domenica 4 settembre 2011

Palpasa Caffe': un romanzo dal Nepal


“Proprio tu, che sembri una di noi, che parli la nostra lingua e fai battere il tuo cuore per il Nepal, non puoi non leggere questo romanzo!”
Cosi' mi esortavano gli amici nepalesi in merito a questo best seller, Palpasa Cafe'.
Il romanzo e' uscito, in nepalese, nel 2005, in piena guerra civile. L'autore e' il noto giornalista del Kantipur Daily Narayan Wagle.
In Nepal questo romanzo e' famosissimo. Per un paese che mediamente non e' molto interessato alla letteratura e che ha una percentuale di lettori abitudinari bassissima, la vendita di 25000 copie in soli due anni rappresenta un record assoluto. L'entusiasmo con il quale mi veniva presentato il testo mi aveva sempre preoccupata. Sapendo che si trattava in parte di una storia d'amore mi chiedevo: “Questo Wagle sara' mica il Moccia del Nepal?”.
Il mio approssimativo nepalese mi allontanava dalla lettura fino a quando, in una libreria di Kathmandu, ho trovato la traduzione in inglese.

Gli amici nepalesi avevano ragione. Con buon merito questo romanzo ha vinto il prestigioso premio letterario nepalese Madan Puraskar, l'equivalente del Pullitzer Prize degli Stati Uniti.
Non si tratta affatto di una mielosa storia d'amore! Tutt'altro!
Wagle utilizza un plot articolato come una scatola cinese. L'esperimento funziona benissimo a livello narratologico. Il lettore alterna momenti di appassionato coinvolgimento a momenti di stupore a seguito di improvvisi colpi di scena o commoventi episodi, fino alla circolare chiusura che lascia aperta una porta esegetica.


Lo sfondo e' quello di Kathmandu, di un ambiente artistico insolito, delle colline impervie che affacciano sulla Valle. L'ombra costante e' quella della guerra civile, degli intensi anni di guerriglia a seguito dell'eccidio reale del 2001.

Il protagonista e' Drishya, un artista, un pittore nepalese che insegue la bellezza in ogni singolo movimento percepito, dai fiori che cadono in citta' prima del monsone, fino all'intenso colore dei paesaggi collinari e montani. Intorno a lui si muove un Nepal inquieto che si avvicina agli anni piu' cruenti del conflitto civile.

Drishya ha un sogno, quello di costruire un luogo speciale sulle colline. Un posto isolato dove gli artisti possano trovare se stessi, l'ispirazione, la pace; un rifugio solitario e incontaminato lontano dalla violenza e dal qualunquismo. Il suo angolo di Paradiso dovrebbe chiamarsi Palpasa Caffe'. Ma Drishya deve fare i conti con la realta', con il potere, con chi lo vuole prendere, con chi lo strumentalizza e lo piega verso una strada sbagliata.

Chi e' Palpasa? Colei che e' riuscita a strappare l'artista dalla sua solitudine, dal suo isolamento artistico. Colei che capisce la sua arte e forse comincia ad amarlo per quello che e'. Ma non siamo davanti al plot di una storia d'amore qualsiasi. La loro e' un'unione di anime che non ha bisogno di dichiarazioni, gesti fisici o unioni. Un amore inespresso che rimane eterno, nella memoria.
Palpasa Caffe' e' la storia di un sogno irrealizzato, un sogno che coinvolge e commuove. Una storia che rimane sullo sfondo, anche se intensa. Palpasa caffe' non e' un romanzo d'amore e Wagle non e' il Moccia nepalese.

Il rapporto tra Drishya e Palpasa e' quello tra artista e ricettore, tra colui che imprime un sentimento attraverso il colore e chi lo riceve e lo fruisce. Amore e arte assumono le stesse tonalita'. L'arte e' una forma di amore.

I vero fulcro del romanzo e' l'esperienza di Drishya, il suo cercare di capire se stesso e quello che sta accadendo nel suo paese. Cercare delle spiegazioni significa tornare indietro, verso il proprio passato, le proprie origini. Il villaggio dove e' nato e' cambiato. Ora ci sono i maoisti a dettar legge, ad imporre la violenza e l'arruolamento in un conflitto del quale non si conoscono le cause precise.
Qual e' il mezzo per raggiungere la pace e la giustizia? La guerra. La violenza. Qualcuno impone questa legge senza alternativa.


