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mercoledì 10 settembre 2014

Sikkim: l'India che non ti aspetti

Sikkim
Quando si pensa ad un viaggio in India la prima cosa che ci viene in mente è il Taj Mahal o il Triangolo d’oro, la città sacra di Benares. Io stessa, dopo essermi trasformata da turista in viaggiatrice umilmente esperta d’Oriente, ho sempre suggerito visite di questo genere. Non solo per cominciare.
Guardando attentamente la cartina dell’India si scopre però la presenza di un piccolo e giovane stato che in pochi, pochissimi conoscono. Il Sikkim. Si tratta di un giovane stato perché solo dal 1975 è stato formalmente annesso all’Unione indiana distaccandosi dal West Bengala. La Cina ha più o meno riconosciuto questa annessione da appena 10 anni.

Il Sikkim è un piccolo paradiso himalayano incastonato tra tre splendidi gioielli, Nepal, Tibet e Bhutan. Viaggiare in Sikkim significa scoprire un’India assolutamente diversa, un posto magico, ricco di natura, cultura e relax. Il luogo ideale per sfuggire alla calca e alla polvere delle grandi megalopoli, alla calura della pianura e ai ritmi snervanti del vivere moderno. I sikkimesi sono un popolo pacifico e tranquillo, abituato all’incedere lento della vita himalayana. Fare un viaggio in questa terra significa prendere il tempo e sospenderlo, godendone ogni istante. E’ un viaggio adatto a tutti, basta saper scegliere bene i tempi e gli spazi, le attività e le avventure.
Il Sikkim è una terra naturale e profondamente religiosa, ma anche tribale e ancestrale. Lontana dall’idea di India che abbiamo nel nostro immaginario. E’ la terra del buddhismo e dei culti animisti, delle donne con intensi e pesanti gioielli dorati, degli uomini dagli abiti colorati, delle enormi e lussureggianti piantagiani di tè, dei laghi sacri e delle bandiere di preghiera, dei monasteri e degli sconfinati panorami sull’Himalaya. Una terra da assaggiare lentamente, prima che vada perduto, ci si augura che non avvenga, questo inalterato angolo di mondo.

I permessi
Per visitare il Sikkim è necessario richiedere un permesso speciale quando si fa il visto dall’Italia presso l’Ambasciata indiana di Milano. L’Inner Line Permit è gratuito e non comporta nessun ritardo o problema nella richiesta. Basta segnalarlo on line quando si fa richiesta del semplice visto turistico. Quando si ottiene il visto verrà applicata una stampa blu che dichiara il semplice permesso per il Sikkim del Sud e del Sud Est. Attenzione però, da qualche settimana è necessario avere il documento anche in forma cartacea. Si può richiedere esplicitamente all’ambasciata oppure farlo sul posto nei seguenti posti:
·       New Delhi: Sikkim house a Panchsheel Marg
·       Calcutta: Sikkim house in Middleton Street 4
·       Siliguri: Office of Sikkim Nationalised Transport in Sevoke Road
·       Bagdogra (areoporto): Sikkim tourism Counter
·       Rangpo: Tourist lodge
Affidandosi ad un’agenzia sikkimese seria, ovviamente non ci sono problemi di nessun genere e il permesso cartaceo si ottiene in 3 minuti scarsi. E’ opportuno avere sempre con sé delle fototessere simili a quelle che si usano per il passaporto. Per il Nord ci sono altri permessi speciali che si possono fare sul luogo, sempre con la stessa velocità e facilità. Si tratta del Protected Area Permit e del Restricted Area Permit ottenibili presso il Tourism Department a Gangtok, la capitale del Sikkim. Di solito questi due ultimi permessi vengono rilasciati più facilmente a gruppi di almeno due persone. I permessi durano da 2 settimane a 60 giorni e si possono di solito estendere di altri 30 giorni all’occorrenza presso l’ufficio immigrazione a Kazi Road a Gangtok La ragione di questi permessi è legata alla vicinanza del Sikkim con territori tutelati o a circolazione limitata come il Tibet e il Bhutan. Preservare è meglio che curare!



