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lunedì 16 giugno 2014

Modi e la geografia

Mr Modi (centre) met Bhutan's King Jigme Kesar Wangchuk (left) and Queen Jetsun Pema on Sunday






La politica estera di Modi comincia proprio male.
In occasione della prima uscita ufficiale come Primo ministro fa già la prima gaffe clamorosa.
Presso il Parlamento del Bhutan ha omaggiato la famiglia reale del Nepal.
Nel delirio geografico ha poi confuso nuovamente il Bhutan con il Ladakh.
Sono dunque finiti i tempi di possibili accordi tra i nepalesi e i cugini indiani?
Cosa ci si può aspettare da un politico che non conosce nenache la geografia del suo continente? Forse doveva rimanere alle realtà del Gujarat.
Ricordiamo che i rapporti tra Bhutan e India sono molto stretti per via delle risorse idriche fornite dal paese himalayano. Tra i due paesi non ci sono barriere doganali di nessun genere. Gli indiani sono gli unici a poter entrare ed uscire liberamente dal Bhutan senza visto e passaporto. Ciò determina spesso un afflusso migratorio abbastanza sostenuto: derelitti e manovali indiani che spesso vegnono sfruttati dalla corona del drago per la costruzione di strade e palazzi.
La scelta del Bhutan come primo paese dell'Asean da visitare non è casuale. Da tempo i cinesi stanno corteggiando il piccolo regno di Thimphu. La controffensiva indiana sembrava quasi dovuta.
A quanto pare Modi non è nuovo a strafalcioni geopolitici. Ne ha inanellati una serie numerosa durante la campagna elettorale.
Dopo la visita in Giappone, che speriamo  non confonda con la Cina, Modi sarà in Nepal ad Agosto. Ci aspettiamo di tutto per quell'occasione.

lunedì 13 agosto 2012

Bhutan: Il popolo della montagna



I bhutanesi, come molti popoli himalayan, sono tutti un sorriso. Si stanno progressivamente adeguando ai cambiamenti della societa'. Non ci sorprende dunque vedere delle bandiere di preghiera sui ripetitori telefonici posti su un passo montano.
Gli uomini indossano il gho, l'abito tradizionale simile al chuba tibetano; le donne il kira, un pezzo di stoffa lungo fino ai piedi avvolto intorno al una camicia di seta. Il tessuto e' fermato da una cintura e delle fibbie d'argento. Fino a qualche tempo fa il re imponeva tale costume a tutto il popolo. Oggi e' prescritto ai funzionari pubblici e ai membri della famiglia reale.  Le kabne, una sciarpa con un complesso sistema di pieghe, indica lo stato sociale.
I lotshampa, l'etnia nepalese del sud, hanno protestato aspramente, tra le altre cose, in merito all'utilizzo di tali abiti  tradizionali, pubblici o da cerimonia. Una curiosita': i motivi floreali non sono ben visti; da evitare anche il rosso, il giallo (riservati ai monaci) e le tinte unite in genere. Da prediligere sono i motivi geometrici, spesso con significato simbolico. Il Bhutan vanta un'ottima produzione di tessuti di qualita', anche se il commercio indiano e cinese sta giungendo prepotentemente anche nel mercato di Thimphu.

Nonostante il progresso della medicina, i bhutanesi seguono ancora quella  tradizionale. La varieta' floristica del paese permette lo sviluppo di cure alternative. Ogni anno arrivano medici da tutto il mondo per studiare i progressi e i segreti di questo incredibile popolo. Molti medici occidentali, spesso tedeschi o americani, hanno addirittura aperto delle piccole “cliniche” per studiare sul posto le erbe e i rimedi naturali applicati. Tra questi il piu' diffuso e' la moxabustione, un sorta di agopuntura  nella quale viene usato un ago d'oro  bruciato su un'erba chiamata moxa dagli incredibili effetti curativi. La scienza medica viene chiamata So-ba Rig pa e vede l'incrocio di alcuni elementi ayurvedici indiani insieme ai principi fondamentali della medicina tradizionale cinese. Vengono riprese le teorie degli umori del corpo e delle pulsazioni. La cura universale dei bhutanesi sembra pero' essere il tsha-chhu, il bagno termale, diffuso in molte case e alberghi oltre che in luoghi naturali; un momento di relax per dimenticare ogni disturbo e tornare felici.

