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domenica 4 maggio 2014

Amartya Sen a Venezia




Programma

11.00 Registrazione Partecipanti
 
11.30 Saluti Introduttivi
Carlo Carraro, Rettore Università Cà Foscari Venezia
Giorgio Orsoni, Sindaco Comune di Venezia
Giuseppe Fedalto, Presidente CCIAA Venezia
Fernando Zilio, Presidente Unioncamere Veneto
 
11.45 Oltre il Pil: riportare l'uomo e la società al centro per uno sviluppo economico equo e solidale
Gian Angelo Bellati, Segretario Generale Unioncamere - Eurosportello del Veneto
Roberto Crosta, Segretario Generale Camera di Commercio di Venezia
Fabrizio Pezzani, Università Bocconi di Milano
 
12.15 Amartya Sen
Professore Emerito presso la Harvard University, Premio Nobel per l’Economia nel 1998,
Chair Adviser della Commission on the Measurement of Economic Performance and Social Progress (Commissione Sarkozy)
  
13.00 Dibattito e conclusione lavori

E' prevista la traduzione simultanea
L'accesso sarà consentito fino ad esaurimento posti
Si prega di confermare la propria partecipazione registrandosi qui


Servizi Eventi
Università Ca' Foscari Venezia
T. 041 2348358

lunedì 7 aprile 2014

L'Incrocio tra Venezia e Jhumpa Lahiri

Dedico questo post agli amici indofili che non hanno potuto partecipare a questo incontro. In particolare a Clara Nubile, ringraziandola per lo scambio di parole, libri e articoli, dall'India all'Italia, caratterizzato da un'incredibile serie di coincidenze.