Come arrivare
In Aereo: l’aeroporto più vicino è a Bagdogra (Siliguri), in West Bengala, a 120 km. Si possono scegliere le seguenti tratte e compagnie:
·       Bagdogra-Delhi con: Jet Airways, Indian Airlines, Kingfisher, Spicejet, Go Air, Air India
·       Bagdogra-Chennai con Spicejet
·       Bagdogra-Calcutta con Indian Airlines, Air India, Jet Airways, Kingfisher, Spicejet
·       Bagdogra- Paro (Bhutan) con Drukair
All’areoporto di Bagdogra si incontra solitamente l’autista dell’agenzia scelta (opzione consigliabile) o si noleggia direttamente una jeep collettiva (contrattazione durissima e snervante per la seconda opzione!!!!). I voli durano da 40 minuti a due ore
In Treno: un viaggio lungo e impegnativo che parte da Calcutta o da Guwahati in non meno di 10 ore. Destinazioni come Delhi, Bangalore o Mumbai sono distanti almeno un giorno e mezzo di treno.
In Autobus: è possibile raggiungere la capitale Gangtok in autobus partendo da Siliguri alle 6 o alle 12 del mattino




Gente e cultura
In Sikkim ci sono 3 etnie principali, i lepcha, u buthia e i nepali (sherpa, rai, newari, gurung, tamang, chettri). Ci sono però anche altre minoranze come i limboo, i magars e i bahun La lingua principale è il nepali. Si parlano ovviamente anche l’inglese, l’hindi e i dialetti locali. Le persone sono sorridenti e accoglienti. Manca in questo popolo la malizia e la faccia tosta che spesso si notano in alcune zone dell’India. I sikkimes sono semplici e disponibili, molto simili ai nepali. Sono prevalentemente buddhisti vajrayana, una piccola percentuale di hindu e un nutrito numero di animi
sti. Si vive dunque in contatto e in armonia con la natura rispettandone i ritmi e le esigenze. Il settore più sviluppato è l’agricoltura. Il turismo è poco diffuso ma lo stato si sta prodigando affinchè sorgano attrazioni e struttere nuove e accoglienti

Clima e strade
Il Sikkim è un piccolo paradiso. Le temperature vanno da un minimo di 0 gradi in montagna ad un massimo di 28° in estate.
C’è spesso una gradevole brezza. A 2000 mt non è difficile incontrare piantagioni di banano e bambù. I giardini del tè sono particolarmente emozionanti. Le strade sono abbastanza percorribili. E’ sempre bene affidarsi ad agenzie che dispongono di mezzi affidabili, sicuri, revisionati e con una certa cilindrata. Molti luoghi da visitare si trovano in sentieri tra boschi o su alture. Avere una jeep o suv è indispensabile. Fatta eccezione per il periodo monsonico, comune a tutta questa fascia, non ci sono problemi di circolazione. I trasporti locali non sono affidabili. Si possono noleggiare jeep collettive ma la cosa migliore è noleggiare una jeep personale con la quale stabilire percorso, tariffa definitiva e tempistica. E’ necessario dunque affidarsi ad un’agnezia locale e dimenticare, per evitare inutili perdite di tempo e denaro, il fai da te.

Quando andare

I periodi migliori per visitare il Sikkim sono quelli tra marzo e giugno oppure settembre e novembre. La torrida estate indiana (aprile-gugno) è praticamente assente in Sikkim. Non a caso gli indiani la scelgono come località di villeggiatura e frescura collinare insieme a Darjeling in West Bengala.

Cosa visitare
In Sikkim si possono fare tanti viaggi diversi:
·       Il viaggio culturale e religioso alla scoperta di monasteri buddhisti, grotte di meditazione e danze rituali
·       Il viaggio naturale alla scoperta di parchi, riserve, santuari della vita selvaggia, laghi sacri, distese di orchidee e piantagioni di tè
·       Il viaggio avventuroso escursionistico con trekking, ascensioni o rafting
Per avere informazioni e dettagli contattatemi e cercherò di darvi dei consigli sulle combinazioni possibili e sugli itinerari



