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giovedì 21 novembre 2013

Nepali Congress. Un "nuovo" volto per il Nepal

Con sorpresa e stupore il Congress party nepalese si garantisce la maggioranza ( per ora parziale)  alle elezioni svolte il 19 Novembre. Non sembrano crederci neanche gli stessi nepalesi. Il partito maoista sembrava, tra alti e bassi, quello favorito. E' giunto invece solo in terza posizione preceduto dal  Communist Party of Nepal (Ulm). 

La bandiera del Nepali Congress
Il leader maoista Prachanda denuncia illeciti e minaccia di boicottare il voto in Assemblea costituente. Le tribolazioni  nepalesi non sembrano dunque essere finite. La commissione elettorale ha però rigettato le accuse e continua le operazioni di spoglio dei voti.

Il nuovo volto per il Congress è il cinquattottenne Rajendra Kumar KC, conosciuto  meglio come Rajan, attivo nel Congress dagli anni '90, esperto di economia e rappresentante della municipalità della graziosa Kirtipur.

Sarà stata la supervisione internazionale dell’ex presidente statunitense Carter a portare fortuna al Nepali Congress?

All’indignato Prachanda invece, dopo 6 governi fallimentari, possiamo chiedere di fare un passo indietro. A fare infuriare il leader maoista sarà  anche l'umiliazione per la sconfitta politica delle figlia Renu Dahal  spavaldamente "scesa in campo"?

L'elezione porterà alla formazione di una Costituente  con 601 membri , tra cui 240 eletti con un sistema di votazione diretta . Il voto proporzionale eleggerà i membri di 335 seggi;  i restanti 26 membri saranno nominati dal governo .

lunedì 18 novembre 2013

Nepal blindato alle soglie del voto

Nepal al voto
“On behalf of the Election Commission (EC), I request all citizens to take part in the elections fearlessly and cast vote independently,”
"A nome della Commissione elettorale ( EC ) , chiedo a tutti i cittadini di partecipare alle elezioni senza timore e con voto espresso in modo indipendente "
Sono le parole del Presidente della Commissine elettorale nepalese Nil Kantha Uprety ad un giorno dalle elezioni politiche.
La situazione, che negli ultimi giorni si è fatta più tesa, ha raggiunto il suo culmine in una sorta di segregazione interna. Da due giorni sono infatti stati sospesi gli ingressi e le uscite da e per l'India. Il paese è avvolto in una morsa di controllo e sicurezza. I confini  di terra con la Cina restano per il momento aperti ma le forze di polizia dispiegate nella zona di Kodari aumentano di ora in ora. La circolazione di mezzi a Kathmandu è praticamente ferma. Molti nepalesi sono in viaggio da giorni per raggiungere il loro seggio. Alcuni sono costretti a spostarsi a piedi dato il pericolo legato agli episodi di attentato sui mezzi pubblici dei giorni scorsi. Quest'anno i nepalesi si cimenteranno con il rinnovato sistema elettorale proporzionale. Tale nuovo metodo scontenta molti perchè in verità non garantisce un'adeguata rappresentazione delle diverse etnie nepalesi. Quello del federalismo è uno dei motivi della profonda crisi del governo maoista iterato. 120 etnie e 120 lingue sono difficile da fa andare d'accordo; soprattutto se il potere centrale non riesce a garantire solidità e costanza nelle azioni di governo. I nepalesi non vedono nessuna possibilità in questa nuova tornata elettorale. Se si esclude qualche volto giovane e nuovo, i politici in lizza per il potere sembrano essere sempre gli stessi. Quale dunque il cambiamento possibile se negli ultimi 5 anni non si è riusciti ad ottenere significativi miglioramenti?
Nel frattempo i maoisti intransigenti danno fuoco alle sedi elettorali e distruggono conpiuter e registri. Il monito di Uprety e l'invito al rispetto della democrazia sembra avere scarsa incisività. e mentre. E mentre Amnesty international si indigna per le torture inflitte ai nepalesi in Qatar,  il popolo rimansto a casa si raccoglie in casa e guarda alla giornata di domani con trepidazione e preoccupazione. Una nuova condizione economica in Nepal potrebbe infatti significare il reinpatrio di tanti giovani ora in difficoltà e "schiavitù" negli emirati arabi.

giovedì 14 novembre 2013

Nepal al voto: gravissime condizioni in tutto il paese

Gravissima la situazione in Nepal. Una breve chiamata skype per gli aggiornamenti dalla capitale Kathmandu. Nella giornata di ieri le violenze sono aumentate. Nella centralissima Samakhusi, a Kathmandu, un ordigno è esploso ferendo gravemente decine di persone, due sono ancora in fin di vita. Nel pomeriggio sono esplosi altri due ordigni di grandezza e potenza più contenuta. Un ordigno ha colpito anche il leader maoista Prachanda che stava recandosi in un distretto occidentale. L'attentato non ha fatto feriti ma la popolazione è scossa.
Da circa 3 giorni il paese è paralizzato da uno sciopero voluto dai maoisti estremisti. Scontri sono stati registrati anche nelle zone meridionali del Terai. Le macchine, come spesso avviene durante i bandha, vengono fermate e perquisite; i passeggeri malmenati e fatti allontanare. Spesso le macchine accusate di non aver rispettato il fermo vengono bruciate . I turisti si riducono fortemente dando così l'ultimo colpo di grazia ad una stagione che stava concludendosi con difficoltà.Meno di una settimana alle elezioni. cosa altro può succedere?

lunedì 11 novembre 2013

Nepal: le elezioni tra paura e sfiducia

Kathmandu, luglio 2012

Pronti, partenza...? Riuscirà questa volta il Nepal ad arrivare al via? Quale il traguardo che si pone? Il 19 Novembre sono previste le elezioni in tutto il paese dopo cinque anni di delirio politico e quattro governi nei quali le intese e le coalizioni si son fatte via via sempre più difficili e precarie. L'obiettivo principale è quello di eleggere un'Assemblea costituente. Si fronteggiano più di 130 partiti in un clima di tensione e minacce. La scelta spetterà a 12 milioni di elettori. Nelle settimane scorse il Comitato elettorale ha invitato i leader alla prudenza negli ultimi comizi. Numerosi sono stati i casi di minaccia, attentato e ritorsione. Alcuni partiti, come il Comunist Party of Nepal-Maoist di Mohan Baidhya, si sono dichiarati dell'avviso di boicottare le elezioni; altri, come quello maoista radicale hanno proclamato un bandha, uno sciopero generale dal 10 al 21 Novembre. A scontrarsi sono prevalentemente  il Partito comunista-maoista (CPN-M), una fazione dell’UCPN-M, il Partito comunista unificato Marxista-Leninista.  Ad ottobre è addirittura morto un candidato CPN-UML a seguito di un attentato.

