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giovedì 3 dicembre 2015

Quel difficile sincretismo indiano

Con l’elezione di Modi  come Primo Ministro e il BJP al potere, l’India sta vivendo una nuova ondata di forte pressione religiosa. Basta ricordare iniziative come la giornata internazionale dello Yoga, sostenuta pubblicamente dal governo nel giugno di quest’anno (Modi  stesso ha praticato le principali asana insieme ad altre 35.000 persone sul Rajpath di Delhi) o il recente inasprimento delle ammende contro coloro che mettono a repentaglio l’esistenza di gaumata, la vacca sacra della religione hindu tutelata dalla Costituzione.
Il clima di intolleranza e tensione ha recentemente riguardato anche il mondo del cinema. Dopo gli atti terroristici di Parigi è cresciuta la diffidenza verso la comunità musulmana. L’attore Amir Khan ha dichiarato di sentire la sua vita e quella della sua famiglia in pericolo. L’ipotesi di lasciare il paese per vivere in un posto più sicuro ha scatenato  proteste e insulti verso il famoso attore. Alcuni gruppi estremisti hanno addirittura fatto una colletta per acquistare un biglietto aereo per lui e sua moglie. Volevano forse mandarlo su un altro pianeta come in PK, uno degli ultimi suoi film?
L’attacco all’attore è amplificato dal suo attivismo sociale. Recentemente ha infatti presentato uno spettacolo intitolato Satyamev Jayate (La verità trionfi da sola) nel quale polemizza contro il difficile sincretismo indiano degli ultimi mesi. Khan si è difeso invitando il paese a riflettere sul concetto di Anekantavada, l’amore, la sensibilità, la forza emotiva, l’integrità e l’inclusione che dovrebbero sorreggere l’India.  Recentemente anche un gruppo di scrittori ed intellettuali ha manifestato la propria preoccupazione.
La scorsa primavera l’attivista hindu Sadhvi Prachi del BJP aveva invitato la comunità hindu a non guardare film con famosi attori musulmani come Shahrukh Khan e lo stesso Aamir Khan. Gli eroi del grande schermo sarebbero accusati di aver sposato donne hindu, seguendo così il Prem jihad (l’amore jihad) secondo il quale la sposa verrebbe convertita forzatamente all’Islam.  
Le campagne di tutela dell’induismo erano cominciate già da qualche anno da parte del BJP, appoggiato dal RSS. Nel 2010 il Freedom religion act (che vieta le conversioni dall’induismo ad altre religioni) è stato esteso a numerosi stati. Il Chhattisgarh Freedom of Religion Act  del 2006 prevede multe fino a 20.000 rupie e il carcere fino a 3 anni per coloro che risultano essere stati protagonisti in conversioni forzate.
La Costituzione indiana del 1950  si dovrebbe basare su uno “stato laico” e un “socalismo reale” a carattere democratico. L’idea di Democrazia ha in sé l’idea di libertà. La libertà è quella di chi sceglie un Dio. Il divino è espressione della necessità umana di sentire una forza trascendente. I Veda ribadiscono più volte questa presenza:

“Ogni pollice di vita sulla terra è associato a qualcosa di divino. Noi perveniamo alla piena conoscenza soltanto quando ci rendiamo consapevoli del divino e delle sue manifestazioni in ogni tratto di terreno sul quale camminiamo”