Altera, riservata e serissima. Jhumpa Lahiri arriva a Venezia e dona tanto e poco di sè al pubblico di Incroci di civiltà accorso  per l'ultimo importante incontro dell'edizione 2014. Certo resta sullo sfondo il confronto con gli autori indiani che hanno concluso le passate edizioni : Rushdie, Ghosh, Seth, Naipaul. E' forse così spiegabile lo sguardo algido della bellissima quarantottenne bengalese.
L'incontro comincia con la lettura di un brano tratto dal suo ultimo romanzo, The Lowland. Legge in italiano e sorprende il pubblico per il suo accento quasi impeccabile.
La Lahiri è un'autrice di "seconda generazione" nella letteratura anglo-indiana. La prima generazione è quella degli autori che hanno impresso una svolta  decisiva  nel panorama linguistico di questo ambito. Basti ricordare i Figli della mezzanotte di Rushdie nel 1980 o il Dio delle piccole cose di A. Roy nel 1997. The Interpreter of maladies, la  prima raccola di racconti della Lahiri, esce due anni dopo, nel 1999.
Il suo esordio con la scrittura nasce lentamente dopo la laurea, con la partecipazione ad un corso di scrittura creativa a Boston. In quell'ambiente, per la prima volta, si sente realmente appartennete ad un gruppo; per la prima volta sente di poter definire una propria identità che non sia quella sempre in bilico tra una cultura e l'altra.
E quando comincia a scrivere le sorge un dubbio: quale cultura descrivere? Quella bengalese o quella indiana? L'aiuto, la risoluzione di tale dubbio, l'ispirazione, le giungono spesso dalla sua famiglia, dai racconti di suo padre, un piccolo grande uomo che esattamente 50 anni fa lasciò Calcutta per Londra e, successivamente, con una moglie e una figlia, per gli Stati Uniti.
La scrittura la aiuta a risolvere una sensazione di straniamento continuo che avverte in una terra che le appartine completamente e, allo stesso tempo, solo in parte.
La scrittura, per svolgere la sua funzione, deve essere abitudine, una disciplina ferrea, qualcosa con cui avere un contatto quotidiano.
Di una storia Jhumpa Lahiri individua un ingresso, varca una soglia. Scene, personaggi e situazioni vengono poi naturalmente. La scelta di un'entrata parte da uno spazio buio, una stanza ignota nella quale scegliere, cercare, trovare, fallire e ricominciare. Le stanze della scrittura, del racconto e del romanzo, coesistono in lei come in un palazzo, un'antica residenza Rajput piena di misteri e bellezza da scoprire.
Lo spunto a volte nasce da una storia vera, un episodio  realmente accaduto per le strade di Calcutta. E' questo il caso di Lowland: l'evento reale è l'uccisione di due fratelli avvenuta davanti agli occhi impotenti dei genitori. Da questo evento la scrittrice bengalese comincia a limare la sua storia, a creare tragicità e speranza.
Le ispirazioni, gli incipit, le idee per una storia vengono sviluppate e poi abbandonate per poi essere riprese e rimanipolate, a volte ancohe dopo 10 anni. Quello dello scrittore è un lavoro artigianale, meticoloso.
Racconti o romanzi. In tutte le sue opere è sempre lo stesso l'assillante tema: la diversità, la difficoltà dell'integrazione. E' così anche per Gogol, protagonista del suo primo romanzo, Namesake. Anche questa volta lo spunto arriva da un evento reale: il nome bizzarro di un ragazzino di Calcutta. Personale e reale è anche il difficile rapporto che la scrittrice ha con il suo nome in una società, quella americana, così diversa da quella indiana.
Il ritorno al racconto, nel fluire oscillante della scrittura della Lahiri, arriva con "Unaccustomed Earth" del 2008. Protagonisti sono questa volta giovani indiani di seconda e terza generazione alle prese con una realtà quotidiana che si è allontanata sempre più dall'India. E' in questa raccolta che fa capolinea l'Italia, nella trilogia finale di racconti ambientati a Roma e a Volterra.
Ma è con Lowland, La moglie (nell'edizione italiana) che la Lahiri torna al romanzo e quasi definitivamente in India. Il tono piatto, asciutto, scarno, paratattico di questo ultimo lavoro è il frutto di una scelta studiata, un allontanamento consapevole dall'artificiosità del fraseggiare inglese. Una scelta voluta che la soddisfa ma che, forse, a breve cambierà.
Oggi la Lahiri vuole scrivere in italiano. Per questo ha cominciato la collaborazione con la rivista settimanale Internazionale. L'italiano è il mezzo per fuggire dall'inglese e per fare un sondaggio di se stessa. Tale scelta rientra nella sua mancanza di reale appartenenza ad una lingua, sia quella bengalese che quella inglese.
L'interesse per l'Italia chude l'incontro. E' una riflessione su Venezia quella che la scrittrice legge salutando timidamente il pubblico, quel pubblico al quale,  quasi mai  per un'ora e mezza di dialogo, ha rivolto lo sguardo contenuto e pudico. Descrive in italiano  Venezia e la definisce inquietante ed onirica, dalla topografia disordinata. Venezia è il luogo dove è costante il dialogo tra ponti e calli. Scrivere in un'altra lingua equivale ad attraversare un ponte: l'inglese scorre sotto i piedi come l'acqua naturale, l'acqua che manaccia di inghiottirla. Ma i ponti aiutano ad evitare il contatto con l'acqua, la aiutano a salvarsi. Lo smarrimento naturale di ogni straniero  a Venezia equivale allo smarrimento della scrittura in italiano: una sensazione sconvolgente e intrigante, necessaria.
La Lahiri veneziana passa da un ponte all'altro con lingue e storie diverse che affascinano il suo pubblico

