aspettative: un esempio la valle del Narmada e i suoi assurdi progetti.

L'Impero per eccellenza è quello americano. Gli Usa sono in realtà l'espressione di un popolo sospettoso, isolato e competitivo; un paese che vive isolato e aggredisce per paura di essere aggredito.

Ma il potere malato è anche all'interno dell'India.
Le logiche di intolleranza e razzismo serpeggiano anche nel subcontinente; attraverso lo Shin Seva, l'RSS e VHP espressioni del comunalismo e della lotta anti islamica.

Anche in India, come in America, l'Impero cerca un capro espiatorio. Una vittima parzialmente colpevole da attaccare preventivamente o da usare come responsabile di tutti i mali. Non è l'Afghanistan degli Usa ma il Pakistan!

Veri e concreti sono gli episodi di terrorismo. Dagli anni 90 in poi la violenza avanza anche in India. Ma il modello in risposta alla violenza è quello altrettanto violento.

Il potere crea i presupposti per giustificare il suo agire.
L'uso della violenza repressiva o accusatoria giustifica una violenza presunta o data come certa. Spesso non si ha tempo di verificare.

Il potere non vuole sapere o cercare la verità perchè pensa di conoscerla.

Il potere si sente comunque legittimato e istiga odio e vendetta così  come è insito nella natura umana, quella natura che l'umanità ama definire così per giustificare le proprie azioni.
Allora diventa lecito anche il massacro musulmano nel Gujarat nel 2002 o la strage sikh a Chittisingh-pura nel 2000

Pochi giorni fa il Times of India ha pubblicato un articolo in merito alla questione del terreno conteso tra indù e musulmani nella città di Ayodhya. Il tribunale di Allahabad ha deciso che lo spazio, dove fino al 1992 sorgeva la moschea di Babri, sarà diviso tra le due comunità. A quanto pare il ricorso è quasi scontato.

E' interessante la coincidenza in merito al tribunale di Allahabad, lo stesso che negli anni settanta ha accusato Indira Gandhi di illeciti elettorali. Da quell'episodio si aprì l'era del Governo autoritario del Congress

venerdì 8 ottobre 2010

Nepal: Happy Dashain!


Oggi in Nepal (e in altre zone dell'Asia come India e Thailandia) comincia Dashain, una festa hindu molto importante, forse al pari del Natale cristiano, che dura per piu' di 2 settimane. In realta' ci sono molti e diversi nomi per questa ricorrenza: Dasara, Bada Dashain, Vijaya Dashain, Durga Puja: tutti identificano il giorno della vittoria sui demoni.
Una storia riferita a questa vittoria e' evocata nel Ramayana. Ram sconfigge Ravan solo dopo aver invocato Durga. Si tratta del trionfo del bene sul male. Durga e' la dea madre. Colei che porta fortuna e luce, oltre che vita: la distruttrice della morte.
La regina incondizionata di questa festa e' Durga.
I pimi nove giorni (nawa ratri) sono quelli piu' importanti ed evocano lo scontro tra Durga e il demone Mahisasur, in forma di bufalo. La vittoria sulle forze demoniache, simbolizzata dalla luce, viene evocata negli ultimi 5 giorni.

Cosa succede in Nepal in questi giorni?
-Praticamente si ferma tutto: qualsiasi attivita'. Dieci giorni di puro relax e riposo nei quali ci si ricongiunge con i cari e con gli dei.
-Ovviamente si prega intensamente, si visitano templi e si fanno molte puja collettive e familiari.

Si e' soliti, come per il Natale, scambiarsi doni. L'articolo piu' gettonato e tradizionale e' il vestiario: gli abiti nuovi sono utili e simboleggiano la veste nuova dell'anno che sta per aprirsi, una nuova stagione dopo il monsone, quella dei raccolti, che ci si augura sia ricca e prospera.
Il governo nepalese assicura un salario aggiuntivo in occasione di questi acquisti extra, un equivalente della nostra tredicesima.

La tradizione culinaria vuole la sua parte. Per questo evento il consumo di carne aumenta esponenzialmente in Nepal. Un bene di lusso durante il resto dell'anno. Anche quest'usanza ricorda la nostra antica tradizione contadina.
Gli animali, capretti, bufali, polli o anatre, vengono solitamente acquistati vivi in qualche importante bazaar come Kalanki e Bag, per poi essere sacrificati in casa o al tempio: l'importante e' che si tratti di un'esperienza condivisa a livello familiare o comunitario. Il momento della preparazione della carne, che puo' durare anche 3 giorni, e' di estrema aggregazione e condivisione. Ma i piu' moderni e impegnati preferiscono comprare le pietanze carnivore direttamente dal macellaio!