venerdì 11 settembre 2015

Le caste ieri e oggi

Quando si parla di caste anche i più ignoranti pensano all’ India. Il termine casta significa “puro”  e viene definito per nascita, per jati. Chi appartiene ad una famiglia hindu appartiene anche alla sua casta, al suo varna, il suo colore.
Secondo il Manu smirti, l’Esposizione dottrinale del dharma attribuita al progenitore della stirpe umana Manu, le caste si sarebbero determinate dallo smembramento di Parusa, l’uomo primordiale, l’uomo cosmico che, recitano i  i Veda, fu sacrificato per dare origine al mondo manifesto. Le caste principali sono essenzialmente quattro.
1- I Brahmani sono l’emanazione della bocca di Parusa. A loro è affidato il potere della parola. Equivalgono generalmente alla  casta sacerdotale  e/o che detiene il potere politico. Hanno diritto di dare, ricevere, sacrificare, studiare e trasmettere. Genericamente praticano il vegetarianesimo. Il loro varna, colore di riferimento, è il bianco.
2-Gli Ksatriya sono l’emanazione delle braccia di Parusa. Rappresentano la nobiltà guerriera e sono destinati alla protezione del popolo. Il loro varna di riferimento è il rosso.
3- I Vaisya sono l’emanazione delle cosce di Parusa e corrispondono alla casta dei contadini e degli artigiani. Il loro varna di riferimento è il giallo
4- I Sudra  sono l’emanazione dei piedi di Parusa. Sono addetti alle mansioni più umili e il loro compito è servire per sempre.
Al di fuori di questa quadripartizione troviamo i fuori casta, gli avarna, detti anche dalit (oppresso) intoccabili o paria. Essi rappresentano circa il 24% della popolazione e comprendono genericamente le comunità tribali originarie, gli  adivasi, gli omosessuali, gli eunuchi, gli zingari, gli handicappati o coloro che hanno alterazioni mentali insieme a coloro che hanno malattie infettive gravi. Vengono inoltre considerati paria anche tutti i an-arya, nati fuori dall’India. Gli intoccabili hanno una serie di divieti e preclusioni come quella di entrare nei templi, portare i sandali davanti a coloro cha appartengono ad una casta alta, bere nello stesso contenitore di un brahmano e così via.
Il sistema castale è noto come vanashrama dharma o sistema dei quattro colori. In india ci sono circa 4000 caste e sottocaste. Solitamente si identifica l’appartenenza dal cognome paterno, ma tale sistema non è sempre valido.
I tratti distintivi dell’appartenenza ad una casta sono: l’endogamia, l’ereditarietà della professionalità, la commensalità espressa in norme e tabù. Ogni hindu deve rispettare la propria casta tramite l’osservanza (achara)  e avere sempre il giusto discernimento nell’agire ( vichara). Nascere in una casta inferiore è cansiderata una punizione per le cattive azioni, e dunque il cattivo karma, accumulato nelle vite precedenti. Se i sudra si ribellano alla loro condizione rischiano di peggiorare il ciclo del loro samsara, delle loro reincarnazioni: la loro condizione di svantaggio sociale potrebbe peggiorare nelle vite successive.
Dal 1950 l’India ha introdotto una legge (l’Articolo 17) che vieta il concetto di intoccabilità e ciò che ne deriva.  Nel 2007 è stata fatta una proposta di legge per alzare al 27% la quota gli impieghi pubblici riservati agli appartenenti alle caste basse. Anche se la legge indiana proibisce la discriminazione di casta, il sistema castale è ancora molto forte. Secondo l’India human development survey, nel 2014 i matrimoni tra persone di caste diverse sono stati solo il 5% del totale. Oggi, in India, un dalit subisce un sopruso da una casta superiore ogni quindici minuti: stupri, assassini, sevizie o totale mancanza di rispetto e sicurezza. Ovviamente nelle comunità di villaggio questi episodi sono molto più comuni, ma le grandi città non sono esenti da tali fenomeni. I membri del panchyat, il consiglio di villaggio, infliggono spesso punizioni disumane verso i dalit che hanno trasgredito qualche norma di casta o hanno assunto atteggiamenti non adeguati. Spesso queste punizioni sono estreme e si concludono tragicamente. I fuori casta sono genericamente esclusi dalla vita sociale ma ciò non si verifica sempre, soprattutto negli ultimi anni. Basti ricordare che il dalit K.R.Narayan è stato presidente dell’India dal 1997 al 2002, così come sono dalit molti politici e uomi influenti indiani. Dagli anni 80’ il Bsp, il Partito della società maggioritaria si batte per il riconoscimento dei diritti delle sottocaste le quali, effettivamente, non sono una minoranza in India, tutt’altro!
Il quadro occupazionale legato alle caste oggi è un po’ cambiano. I brahmani non sono più solo sacersoti ed intellettuali. Spesso ricoprono ruoli politici importanti o sono inseriti preponderatamente nel sistema giudiziario e burocratico amministrativo. A detenere il potere economico sembrano invece essere i vaisya. Le norme a favore dei dalit funzionano solo marginalmente. Si tratta spesso di persone che non hanno terra in proprietà (70%) o che non hanno accesso all’istruzione superiore (solo il 30% può permettersi studi universitari). Va dunque da sé che l’accesso a incarichi lavorativi importanti risulta a prescindere difficoltoso, se non impossibile. Gandhi riteneva che il sistema delle caste indiano garantisse ordine e armonia; voleva un sistema castale senza gerarchie e aborriva l’intoccabilità. E’ davvero impossibile eliminare la gerarchia dal concetto di casta stesso?