Molti nepalesi risultano preoccupati per il ritardo nella consegna delle schede elettorali. La commissione elettorale ha garantito a tutti la possibilità di votare con il solo documento di identità qualora la distribuzione delle schede non dovesse avvenire in tempi utili. Preoccupazione e poco entusiasmo. Le strade chiuse dal bandha vedono la presenza di volti immobili e  scoraggiati nei confronti di una politica che negli ultimi anni ha saputo solo deludere.

Nelle campagne elettorale i punti  toccati da molti partiti riguardano l'accesso alle risorse idriche, la capillarizzazione ed efficienza del sistema elettrico, lo sviluppo del turismo, il miglioramento del sistema scolastico e , ovviamente, l’introduzione di una politica economica che sappia rilanciare il paese. Per quanto riguarda l’economia, il Congress party, dato solo al 19 % nelle proiezioni,  punta tutto sull’agricoltura, sullo sviluppo tecnico ed infrastrutturale.

Negli ultimi anni, soprattutto a partire dalla fine della guerra civile, il turismo ha inciso progressivamente sempre di più sul Pil nazionale. Nell'anno del turismo, il 2011, ha sfiorato il 2,5%.  Ma si potrebbe fare molto di più.

Un dato interessante è la presenza di numerosissimi giovani tra i candidati. Per la prima volta, inoltre, si è fatto un larghissimo uso dei mezzi di comunicazione informatici, dei social networks  e della rete in genere.


Attualmente il partito favorito sembra essere il Communist Party of Nepal con il 38 % di preferenze, seguito dal Congress party e dal Communist Party (UML) con il 17 %. Il notevole successo di partiti di estrema sinistra è largamente giustificato dalla presenza di un retaggi ancora prevalentemente latifondistie dalla perseveranza di differenze sociali che spesso mettono a seria prova la possibilità di sopravvivenza.

sabato 24 novembre 2012

Lo schiaffeggiatore nepalese

Alcuni nepalesi sono stanchi delle false promesse, della politica inesistente e disinteressata, della corruzione e dei favoritismi famigliari dei leader di partito. Padam Kunwar ha solo 25 anni e nel 2007 era al fianco della sua famiglia per guidare la rivolta dei maoisti.Il padre ex guerrigliero, la madre e due fratelli orribilmente deturpati dalle atrocità della guerra civile. Ma Padam aveva delle speranze, delle aspettative, il sogno di vedere il suo paese rinascere dalle sue stesse  ceneri.  Leader come Prachanda però, hanno disatteso i suoi progetti e il Nepal oggi si trova in una situazione di sospensione e arretratezza, forse prevedibile ma sicuramente non identificabile come definitiva. Così il giovane Padam si è ribellato e ha schiaffeggiato pubblicamente Prachanda alla fine di un comizio. Nel Medioevo lo schiaffo in pubblica era sintomo di sfida. Forse il giovane ha  lanciato un messaggio chiaro al leader maoista o semplicemente ha espresso la sua delusione.
Quello che ha guadagnato è stato però un linciaggio. I social networks nepalesi lo proclamano eroe mentre i politici lo vogliono condannato per terrorismo. Ieri il padre di Padam è andato a trovarlo in carcere ma non è stato possibile vederlo. Pare sia stato trasferito per motivi di sicurezza.

mercoledì 6 giugno 2012

Nepal: la Costituzione in frantumi e l’arlecchinata etnica


Kathmandu, Luglio 2008

Anni di speranze per un nuovo progetto  civile e politico sfumati in pochi istanti. Il progetto della Costituzione nepalese è fallito. Da settimane ormai non si fa che parlare d’altro. Del futuro del paese. C’è chi parla di nuove elezioni a Novembre e chi, nostalgicamente, auspica un ritorno alla monarchia.
Accantonando i progetti utopistici, vale la pena di fermarsi per riflettere sull’accaduto. Il progetto di dividere il Nepal su base etnica non poteva che essere un flop. La visione federalista su base castale non poteva che essere un delirio prontamente contestato dai vari gruppi che si sono sentiti emarginati. La mappa costituzionale era piuttosto complessa. Attualmente il Nepal è diviso in 75 distretti, in ognuno di questi è presente un gruppo etnico-castale più o meno prevalente. Pensare ad un federalismo che accontenti tutti significa  decidere a monte di  deludere i più. A questa difficile situazione si aggiunga la moltitudine di nazionalità diverse presenti nel paese: indiani, tibetani, mongoli. A loro volta i nepalesi non sono semplicemente “nepalesi” ma troviamo diversi gruppi con tradizioni e spesso lingue completamente diverse: madhesi, newari, tamang, limbu, tarhu, gurung, magar e così via; 60 gruppi etnici e più di 100 caste. Non c’è da sorprendersi se un tamag non riesca a comunicare con un newari. In Nepal vengono parlate un centinaio di varietà linguistiche.  Realtà così diversificate sono presenti anche in India ma gli indiani non ipotizzerebbero mai di dividere lo Stato in base a tali differenze. Sarebbe una follia! La situazione indiana è già abbastanza complessa così e gli attriti non hanno mai tardato a manifestarsi.
Vadasi per il federalismo, ma con giusto criterio. Decentrare il potere in uno stato nato da così poco e con una classe politica a volte  incerta o incompetente può essere un’interessante prospettiva a patto che questa non inneschi, come ha fatto fino ad ora, sommosse popolari.
Il dilemma non è da poco conto. La divisione territoriale creerebbe mescolanza e convivenza tra gruppi molto diversi. La divisione su base etnico-castale creerebbe degli squilibri e delle forti minoranze che non avrebbero voce in capitolo dal punto di vista politico e sociale. La prima soluzione sembrerebbe la meno rischiosa perché quella più vicina alla consuetudine degli ultimi secoli.
Ma la decisione era troppo importante e difficile e il governo maoista si è tirato indietro lasciando il paese alla deriva, nonostante la predisposizione verso un progetto etnico che prevedeva 14 territori dominati dai gruppi che si sono maggiormente distinti durante la guerra civile.
 Le cose non sono così semplici: anche con la prospettiva delle elezioni di novembre gli animi sembrano non volersi chetarre. Il Congress Party, rappresentato in larga misura dalle prime due caste, i bahun e chhetri, non scenderà facilmente a compromessi con i maoisti. La loro, diciamolo, è una scelta conveniente:  si rifiuta la prospettiva maoista per far rimanere più o meno inalterata una divisione territoriale nella quale hanno sempre dominato, in ogni campo. Il Congress accusa inoltre il governo maoista di aver deliberatamente aizzato le rivolte civili per timore di perdere il potere guadagnato con le elezioni del 2008.
Una soluzione sarebbe quella di una possibile coalizione di tutti i gruppi etnici minori. Ciò significa però coordinamento, consapevolezza, obiettivi comuni, spirito di sacrificio e abilità politica. Come si può pretendere tutto questo da uno stato così giovane e inesperto? Sarebbe come affidare un liceo alle mani di un gruppo nutrito di studenti dei primi anni. Un’esperienza interessante ma rischiosa. Il Nepal ha sofferto troppo e da troppo poco tempo. Nei ricordi dei nepalesi ci sono ancora i massacri della guerra civile, un fantasma che non si può cancellare così facilmente. Forse la salvezza è in questo timore, nell’insicurezza  e nella ponderatezza che scongiurano violenze troppo efferate.