A Dashain, come a Natale, ci si reicontra: si visitano familiari e amici vicini e lontani. Molti dei nepalesi che vivono a Kathmandu o all'estero, si sforzano di tornare nei loro villaggi di origine per ricongiungersi con con quel nucleo originario che la necessita' e la poverta' hanno tristemente sciolto. Trovare i biglietti di Aerei, e autobus non e' affatto facile!

L'incontro con familiari e amici e' suggellato con un augurio di bona fortuna, la tika, il segno rosso che la tradizione hindu vuole posto da una persona cara in fronte, nello spazio tra gli occhi. Il segno piu' importante e' quello dato dagli anziani ai giovani, dalla saggezza alla speranza nel futuro. Il caro pensiero deve essere simbolicamente accompagnato da un piccolo regalo monetario, di solito di piccola taglia, dalle 2 alle 20 rupie.


Come in molti paese asiatici e mediorientali, anche in Nepal i bambini fanno volare gli aquiloni. Quale miglior momento se non Dashain! Quando il celo e' tornato azzurro dopo il lungo monsone, l'umidita' sembra aver dato una tregua e il freddo ancora non e' giunto ad abbracciare tutta la valle di Kathmandu insieme alle sue vette vicine e lontane.

Accanto all'innocente gioco dei bambini c'e' anche quello meno lecito e pulito dei grandi: il gioco d'azzardo! Ovviamente non legale neanche in Nepal ma, alla fine il pokerino al tavolo verde del Natale lo facciamo anche noi! E non usiamo solo le la pasta a tubetti!

E se i cristiani fanno le cosiddette “pulizie di Pasqua, quello di Dashain e' il momento giusto per dare una spazzata DECISIVA in casa; alcune famiglie benestanti sono addirittura solite ridipingere totalmente le mura interne ed esterne della loro abitazione. Altri si limitano a decorare gli ingressi e il colore prevalente, ovviamente, e' il rosso.. In realta' queste pulizie hanno un significato religioso: la Devi entrera' piu' volentieri in una casa ben tenuta e agghindata, cosi' potra' portare piu' fortuna e prosperita'.

Oggi si celebra Ghatasthapana, la cerimonia del vaso. Un contenitore di argilla o terracotta viene messo in una stanza, riempito di acqua che rappresenta Durga, e coperto con sementi. Il vaso deve essere illuminato direttamente dal sole e posto a terra in un rettangolo di sabbia. I bramino, o il capo famiglia, visitano la stanza tutti i giorni. Le onne sono invitate a stare alla larga, cosi' come nelle cerimonie funebri. Si aspetteranno 15 giorni e la fine della festa che dovrebbe coincidere con il germogliare dei “Jamara”, i filamenti gialli che simbolizzano il raccolto che sta per arrivare.

Tra poco piu' di una settimana, l'ottavo giorno, sara' la volta di Maha Asthami, il giorno dei sacrifici animali in onore di Kali. I vegetariani e animalisti detestano questo giorno sanguinario!

Giornate intense attendono i nepalesi. Tanti Auguri!

venerdì 1 ottobre 2010

Commonwealth e Moghul: i limiti del potere dall'India all'Italia!

Chi, dopo aver passeggiato per Fatephur sikri, la città fantasma vicino Agra, antica sede dell’impero Moghul, non ha immaginato, anche solo per un attimo, il suo antico splendore?
Mentre il mondo si indigna per il ritardo e la sporcizia indiana in occasione degli imminenti Commonwealth Games, ricordiamo  con profondo rispetto e ammirazione la grandezza di una dinastia che in quella terra, in un tempo ormai lontano, seppe creare un impero grandioso e indimenticabile, quello Moghul.
Mentre le voci si rincorrono e mostrano lo scempio di un paese che corre verso il progresso ma che non riesce a stare dietro alla sua stessa corsa, ci può far bene fermarci e assaporare quella parte d’India che continua ad essere positiva.

Salman Rushdie, ancora una volta, racconta l’India attraverso il “realismo magico” e lo sguardo di chi conosce “il realismo crudo” del suo paese.
Nell’Incantatrice di Firenze si rincorrono narrazione e storia. Due poteri a confronto, quello Moghul e quello della Firenze rinascimentale.  I personaggi appartengono alla fantasia così come alla storia raccontataci a scuola; la storia vera, fatta di date, luoghi ed eventi. Ma le storie sono apparentemente lontanissime, nello spazio e nel tempo: la corte  del Moghul Akbar e quella dei Medici da Lorenzo il Magnifico fino a Lorenzo II Medici. Ogni personaggio ha la sua storia da raccontare fatta di amore, magia, bellezza e potere.  Ogni storia ne contiene un’altra in un gioco di scatole cinesi che coinvolge e incuriosisce. Chi sa narrare una storia, come  il “biondo fiorentino” alla corte dell’imperatore, o come lo stesso Rusdhie, ha salva la vita , nutre una civiltà, o può contribuire a distruggerla. Dipende da quanto la storia appare credibile agli ascoltatori-lettori.