How can you ever justify violence?” Drishya asks.
Siddhartha replies: “Without destroying you can’t build anew.”
“But people are dying,” Drishya pleads.
“The people don’t need peace, they need justice,” says his Maoist friend, “If there is justice there will be peace.”
“But you are carrying out injustices in the name of justice,” says Drishya one last time but it is clear the two can’t even agree to disagree.


Dopo la strage reale del 2001 si scelse la violenza. Kathmndu viene descritta come confusionaria e attonita. Wagle riporta nel romanzo la sua esperienza diretta di giornalista, la sua percezione di quei giorni, la percezione dei nepalesi: l'incredulita', lo sconvolgimento, il sospetto.
Si rispose alla violenza con la violenza. Le giovani generazioni vogliono il cambiamento, nuove opportunita'. Per loro, per alcuni di loro, questo cambiamento e' realizzabile attraverso le armi, la ribellione, la Rivoluzione. L'arruolamento diventa in certa misura obbligatorio cosi' come il rischio che ne consegue. L'esercito in citta'. I maoisti sulle colline. Una pressione feroce sulle zone rurali, sull'esasperazione del popolo e sulla sua mancanza di mezzi.
Si promettono ricchezza e istruzione in nome della guerra, in nome delle armi. Anche le bambine vengono precettate. Chi non muore nelle esplosioni degli attentati dinamitardi marcia in nome dei guerriglieri maoisti. Il giovane che non dono se stesso in nome della rivoluzione costringe la famiglia a pagare cifre improponibili in nome del “People of new power”.

La natura descritta e' commossa e partecipe. Il sogno di vivere in un villaggio pur rimanendo isolati dal “villaggio globale” rimane sullo sfondo. Il gap tra citta' e campagna e' forte.
Quello di Drishya e' un percorso sofferente. L'arista non sente la guerra come sua, non sente la violenza e si dichiara neutrale. L'arte non puo' abbracciare un credo politico o impugnare una bomba perche' si basa su un'ispirazione profonda che ignora l'ira sociale.
Ma anche chi vole rimanere se stesso finisce per perdere se stesso e la propria identita'. Sembra impossibile non entrare nella follia. Non si riesce a sfuggire alla guerra,nda se stessi e dai propri sentimenti.

Un libro interessante e ben scritto, che fa emergere molti interessanti temi oltre a quello politico e storico: l'amicizia, l'arte, l'amore, l situazione sociale ed economica del Nepal, il rapporto con l'Occidente, il rapporto tra generazioni, tra tradizione e modernita', l'emigrazione.

Premi e successo meritatissimi per un autore nepalese che sorprende.
Per chi volesse procurarsi il testo, a sole 300 Rs, puo' consultare il sito della Piligrim's Book di Kathmandu

6 commenti:

Silvia Merialdo ha detto...

L'ho comprato anche io quando ero in Nepal, ma devo acnora leggerlo (in realta' devo ancora smaltire l'orgia di libri che ho comprato un anno fa in India - ho un po' esagerato!).
Cerchero' di elggerlo presto, poi ti faccio sapere!

Elisa Chiodarelli ha detto...

Sembra molto coinvolgente e mi pare un buon segno che anche i Nepalesi apprezzino uno scrittore lontano dal modello Moccia.
Spero di poterlo leggere, un giorno, chi lo sa!

Clara ha detto...

Io ne avevo sentito parlare, avevo letto una recensione in India, ma poi non sono riuscita a trovarlo. Quando leggo del tuo Nepal, partirei subito
Baci e buona serata

Unknown ha detto...

Anche io partirei...adesso!

Cristina ha detto...

Questo è il libro di cui parlavi sabato a Bologna... Molto interessante. Perché non lo consigli alla casa editrice Metropoli d'Asia: http://www.metropolidasia.it per tradurlo? E magari potrebbe tradurlo Clara... sarebbe bello!

ciao,
cris

Unknown ha detto...

Cara Cristina,
hai ragione. India, Malesia, Cina...perchè non il Nepal? Lo farò sicuramente