domenica 5 febbraio 2012

Nepal: i Gorkha di Sua Maestà

"Better die than be a coward"
E' questo il motto dei Gorkha, l'esercito nepalese/britannico.
Dal 1815, a seguito della sconfitta nepalese dovuta all'invasione da parte della Compagnia delle Indie Orientali, un corpo scelto di nepalesi ha avuto la possibilità di essere arruolato nell'arma britannica.
Dopo la partizione dell'India, nel 1947,si è siglato ufficialmente un accordo tra Gran Bretagna, Nepal e India che ha creato il Gorkha brigade.
In 200 anni i nepalesi hanno accompagnato gli inglesi-e gli indiani- con numerose vittorie. Il ruolo di questa parte dell'esercito nelle due guerre mondiali è stato determinante: 43000 hanno perso la vita.
Negli ultimi anni il contributo dei Gorkha è stato decisivo in Kosovo, in Afghanistan e in Iraq.
Fino a qualche tempo fa il kukri (o kukuri), tradizionale coltello nepalese, accompagnava le imprese di questo corpo militare scelto. Oggi la temibile lama del kukri rimane nelle cucine degli eccellenti cuochi nepalesi o esposto con fierezza sulla parete di qualche nostalgico trsdizionalista.
I Gorkha britannici non godono della cittadinanza inglese. Vengono ancora selezionati in Nepal. Su quasi 3000 candidati solo 200 hanno la possibilità di sognare l'Occidente e la sua difesa, rimanendo in servizio per 22 anni.
Finito il temppo di combattere arriva quello di riposare: i veterani gorkha hanno diritto ad una pensione che permette loro di assicurare la loro vecchiaia e la tranquillità delle loro famiglie.Questa retribuzione è equiparata a quella degli altri soldati britannici solo dal 2007. Da qualche anno hanno anche ottenuto la possibilità di rimanere in Inghilterra.
Attualmente sono in servizio presso l'arma britannica 3500 nepalesi e in 25000 ricevono una pensione.

Oggi la crisi si fa sentire anche nell'austera Inghilterra. Il numero dei soldati nepalesi è stato drasticamente ridotto.Si prevede un taglio di 400 unità. E' probabile che quella effettuata a Pokhara il 4 gennaio scorso sia stata l'ultima selezione di giovani nepalesi per il corpo scelto.
Il partito maoista nepalese non si dice affatto dispiaciuto della possibilità di interrompere questo retaggio colonialista. E' da considerare comunque che l'ammontare delle pensioni e retribuzioni ricevute dai gorkha britannici e indiani ammonta a circa il 9% del Pil nepalese!
Forse una possibilità di lavoro che sfuma per i nepalesi. Sicuramente una possibilità in meno di esercitare violenza mercenaria

martedì 6 dicembre 2011

Nepal: le risaie e il sogno dell'esercito in musica

Ormai possiamo dire che è sicuro. Gli ex guerriglieri maoisti sono stati assorbiti nell'esercito ufficiale.
Un processo lunghissimo quello per la pace. Un processo nel quale ha fallito l'ONU e che ha visto il successo  del neo-eletto  Baburam Bharattai. 
Ma cosa rappresenta l'esercito per un ragazzo nepalese? Me lo sono chiesta tante volte così come l'ho chiesto ai miei giovani amici nepalesi. In Nepal, in quel meraviglioso paese di terrazze verdi inondate di luce, la terra è la prima madre. Molti giovani possono avere come massima aspirazione quella di continuare il mestiere dei padri. L'agricoltura è la principale attività del paese. Tè, riso e canna da zucchero crescono tranquillamente sotto i 2000 mt. Ad altezze irrisorie per i canoni nepalesi. Non ci si può sorprendere nel vedere succose pesche a 3000  mt. In Nepal rientra negli standard di un sistema di culture che si sposta verso l'alto, verso le cime dove dormono  gli dei. A spostarsi con l'agricoltura c'è dunque anche il lavoro dei giovani. Ma la terra non basta a tutti.  Il lavoro nelle risaie è duro, scomodo e a volte poco redditizio.
Spesso le famiglie sono legate a sistemi fondiari dove il ricco padrone terriero vive da generazioni in città. 
Il contadino deve dunque sperare in un buon raccolto e in un prezzo di mercato generoso.
Negli ultimi anni però le importazioni dalla Cina e dall'India hanno reso sempre più difficile l'autosostentamento delle famiglie rurali. I prezzi dei prodotti alimentari di prima necessità sono sempre più elevati. La mancanza di incentivi e sussidi da parte dello Stato rende i costi di produzione altissimi. Basta un monsone troppo violento o troppo mite, l'arrivo di un prodotto competitivo dai concorrenti e l'aumento dei carburanti per avere tutti gli ingredienti utili a realizzare la miseria.
Cosa può fare dunque il giovane nepalese? Rimanere nel villaggio o tentare la fortuna in città? E in città? Quale fortuna cercare? Ormai il settore del turismo è saturo. Kathmandu sembra esplodere.
L'esercito è il sogno dei giovani nepalesi: un lavoro sicuro, statale, ben retribuito, non troppo rischioso (in Nepal sono finiti i momenti di tensione estrema e, comunque, di solito l'esercito picchia duro, non viene picchiato) e che assicura una positiva immagine sociale. 