La tradizione indiana è sempre stata profondamente legata al racconto, sia esso mitologico, religioso o letterario. Le atmosfere delle Mille e una notte si rivivono anche in quest’ultimo romanzo di Rushdie. La novità sta però nell’intreccio con la tradizione italiana; un intreccio a volte un po’ forzato e storicamente inversosimile. Chi ama Rushdie è pronto anche a questo, anzi, ne è anche deliziosamente coinvolto.
Forse l'autore non inventa poi tanto quando accosta gli italiani agli indiani. Quanta è stata la nostra grandezza? Quanta la grandezza del passato? Questo bizzarro accostamento risulta intrigante.  Lorenzo il Magnifico, Giuliano de Medici, Machiavelli, Doria, Colombo, Pico della Mirandola, Savonarola non sono poi così diversi  da Akbar il Grande, suo figlio Selim, gli scià di Persia e i loro eserciti. Antonio Franchini accosta più volentieri gli indiani ai napoletani. Forse per gli episodi legati ai giochi del Commonwealth il contronto è più pregnate.
Si vive  e si lotta per il potere, per l’amore, per il sesso, per la gloria e per l’onore. Si può essere grandi e si può fallire. Nessun grande potere è perfetto.  Non è stato così in passato così come non lo è oggi. Se è fallito lo splendore delle corti italiane può fallire anche un “disegno democratico” oggi! Se è fallito l’impero di Akbar il grande, può fallire anche l’organizzazione dei giochi olimpici in un paese che, nonostante tutto, sta vivendo una seconda fase di progressiva grandezza.
Akbar vede morire il lago che dà vita a Fatepur sikri; con esso la città perisce e la responsabilità non può che essere dell’mperatore. L’errore  genera sconforto. Ma Akbar è consapevole dei suoi errori e sa che può risorgere e migliorare. Nessun gran potere è infallibile e perfetto: non lo era quello Moghul o mediceo;  non lo è quello dell’India attuale speranza del domani, come non lo è quello italiano o quello inglese che tanto si indigna!!!!!!!!
Chi  sbaglia sa ripartire.  Ma la storia da raccontare deve essere dignitosa: India,  riscatta te stessa in nome di quello che sei stata e di quello che PROTRESTI ESSERE e ti accingi ad essere!


martedì 21 settembre 2010

Il Nepal visto dall'India

A 35 gradi, immersa nell’umidità monsonica, mentre mi stupivo (neanche poi tanto) per il terribile ritardo dei giochi del Commonwealth a Delhi, il Nepal arrancava nel tentativo di redimere una situazione politica oramai al limite.
Dall’India l’informazione è rapida, diretta. Sono tanti anche i nepalesi che vivono nella capitale indiana o cercano fortuna a Varanasi, al limite tra sacralità e sopravvivenza. Il sorriso rispetto al loro paese rimane comunque inalterato: “Nepal is my beutifull land!”
Ma mentre sorridono il Parlamento fallisce per l’ennesima volta l’elezione del nuovo primo ministro.
Come può un paese senza una politica portare avanti progetti di sviluppo economico?
Quanto può essere efficace un governo ad interim rispetto alla gestione dei fondi Onu?
Nonostante ci siano tre partiti disponibili, Nepali Congress (NC), United Marxist-Leninist (UML) e Unified Communist Party of Nepal-Maoist (UCPN-M), nessuno ha i numeri per governare.

L’ombra della guerra civile aleggia ancora sul paese, non solo attraverso gli ex guerriglieri, le polemiche che ha suscitato la proposta del loro assorbimento e il conseguente crollo del governo. La polemica è giunta forte anche verso la smisurata produzione di armi.
Religions for Peace e GlobalYouth Network hanno promosso recentemente una campagna contro il proliferare di tale condizione: la violenza genera violenza! Il monito alla pace, e la raccolta di un milione di firme da inviare all’Onu, arriva dai capi  della maggiori religioni presenti sul territorio,
Kesab Prasad Chaulagain (indù), Nazrul Hussein (musulmani), Nun Guruma (buddisti), Narendra Pandey (bahai) e Naman Upadhyaya ( jainiti).
La guerra civile ha causato morte  (quasi 13.000) e ha fatto scomparire migliaia di persone delle quali, dal 2006 ad oggi, non  si ha più traccia. La responsabilità dei maoisti, diretta o indiretta che essa sia, è innegabile. Ma tutto rimane impunito. A fine Agosto si è anche celebrata la Giornata mondiale degli scomparsi!
L’Onu, che avrebbe il compito di monitorare il processo di pace tra esercito e guerriglieri maoisti (Unmin), manifesta perplessità verso il processo stesso e i suoi protagonisti. Forse l’Onu dimentica la differenza  scottante tra un esercito regolare e un gruppo di guerriglieri che per di più, dopo essere stati assoldati per un’assurda guerra, sono stati abbandonati a loro stessi.