lunedì 23 settembre 2013

La bottega di Amir: un pane caldo che ci rende uguali

Il muezzin ha appena finito di cantare. Ha lanciato la sua preghiera nell'aria ancora gelida. Per strada non c'è ancora nessuno. Fra poco la strada davanti alla moschea si riempirà di anziane donne con le loro ceste di ortaggi. Prima del mezzogiorno staranno a destra, a riparo dal sole. Nel pomeriggio sposteranno i loro pesanti involucri dall'altra parte della strada.
Leh, Jama Masjid, Luglio-Agosto 2013
Ma dietro alla moschea  la vita ancora non parte con il suo ritto quotidiano. Ancora con la kurta della notte e le ciabatte di gomma ci si può incamminare verso la bottega del chapati. Caldi, grandi e soffici pani. Un pasto semplice che condivido con i miei amici indiani. Fa ancora freddo, l'altitudine si fa sentire con la sua aria pungente. Quando il sole avrà superato il secondo minareto diventerà impossibile puntare gli occhi verso il cielo, la luce sarà troppo potente.
Ma per adesso si sta bene. Il muezzin ha appena cantato e il forno tandoori è già al lavoro.
Religioni diverse e storie diverse. Io, Rumin, Nadir, Doma e Raman. Ogni mattina davanti alla stessa bottega con gli stessi occhi sgualciti dal sonno. Uno sguardo e qualche parola di saluto
नमस्कार! आप कैसे हैं? धन्यवाद! आप बहुत दयालु हैं!
La bottega di Amir, Leh, Luglio-Agosto 2013
I pani caldi ci vengono avvolti in un foglio di giornale. Il sorriso che ci rivolge Amir è lo stesso. Caldo come il pane che passa da una mano all'altra.
La mattina, dopo il canto del muezzin, siamo tutti uguali. Ci si augura una buona giornata e ci si ripromette, forse mentalmente, di rispettarsi l'un con l'altro durante il seguito del giorno.
In Ladakh i musulmani sciiti sono il 13 % di una popolazione di circa 300.000 persone. La maggioranza, quasi 80%, è buddhista. L'8% è hinduista.
Su una stessa strada, quasi l'uno di fronte all'altro, ci sono le sedi dei partiti politici indiani che vogliono unire e separare.
Quando il sole supera il secondo minareto e la luce diveta forte davanti alla moschea c'è un po' d'ombra. I musulmani parlano tra di loro e danno le spalle ai passanti.  I buddhisti svoltano a destra ed entrano al tempio. Gli hindu restano nelle loro botteghe. Non ci si parla. Per il momento. Forse domani, quando il muezzin avrà terminare di cantare l'immenso amore di Dio. Forse domani, davanti alla bottega del chapati, dietro alla moschea.

lunedì 4 febbraio 2013

Hinduismo e Buddhismo italiani

Nepal 2007
Art. 8 Cost. 
Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.
Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano.
I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.