I bhutanesi, come molti asiatici, sono un po' approssimativi in alcuni campi: pesi, misure, datazioni. E' difficile stabilire con esattezza quanto sia alto un monte o quanti anni abbia effettivamente una persona. La difficolta' del calcolo degli anni non deriva solo dal fatto che i bhutanesi, come i tibetani e molti altri buddhisti, fanno partire la vita dal giorno del concepimento. Il calendario bhutanese e' abbastanza complesso. Mediamente una data di riferimento stabile e sicura   coincide con il Loshar, il capodanno tibetano.
Anche nei nomi c'e' approssimazione. Nelle regioni settentrionali non vengono usati i cognomi. Ogni bambino riceve dai monaci 2 o 3 nomi di origine tibetana in base ai quali e' spesso molto difficile stabilire se ci si riferisce ad un uomo o ad una donna. Dove vivono le etnie nepalesi o indiane il sistema dei cognomi torna regolare. Non e' dunque raro incontrare nomi legati alle caste come Sharma, Rai o Gurung.
Chi sta a contatto con i bhutanesi non puo' che sorridere. Forse il sorriso viene meno quando si sta a tavola. Il peperoncino, verde e rosso, e' cucinato e servito come se fosse una qualsiasi verdura. Gli indiani amanti dei piu' piccanti masala sono dei dilettanti a confronto!

I Lhotshampa, i nepalesi del Bhutan




Lhotshampa significa letteralmente “ la gente del confine meridionale”, si tratta di immigrati nepalesi che cominciarono ad insediarsi nel sud del Bhutan all'inizio del 900. Le etnie nepali formano il 25% della popolazione bhutanese e il nepali e' la seconda lingua piu' parlata e la terza insegnata nelle scuole elementari.

Le prime, evidenti, difficolta' di integrazione si sono avute  partire dagli anni 50' quando, sull'onda del successo indiano e nepalese, anche in Bhutan sorse un Congress Party. I nepalesi vedevano nel partito un alleato per ottenere piu' diritti. Ma le cose non andarono esattamente come si era previsto. Il partito si sciolse presto e i nepalesi cominciarono ad accusare il governo bhutanese di discriminazione gonfiando spesso incredibilmente il numero di feriti o di morti ( in verita' sono 2 sono stati accertati) causati  negli scontri e nelle manifestazioni di protesta.

Oggi gli oriundi nepalesi hanno la cittadinanza, una rappresentanza nell'Assemblea nazionale e  liberta' di culto ma le differenze con i drupka,  i bhutanesi, sono ancora fortissime. Tali differenze hanno portato a rivolte civili di una certa consistenza nel corso degli anni 80' quando il Bhutan ha cominciato ad applicare il driglam namzha, un rigido sistema di norme per le autorita' monastiche e i funzionari pubblici che impone l'uso di abiti tradizionali, i tempi di visita degli dzong, le formule di cortesia da usare, la postura per mangiare. Tali norme furono adottate per preservare le tradizioni bhutanesi ma, come e' ben intuibile, risultarono sgradite alla minoranza nepalese a maggioranza hindu. In quegli stessi anni venne anche  abolita la lingua nepali nelle scuole.
Per rimarcare la tradizione drupka,nel 1988 venne promosso un censimento volto ad accertare la presenza di clandestini nel paese o piu' semplicemente di coloro che non potevano attestare la loro presenza nel paese prima del 1958. Per avere pienamente la cittadinanza era necessario dimostrare di aver pagato le tasse anche prima del 1958.  La guerra civile scatenata da queste premesse determino' l'emigrazione di decine di migliaia di bhutanesi di origine nepalese. In verita' i  lhotshampa non lasciarono il Bhutan spontaneamente; furono spinti verso il confine indiano dagli ufficiali bhutanesi. Un esodo forzato di 80000 persone, circa il 15 % della totale popolazione  di allora del paese, una vera e propria pulizia etnica che, confrontata con quelle balcaniche di quegli anni, non ebbe nessuna risonanza.  L'Unhcr, in accordo con il governo nepalese, organizzo' sette campi profughi nei distretti sudorientali di Jhapa e Morang.
 Tra le migliaia dei campi profughi, un'inchiesta dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati Politici, una piccolissima percentuale ha rivelato le caratteristiche di “rifugiati in buona fede”, quindi liberi di rientrare in Bhutan o di risiedervi senza condizioni. Oltre il 70 % dei “rifugiati” di Khudunabari  rientra nella categoria di “emigrati di propria volonta'”. Questo secondo gruppo, rientrando in Bhutan potrebbe, in teoria, risiedere in campi speciali e avere un lavoro (nella costruzione di strade). Per riottenere la cittadinanza dovrebbero essere “in prova” per due anni al termine dei quali dovrebbero dimostrare di parlare la lingua dzongkha, di non aver mai parlato male del Bhutan e della famiglia reale e di non aver lasciato il paese nel periodo di prova. Dal 2007 circa 60000 rifugiati sono stai accolti da altri paesi occidentali come Stati Uniti,Canada, Australia, Danimarca, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Norvegia e Gran Bretagna.
Fino ad oggi il Bhutan ha respinto 15 tentativi di negoziato inoltrati dal governo nepalese.
Un fil alto coadiuvato da 4,3 miliardi di dollari  e un reddito pro capite di quasi 2000 dollari ma l'ombra della pulizia etnica rimane sul regno del drago tonante.