Di buono, i maoisti, hanno sicuramente lasciato lo sviluppo del turismo; anche se gli aerei di linea  esplodono in volo trasportando trekkers a Lukla.
Forse le speranze  di cambiamento sono quelle che i nepalesi hanno affidato a Bhumika Shrestha il\la  politica\o  trans gender  ventitreenne eletto\a al seggio per l’assemblea del Congress che dovrà provvedere a riorganizzare il Comitato centrale del partito. Una più spiccata sensibilità è forse quella che ci vuole per vedere la situazione  politica attraverso più punti di vista! Almeno Bhumika Shrestha lotta per le minoranze, e la sua voce si fa sentire! E poi dicono che il Nepal sia un paese rimasto ancorato ad “un’antica e decontestualizzata religiosità!”

Quello che dovrebbe essere un paese “ortodosso” chiede invece la laicità dello stato e lo fa in occasione di una festa hindu importantissima: Teej. In questa giornata, celebrata l’11 Settembre scorso, le donne, rigorosamente vestite di rosso, invocano la benevolenza di Parvati, la paredra di Shiva. Il mito racconta che “la figlia della montagna” prima di riuscire a sposare Shiva, lo amò follemente per centinaia di reincarnazioni dandogli costantemente dimostrazioni del suo sentimento digiunando per giorni interi fino a convincerlo a chiederla in sposa. Da quel giorno ogni richiesta fatta a Shiva  da parte di una donna durante Teej, deve essere ascoltata!
Ci auguriamo che le donne nepalesi, se pur premurose verso la salute dei loro mariti e innamorati, abbiano richiesto anche quella di uno Stato, di una Repubblica che, al momento, stenta a partire con il piede giusto!

lunedì 20 settembre 2010

Tornando.....

Tornando ci si accorge che quello che si è lasciato può non essere poi così lontano.
Un'estate più vicina all' universo che amo esplorare mi ha fatto impugnare una salda lente di ingrandimento.
Gli eventi, i luoghi, i personaggi più vicini. Le dinamiche più chiare.
Complici le parole, dal vivo, di chi vive la sua vita in Asia, tutto l'anno.
Complice, non meno utile, la stampa locale: più aggiornata, diversificata e di facile reperibilità.
Al più presto condividerò tutto questo

venerdì 9 luglio 2010

Buone vacanze





Stanca di un'Italia "povera" e ignorante torno in Asia.Vado qui.
Ci vediamo a settembre

giovedì 1 luglio 2010

Nepal: punto e a capo........





Madhav Kumar Nepal si dimette dopo più di un anno di governo.
L’opposizione maoista rischiava di compromettere troppo seriamente il rischio di una guerra civile
Le dimissioni sono dovute, a detta del premier, alla condizione di un paese ancora “indeciso politicamente”.
Comunque sia ULM che i Maoisti sono pronti dietro l’angolo mentre il Congresso sembra latitare.
La Costituzione appare sempre più un miraggio.
Quanto tempo dovrà passare ancora prima di vedere una svolta?
Le elezioni entro l’anno sembrano alquanto improbabili.
Nel frattempo il paese barcolla tra il caldo umido dei monsoni, meno potenti rispetto a qualche anno fa, e un aumento esponenziale della povertà.
Qualche nepalese si consola con i Mondiali di calcio ma, ahimè, anche in questo caso non tutto fila liscio: i blackout elettrici non assicurano la godibilità sportiva!

mercoledì 2 giugno 2010

Notizie dal Nepal: Costituzione e Maoisti


Dopo la proroga di un anno concessa alla Costituente il 28 maggio il paese continua a vacillare.
Nonostante l'accorato appello de segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon verso un sano equilibrio politico la situazione rimane tesa.
Il primo ministro Madhav Kumar Nepal aveva promesso le dimissioni se si fosse arrivati ad un accordo per quanto riguarda i lavori della Costituzione.
Le dimissioni pero' hanno un prezzo: ancora una volta torna, come nel maggio del 2009, la richiesta del premier sul disarmo degli ex guerriglieri maoisti nonche' la restituzione dei territori sottratti ai civili durante i 10 anni di guerra civile.
Gli accordi verso la formazione di un nuovo governo, dopo le dimissioni di Nepal, prevedono la partecipazione degli ex ribelli maoisti saliti al potere nel 2008.
Il reintegro degli ex guerriglieri nell'esercito regolare richiesto da Prachanda, leader maoista, era stato uno dei motivi scatenanti della crisi di governo dello scorso anno.
Se entro domani il premier non si dimettera' i maoisti, primo partito in Nepal, minacciano nuovi disagi e scioperi simili, se non superiori, a quelli che hanno bloccato il paese all'inizio di maggio.
Proprio il 28 maggio il paese ha festeggiato i 2 anni di Repubblica e il Presidente ha chiesto pace e collaborazione. Mentre i fondamentalisti indu' richiedono il ritorno della monarchia, i lavori della Costituente si protraggono. Il progetto della Costituzione del popolo prevede un presidente all'esecutivo e un Parlamento democratico composto da un'unica camera rappresentante i 12 stati federali.