domenica 23 marzo 2014

Jhumpa Lahiri a Incroci di civiltà

Come ogni anno segnalo la partecipazione indiana o anglo indiana alla manifestazione culturale veneziana Incroci di Civiltà. Sabato 5 Aprile, alle ore 18.00, presso l'Autitorium di Santa Margherita di Venezia, sarà presente la scrittrice Jhumpa Lahiri.
Il rapporto della Lahiri con l'Italia è ormai di lunga data. Nata da genitori bengalesi e cresciuta a Londra e negli Stati Uniti, ha sempre avuto un rapporto difficile con la lingua nativa. La scrittura la avvolta  nella naturalezza dell'inglese e oggi la vita l'ha portata a vivere a Roma dove un'altra lingua, l'italiano, l'ha stregata e appassionata. Del suo interessante e intricato rapporto con le lingue  la Lahiri parla in una serie di brevi racconti che stanno uscendo sul settimanale Internazionale.
Il testo che l'ha resa nota al pubblico italiano è la raccolta di racconti L'interprete dei malanni. Opera che le è valsa il Premio Pulitzer per la narrativa del 2000.
I racconti della Lahiri sono esperienze lontane e vicine dall'India. Emerge il vissuto di chi risiede ormai lontano dal suo paese e cerca di ricostruirsi una vita. Ambientazione spesso americana, spesso legata la mondo universitario dei campus, spesso legata a giovani mogli non scelte e poi accettate. Emergono il dolore per la lontananza; lo sfondo della guerra per l'indipendenza del Bangladesh e la fratellanza bengalese in America; la povertà il dolore e la dignità del popolo indiano; la difficoltà di adattarsi ad una nuova vita; il successo e la sete di denaro e riconoscimento sociale.
In Una nuova terra (2008) protagonisti sono sempre immigrati (più spesso personaggi femminili) di seconda generazione dall’India o dal Bengala agli Stati Uniti, specchio evidente della situazione vissuta in prima persona dalla scrittrice stessa.
Dal romanzo Namesaze, L'omonimo, la regista Mira Nair ha invece tratto il celebre  film Il Destino del nome. Recentemente in Italia è uscito, sempre per l'editore Guanda, il romanzo La moglie. Questa volta la Lahiri sceglie un'ambientazione è quasi  totalmente indiana, quella di Calcutta. La storia di due fratelli molto diversi tra di loro e del nobile gesto di uno di loro: salvare una donna sola dall'ignoranza e crudeltà di una certa mentalità bengalese.

mercoledì 4 dicembre 2013

Sufismo e musica orientale a Venezia

Vi segnalo questi interessanti eventi veneziani
Concerto di musiche tradizionali d’Afghanistan 
Martedì 10 dicembre, ore 20:00 Ateneo Veneto Aula Magna ore 20.00
Università “Ca’ Foscari” – Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali –
Comune di Venezia – Centro Pace –
Orient Experience. Un viaggio di sapori, (Venezia Cannaregio, 1847/B e Campo Santa Margherita)
John Baily, liuto rubâb
Veronica Doubleday, voce, tamburo a cornice dayre
Federico Sanesi, percussioni tabla
Introduce Giovanni De Zorzi


Lunedì 16 dicembre ore 18 Ateneo Veneto
Università “Ca’ Foscari” – Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali –
Presentazione del libro di Jean During, Musica ed Estasi. L’ascolto mistico nella tradizione sufi, 
traduzione e cura di Giovanni De Zorzi, Roma, SquiLibri, 2013 con CD allegato.
Ne discute l’autore Jean During con Giovanni De Zorzi e Stefano Pellò.
A seguire brani di musiche tradizionali sufi di area persiana suonate da Jean During sul liuto setâr e
di area ottomana suonate da Giovanni De Zorzi sul flauto ney.