Momenti speciali
Tra maggio e giugno si celebra il Drupchen. Tra Gennaio e Febbraio una festa tradizionale che si svolge qualche giorno prima del Losar, il capodanno tibetano. Nel monastero di Rumtek, poco distante da Gangtok, è possibile vedere le famosissime danze buddiste  chaam

Le strutture
Negli ultimi anni il Sikkim sta stupendo i suoi turisti con strutture nuove e dotate di tutti i conforts. Per non avere sorprese è bene affidarsi ad agenzie affidabili. In Sikkim ce ne sono diverse, ma poche sono quelle riconosciute dal governo. Alcuni alberghi sono particolarmente belli ed eleganti, senza la pacchiosità di alcune strutture delle grandi città.
Segnalo qualche struttura davvero notevole dove  vale la pena soggiornare:
·       Yuksam, The hotel Red Palace www.hotelredpalace.com
·       Darap, Gurung homestay, Shiva e Radha Gurung family,
www.sikkimvillagehomestay.com
·       Gangtok, The nettle & Fern, www.nettleandfernhotel.com/
·       Gangtok, Suhim Portico, www.suhimportico.com

Esperienze alternative
Negli ultimi anni sta prendendo piede un’iniziativa interessante. La possibilità di soggiornare per una o più notti presso la famiglia di un villaggio (home stay). Si  condividono spazi e attività come la cucina casalinga o la raccolta delle erbe officinali. Si può essere semplici osservatori o attivi protagonisti della giornata tipica di un sikkimese. Le strutture sono spesso graziose e accoglienti nella loro dignitosa semplicità. Il cibo è genuino, fresco e gustosissimo, come quello che preparerebbero le nostre mamme. Risiedere in una casa sikkimese significa, se lo si desidera, pregare con loro, cantare con loro, studiare con i loro bambini o semplicemente chiacchierare davanti ad un tongba, sorseggiando chang, l’alcolico naturale locale.


Con chi andare
Le agenzie del Sikkim sono molte ma è davvero difficile trovarne una seria ed affidabile. E’ importantissimo assicurarsi che l’agenzia sia riconosciuta dal Governo, dal dipartimento del turismo locale. E’ necessario trovare un’agenzia che abbia una solida esperienza e competenza alle spalle, mezzi di trasporto nuovi, solidi, revisionati;  personale competente e altamente qualificato per i vari viaggi che si possono effettuare. E’ importante che il personale parli bene inglese e abbia esperienza con gli standard e le esigenze occidentali.
L’agenzia migliore è la
Yak & Yeti Travels & Expeditions
Tel: +91-3592-280075,Tel/Fax: +91-3592-280075,
Cell: 9933008822, 9434117418.
(Sikkim Tourism-registration No.01/TD/0/Serial No. 03/Volume No. 1. Grade “A”)- Recognized by Ministry of Tourism, Government of India.

* Award for Excellence in best adventure tour operator 2010.

* Recipient of “Tourism Excellence Award” in 1997–India Economic Forum-New     
   Delhi.
* Organizer-First successful international expedition to Alpine peaks in Sikkim.


* First Mountain biking expedition to Gurudongmar Lake 17,700 ft. First Youth adventure exchange camp.