lunedì 24 maggio 2010

Nepal esplosivo


Mentre i media si interessano all’assurda impresa del tredicenne che ha scalato l’Everest, in Nepal arriva il primo avviso del monsone e la situazione politica si fa sempre più tesa. Sabato pomeriggio è scoppiata una bomba davanti alla sede dell’Assemblea Costituente. Ricordiamo che i lavori per la preparazione del testo sono scaduti ieri, 24 maggio anche se si prospetta una nuova data, il 28 maggio. La bomba, esplosa intorno alle 5 del pomeriggio, non ha causato vittime. La polizia ho trovato un ordigno simile, fortunatamente non esploso, nei pressi della sede governativa.
Il gesto terroristico è stato rivendicato dal Dynamic Youth Forum, un movimento di insurrezione giovanile fino a questo momento poco attivo nel paese.
Il governo del Nepal, appoggiato da una quindicina di formazioni politiche, è sottoposto alla pressione del Partito comunista del Nepal (Ucpn, maoista), che è il più importante del Paese e che attualmente è all'opposizione, sembra non essere in grado di superare questa empasse politica. Gli scioperi dell’inizio del mese hanno solo creato disagi alla popolazione avvicinando il rischio di una possibile guerra civile.
Il ricordo italiano va agli ani della Resistenza, al momento in cui l’idea di Repubblica era lontana e la Costituente doveva ancora venire alla luce. In quegli anni Togliatti capì che era necessario mettere da parte le marcate differenze ideologiche e politiche, che era necessario, per il paese, avviare un governo di unità nazionale.
La situazione del Nepal è senza dubbio più complicata ma ci auguriamo di poter desiderare anche per il paese himalayano una futura intesa che appiani momentaneamente le divergenze per costruire quella democrazia che oggi appare tanto lontana.
Nel clima di indecisione politica che ha portato la Repubblica si fanno avanti i nostalgici della monarchia, sopratutto i fondamentalisti indù. I movimenti ultraortodossi si riuniscono in questi giorni in India, in un meeting internazionale organizzato dallo Shiva Sena e dalla World Hindu Federation.

venerdì 21 maggio 2010

La letteratura indiana da Torino a Venezia


La letteratura indiana sbarca a Venezia dopo il nutrito interesse accordatogli a Torino. Ospiti di Incroci di civiltà, autori emergenti e accreditati dal pubblico italiano.
Alka Saraogi e Tishani Doshi hanno aperto il "mosaico" indiano presso l'Auditorium di Santa Margherita. Due autrici profondamente diverse, sotto vari punti di vista.
I romanzi di Saraogi sono tra i pochissimi in lingua madre tradotti in italia.
Tishani Doshi è una nuova scrittrice emergente che dopo il recente romanzo pubblicato da Feltrinelli, Il piacere non può aspettare, deve ancora maturare come intellettuale, se mai sarà questa la sua più adeguata attitudine nella vita.Vi consiglio di guardare il suo sito web perchè ne vale veramente la pena!!!!!!!!!!!!
Due scrittrici diverse dunque. Accomunate da un tema.Quello del viaggio. Il viaggio dei romanzi di Saraogi è quello di una nazione, del desiderio della classe media di emergere a guadagnare un'adeguata posizione all'interno di un'India che si sta formando. Ma il viaggio in Bypass al cuore di Calcutta è anche quello all'interno di una famiglia, all'interno della sua quotidianità e allo stravagante punto di vista di un personaggio che trova in una follia disincantata, la prospettiva adeguata per osservare la sua storia e quella del suo paese.
Le parole di Saraogi sono quelle di una scrittrice consapevole, che conosce il suo paese e sa identificarne i limiti.
Il viaggio di Doshi è quello tra India e Galles, tra Occidente e Oriente, tra il bisogno di ritrovare ciclicamente il legame con il proprio paese di origine e il desiderio di conoscere il diverso. Con un linguaggio delizioso e accattivante, Doshi ci fa entrare all'interno dei sentimenti più semplici ed essenziali, quelli familiari e amorosi. Il piacere a varie tonalità: è la ricerca di qualcosa che scalda, che consola, che appaga e rassicura.Il viaggio sembra non concludersi mai. Il ritorno è verso quel posto che chiamiamo "casa" perchè in esso ci troviamo a "casa".La fine sicura del viaggio è quella all'interno di un mondo interiore che ha in sè l'India e il Galles, luoghi vicini e lontani nello stesso istante.
Voci giovani e voci mature. Nuove esperienze e ricordi del passato: due autrici diverse alle quali si chiede, con voce unanime, di essere portatrici del loro paese!
La letteratura indiana è fiction ma può essere anche realtà! Le strade, i volti, le relazioni, gli intrecci, sono lo specchio di un popolo, lo specchio di civiltà che si incrociano (Incroci di civiltà!).E allora? Perchè no? Perchè meravigliarsi se un pubblico curioso vuole conoscere i legami tra scrittura e vita, tra pagine e strade, tra parole e società!