martedì 22 ottobre 2013

Abbiamo provato a pensare il Tibet

Kailash, Agosto 2011
Un grazie di cuore a tutte le persone che hanno partecipato al Convegno Pensare il Tibet. Grazie ai relatori, al pubblico e agli amici.
Un'esperienza lunga e importante che avrà forse un seguito.
Un grazie sentito a Piero Verni e alla sua gentilezza, la passione e straordinaria competenza. Un grazie al Prof  Fabian Sanders per il bellissimo scorcio sulla natura del Karma.
Un grazie a Massimo Dusi per la sua semplice intensità e alla incredibile possibilità offertami durante la serata: gli insegnamenti di un lama tibetano in diretta direttamente a casa.
Un grazie al Prof.  VeroTarca per la sua  saggezza e gli spunti di riflessione filosofica che ci ha offerto.
Un grazie a Mauro Crocenzi per aver saputo accogliere con misura le divergenze di idee proposte.
Un grazie a Stefano Sangiorgio per il supporto amministrativo e logistico.
Un grazie sentito agli amici del Seminario aperto di Pratiche filosofiche di Venezia e l’Associazione Libera associazione di idee per la sentita interpretazione teatrale dei brani inerenti la questione tibetana da me selezionati.
Un grazie alle mie studentesse per la pazienza e l'interesse dimostrati in una Tavola rotonda così articolata.

Non posso poi non ringraziare il centro Kagyu Samye Dzong di Venezia per la disponibilità e l'interessante discussione sul buddismo e la meditazione della seconda giornata.
Un calorosissimo ringraziamento poi a Lama Jampal del Benchen Karma Tegsum Tashi Ling di Cancello (Verona) per la semplicità e purezza delle sue parole, per il candore dei suoi insegnamenti, per l’intensità della seduta meditativa offertaci e per avermi dato la possibilità di parlare ancora in nepali.
Spero che questo incontro sia stato per i più un’opportunità di dialogo e scambio. Una finestra su una questione così complessa ma così urgente.


giovedì 3 ottobre 2013

Pensare il Tibet: un incontro a Venezia

Cari amici, ho il piacere di invitarvi ad un incontro che sto organizzando da lungo tempo. Vi aspetto numerosi

DISCORSI FILOSOFICI E VITA CONCRETA
PENSARE IL TIBET


17.Ottobre.2013
Sala Giovanni Morelli - Palazzo Malcanton Marcorà
Venezia

Chairman: Lauso Zagato
Direttore del Cestudir - Università Ca’ Foscari di Venezia

10.00 Presentazione e Lettura teatralizzata di testi sulla questione tibetana 
A cura del Seminario Aperto di Pratiche Filosofiche di Venezia

10.30 Tra conflitto e comprensione: come dire la verità
Luigi Vero Tarca
Docente di Filosofia Teoretica, Università Ca' Foscari

11.15 - coffee break

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Chairman: Luigi Vero Tarca
Università Ca’ Foscari di Venezia

11.30 La dottrina del Karma come base per l'interpretazione della vicenda umana
Fabian Justus Sanders
Docente di Lingua e Letteratura Tibetana, Università Ca' Foscari

12.15 - La rappresentazione dell'identità nazionale tibetana all'inizio del XX secolo attraverso la stampa cinese: il caso del Vernacolo tibetano
Mauro Crocenzi
Docente di Storia dell'Asia Orientale e Sud-Orientale, Università di Roma Tre

13.00 - Pausa Pranzo

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ChairmanGiuseppe Goisis
Università Ca’ Foscari di Venezia

15.15 - La figura del Karmapa: storia e futuro del Tibet
Massimo Dusi
Dottore in lingue e storia del'Asia, scrittore e traduttore di lingua tibetana

16.00 
Lontano dal Tibet: per comprendere una cultura disseminata
Piero Verni
Scrittore, giornalista, documentarista, ex-Presidente dell'Associazione Italia-Tibet

16.45 - coffee break

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17.15 - Tavola rotonda aperta al pubblico
Moderatrice: Sonia Orazi
Orientalista e blogger

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18.Ottobre.2013
Sala Giovanni Morelli - Palazzo Malcanton Marcorà

Chairman: Valentina Furlan 
Kagyu Samye Dzong di Venezia

16.00 – Introduzione di Luigi Vero Tarca
Università Ca’ Foscari di Venezia

16.10 Il Lignaggio Karma Kagyu: la scuola del Karmapa dal Buddha a noi 
Ani Lhamo
Monaca buddhista del monastero Kagyu Samye Ling in Scozia