Gli Kshatriya nella religione hindu sono i guerrieri, coloro che assicurano il governo e la difesa. Nel sistema castale generico rappresentano la seconda posizione più importante  dopo i Brahamani. Oggi in Nepal il sistema delle caste non è rigido  come in alcune zone dell'India ma i requisiti per entrare nell'esercito sono duri e  selettivi. Forti, prestanti, in salute  e sicuri di sè. Quanti giovani nepalesi, confusi e speranzosi  in arrivo dai villaggi rurali hanno tutte queste caratteristiche? Pochi.


Vi posto il video di un gruppo musicale piuttosto noto in Nepal. Un gruppo giovane, gli AD 1974, attivo nella salvaguardia dei più deboli e impegnato in attività  di volontariato e sostegno. Gli U2 nepalesi secondo un mio giovane amico nepalese. Nel video è visibile il sogno dell'esercito. Triste ma vera realtà.

martedì 25 ottobre 2011

Nepal: ex guerriglieri come burattini

ekantipur


Nonostante il piano di smilitarizzazione iniziato dal nuovo governo di Kathmandu, il destino degli ex guerriglieri maoisti rimane ancora incerto.
L'assorbimento di questi all'interno dell'esercito regolare o della società è indubbiamente difficile. 
Gli stessi ex combattenti, circa 19.000, sono stanchi! Sono costretti a rimanere nei campi, supportati dallo Stato, senza la possibilità di uscire per cercare un lavoro. Una situazione frustrante che non può durare a lungo.
Nonostante la collaborazione con l'Onu, una ventina di campi rimangono ancora pienamente sotto il controllo degli ex guerriglieri. Tale situazione preoccupa sensibilmente la popolazione che non  riesce ancora a cancellare la guerra civile con un colpo di spugna. Per il momento il disarmo continua in un clima di tensione sociale e politico. In verità sembra solo che i guerriglieri-burattini siano stanchi di essere strumentalizzati e, arrivati a questo punto, sarebbero pronti ad accettare qualsiasi incarico lavorativo.
Nel frattempo gli ex capi dell'esercito si intrufolano nei ministeri più importanti, come quello delle finanze. 
Undici ex capi militari sono stati nel recentemente accusati di crimini di guerra dall'Alta corte di Patna, nello stato del Bihar , in India. Tra essi ci sono anche ex ministri del governo Prachanda. Situazione alquanto imbarazzante per il nuovo governo!


La crisi economica avanza. La produzione di riso si preannuncia scarsa così come i guadagli per la stagione turistica. L'anno per il Turismo non ha portato grandi miglioramenti. A primavera si aspettava l'autunno, l'Ottobre del sicuro business, ma adesso sembra si voglia già aspettare il prossimo anno. Con l'arrivo del freddo più pungente si chiuderà anche la stagione dei trekking. 
Quale grande novità ha apportato l'Anno del turismo? Un incredibile aumento dei  prezzi, sia per i turisti che per i nepalesi. Il biglietto di ingresso per Bhaktrapur, ad esempio, pare sia diventato quasi proibitivo anche per i più facoltosi tra i turisti.
Dopo gli incidenti aerei e il terremoto sembra che solo le festività riescano a dare un po' di verve ai poveri nepalesi!

domenica 4 settembre 2011

Palpasa Caffe': un romanzo dal Nepal


“Proprio tu, che sembri una di noi, che parli la nostra lingua e fai battere il tuo cuore per il Nepal, non puoi non leggere questo romanzo!”
Cosi' mi esortavano gli amici nepalesi in merito a questo best seller, Palpasa Cafe'.
Il romanzo e' uscito, in nepalese, nel 2005, in piena guerra civile. L'autore e' il noto giornalista del Kantipur Daily Narayan Wagle.
In Nepal questo romanzo e' famosissimo. Per un paese che mediamente non e' molto interessato alla letteratura e che ha una percentuale di lettori abitudinari bassissima, la vendita di 25000 copie in soli due anni rappresenta un record assoluto. L'entusiasmo con il quale mi veniva presentato il testo mi aveva sempre preoccupata. Sapendo che si trattava in parte di una storia d'amore mi chiedevo: “Questo Wagle sara' mica il Moccia del Nepal?”.
Il mio approssimativo nepalese mi allontanava dalla lettura fino a quando, in una libreria di Kathmandu, ho trovato la traduzione in inglese.

Gli amici nepalesi avevano ragione. Con buon merito questo romanzo ha vinto il prestigioso premio letterario nepalese Madan Puraskar, l'equivalente del Pullitzer Prize degli Stati Uniti.
Non si tratta affatto di una mielosa storia d'amore! Tutt'altro!
Wagle utilizza un plot articolato come una scatola cinese. L'esperimento funziona benissimo a livello narratologico. Il lettore alterna momenti di appassionato coinvolgimento a momenti di stupore a seguito di improvvisi colpi di scena o commoventi episodi, fino alla circolare chiusura che lascia aperta una porta esegetica.


Lo sfondo e' quello di Kathmandu, di un ambiente artistico insolito, delle colline impervie che affacciano sulla Valle. L'ombra costante e' quella della guerra civile, degli intensi anni di guerriglia a seguito dell'eccidio reale del 2001.

Il protagonista e' Drishya, un artista, un pittore nepalese che insegue la bellezza in ogni singolo movimento percepito, dai fiori che cadono in citta' prima del monsone, fino all'intenso colore dei paesaggi collinari e montani. Intorno a lui si muove un Nepal inquieto che si avvicina agli anni piu' cruenti del conflitto civile.