lunedì 30 luglio 2012

Buthan: la felicità e le strane abitudini del regno del drago tonante




Druk yul, il Regno del drago tonante, il Bhutan
Druk significa tuono o voce del drago perche' ad essa fa pensare un tuono
Yul significa terra.
Il nome Bhutan deriva dalla parola bot di origine tibetana e significa “abitanti delle montagne”.
Seppur l'origine etnica sia in parte tibetana, oggi i tratti comuni rimangono pochi. La lingua parlata infatti e' il dzonkha, insieme ad altre 18 varieta', tra cui il nepali e l'inglese.

Dal XX secolo il Buthan e' una monarchia ereditaria. Fino agli anni 60  il paese era  molto arretrato, se cosi' possiamo definirlo: mancava una moneta nazionale, linee telefoniche, scuole ed ospedali.

Oggi il Bhutan viene ricordato per il Fil, la felicita' interna lorda. Molti economisti e antropologi si chiedano quali siano gli ingredienti giusti per ottenere il buon rendimento di tale parametro.Per ottenere un alto livello del Fil il governo Bhutanese  equilibra i benessere materiale a quello spirituale miscelando sviluppo sostenibile, preservazione del patrimonio culturale, ripetto dell'ambiente e buona governance. In barba al Pil e allo Spread, i bhutanesi conducono una vita rilassata e, seppur nella semplicita', non si fanno mancare nulla: istruzione gratuita, sanita' pubblica gratuita, vaccinazioni gratuite,un sistema di promozione sociale finanziato dalla tassazione sui visti turistici,  insieme ad una serie di bizzarre normative.

E si, perche' i bhutanesi, l'unico popolo a maggioranza buddista che vive nella piu' completa liberta' religiosa e sociale, non amano le differenze sociali e ci tengono molto a rispettare  la sensibilita' altrui.  L'ostentazione di una ricchezza opulenta potrebbe offendere il resto della popolazione di modesta condizione. Lo stato allora scoraggia le ostentazioni e multa i ricconi che fanno troppa mostra del loro agio. Non ci sorprende dunque la notizia sul giornale locale: un funzionario pubblico e' stato costretto a vendere la sua antenna parabolica supertecnologica e a fare, con il ricavato della vendita, cospicue donazione al dzong e alle famiglie meno fortunate.
Il Bhutan e' stato l'ultimo stato al mondo ad introdurre la televisione, cosi' come e' l'unico stato  al mondo ad avere una capitale, Thimphu, dove mancano totalmente i semafori. Qualche anno fa ne e' stata sperimentata l'introduzione ma la popolazione e il governo  hanno ritenuto superfluo e inutile l'utilizzo di tale mezzo. Oggi a Thimphu a dirigere il traffico c'e' un vigile urbano in guanti bianchi. Cosa succederebbe al traffico di Kathmandu o Delhi se si provasse ad optare per tale soluzione? E' meglio non pensarci....

Le norme curiose bhutanesi non finiscono qui. Viene imposto, nel limite del possibile, il rispetto dell'architettura tradizionale locale per non alterare il paesaggio himalayano: vengono vietati i cartelloni pubblicitari e le buste di plastica all'occidentale. E' vietato fumare in tutto il paese,chi importa sigarette dall'estero va incontro ad una rigida tassazione.
Le norme sui rifiuti sono severissime: chi e' sorpreso ripetutamente ad ignorare tali norme viene punito con pene che vanno dallo spazzare la strada per una settimana fino al trasporto di pietre gratuito.
Ogni cittadino bhutanese deve garantire 2 settimane all'anno di servizio pubblico, il wulah, di solito per la manutenzione delle strade. In questo modo lo stato evita di intervenire nelle zone piu' remote. Tale sistema e' in parte applicato anche in alcune regioni del Tibet. Per non sottrarre gli uomini dal lavoro dei campi vengono spesso mandate giovani donne. Non c'e' da sorprendersi quindi se si incontra una donna, con bimbo a seguito, impegnata della manutenzione di una strada di montagna.