17.25 - coffee break

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17.40  - La meditazione buddhista: un sentiero di libertà e compassione 
Lama Yeshe Losal Rinpoche
Abate del monastero Kagyu Samye Ling in Scozia



Gli interventi di Ani Lhamo e di Lama Yeshe Losal Rinpoche si terranno in lingua inglese con traduzione in italiano.

martedì 30 aprile 2013

Conferenza sufi a Venezia




Shah Wali Allah di Delhi (1703-1762) sufi, esegeta e riformatore in bilico tra due ere



Dipartimento di Studi sull'Asia e sull'Africa Mediterranea
Relatore:Demetrio Giordani, docente di Storia dei paesi islamici all'Università di Modena e Reggio Emilia
Sede:Sala A, Palazzo Vendramin dei Carmini, Dorsoduro 3462, Venezia

martedì 07 maggio 2013 Ore: 15.30

martedì 4 dicembre 2012

Il Guru dall'India a Venezia

Future India Colloquia


Lunedì 10 Dicembre 2012,  dalle ore 10.30,  presso la Sala A di Palazzo Vendramin di Venezia, si terrà un'interessante conferenza sulla figura del Guru in India. L'iniziativa è inserita nel ciclo di incontri organizzati dal Dipartimento  di Studi sull'Asia e sull'Africa mediterranea  dell'Università Ca' Foscari.
I relatori saranno Stefano Pellò, Antonio Rigopoulos e Federico Squarcini.

lunedì 26 novembre 2012

ICCG THINK FORWARD FILM FESTIVAL

Mentre Doha si prepara ad accogliere il meeting più importante dell'anno, Venezia  dibatte sui cambiamenti climatici senza le passerelle e gli sfarzi del Festival del cinema settembrino

30 novembre e 1 dicembre 2012
THINK FORWARD FILM FESTIVALL’International Center for Climate Governance (ICCG) presenta la seconda edizione del Think Forward Film Festival. Nato a Venezia nel 2011, ha l’obiettivo di approfondire, discutere e divulgare, attraverso cortometraggi e lungometraggi, il tema dei cambiamenti climatici e le questioni legate all’efficienza energetica e alle energie rinnovabili. L’International Center for Climate Governance è un’iniziativa congiunta della Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM) e della Fondazione Giorgio Cini. ICCG è oggi un centro di ricerca di fama internazionale sui cambiamenti climatici e sulle tematiche legate alla governance del clima.
Qui il Programma

martedì 8 maggio 2012

Terzani a Venezia


Risegnalo l'evento in prossimità
Venezia, Fondazione Cini, Isola di San Giorgio

lunedì 19 marzo 2012

Terzani e Venezia:la sua biblioteca orientale in laguna

Segnalo un'interessante iniziativa presso la Fondazione Cini di Venezia. La biblioteca orientale di Tiziano Terzani sarà disponibile al pubblico.
Un interessante approfondimento è consultabile qui

31 Maggio 2012 - 01 Giugno 2012

Convegni e seminari

Tiziano Terzani. Ritratto di un ‘connaisseur’

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore


Il convegno si pone un duplice obiettivo: da un lato celebrare la donazione alla Fondazione Giorgio Cini dellabiblioteca personale di Tiziano Terzani da parte della vedova Angela Staude Terzani, dall’altro avviare pubblicamente le attività del nuovo Centro Studi di Civiltà e Spiritualità Comparate che si contraddistinguerà per il carattere comparativo
e interculturale del suo approccio di ricerca; l’enfasi sulla dimensione religiosa e spirituale delle civiltà che sono oggetto di studio e comparazione; l’allargamento della prospettiva alle più importanti tradizioni spirituali del mondo e non solo a quelle orientali.


In particolare il convegno, curato da Àlen Loreti, si pone il compito di indagare a tutto tondo la vicenda umana, artistica e professionale di Tiziano Terzani con l’obiettivo di tracciarne un profi lo libero dai pregiudizi e dai cliché che spesso caratterizzano il discorso su questo importante personaggio della cultura italiana contemporanea (di cui Mondadori ha recentemente pubblicato l’opera omnia nei «Meridiani»).