lunedì 23 settembre 2013

La bottega di Amir: un pane caldo che ci rende uguali

Il muezzin ha appena finito di cantare. Ha lanciato la sua preghiera nell'aria ancora gelida. Per strada non c'è ancora nessuno. Fra poco la strada davanti alla moschea si riempirà di anziane donne con le loro ceste di ortaggi. Prima del mezzogiorno staranno a destra, a riparo dal sole. Nel pomeriggio sposteranno i loro pesanti involucri dall'altra parte della strada.
Leh, Jama Masjid, Luglio-Agosto 2013
Ma dietro alla moschea  la vita ancora non parte con il suo ritto quotidiano. Ancora con la kurta della notte e le ciabatte di gomma ci si può incamminare verso la bottega del chapati. Caldi, grandi e soffici pani. Un pasto semplice che condivido con i miei amici indiani. Fa ancora freddo, l'altitudine si fa sentire con la sua aria pungente. Quando il sole avrà superato il secondo minareto diventerà impossibile puntare gli occhi verso il cielo, la luce sarà troppo potente.
Ma per adesso si sta bene. Il muezzin ha appena cantato e il forno tandoori è già al lavoro.
Religioni diverse e storie diverse. Io, Rumin, Nadir, Doma e Raman. Ogni mattina davanti alla stessa bottega con gli stessi occhi sgualciti dal sonno. Uno sguardo e qualche parola di saluto
नमस्कार! आप कैसे हैं? धन्यवाद! आप बहुत दयालु हैं!
La bottega di Amir, Leh, Luglio-Agosto 2013
I pani caldi ci vengono avvolti in un foglio di giornale. Il sorriso che ci rivolge Amir è lo stesso. Caldo come il pane che passa da una mano all'altra.
La mattina, dopo il canto del muezzin, siamo tutti uguali. Ci si augura una buona giornata e ci si ripromette, forse mentalmente, di rispettarsi l'un con l'altro durante il seguito del giorno.
In Ladakh i musulmani sciiti sono il 13 % di una popolazione di circa 300.000 persone. La maggioranza, quasi 80%, è buddhista. L'8% è hinduista.
Su una stessa strada, quasi l'uno di fronte all'altro, ci sono le sedi dei partiti politici indiani che vogliono unire e separare.
Quando il sole supera il secondo minareto e la luce diveta forte davanti alla moschea c'è un po' d'ombra. I musulmani parlano tra di loro e danno le spalle ai passanti.  I buddhisti svoltano a destra ed entrano al tempio. Gli hindu restano nelle loro botteghe. Non ci si parla. Per il momento. Forse domani, quando il muezzin avrà terminare di cantare l'immenso amore di Dio. Forse domani, davanti alla bottega del chapati, dietro alla moschea.

lunedì 4 febbraio 2013

Hinduismo e Buddhismo italiani

Nepal 2007
Art. 8 Cost. 
Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.
Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano.
I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.



Tutte le religioni sono uguali. Ci abbiamo messo un po' a capirlo in Italia. Il sincretismo e il rispetto altrui non sono sempre stati il  nostro forte.
Dal 1 Febbraio però anche l'hinduismo e il buddhismo sono stati ufficialmente riconosciute dallo Stato italiano.
In Italia gli hindu sono circa 260.000, e non sono tutti extracomunitari! I Buddhisti circa 150.000., eccetto i simpatizzanti.
Dal 2016 sarà anche possibile versare la quota dell'8x1000 alle due fedi. Da tempo è già possibile donare il 5x1000.
Non sono molte le strutture italiane. In verità le differenze all'interno delle due fedi sono molteplici quindi è difficile trovare un censimento comune e veritiero.
I principali templi hindu sono a Mantova, Savona e Treviso. Maggiori informazioni si possono trovare presso l'UII, l'unione induisti italiana. Altri interessanti link si possono trovare qui.
Per il Buddhismo sono maggiormente presenti le scuole Theravada, Mahayana e soprattutto di Nichiren e Dzogchen; meno quello tibetano o di Vajrayana. Anche per il Buddhismo esiste una UBI, Unione Buddhisti italiani, così come molte associazioni e attività.

mercoledì 14 novembre 2012

La Trasmigrazione e il tulku a Venezia

Tibet, Agosto 2011

La dottrina tibetana
della trasmigrazione e il tulku
Fondazione Querini Stampalia, Venezia
giovedì 15 novembre 2012, dalle ore 17.45
             