Nel paese himalayano definito “la Svizzera asiatica” sarebbe,  di norma, vietata ogni forma di accattonggio e poverta'. Lo Stato assicura il possesso di terra a tutti e un sistema di assistenza sociale. Il Bhutan e' l'unico paese dove il numero di posti di lavoro e' superiore alla popolazione ( che non arriva al milione). Nonostante le  rosee premesse di miseria se ne puo' vedere....
In base ad accordi  storici e diplomatici i cittadini indiani hanno libero accesso al Bhutan. I servizi  gratuiti promossi dal paese attirano migliaia di indiani ogni anno. Non tutti trovano una loro collocazione nella piccola societa' himalayana, molti popolano le strade di Thimphu  frugando tra la spazzatura e aspettando che la brava gente locale, generosa per natura oltre che per religione, dia loro qualcosa da mangiare.
Esiste anche una poverta' bhutanese ma e' completamente diversa dalla “miseria” di alcune zone dell'India, del Nepal o del Tibet, si tratta di una poverta' semplice e dignitosa, fatta di piccole cose e gesti quotidiani. E' la poverta' delle campagne, del lavoro duro e dei volti segnati dal sole. Una poverta' serena che fa scintillare in un sorriso la felicita' interna lorda di una regno fuori dal tempo.

Gli spiriti del Bhutan e il buddhismo



Il popolo della montagna e' in forte maggioranza buddhista. Il Bhutan e' l'unico paese al mondo a avere il buddhismo tantrico come religione di Stato.  La scuola piu' importante e' quella drupka dei kagyupa. Il Je Khenpo  e' l'abate capo del clero buddhista mentre i tulku sono i capi religiosi che trovano la via della reincarnazione.

In Bhutan si verifica un curioso dualismo: il je khenpo e i suoi monaci appartengono alla scuola drukpa kagyupa ma la famiglia reale  e la maggior parte dei bhutanesi seguono la scuola nyngma. Nonostante il Bhutan sia l'unico posto al mondo dove il buddhismo e' praticato in maggioranza e senza problemi, i  drukpa kagyupa non gradiscono la presenza  di grandi lama stranieri o fedeli in cerca dell'illuminazione.
Ma il Bhutan non e' inospitale. In molti dzong o monasteri, e' possibile risiedere per brevi periodi di meditazione. Meno ospitale e' la tassa di piu' di 200 dollari giornalieri prevista per il visto!
I monaci bhutanesi vengono mandati spesso all'estero perche' mancano centri di formazione qualificati. Un centro importante e' quello di Shechen, in Nepal, un luogo di formazione e di meditazione aperto dal lama bhutanese Dilgo Kyentse Rimpoche.
Del buddhismo himalayano, nel corso dei secoli, si sono diffuse in Bhutan le dottrine nyingmapa, kagyupa e sakyapa. Meno successo, se non addirittura intolleranza, ha avuto la dottrina gelumpa.

Quale allora il buddismo bhutanese? Da una parte il buddismo tantrico e dall'altra le misteriose  tradizioni bon, il tutto condito dal luso, il folklore locale.
Ogni vallata ha il suo spirito, maligno o benigno che sia. I bhutanesi non muovono un passo senza avere il consenso propizio degli spiriti; ma le esigenze della vita pratica e moderna hanno indotto, anche i piu' superstiziosi, a ricorrere a degli stratagemmi. Se un giorno e' ritenuto particolarmente infausto per una partenza, per l'inizio di un'attivita' o un matrimonio, i bhutanesi architettano una messinscena per gabbare gli spiriti, fanno cio' finta di partire o di agire in una data diversa. In questo modo credono di poter attenuare l'ira degli spiriti maligni ma, al tempo stesso, non rinunciano alla loro data stabilita.
Molti spiriti risiedono ovviamente nella natura. Molto particolari sono le tshomen, le divinita' femminili che vivono nei laghi o negli specchi d'acqua.