Informazioni
Centro Studi di Civiltà e Spiritualità Comparate
Tel : +39 041 2710228

e-mail : civilta.comparate@cini.it    

mercoledì 14 marzo 2012

Free Tibet censurato a Venezia

Oggi leggendo il Corriere della sera l'amaro in bocca è tornato come nei miei giorni tibetani

Blitz pro Tibet alla mostra
Picchiato giornalista americano
Manfred Manera all'evento «cinese» con un foulard al collo viene malmenato dai portinai

VENEZIA – Improvvisano un blitz pro tibet alla mostra cinese ma vengono malmenati e messi alla porta. Protagonista dell'episodio il giornalista statunitense Manfred Manera che, in occasione del «Hangzhou Day», evento per la promozione degli scambi economici e culturali tra Venezia e la città cinese, si è presentato con la moglie e un amico a palazzo cavallino Franchetti, terza tappa dell'incontro veneziano-cinese, con le bandiere del Tibet al collo a mo' di foulard.
«Sono stato malmenato all'ingresso di una mostra di libero accesso al pubblico – racconta Manera, giornalista di News Week - da parte di due portinai e tre camerieri che cercavano d'impedire l'ingresso a un cittadino italiano e a un giornalista. Questo non in Cina ma in Italia, a Venezia». «La cosa buffa – continua il cronista americano - è che poi a causa della mia presenza hanno barricato la porta al terzo piano di accesso alla mostra, per cui il pubblico seguente è dovuto salire per la scale di servizio, dietro al bar».





(dal Corriere della sera di ieri)

Qualsiasi commento è superfluo..............

venerdì 6 maggio 2011

E' indiano e a Venezia il vero matrimonio dell'anno!



Non è il set di Monsoon Wedding, ma Venezia! Il vero matrimonio dell'anno non è quello tenutosi recentemente a Westminister. L'evento più clamoroso di questo 2011 è sicuramente quello che si terrà tra pochi giorni, tra il 12  e il 14 maggio, nella città lagunare. A sposarsi è Vinita  Agarwal, figlia del magnate del ferro indiano.Tre giorni di festeggiamenti, tre isole riservate, tre esclusivi catering  vegetariani, 500 persone tra staff, cuochi e inservienti; fuochi d'artificio, fontane; una troupe cinematografica, Franco Dragone come coreografo e curatore dell'immagine; parrucchieri glamour da tutto il mondo per tenere in ordine le signore; fiori di ogni forgia e colore da Parigi;  tutte le suite degli alberghi extralusso prenotate e misure doganali straordinarie per permettere l'ingresso e la sicurezza per  i gioielli degli ospiti  in areoporto.
Gli sposi hanno scelto posti "discreti": la Scuola Grande della Misericordia, l'Arsenale, con gli spazi della Biennale e  l'isola di San Clemente dove si celebrerà la cerimonia religiosa.
Per la musica è previsto l'intrattenimento con il  tango dei  Gothan Project e il ritmo di Shakira.
Lo sposo Muquit rinuncerà alla gondola  e arriverà alla cerimonia come vuole la tradizione: a dorso di un cavallo bianco. Una favola da Mille e una notte con lo sfondo lagunare.
Dulcis in fundo...il tocco in stile indiano: la festa danzerina con un sommergibile (vero?) sulle teste degli invitati.
Tradizione e milioni, forse venti, per una favola sicuramente originalissima.
Ci dispiace Kate e Williams!  Ancora una volta gli ex dominati battono pesantemente gli ex dominatori!!

venerdì 15 aprile 2011

Letteratura indiana. K.Nagarkar: una piacevole chiacchierata a Venezia

Anche quest'anno Incroci di civilta' sbarca e Venezia con un calendario ricco di appuntamenti.  L'India ha il posto d'onore che ben merita.
Mercoledi' 13 ho avuto il piacere di partecipare all'incontro con Kiran Nagarkan presso la Fondazione Querini Stampalia.
Nagarkan e'noto al pubblico italiano per due romanzi di recente pubblicazione: Ravan & Eddie (per Metropoli d'Asia) e Piccolo soldato di Dio (per Rizzoli).