Di Vikram Seth, autore noto a tutti gli amanti della letteratura indiana, compagno di lunghe serate nel PurvaPradesh attraverso le 1600 pagine del suo Ragazzo giusto, non si può dire che una cosa: brillante!
Cosmopolita, poliglotta, artista eclettico e plurigenere, Seth ha conquistato il pubblico veneziano. Si, veneziano. Perchè Seth ama Venezia, la visita spesso e ne apprezza la decadenza, la confusione, gli odori, l'arte, i paesaggi, gli scorci.
In uno dei suoi romanzi più celebri, Una musica costante, si scorgono piazze a campielli della città lagunare. L'attenzione dell'autore arriva fino a Torcello, attraverso una squisita descrizione della Basilica di Santa Maria Assunta scritta tutta in monosillabi.
Seth sorprende il pubblico veneziano per la sua semplicità, per il rifiuto di quella dimensione intellettuale altisonante con la quale si vuole spesso vestire gli autori, per la sua ironia e la sua estrema intelligenza e sagacia. Seth sorprende i veneziani parlando in dialetto veneto, ripercorrendo gli itinerari della città che ama di più, gli stessi che amano i veneziani, quelli popolari, meno conosciuti, meno caotici e turistici.
L'indiano lontano dagli esotismi e dalle spezie sorprende anche gli italiani e la loro cultura letteraria: ama Leopardi e mostra di comprenderlo profondamente; ne apprezza la chiarezza poetica e il romanticismo melanconico, la forza e l'intensità ma, allo stesso tempo, mette in guardia dal facile binomio "melancomia=pessimismo".
Un artista non è solo un romanziere. Seth, romanziere e poeta, sorprende il pubblico sorseggiando vino e descrivendo il suo rapporto con l'arte, il suo amore per la poesia e e la scultura, il suo rapporto con la materia, con il fuoco, con la forma, con il movimento.
Ai veneziani piace anche il suo interesse verso il vetro soffiato e l'apparente "umiltà-umoristica-scanzonata".
Ma il Seth che più sorprende è il poeta, quello di poesie come Earth o Fire, lette in italiano e declamate in inglese con una passione e un trasporto che è rintracciabile solo nei grandi artisti.
Ci lascia con un sorriso ed una promessa: La ragazza giusta, in Italia tra qualche anno. Il libro arriverà a deliziarci, questo è sicuro. Quello che non ci promette è lì'esiguo numero di pagine. A quanto ricorda, per il Ragazzo giusto, voleva scrivere una storia lineare di non più di 300 pagine ma poi, tra un bicchiere di vino e un viaggio di approfondimento, le pagine sono diventate 1600 e gli anni per scriverlo 10! A lui la scelta! A noi l'attesa e la futura, godibile lettura!

mercoledì 19 maggio 2010

Il ruolo delle donne tra India e Torino: oltre i romanzi..