Drishya ha un sogno, quello di costruire un luogo speciale sulle colline. Un posto isolato dove gli artisti possano trovare se stessi, l'ispirazione, la pace; un rifugio solitario e incontaminato lontano dalla violenza e dal qualunquismo. Il suo angolo di Paradiso dovrebbe chiamarsi Palpasa Caffe'. Ma Drishya deve fare i conti con la realta', con il potere, con chi lo vuole prendere, con chi lo strumentalizza e lo piega verso una strada sbagliata.

Chi e' Palpasa? Colei che e' riuscita a strappare l'artista dalla sua solitudine, dal suo isolamento artistico. Colei che capisce la sua arte e forse comincia ad amarlo per quello che e'. Ma non siamo davanti al plot di una storia d'amore qualsiasi. La loro e' un'unione di anime che non ha bisogno di dichiarazioni, gesti fisici o unioni. Un amore inespresso che rimane eterno, nella memoria.
Palpasa Caffe' e' la storia di un sogno irrealizzato, un sogno che coinvolge e commuove. Una storia che rimane sullo sfondo, anche se intensa. Palpasa caffe' non e' un romanzo d'amore e Wagle non e' il Moccia nepalese.

Il rapporto tra Drishya e Palpasa e' quello tra artista e ricettore, tra colui che imprime un sentimento attraverso il colore e chi lo riceve e lo fruisce. Amore e arte assumono le stesse tonalita'. L'arte e' una forma di amore.

I vero fulcro del romanzo e' l'esperienza di Drishya, il suo cercare di capire se stesso e quello che sta accadendo nel suo paese. Cercare delle spiegazioni significa tornare indietro, verso il proprio passato, le proprie origini. Il villaggio dove e' nato e' cambiato. Ora ci sono i maoisti a dettar legge, ad imporre la violenza e l'arruolamento in un conflitto del quale non si conoscono le cause precise.
Qual e' il mezzo per raggiungere la pace e la giustizia? La guerra. La violenza. Qualcuno impone questa legge senza alternativa.


How can you ever justify violence?” Drishya asks.
Siddhartha replies: “Without destroying you can’t build anew.”
“But people are dying,” Drishya pleads.
“The people don’t need peace, they need justice,” says his Maoist friend, “If there is justice there will be peace.”
“But you are carrying out injustices in the name of justice,” says Drishya one last time but it is clear the two can’t even agree to disagree.


Dopo la strage reale del 2001 si scelse la violenza. Kathmndu viene descritta come confusionaria e attonita. Wagle riporta nel romanzo la sua esperienza diretta di giornalista, la sua percezione di quei giorni, la percezione dei nepalesi: l'incredulita', lo sconvolgimento, il sospetto.
Si rispose alla violenza con la violenza. Le giovani generazioni vogliono il cambiamento, nuove opportunita'. Per loro, per alcuni di loro, questo cambiamento e' realizzabile attraverso le armi, la ribellione, la Rivoluzione. L'arruolamento diventa in certa misura obbligatorio cosi' come il rischio che ne consegue. L'esercito in citta'. I maoisti sulle colline. Una pressione feroce sulle zone rurali, sull'esasperazione del popolo e sulla sua mancanza di mezzi.
Si promettono ricchezza e istruzione in nome della guerra, in nome delle armi. Anche le bambine vengono precettate. Chi non muore nelle esplosioni degli attentati dinamitardi marcia in nome dei guerriglieri maoisti. Il giovane che non dono se stesso in nome della rivoluzione costringe la famiglia a pagare cifre improponibili in nome del “People of new power”.

La natura descritta e' commossa e partecipe. Il sogno di vivere in un villaggio pur rimanendo isolati dal “villaggio globale” rimane sullo sfondo. Il gap tra citta' e campagna e' forte.
Quello di Drishya e' un percorso sofferente. L'arista non sente la guerra come sua, non sente la violenza e si dichiara neutrale. L'arte non puo' abbracciare un credo politico o impugnare una bomba perche' si basa su un'ispirazione profonda che ignora l'ira sociale.
Ma anche chi vole rimanere se stesso finisce per perdere se stesso e la propria identita'. Sembra impossibile non entrare nella follia. Non si riesce a sfuggire alla guerra,nda se stessi e dai propri sentimenti.

Un libro interessante e ben scritto, che fa emergere molti interessanti temi oltre a quello politico e storico: l'amicizia, l'arte, l'amore, l situazione sociale ed economica del Nepal, il rapporto con l'Occidente, il rapporto tra generazioni, tra tradizione e modernita', l'emigrazione.

Premi e successo meritatissimi per un autore nepalese che sorprende.
Per chi volesse procurarsi il testo, a sole 300 Rs, puo' consultare il sito della Piligrim's Book di Kathmandu

mercoledì 31 agosto 2011

Nepal: moisti di nuovo in poltrona

Le feste sono ormai trascorse.
E' ora il momento di fare i conti con la politica.
Prima dell'estate ci eravamo lasciati con un appuntamento, quello del 28 di Agosto in cui era fissata la scadenza dei termini per redigere la nuova Costituzione.
L'estate politica in Nepal e' stata rovente: ministri ritirati dal governo, primi ministri che danno le dimissioni. Il solito clima minaccioso.
Alla fine pero' e' arrivato il gran botto: a sorpresa i maoisti hanno ripreso il controllo del paese.
Baburam Bhattarai e' il nuovo premier nepalese. Il vicepremier, Bijaya Gachchedar, fa invece parte dei mahdesi, il l gruppo politico, in coalizione, del sud del paese.
Il nuovo leader, Baburam Bhattarai, e' il numero due del partito maoista dopo Prachanda. Probabile stratega della guerra civile, e' rimasto nell'ombra fino alle elezioni del 2008.
Il premier piace. Inspiegabilmente, ma piace. Forse perche' viene definito progressista; forse perche' ha dichiarato di voler tendere una mano ai cristiani in vista dell'approvazione della nuova legge anti conversioni prevista; forse perche' ha studiato in India e si dice disposto a risolvere definitivamente la questione degli ex guerriglieri.
Sembra cosi' apprezzato che perfino gli Stati Uniti si sono ricordati improvvisamente che esiste il Nepal e che, tutto sommato, si possono anche cancellare i maoisti dalla lista dei movimenti terroristi.
Ma qui gli Stati Uniti hanno fatto un passo piu' lungo della gamba e il neoeletto Bhattarai non ha tardato a ricordarlo. Arriva infatti pronta la prima gaffes politica.
Ieri si celebrava, in teoria, la Giornata mondiale in ricordo delle vittime scomparse, o fatte scomparire dai maoisti, durante la guerra civile.
Preso dagli elogi statunitensi o dai preparativi per la Teej, Bhattarai ha dimenticato di commemorare l'evento. Coincidenze interessanti!
Forse gli Stati Uniti ripenseranno alle loro dichiarazioni, sopratutto se si tiene conto del fatto che il partito di nuovo al potere si rifiuta di consegnare i responsabili dei piu' feroci eccidi. Forse proprio adesso, con il partito di nuovo al potere, sarebbe il momento migliore per avere qualche sconto di pena. Peccato pero' per l'Onu, che ci mette sempre il naso! Forse e' meglio aspettare, vero Bhattarai?
E si, perche' il Nepal funziona come l'Italia. I procedimenti penali in atto vengono rimandati o, ancora meglio, archiviati. Senza problemi e senza leggi at hoc!
Ma la questione della Costituzione resta ancora sospesa. E' rinviata al 30 novembre.
Bhattarai e' convinto di riuscire, in sei mesi, a concludere il processo di pace che ha costretto l'Onu, dopo anni di tentativi, a gettare la spugna.
Sara' davvero cosi' prodigioso questo nuovo Primo ministro maoista?