Le figure piu' importanti legate al bhutan sono Gru Rimpoche, Pema Lingpa, Shabdrung Ngawang Namgyal e Milarepa.
Guru Rimpoche (insegnante prezioso) assume anche il nome di Padmasamhava (colui che e' nato dal loto) e rappresenta colui che porto' il buddhismo tantrico in Bhutan attraverso la scuola nyngmapa, nota anche come vecchia setta del “cappello rosso”. I 12 miracoli legati alla figura santa di Guru Rimpoche equivalgono alle 12 festivita' religiose del Bhutan ( tshechu).
Pema Lingpa  e' un terton, uno scopritore di tesori, responsabile della ricerca e scoperta degli scritti di Guru Rimpoche.  La tradizione di costruire porte basse nei monasteri o negli dzong si deve forse alla sua bassa statura.
Shabdrung Ngawang (colui ai cui piedi tutti si prostrano) e' un abate drukpa vissuto nella prima meta' del XVI secolo al quale si deve l'unificazione dello Stato e l'introduzione di una gestione, in gran parte presente ancora oggi, nella quale il buddhismo ha un ruolo fondamentale.

La lingua dzongkha, la lingua bhutanese, e' lingua sacra per eccellenza perche' usata e tramandata dai testi religiosi. Per i bhutanesi ogni parola pronunciata nella loro lingua  ha un valore sacrale. E' molto difficile andare al mercato di Thimphu e comprare un prodotto incartato con un foglio di giornale in lingua dzongkha; i bhutanesi preferiscono usare i giornali in lingua nepali, hindu o inglese.
Pur essendo buddhisti i bhutanesi mangiano carne ma non la macellano. Ogni casa ha un choesham,un altare o santuario davanti al quale sono poste 7 ciotole d'acqua. In occasione di cerimonie importanti i monaci preparano la torma, una torta rituale fatta di farina d'orzo e burro gli ingredienti dello tsampa in Tibet. In molti monasteri i pellegrini sono soliti interrogare le divinita' attraverso la mediazione dei monaci e il tiro dei dadi: i numeri dispari sono considerati particolarmente fausti e propizi.
Al mattino, in citta' o nei villaggi, l'aria e' intrisa dal pungente odore di erbe aromatiche, spesso ginepro, bruciate per avere il favore degli spiriti della montagna.
Particolarmente curiosi sono i dzoe o tendo, una sorta di rete composta di rami e paglia con inserti colorati: si tratta di strani scaccia-spiriti maligni che spesso vengono arricchiti con fiori o cibarie, per rendere lo spirito piu' arrendevole!

Nonostante la maggioranza buddhista e il divieto categorico di conversione al cristianesimo, in Bhutan c'e' un cordiale sincretismo che permette una convivenza pacifica con i lhotshampa e i lavarotori stagionali  provenienti dall'Assam e dal Bengala.

Un altro dei segreti della felicita' interna lorda dei bhutanesi e' forse rintracciabile nelle lontane parole dell'abate Shabdrung Ngawang:

“Chi detiene una qualche forma di potere non deve dare ai sudditi disturbi non necessari”

sabato 6 marzo 2010

Oltre la felicità interna lorda del Bhutan



La scorsa settimana, leggendo il giornale mi ha colpito una notizia. Il Bhutan misura l’indice di incremento della “felicità interna lorda”. Mentre il mondo si sbraccia per aumentare il Pil e l’Occidente sbatte i piedi perché India e Cina galoppano, il piccolo paese himalayano vive indisturbato nella sua realtà d’altura.
Il paese è stato aperto al turismo solo nel 1974. Probabilmente il contatto non così diretto con la generazione del Mac Donald’s e della Coca cola ha preservato un piccolo angolo di Paradiso.
Oggi visitare il Bhutan è molto costoso. L’ultima volta che ho preso informazioni ricordo che il visto costava circa 200 dollari per ogni notte di soggiorno e vale solo per 15 giorni. Non male!
Ma perché il Bhutan sono felici? Perché hanno un re che li segue amorevolmente; domina la poliandria (una donna può avere più mariti così da preservare l’integrità della proprietà privata), la religione principale è il buddismo e c’è pochissimo inquinamento, data l’impervietà di alcune zone è difficile immaginare un sistema stradale ramificato. Nonostante questo le aziende idroelettriche riescono a garantire ricchezza alla maggior parte della popolazione.
Una legge stabilisce che” il 60% delle foreste debba restare coperto di foreste”!!!!!!
Mentre la California aumenta del 200% le tasse scolastiche, il Bhutan offre l’istruzione gratuita, anche l’università!!!!
Per calcolare la felicità si considerano il livello di salute fisica, il benessere psicologico e culturale, l’integrazione, il tasso di democrazia e….straordinario….l’uso del tempo. Come usiamo noi il nostro tempo? Quali sono allora i paese verso cui guardare seriamente? Credo che l’orizzonte bhutanese sia di gran lunga auspicabile. Non è il paese perfetto ma, se si pretende poco…..