Una piccola stanza aperta ad ogni tipo di interferenza da parte dei più di 300.000 visitatori di tutta la manifestazione. E'stato questo lo sfondo dedicato all'India, paese ospite del salone internazionale del libro di Torino. Molti i nomi importanti, i libri presentati e commentati, le conferenze e gli incontri.
L'India, paese spesso associato unicamente a Gandhi e alle spezie, sta entrando lentamente all'interno di un nuovo immaginario collettivo. Non ci stupisce dunque se Ambarish Satwik, autore di Il basso ventre dell'Impero, chiede direttamente al pubblico: "Cosa vi interessa tanto di noi indiani? del nostro modo di vivere, delle nostre religioni, della nostra sessualità?".
Forse le curiosità del giovane e malizioso Ambarish non sono state soddisfatte dal Salone di Torino.
Ma il pubblico era realmente interessato. Un pubblico selezionato e fedele, quello degli eventi legati all'India; un pubblico che rimaneva volentieri in piedi, pressato e infastidito dalle mille voci estranee dei visitatori di passaggio davanti al PUNTO INDIA.
Gli ospiti, con più o meno fama, sono stati pazienti anche nelle occasioni limite di spazio e organizzazione: microfoni non funzionanti, traduttori che reinterpretavano liberamente (a volte cambiando le trame dei romanzi)o che si addossavano fisicamente agli autori per parlare al microfono, moderatori delle conferenze che non avevano letto il libro da presentare o si dimostravano scortesi con il pubblico che interveniva. Anche questo è Torino....
Tra le tante conferenze sono emerse prospettive interessanti: quella del rapporto con il potere, delle grandi megalopoli indiane ricche di ricchezze, miseria e contraddizioni e, non meno importante, quella delle donne.
Le donne indiane di Torino sono autrici emergenti come Tishani Doshi (Il piacere non può aspettare )e
Anuradha Roy (autrice del suo primo romanzo per Bompiani, L'atlante del desiderio) o già note al pubblico italiano, come Namita Devidayal (La stanza della musica)o Anita Nair,Radhika Jha ( L'odore del mondo e Il dono della dea), Anita Nair e Shobhaa Dé.
Autrici sicure e determinate.
L'idea che ci si costruisce di alcuni personaggi di un libro viene spesso smentita dai loro stessi inventori. R.Jha e A.Roy non definiscono infatti i loro personaggi femminili, espressioni della moderna India in continua evoluzione. La figura energica delle donne del villaggio descritte nei loro romanzi non è metafora universale di una nuova donna indiana che, in qualsiasi contesto, riesce ad emanciparsi ed affermare se stessa. Nessuna eco metaforica della nuova legge che vedrà, nell'India dei prossimi anni, il 33% del seggi del Parlamento assegnato di diritto alle donne. Le donne di Jha e Roy sono dunque, a loro stesso dire, solo donne non istruite ma molto forti. Con un po' di amaro in bocca preferiamo immaginare la possibilità di un riscatto generico e vincente che forse può trovare più spazio nell'onda rosa di Sampat Pal. Nel nuovo testo pubblicato da Piemme, Il sari rosa, un gruppo di donne, la Pink gang, porta avanti un movimento che dalle campagne, difende energicamente i diritti femminili.
Per quanto più acerba e tragica, la prospettiva femminile indiana presentata da Carlo Buldrini con Nel segno di Kali, sconvolge lo spettatore e fa riflettere.
Le parole del premio Nobel per l'economia A.Sen sono più che mai attuali e veritiere: "Qualsiasi cosa dici dell'India... è anche il suo contrario". La donna indiana è quellaforte e poco istruita dei romanzi di R.Jha; è quella griffata e sfacciata di Shobhaa Dé, è quella determinata e combattiva di Sampat Pal, ma è anche quella di cui ci parla Boldrini. Una donna che manifesta tutte le contraddizioni dell'India, che arriva ai vertici del potere ma che, ancora oggi, nel 2010, viene discriminata.
La diseguaglianza femminile indiana è quella della "natalità" (con gli aborti selettivi) e della "sopravvivenza" (con la malnutrizione e la preclusione all'istruzione). Nella prospettiva sociale e antropologica di Baldrini la donna indiana non è "un personaggio" da costruire, più o meno rispendente alle metafore economico-sociali che ognuno di noi può creare. Kali, la dea contraddittoria come la stessa India, la dea che crea e distrugge, nutre e uccide, è espressione di una donna che, pur non essendo personaggio, è rinchiusa all'interno di ruoli precostituiti, quelli di figlia (della quale liberarsi, sulla quale non si può contare per l'avvenire; per la quale la famiglia dovrà spendere una fortuna per la dote), di moglie e di madre (preferibilmente di un figlio maschio).
Ma l'India di Torino non è solo femminile.
Ci piace ricordare la simpatia di Swarlup, la dolcezza di Indra Sinha, la determinazione e la coerenza di Tarun Tejpal,l'ironico e crudo sarcasmo di Kiran Nagarkar e in fine, perchè no, la profondità dello sguardo di Altaf Tyrewala.
Anche questa è India..........

lunedì 10 maggio 2010

L'india a Venezia: incroci di civilta'




Come ogni anno si avvicina l'appuntamento con il festival veneziano della letteratura. E' ormai risaputo e scontato il legame tra la citta' mercantile con il mondo orientale. Oggi sono scomparsi i mercanti mori e le spezie alla Dogana ma la citta' continua a manifestare interesse attraverso la presenza della Facolta' di lingue orientali e eventi come quello di queste settimane.
Il festival comincia la prossima settimana, potete leggere qui il programma

www.incrocidicivilta.org

Tra gi ospiti ci saranno:
Héctor Abad, André Aciman, Hoda Barakat, Tishani Doshi, Marcello Fois, Antonio Franchini, Jennifer Johnston, Randal Keynes, Alberto Manguel, Anthony Phelps, Yu Qun, Alka Saraogi, Tiziano Scarpa, Vikram Seth, Masahiko Shimada, Mikhail Shishkin, Ko Un, Fariba Vafi, Zhu Wen, Zoë Wicomb, Jeanette Winterson, Hong Ying