Un’occasione per esplorare, attraverso la dottrina della trasmigrazione e del tulku, un’antica civiltà che dal “Tetto del Mondo”, il lontano altipiano del Tibet, giunge fino alla città di Venezia dove di recente il Dalai Lama è stato insignito della cittadinanza onoraria.
Appuntamento giovedì 15 novembre dalle 17.45 a Palazzo Querini Stampalia con La dottrina tibetana  della  trasmigrazione  e  il  tulku,  l’incontro  organizzato  da  International  Dzogchen Community Gyamtsholing Venezia e Shang Shung International Institute for Tibetan Studies, con la collaborazione della Fondazione Querini Stampalia e di Ca’Foscari Cinema. Ad introdurre il tema Fabian Sanders, docente di Lingua e Letteratura Tibetana all’Università Ca’Foscari di Venezia e Direttore Accademico dell'Istituto Shang Shung per gli Studi tibetani (Regno Unito).L’intervento analizzerà le particolari modalità di trasmigrazione attraverso le quali i Tulku, Maestri spirituali  tibetani,  decidono  di  “rimanifestarsi  per  prestar  soccorso  agli  esseri  che  impotenti navigano nell’oceano del divenire”, come afferma Sanders. Nell’occasione si parlerà de La lampada che rischiara le menti ristrette, di Chögyal Namkhai Norbu (Shang Shung edizioni, Arcidosso 2012).A seguire, alle 18.30, la proiezione del film My reincarnation, introdotto da Roberta Novielli,
Professore  Associato  di  Storia  del  Cinema  Giapponese  e  Delegata  del  Rettore  alle  Attività
Cinematografiche di Ca' Foscari Cinema e di Ca' Foscari Short Film Festival.Firmato dalla regista statunitense Jennifer Fox, My reincarnation è un documentario sulla vita di Namkhai Norbu Rinpoche, uno dei principali maestri viventi del buddismo tibetano, e del figlio primogenito Yeshe che, nato in Italia, si distanzia in qualche modo dalle orme paterne seguite per alcuni  anni,  proponendo  con  un  linguaggio  alternativo  e  filosoficamente  affine  agli  schemi occidentali, i principi del buddismo tibetano.
Vent’anni di riprese documentano il rapporto complesso tra padre e figlio in una storia universale sull’amore, la trasformazione e il destino. Film multilingue (italiano, inglese, tibetano) con sottotitoli in italiano.
L’incontro si terrà nell’Auditorium Giannina Piamonte
Ingresso libero fino ad esaurimento posti
Seguirà un piccolo rinfresco offerto dalla Comunità Dzog Chen Venezia - Gyamtsholing
La Comunità Dzog Chen di Venezia organizza  sabato 17 e domenica 18 novembre, alla  Bottega del
Tintoretto di Venezia, un Corso di pittura Thangka per imparare a disegnare secondo la pittura tradizionale
tibetana su tele arrotolabili.
http://www.tibetanthangkapainting.com
gyamtsholing.venezia@gmail.com

Per informazioni
Fondazione Querini Stampalia, Santa Maria Formosa, Castello 5252,  30122 Venezia
tel 041 2711411   fax 041 2711445
www.querinistampalia.it
ufficiostampa@querinistampalia.org

lunedì 30 luglio 2012

Buthan: la felicità e le strane abitudini del regno del drago tonante




Druk yul, il Regno del drago tonante, il Bhutan
Druk significa tuono o voce del drago perche' ad essa fa pensare un tuono
Yul significa terra.
Il nome Bhutan deriva dalla parola bot di origine tibetana e significa “abitanti delle montagne”.
Seppur l'origine etnica sia in parte tibetana, oggi i tratti comuni rimangono pochi. La lingua parlata infatti e' il dzonkha, insieme ad altre 18 varieta', tra cui il nepali e l'inglese.

Dal XX secolo il Buthan e' una monarchia ereditaria. Fino agli anni 60  il paese era  molto arretrato, se cosi' possiamo definirlo: mancava una moneta nazionale, linee telefoniche, scuole ed ospedali.

Oggi il Bhutan viene ricordato per il Fil, la felicita' interna lorda. Molti economisti e antropologi si chiedano quali siano gli ingredienti giusti per ottenere il buon rendimento di tale parametro.Per ottenere un alto livello del Fil il governo Bhutanese  equilibra i benessere materiale a quello spirituale miscelando sviluppo sostenibile, preservazione del patrimonio culturale, ripetto dell'ambiente e buona governance. In barba al Pil e allo Spread, i bhutanesi conducono una vita rilassata e, seppur nella semplicita', non si fanno mancare nulla: istruzione gratuita, sanita' pubblica gratuita, vaccinazioni gratuite,un sistema di promozione sociale finanziato dalla tassazione sui visti turistici,  insieme ad una serie di bizzarre normative.