domenica 29 maggio 2011

Notizie dal Nepal: l'ennesima proroga salva il paese dalla crisi

Alla fine ce l'hanno fatta. Allultimo minuto, questa mattina, prima che la situazione degenerasse, si e' trovato un accordo. L'Assemblea costituente ha ancora 3 mesi di tempo per portare a termine i lavori. A stabilirlo sono stati i 3 principali partiti, ULM, NC e Ulm con l'accordo non molto convinto dei madhesi del Terai.
I maoistti, a quanto pare, si sono un po' ammorbiditi, rispetto alla questione dei depositi di armi. Preferiscono assicurarsi una salda poltrona politica. I membri del Rastrya Pragatantra Party manifestano comunque il loro dissenso: per loro, questo e' inteso, sarebbe meglio se tornasse il Re. Altro che Repubblica!
Il primo ministro Khanal con ogni probabilita' lascera' l'incarico. Gia' da ieri la notizia sembrava piuttosto sicura.
Tre  mesi in piu' dunque. Gia' l'anno scorso si era avuta la proroga di un anno. I lavori di stesura  erano cominciati  nel 2008 quando si era conclusa la guerra civile e per le strade di Khatmandu si respirava un'aria che sembrava nuova. tre mesi: basteranno? Cosa fara' il paese  con 3 mesi?

sabato 28 maggio 2011

Notizie dal Nepal: tempo scaduto per la Costituzione

Naya Baneshwar
Il Nepal ha finito il suo tempo. Scade oggi il limite per redigere la Costituzione. La situazione e' tesa.
Il congresso accetterebbe la proroga solo se i maoisti consegneranno le armi accantonate nelle zone remote della valle di Kathmandu. Ovviamente questa condizione e' inaccettabile: i maoisti vorrebbero invece la risoluzione definitiva del processo di pace, alle loro condizioni. I tempo richiesto sarebbe quello di 3 mesi. La proroga auspicabile per l'Assemblea costituente sarebbe  invece di 6 mesi o un anno.
Ma nei pressi di Naya Baneshwar, dove s' situata la sede del CA, gli animi si fanno sempre piu' caldi e accesi. Gli attivisti di vari gruppi politici  si preparano a manifestare, anche violentemente. Il governo e' pronto a dichiarare lo Stato di emergenza se i partiti non arriveranno ad un accordo. Secondo l'articolo 143 della Cotituzione provvisoria del 2007, il Presidente  della Repubblica puo' dichiarare lo Stato di emergenza in caso di ribellione armata e minaccia alla sovranita' nazionale e alla sicurezza. Tragicamente ci si sta sempre piu' avvicinando a tali possibilita'. I nepalesi attendono trepidanti con il triste e vivo ricordo della recente guerra civile.

sabato 19 marzo 2011

RiceChristian e politica in standby in Nepal



In Nepal, i cristiani convertiti da altre religioni vengono chiamati "RiceChristian". Il proselitismo è indubbio nel cristianesimo ma a volte è operato in modo illecito. In Nepal è presente un'impostazione della Costituzione  "anti-conversioni" già dal 1959.Sarebbe opportuno scegliere liberamente la propria religione, sopratutto in un paese dove la stragrande maggioranza della popolazione è hindu. Il video mostra chiaramente, attraverso una nota canzone cristiana (un po' kitsch), le tecniche di accostamento alla religione.
La comunità cristiana si dice preoccupata a causa dell'instabilità politica del paese. I cristiani non  sbagliano di certo a percepirsi come obiettivi sensibili di possibili azioni violente da parte del Nepal Defence Army, un gruppo estremista hindu che non vede di buon occhio le conversioni e le attività degli ultimi anni.

Difendere i cristiani nepalesi per il momento non è facile. Dopo l'elezione del nuovo Primo ministro Khanal, non si è riusciti ancora a trovare una soluzione per i ministeri degli Esteri e degli Interni, reclamati dai maoisti. Khanal si è assunto personalmente l'onere dei ministeri per temporeggiare e non cedere alle richieste.

Nel frattempo si auspica una risoluzione del processo di pace entro 40 giorni. Il Presidente indiano  M.Singh ha espresso preoccupazione per il ritardo di tale processo. L'instabilità nepalese potrebbe compromettere anche l'India. "The political parties should not prolong the peace process too much".
Hai ragione Singh, ma tra il dire e il fare.....

Il povero Khanal cerca di fare il suo meglio dichiarando umilmente che, dato il periodo di transizione, il governo non è in grado di occuparsi dei programmi di sviluppo economico. Non si può fare altro che auspicare, afferma Khanal, il progredire di settori già autonomi anche se in difficoltà: quello agricolo e quello energetico. Le stesse banche stanno incoraggiando gli investimenti e il credito nelle zone rurali. Nella società della globalizzazione e del Trade globale, il Nepal punta sulla cara e vecchia Fisiocrazia?
Appare evidente che il settore industriale non è ancora in grado di rialzarsi dalla crisi economica.
Potrà mai la politica sollecitare un miglioramento di questa situazione?