Tutte le religioni sono uguali. Ci abbiamo messo un po' a capirlo in Italia. Il sincretismo e il rispetto altrui non sono sempre stati il  nostro forte.
Dal 1 Febbraio però anche l'hinduismo e il buddhismo sono stati ufficialmente riconosciute dallo Stato italiano.
In Italia gli hindu sono circa 260.000, e non sono tutti extracomunitari! I Buddhisti circa 150.000., eccetto i simpatizzanti.
Dal 2016 sarà anche possibile versare la quota dell'8x1000 alle due fedi. Da tempo è già possibile donare il 5x1000.
Non sono molte le strutture italiane. In verità le differenze all'interno delle due fedi sono molteplici quindi è difficile trovare un censimento comune e veritiero.
I principali templi hindu sono a Mantova, Savona e Treviso. Maggiori informazioni si possono trovare presso l'UII, l'unione induisti italiana. Altri interessanti link si possono trovare qui.
Per il Buddhismo sono maggiormente presenti le scuole Theravada, Mahayana e soprattutto di Nichiren e Dzogchen; meno quello tibetano o di Vajrayana. Anche per il Buddhismo esiste una UBI, Unione Buddhisti italiani, così come molte associazioni e attività.

venerdì 18 gennaio 2013

Maghi: Il nuovo anno nepalese

Maghe Sankranti
Qualche  giorno  fa anche il Nepal ha festeggiato l'inizio del suo nuovo anno. Adire il vero i nepalesi non si tirano mai indietro quando si tratta di festeggiare un nuovo inizio, di qualsiasi genere esso sia: e allora va bene il nostro capodanno, quello cinese, quello tharu (il maghi appunto) e quello tibetano, il Losar.
Il 14 Gennaio si è festeggiato il Maghi, il Maghe sankranti. Il termine sanscrito si riferisce al percorso del sole da un rashi (un segno zodiacale) all'altro, da Dhanu (sagittario) a Makaru (capricorno). E' evidente la non aderenza con il nostro sistema di segni. Molti nepalesi ritengono infatti di avere più segni zodiacali, a seconda del calendario di riferimento: nepalese, gregoriano o tibetano. Si possono così accrescere le possibilità di fortuna (o di sfortuna).
Le dolci tentazioni nepalesi
Il bagno purificatore
Come in molte feste nepalesi, in questa auspiciosa occasione si celebra il passaggio ad una nuova fase della vita, una fase assolutamente positiva e ben augurale. L'inverno, particolarmente rigido quest'anno, sta per finire lasciando il posto alla primavera e alla stagione del raccolto.
Come per il Kumbh Mela attualmente in corso in India, anche in Nepal ci si fa il bagno nella confluenza di 3 fiumi. Tra questi c'è anche il caro e familiare Trishuli river.
La comunità Tharu, che sente particolarmente l'evento, è solita assegnare incarichi di una certa importanza sociale; da quelli delle forze armate a quelli più intimi e familiari all'interno delle mura domestiche. Si tratta di un impegno di responsabilità e serietà che varrà per tutto l'anno. I nostri buoni propositi per il buono anno? In un certo senso non ci si discosta molto da questo concetto. Ma venir meno alla responsabilità, al ruolo, all'impegno che si è preso durante il maghi non è poi così insignificante come il nostro non fare sport per perdere quei kg in più presi durante le feste natalizie.
L'occasione è buona anche per indossare abiti tradizionali, vedere  aggraziate danze (e ragazze) e mangiare  un po' di carne, insieme ai dolcissimi ladoo di cocco e sesamo, rigorosamente fritti nel ghee.
Il maghi è celebrato intensamente anche dai Newari  che chiamano la festività Maghe Sangrati Chyo Chaku Sanun.
Buon anno a tutti i nepalesi

mercoledì 12 dicembre 2012

Gesù in salsa Bollywood?

A volte l'etichetta Bollywood viene usata per rendere più appetibile ciò che con quel genere di cinema non ha nulla a che spartire. A volte si scimmiotta uno stile per rendere più visibile un fenomeno in un contesto sociale nel quale la diffusione di alcuni principi sarebbe difficile. Bollywood non è solo una grande industria ma la rappresentazione sognata di una realtà. Eh si, perchè il bello del cinema in India è questo. Si tratta di un luogo di evasione, di rilassamento dove, spesso, tutto è come lo si desidererebbe. Alcuni parlano di vite irreali o artificiali riferendosi a quelle rappresentate sul grande schermo. In verità il sogno, il desiderio e il reale non dovrebbero essere mai scissi. E allora si, perchè no, Bollywood può diventare una grande fabbrica dei sogni.