E si, perche' i bhutanesi, l'unico popolo a maggioranza buddista che vive nella piu' completa liberta' religiosa e sociale, non amano le differenze sociali e ci tengono molto a rispettare  la sensibilita' altrui.  L'ostentazione di una ricchezza opulenta potrebbe offendere il resto della popolazione di modesta condizione. Lo stato allora scoraggia le ostentazioni e multa i ricconi che fanno troppa mostra del loro agio. Non ci sorprende dunque la notizia sul giornale locale: un funzionario pubblico e' stato costretto a vendere la sua antenna parabolica supertecnologica e a fare, con il ricavato della vendita, cospicue donazione al dzong e alle famiglie meno fortunate.
Il Bhutan e' stato l'ultimo stato al mondo ad introdurre la televisione, cosi' come e' l'unico stato  al mondo ad avere una capitale, Thimphu, dove mancano totalmente i semafori. Qualche anno fa ne e' stata sperimentata l'introduzione ma la popolazione e il governo  hanno ritenuto superfluo e inutile l'utilizzo di tale mezzo. Oggi a Thimphu a dirigere il traffico c'e' un vigile urbano in guanti bianchi. Cosa succederebbe al traffico di Kathmandu o Delhi se si provasse ad optare per tale soluzione? E' meglio non pensarci....

Le norme curiose bhutanesi non finiscono qui. Viene imposto, nel limite del possibile, il rispetto dell'architettura tradizionale locale per non alterare il paesaggio himalayano: vengono vietati i cartelloni pubblicitari e le buste di plastica all'occidentale. E' vietato fumare in tutto il paese,chi importa sigarette dall'estero va incontro ad una rigida tassazione.
Le norme sui rifiuti sono severissime: chi e' sorpreso ripetutamente ad ignorare tali norme viene punito con pene che vanno dallo spazzare la strada per una settimana fino al trasporto di pietre gratuito.
Ogni cittadino bhutanese deve garantire 2 settimane all'anno di servizio pubblico, il wulah, di solito per la manutenzione delle strade. In questo modo lo stato evita di intervenire nelle zone piu' remote. Tale sistema e' in parte applicato anche in alcune regioni del Tibet. Per non sottrarre gli uomini dal lavoro dei campi vengono spesso mandate giovani donne. Non c'e' da sorprendersi quindi se si incontra una donna, con bimbo a seguito, impegnata della manutenzione di una strada di montagna.

Nel paese himalayano definito “la Svizzera asiatica” sarebbe,  di norma, vietata ogni forma di accattonggio e poverta'. Lo Stato assicura il possesso di terra a tutti e un sistema di assistenza sociale. Il Bhutan e' l'unico paese dove il numero di posti di lavoro e' superiore alla popolazione ( che non arriva al milione). Nonostante le  rosee premesse di miseria se ne puo' vedere....
In base ad accordi  storici e diplomatici i cittadini indiani hanno libero accesso al Bhutan. I servizi  gratuiti promossi dal paese attirano migliaia di indiani ogni anno. Non tutti trovano una loro collocazione nella piccola societa' himalayana, molti popolano le strade di Thimphu  frugando tra la spazzatura e aspettando che la brava gente locale, generosa per natura oltre che per religione, dia loro qualcosa da mangiare.
Esiste anche una poverta' bhutanese ma e' completamente diversa dalla “miseria” di alcune zone dell'India, del Nepal o del Tibet, si tratta di una poverta' semplice e dignitosa, fatta di piccole cose e gesti quotidiani. E' la poverta' delle campagne, del lavoro duro e dei volti segnati dal sole. Una poverta' serena che fa scintillare in un sorriso la felicita' interna lorda di una regno fuori dal tempo.

Gli spiriti del Bhutan e il buddhismo



Il popolo della montagna e' in forte maggioranza buddhista. Il Bhutan e' l'unico paese al mondo a avere il buddhismo tantrico come religione di Stato.  La scuola piu' importante e' quella drupka dei kagyupa. Il Je Khenpo  e' l'abate capo del clero buddhista mentre i tulku sono i capi religiosi che trovano la via della reincarnazione.