Il Presidente della Repubblica R.B.Yadav ha dichiarato che la democrazia è il sistema più adatto per portare la prosperità economica nel paese: "In Democrazy people are supreme". 
Non siamo certo alla solidità greca della democrazia, così come siamo lontani da quelle occidentali in genere; la strada è ancora lunga.  Ma quanto?

mercoledì 16 febbraio 2011

Nepal:Governo instabile pungolato dai maoisti

Quella che sembrava una svolta si è rivelata una bolla di sapone. Il 4 Febbraio il Nepal ha eletto il suo Primo Ministro  anche grazie al ritiro dalle elezioni del leader dei maoisti.  Dopo gli applausi per la scelta politica e la possibilità di formare un nuovo governo stabile, la delusione arriva proprio in merito al vecchio partito al potere.
Il leader Prachanda rivendica un presunto accordo pre-elettorare  con Khanal. In virtù di tale accordo, i maoisti richiedono i ministeri dell’Interno e della Difesa, nonché il reintegro dei guerriglieri maoisti nell’esercito regolare. Se ciò non dovesse accadere sarebbe prevista la formazione di un esercito parallelo formato esclusivamente da ex militanti.
Prachanda sa di avere il coltello dalla parte del manico. Se non verrà rispettato l’accordo non si otterranno i numeri necessari per il governo stabile. Il terremoto politico giunge proprio da coloro che sembravano aver assicurato la possibilità di un cambiamento.
I maoisti sanno bene che questo non è il clima sereno per redigere una Costituzione. Nel frattempo, mentre il 28 Maggio- la nuova data limite- si avvicina,  i membri dell’Assemblea costituente assicurano che ci saranno eguali diritto per uomini e donne. A garantire i diritti femminili in Nepal c’è la National Woman’s Commision che terrà un Meeting a Kathmandu nei prossimi giorni. Almeno qualcosa!


mercoledì 19 gennaio 2011

Notizie dal Nepal: Il naufragio della Pace

Il processo di pace portato avanti in Nepal d parte dell' Unmin, l'United Nations Mission in Nepal 'è definitivamente  fallito. Troppo tardo il percorso per la formazione di una Costituzione, troppo difficile il reintegro degli ex guerriglieri maoisti nell'esercito regolare.
La rottura viene dopo l'ultima polemica da parte dell'Onu. L'evidenza è innegabile: non esiste una forza politica stabile in grado di guidare il paese.

Mentre il re  Gyanendra cerca di riprendere confidenza con la popolazione apparendo sempre piu' spesso presso i luoghi di culto o in occasione di manifestazioni a sfondo benefico, l'ex erede al trono  Paras Shah alza il gomito nei pub di Kathmandu, spara in aria con la sua pistola regale e viene arrestato. E dire che la monarchia, in questo caos politico, in quesa nave senza ccchieroche è diventato il Nepal, è sempre stata vista come una validissima alternativa. I nostalgici della famiglia reale, non è un mistero,sono molti e fedeli, nonostante il chiacchierato comportamento e il coinvolgimento di re Gyanendra Shah  in occasione del massacro della famiglia reale nel 2001, nonostante il gesto materiale sia stato compiuto dall’allora erede al trono Dipendra.
Per il momento i reali si guardano bene dal commentare l’attuale situazione politica. L’alternativa reale del resto non è certo sinonimo di garanzia  se si rammentano la crisi politica degli anni  novanta, il ricorso alle elezioni, l’assunzione del potere esecutivo direttamente di Gynendra e la rinuncia del 2005 che ha visto i partiti politici costretti a trovare un accordo con i maoisti.  

Le responsabilità del fallimento della missione di pace non sono solo  evidenziabili nella presenza stessa dell’Onu nel paese, nel disaccordo tra i partiti o nella dubbia, seppur acclamata, figura del re. Semmai è possibile considerare l’insieme di questi fattori e condirli con una specifica e non velata pressione partitica che vedeva nello stallo una situazione di vantaggio in termini economici e di potere.
L’inattività verso il pieno raggiungimento del processo di pace degli ultimi anni, insieme all’ incertezza politica,  ha determinato anche il naufragio dell’economia. L’eco della crisi mondiale non poteva che portare effetti più disastrosi in un paese dove normalmente il livello di povertà è ancora abbastanza elevato.

E così il Nepal naufraga, come il suo progettto di pace, come la sua economia. Il naufrago è lasciato alla deriva, in balia di se stesso e con l’ombra di due grandi potenze asiatiche  emergenti che lo sovrastano.

Il Nepal naufraga perché l’Unmin non può fare più da dorato salvagente? La gestione dei più di 10.000 ex guerriglieri era sulle spalle degli aiuti internazionali.

Ma non tutti i naufragi si concludono tragicamente. Perché il Nepal non dovrebbe farcela? Cosa ha mai portato questo salvagente di utile e veramente duraturo per il paese? Ho vivo solo il ricordo della polvere alzata per le strade di Kathmandu al passaggio dei super mezzi UN, macchine adeguate a raggiungere i villaggi della valle  e i campi degli ex guerriglieri.
Sarebbe interessante  fare un sondaggio per capire quanti, tra i 1400 delegati e responsabili dell’Unmin,  ha realmente girato il paese lasciando l’aria condizionante (seppur funzionanate a tratti) degli alberghi a cinque stelle della capitale o gli esclusivi golf-club, o le cene di gala alle quali partecipavano anche gli europei “arricchiti” fuggiti in Nepal.

Dalla deriva il paese comincia a remare. Per il momento si motivano istituendo un organo al di sopra delle parti che cerchi di portare a termine gli obiettivi fino ad ora falliti: Army Integration Special Committee.
Il Presidente della Repubblica Ram Baran Yadav ha convocato i partiti politici affinchè si porti avanti in maniera seria e responsabile l’elezione del nuovo Primo Ministro. Una nuova data di scadenza sarebbe fissata per il 21 gennaio. Yadav ha fatto fino ad ora tre proposte, tre nomi  inerenti ai tre principali partiti: Barshaman Pun of UCPN (Maoista), Dr Ram Sharan Mahat per il Nepali Congress e Ishowr Pokhrel per il CPN-UML

Se nessun’altra corrente politica, più o meno violenta, remerà contro questa volontà di risalita e indipendenza, è possibile che il paese ce la faccia, che esce finalmente da questa lunga e tragica bufera.


giovedì 1 luglio 2010

Nepal: punto e a capo........