I cristiani indiani hanno pensato un grande colossal sulla vita di Gesù, Cristaayan. Verrà trasmesso in televisione a puntate, così come il Ramayana o il Mahabarata ma lo stile, dalle prime notizie in circolazione, sembra essere quello bollywoodiano. Già dal trailer è evidente il rimando alle saghe hindu: le musiche, il montaggio, le prediche sotto l'albero della bodhy e, diciamolo, seppur con rispetto, Cristo sembra proprio un Baba di Varanasi!

Il film è girato in stati a prevalenza cristiana anche se gli attori non lo sono.
 Non si tratta del primo esperimento indiano sulla vita di Cristo. Per la prossima primavera dovrebbe uscire un film in 3D per il cinema intitolato "Trenta pezzi d'argento", del regista Johny Sagarika.
L'attenzione indiana per il cristianesimo ha origini antiche, origini che si riferiscono ad un passato più remoto di quello della dominazione occidentale. Molti indiani del sud ritengono, con una certa convinzione, che il sepolcro di Cristo, morto e non risorto, si trovi in Kerala. Più di una volta  in Nepal alcuni cristiani mi hanno parlato di un viaggio del profeta in Asia. Nelle bilbioteche di Kathmandu ho visto molti libri sull'argomento.
Riuscirà, il nuovo colossal, a tenere incollati al video milioni di indiani come fa attualmente il Mahabarata?


mercoledì 21 novembre 2012

Chhath



एष ब्रम्हा च विष्णुष्च शिव: स्कन्द: प्रजापती: । 
महेन्द्रोधनद: कालो यम: सोमो ह्यपाम्पति: ।। 
एनमापत्सु क्रिच्छेषु कन्तारेषु भयेषु च । 
किर्तयन पुरुष्: कष्चिन्नवसिदती राघव ।।। 
आदित्य्म सर्बकर्तंरं कलाद्वदाद्शम्युतमं । 
पद्महस्त्द्वयं वन्दे सर्वलोकैकभस्करमं ।।


Ancora un'altra festa hindu. Ieri tutta l'attenzione era per Surya, per il Chhath festival (o Surya Shashti) dedicato al sole. Il ringraziamento alla luce di ogni giorno comincia alle prime luci dell'alba. Surya è ringraziato per il suo tepore e per la forza che dà alla terra. Si sta per avviare la stagione dei raccolti e un ruolo fondamentale è stato sicuramente quello del sole. Il Chhath festival è anche un'occasione per chiedere perdono.Gli indiani celebrano la puja sulle rive del Gange o del Yamuna.
I nepalesi affollano il Bagmati e il Rani Pokhari a Kathmandu. Le celebrazioni durano circa 4 giorni (ieri l'ultima, il parva chhath) nei quali si alternano preghiere e rigorosi digiuni. L'usanza vuole che si facciano bagni purificatori, che si passi molto tempo in acqua (in Nepal le temperature cominciano però a farsi rigide nelle ore mattutine e serali) e che ci si astenga il più possibile dal bere acqua. Le astinenze sono necessarie per poter ricevere energia direttamente dai raggi del sole. Molti fedeli si limitano ad offrire prasad, offerte di fiori, incenso e frutta.
Il Nepal festeggia il chaath festival ,o Dala Chhath, specialmente nelle regioni del Terai e Mithila.
Si ha notizia di questi rituali già nei Veda e nei Rigveda. Anche Draupadi, nel Mahabharata, pratica  puja in offerta al sole per chiedere la benedizione dei suoi Pandava. Dal sole Draupadi riceve l'energia che le permette di essere una donna speciale. Per questo motivo la festività è particolarmente sentita dalle donne indiane e nepalesi.

Il desiderio di ricevere la benedizione del sole ha però creato problemi in Bihar dove, due giorni fa, 20 persone sono morte sulle rive del Gange a causa della calca per raggiungere le sacre acque.