In Bhutan si verifica un curioso dualismo: il je khenpo e i suoi monaci appartengono alla scuola drukpa kagyupa ma la famiglia reale  e la maggior parte dei bhutanesi seguono la scuola nyngma. Nonostante il Bhutan sia l'unico posto al mondo dove il buddhismo e' praticato in maggioranza e senza problemi, i  drukpa kagyupa non gradiscono la presenza  di grandi lama stranieri o fedeli in cerca dell'illuminazione.
Ma il Bhutan non e' inospitale. In molti dzong o monasteri, e' possibile risiedere per brevi periodi di meditazione. Meno ospitale e' la tassa di piu' di 200 dollari giornalieri prevista per il visto!
I monaci bhutanesi vengono mandati spesso all'estero perche' mancano centri di formazione qualificati. Un centro importante e' quello di Shechen, in Nepal, un luogo di formazione e di meditazione aperto dal lama bhutanese Dilgo Kyentse Rimpoche.
Del buddhismo himalayano, nel corso dei secoli, si sono diffuse in Bhutan le dottrine nyingmapa, kagyupa e sakyapa. Meno successo, se non addirittura intolleranza, ha avuto la dottrina gelumpa.

Quale allora il buddismo bhutanese? Da una parte il buddismo tantrico e dall'altra le misteriose  tradizioni bon, il tutto condito dal luso, il folklore locale.
Ogni vallata ha il suo spirito, maligno o benigno che sia. I bhutanesi non muovono un passo senza avere il consenso propizio degli spiriti; ma le esigenze della vita pratica e moderna hanno indotto, anche i piu' superstiziosi, a ricorrere a degli stratagemmi. Se un giorno e' ritenuto particolarmente infausto per una partenza, per l'inizio di un'attivita' o un matrimonio, i bhutanesi architettano una messinscena per gabbare gli spiriti, fanno cio' finta di partire o di agire in una data diversa. In questo modo credono di poter attenuare l'ira degli spiriti maligni ma, al tempo stesso, non rinunciano alla loro data stabilita.
Molti spiriti risiedono ovviamente nella natura. Molto particolari sono le tshomen, le divinita' femminili che vivono nei laghi o negli specchi d'acqua.

Le figure piu' importanti legate al bhutan sono Gru Rimpoche, Pema Lingpa, Shabdrung Ngawang Namgyal e Milarepa.
Guru Rimpoche (insegnante prezioso) assume anche il nome di Padmasamhava (colui che e' nato dal loto) e rappresenta colui che porto' il buddhismo tantrico in Bhutan attraverso la scuola nyngmapa, nota anche come vecchia setta del “cappello rosso”. I 12 miracoli legati alla figura santa di Guru Rimpoche equivalgono alle 12 festivita' religiose del Bhutan ( tshechu).
Pema Lingpa  e' un terton, uno scopritore di tesori, responsabile della ricerca e scoperta degli scritti di Guru Rimpoche.  La tradizione di costruire porte basse nei monasteri o negli dzong si deve forse alla sua bassa statura.
Shabdrung Ngawang (colui ai cui piedi tutti si prostrano) e' un abate drukpa vissuto nella prima meta' del XVI secolo al quale si deve l'unificazione dello Stato e l'introduzione di una gestione, in gran parte presente ancora oggi, nella quale il buddhismo ha un ruolo fondamentale.

La lingua dzongkha, la lingua bhutanese, e' lingua sacra per eccellenza perche' usata e tramandata dai testi religiosi. Per i bhutanesi ogni parola pronunciata nella loro lingua  ha un valore sacrale. E' molto difficile andare al mercato di Thimphu e comprare un prodotto incartato con un foglio di giornale in lingua dzongkha; i bhutanesi preferiscono usare i giornali in lingua nepali, hindu o inglese.
Pur essendo buddhisti i bhutanesi mangiano carne ma non la macellano. Ogni casa ha un choesham,un altare o santuario davanti al quale sono poste 7 ciotole d'acqua. In occasione di cerimonie importanti i monaci preparano la torma, una torta rituale fatta di farina d'orzo e burro gli ingredienti dello tsampa in Tibet. In molti monasteri i pellegrini sono soliti interrogare le divinita' attraverso la mediazione dei monaci e il tiro dei dadi: i numeri dispari sono considerati particolarmente fausti e propizi.
Al mattino, in citta' o nei villaggi, l'aria e' intrisa dal pungente odore di erbe aromatiche, spesso ginepro, bruciate per avere il favore degli spiriti della montagna.
Particolarmente curiosi sono i dzoe o tendo, una sorta di rete composta di rami e paglia con inserti colorati: si tratta di strani scaccia-spiriti maligni che spesso vengono arricchiti con fiori o cibarie, per rendere lo spirito piu' arrendevole!