Madhav Kumar Nepal si dimette dopo più di un anno di governo.
L’opposizione maoista rischiava di compromettere troppo seriamente il rischio di una guerra civile
Le dimissioni sono dovute, a detta del premier, alla condizione di un paese ancora “indeciso politicamente”.
Comunque sia ULM che i Maoisti sono pronti dietro l’angolo mentre il Congresso sembra latitare.
La Costituzione appare sempre più un miraggio.
Quanto tempo dovrà passare ancora prima di vedere una svolta?
Le elezioni entro l’anno sembrano alquanto improbabili.
Nel frattempo il paese barcolla tra il caldo umido dei monsoni, meno potenti rispetto a qualche anno fa, e un aumento esponenziale della povertà.
Qualche nepalese si consola con i Mondiali di calcio ma, ahimè, anche in questo caso non tutto fila liscio: i blackout elettrici non assicurano la godibilità sportiva!

mercoledì 2 giugno 2010

Notizie dal Nepal: Costituzione e Maoisti


Dopo la proroga di un anno concessa alla Costituente il 28 maggio il paese continua a vacillare.
Nonostante l'accorato appello de segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon verso un sano equilibrio politico la situazione rimane tesa.
Il primo ministro Madhav Kumar Nepal aveva promesso le dimissioni se si fosse arrivati ad un accordo per quanto riguarda i lavori della Costituzione.
Le dimissioni pero' hanno un prezzo: ancora una volta torna, come nel maggio del 2009, la richiesta del premier sul disarmo degli ex guerriglieri maoisti nonche' la restituzione dei territori sottratti ai civili durante i 10 anni di guerra civile.
Gli accordi verso la formazione di un nuovo governo, dopo le dimissioni di Nepal, prevedono la partecipazione degli ex ribelli maoisti saliti al potere nel 2008.
Il reintegro degli ex guerriglieri nell'esercito regolare richiesto da Prachanda, leader maoista, era stato uno dei motivi scatenanti della crisi di governo dello scorso anno.
Se entro domani il premier non si dimettera' i maoisti, primo partito in Nepal, minacciano nuovi disagi e scioperi simili, se non superiori, a quelli che hanno bloccato il paese all'inizio di maggio.
Proprio il 28 maggio il paese ha festeggiato i 2 anni di Repubblica e il Presidente ha chiesto pace e collaborazione. Mentre i fondamentalisti indu' richiedono il ritorno della monarchia, i lavori della Costituente si protraggono. Il progetto della Costituzione del popolo prevede un presidente all'esecutivo e un Parlamento democratico composto da un'unica camera rappresentante i 12 stati federali.

domenica 9 maggio 2010

Notizie dal Nepal: Aggiornamenti dai bandha


Prachanda ha sospeso momentaneamente lo sciopero. Chiede pero' insistentemente la dimissione di Nepal e la fine dei lavori per la nuova Costituente. Nei giorni scorsi gli scontri sono stati duri tra maoisti e oppositori. Il rischio palese e' quello di una guerra civile. Due giorni fa Prachanda ha dichiarato che non e' sua intenzione arrivare a cio'.
Nel frattempo nella capitale il prezzo del riso e degli ortaggi e' quintuplicato. Fino a ieri si poteva uscire solo per due ore al giorno, dalle 6 alle 8 di sera. Molti negozi comunque hanno deciso di tenere comunque tutto chiuso cosi' i civili hanno avuto problemi per il semplice approvvigionamento essenziale. Solo questa mattina e' stato concesso il rifornimento di 200 tonnellate di verdure nella Valle di Kathmandu e il prezzi hanno cominciato a scendere.
La Farnesina sconsiglia le partenze e le ambasciate straniere (tra le quali anche quella italiana a Delhi) sono in allerta.In realta' l'aeroporto internazionale di Kathmandu funziona regolarmente.
Fortunatamente i turisti bloccati a Pokhara sono riusciti a spostarsi con mezzi alternativi e a breve e' possibile che l'aeroporto venga riaperto.
Questa tregua e' apparente perche' oggi ci sono stati scontri tra maoisti e polizia a Maitighar!

giovedì 29 aprile 2010

Ancora Bandha (scioperi) in Nepal



Prachanda si fa sentire ancora. La situazione in Nepal non è affatto rosea. Ancora una volta viene richiesto l’inserimento degli ex guerriglieri nell’esercito regolare. Questa volta il capro espiatorio sono le scuole private. Soprattutto in città, sono numerose le scuole di natura privata che offrono un livello di istruzione che potremmo definire “superiore” alla media. Consci dell’eccezionalità del servizio, gli istituti hanno alzato e rette (di circa il 30 %) e ovviamente i maoisti sono intervenuti. Paladini della buona istruzione al “giusto prezzo”? Non direi. Comunque il rischio è, ancora una volta, quello di far cadere il governo.
Per il momento sono previsti scioperi ad oltranza a partire da sabato 1 maggio: che data simbolica! Ancora più simbolica se si considera che proprio un anno fa, il 4 maggio, Prachanda si dimetteva dal governo perché il presidente Ram Baran Yadav, timoroso del troppo potere dei maoisti, si rifiutava di integrare gli ex ribelli nell’esercito.
Quello delle scuole è ovviamente un pretesto, anche se valido, per lamentare situazioni per più cogenti: la mancata costituzione e il processo di pace in lenta evoluzione. Il partito comunista unificato (maoista) del Nepal (Ucpn-m) appare determinato, come al solito!
Gli ex ribelli, che hanno la maggioranza in parlamento, chiedono un governo di unità nazionale in grado di rispettare la scadenza del 28 maggio, data entro la quale deve essere completata la nuova costituzione
Lo sciopero in nepal, il bandha, è ben diverso da quello che conosciamo noi. Si ferma tutto..tutto..tutto: attività commerciali, servizi, ospedali, trasporti. La differenza, rispetto alle moderne democrazie occidentali, sta nel fatto che spesso e volentieri chi vi aderisc in un certo senso è “costretto” a farlo.
La capitale è in subbuglio. Tra nuvole di polvere che attendono il monsone, si preparano circa 400000 persone. Qualcuno mi dice che saranno di più, qualcuno di meno.
Gli amici nepalesi, anche lontani dalla capitale, si dicono preoccupati.