E' da segnalare

20 maggio ore 15:00
Auditorium Santa Margherita
Mosaico india
Tishani Doshi
Antonio Franchini
Alka Saraogi
conversano con
Anna Nadotti


20 maggio ore 18.00
Teatro Malibran
Il ragazzo giusto
Vikram Seth
conversa con
Gregory Dowling e Marino Sinibaldi

Per oggi invece segnalo l'evento preparatorio

L'India contemporanea nello specchio della narrativa contemporanea a cura di Marco Zolli presso la Biblioteca di servizio didattico Zattere, Dorsoduro 1392 ore 17.30, Ingresso Libero

Questi autori saranno presenti anche a Torino in occasione del della Fiera del Libro in programma per questa settimana........quest'anno l'India e' il paese ospite

www.salonelibro.it

domenica 9 maggio 2010

Notizie dal Nepal: Aggiornamenti dai bandha


Prachanda ha sospeso momentaneamente lo sciopero. Chiede pero' insistentemente la dimissione di Nepal e la fine dei lavori per la nuova Costituente. Nei giorni scorsi gli scontri sono stati duri tra maoisti e oppositori. Il rischio palese e' quello di una guerra civile. Due giorni fa Prachanda ha dichiarato che non e' sua intenzione arrivare a cio'.
Nel frattempo nella capitale il prezzo del riso e degli ortaggi e' quintuplicato. Fino a ieri si poteva uscire solo per due ore al giorno, dalle 6 alle 8 di sera. Molti negozi comunque hanno deciso di tenere comunque tutto chiuso cosi' i civili hanno avuto problemi per il semplice approvvigionamento essenziale. Solo questa mattina e' stato concesso il rifornimento di 200 tonnellate di verdure nella Valle di Kathmandu e il prezzi hanno cominciato a scendere.
La Farnesina sconsiglia le partenze e le ambasciate straniere (tra le quali anche quella italiana a Delhi) sono in allerta.In realta' l'aeroporto internazionale di Kathmandu funziona regolarmente.
Fortunatamente i turisti bloccati a Pokhara sono riusciti a spostarsi con mezzi alternativi e a breve e' possibile che l'aeroporto venga riaperto.
Questa tregua e' apparente perche' oggi ci sono stati scontri tra maoisti e polizia a Maitighar!

giovedì 29 aprile 2010

Ancora Bandha (scioperi) in Nepal



Prachanda si fa sentire ancora. La situazione in Nepal non è affatto rosea. Ancora una volta viene richiesto l’inserimento degli ex guerriglieri nell’esercito regolare. Questa volta il capro espiatorio sono le scuole private. Soprattutto in città, sono numerose le scuole di natura privata che offrono un livello di istruzione che potremmo definire “superiore” alla media. Consci dell’eccezionalità del servizio, gli istituti hanno alzato e rette (di circa il 30 %) e ovviamente i maoisti sono intervenuti. Paladini della buona istruzione al “giusto prezzo”? Non direi. Comunque il rischio è, ancora una volta, quello di far cadere il governo.
Per il momento sono previsti scioperi ad oltranza a partire da sabato 1 maggio: che data simbolica! Ancora più simbolica se si considera che proprio un anno fa, il 4 maggio, Prachanda si dimetteva dal governo perché il presidente Ram Baran Yadav, timoroso del troppo potere dei maoisti, si rifiutava di integrare gli ex ribelli nell’esercito.
Quello delle scuole è ovviamente un pretesto, anche se valido, per lamentare situazioni per più cogenti: la mancata costituzione e il processo di pace in lenta evoluzione. Il partito comunista unificato (maoista) del Nepal (Ucpn-m) appare determinato, come al solito!
Gli ex ribelli, che hanno la maggioranza in parlamento, chiedono un governo di unità nazionale in grado di rispettare la scadenza del 28 maggio, data entro la quale deve essere completata la nuova costituzione
Lo sciopero in nepal, il bandha, è ben diverso da quello che conosciamo noi. Si ferma tutto..tutto..tutto: attività commerciali, servizi, ospedali, trasporti. La differenza, rispetto alle moderne democrazie occidentali, sta nel fatto che spesso e volentieri chi vi aderisc in un certo senso è “costretto” a farlo.
La capitale è in subbuglio. Tra nuvole di polvere che attendono il monsone, si preparano circa 400000 persone. Qualcuno mi dice che saranno di più, qualcuno di meno.
Gli amici nepalesi, anche lontani dalla capitale, si dicono preoccupati.