Nonostante la maggioranza buddhista e il divieto categorico di conversione al cristianesimo, in Bhutan c'e' un cordiale sincretismo che permette una convivenza pacifica con i lhotshampa e i lavarotori stagionali  provenienti dall'Assam e dal Bengala.

Un altro dei segreti della felicita' interna lorda dei bhutanesi e' forse rintracciabile nelle lontane parole dell'abate Shabdrung Ngawang:

“Chi detiene una qualche forma di potere non deve dare ai sudditi disturbi non necessari”

domenica 6 maggio 2012

Jayanti

Oggi in Nepal si celebra il Buddha Jayanti, la festa in onore della nascita del Lord Buddha. Viene chiamata anche Buddha Purmina o Vesak e cade con la luna piena del mese di Vaishaaka. In questo giorno si celebra anche l'illuminazione del Buddha.
E' un giorno di festa: si celebrano puja, ci si veste di bianco, si comprano animali destinati all'uccisione per liberarli (ad esempio gabbiette con uccelli), si divide il cibo con i meno fortunati.
Il Nepal festeggia con entusiasmo a Lumbini, Bouddhanath e Swayanbhudanath. Non è una festa solo buddista. Anche gli hindu celebrano il Buddha in quanto incarnazione di Vishnu. Nei villaggi a Nord della Valle di Kathmandu i nepalesi tornano dalle loro famiglie e pregano insieme prima dell'arrivo del monsone.
Speriamo che la preghiera porti un po' di fortuna la paese. Un caro saluto a tutti i miei cari amici nepalesi.

venerdì 12 marzo 2010

Tibet: Olre 51 anni di oppressione



Anche in occasione dell’anniversario per i 51 anni dell’occupazione del Tibet la Cina tenta di offuscare un concetto basilare: il Dalai Lama non richiede l’indipendenza del Tibet ma la sua autonomia. Si continua a negare il fatto che il governo cinese sta progressivamente eliminando il buddhismo.
A detta del neopresidente della Regione autonoma cinese Padma Choling, ciò non corrisponde al vero. I buddisti sarebbero liberi di praticare la loro “religione”.
In realtà i monaci sono costretti in condizioni di semi-schiavitù…mentre il mondo resta a guardare.
Ieri a Kathmandu, in Nepal ci sono state pesanti manifestazioni anticinesi in occasione del 51 anniversario dell’oppressione tibetana. Il governo nepalese ha risposto con la violenza e ha arrestato 34 persone. Come si era comportato negli anni 70’, quando gruppi di resistenza armata formatisi in Mustang, avevano cominciato a portare avanti il loro piano di ribellione? Attaccando! Si, attaccando ma promettendo collaborazione. Quale è stata mai la collaborazione? Nel 2008 ho visto con i miei occhi le manifestazioni anti Pechino a Kathmandu, i giovani tibetani trascinati con violenza per strada.
Con la caduta della monarchia nepalese nel 2006 e la salita al potere dei partiti maoista (Unified Communist Party of Nepal) e leninista-marxista (Unified Marxist–Leninist) il Paese ha iniziato a stringere accordi economici con Pechino.
Quanta parte del mondo sa che, fino ad ora, questa ingiusta occupazione ha causato circa 1 milione di morti? Parliamo tanto dei genocidi del mondo, degli ebrei, degli armeni…e il Tibet? Dov’è? Chi manifesta interesse?
L’altro giorno un giovane mi ha chiesto: “Ma nessuno fa niente? E l’America? Possibile che l’Onu o la Nato non intervengano? Abbiamo fatto tutto quel casino per l’Iraq che è pure più piccolo!”
Cosa dovevo dirgli?