Un autore spesso scomodo per i temi affrontati, scomodo in India cosi' come in Italia. Molti dei suoi testi piu' belli non sono purtroppo tradotti in italiano, primo fra tutti  Cuckold, del 1997.
Con la consueta apparente timidezza, l'autore indiano ha sbaragliato il pubblico veneziano alternando momenti di sottile e gradevole ironia  a profonde e sagaci riflessioni sui temi piu' diversi.

Il mio ultimo incontro con Nagarkan risale al maggio scorso, al Salone Internazionale del libro di Torino dove ebbi modo di discutere con lui sulle ragioni del successo di un autore come Vikas Swarlup.

Anche quest'anno la crescita scintillante dell'India e' stata al centro delle riflessioni dell'autore: una visione ironica e al tempo stesso amara. L'india di oggi, la shining India- dice l'autore- non dovrebbe cercare fuori dai propri confini modelli sraordinari di cultura e santita'. I poeti e i santi indiani non hanno bisogno di esseri riconosciuti all'alto con lunghi processi di canonizzazione. Sono uomini normali che fanno cose sraordnarie.
Cosi come sono normali e straordinari i personaggi dei suoi libri: bambini o piccoli uomini che si pongono enormi domande sulla vita e su chi possa essere Dio. La risposa a queste domande non e' mai scontata e falsamente rassicurante. Al noto poeta indiano  Kabir,uno dei protagonisti di Piccolo soldato di Dio, non interessa conoscere realmente Dio, sapere se e' hindu o musulmano. Dio c'e' o potrebbe esserci e questo puo' bastare.

L'India di oggi non e' dunque spiritualismo esasperato, crescita economica ruggente o films bolliwodiani ricchi di musica e masala. Non e' solo questo.
L'India di oggi, dice Nagarkar, deve guardare  anche indietro e fare i conti con il proprio passato. L'Indipendenza, iniziata come reale lotta non violenta, non ha saputo perpetrare gli ideali che si era prefissata. Scrittori come lui fanno parte di quella generazione, si tratta dei figli della mezzanotte di Rusdhie, di coloro che avrebbero dovuto recuperare le origine indiane nascoste dalla soffocante presenza inglese. Si doveva allora scegliere e cambiare radicalmente il paese. Tenere il meglio, dimenticare il male. saper distinguere cio' che fu importante da cio' che fu degradante. Questo sguardo all'indietro, questa ricerca dell'autentico, e' processo non facile da realizzare pienamente. L'analisi  non e' stata pero' sempre soddisfacente e profiqua. Il limite dell'India attuale e' pero' quello di non riuscire a prendere coscienza di questo errore. Lo scintillio moderno dovrebbe impegnarsi nel superare alcune inaccettabili condizioni persistenti.
Le divisioni tra comunita' religiose, i fondamentalismi e le differenze sociali alla base dei testi di Nagarkan, descrivono un paese che porta su di se' i limiti del passato e dello slancio verso il futuro. Le sue sono "parabole senza messaggio"  he lasciano al lettore il tempo per capire e giudicare.


La letteratura-dice Nagarkan- e' una specie in via di estinzione che deve saper essere tagliente sui temi del vivere moderno, non solo su quello indiano. Il nostro limite maggiore e' quello di aver perso la capacita' di dialogare. Possiamo "incrociare le civilta' e le culture"  ma dobbiamo, al tempo stesso, riprendere il vero dialogo, quello della comunicazione, della parola, della reciproca empatia. Situazioni come quelle dell'India e del Pakistan,del Kashmir, della Palestina e di Isralele, sono il frutto della mancanza di coraggio, quello di riconoscere il limite della forza della nostra parola. Nel mondo-dice Ngarkar-c'e' troppa misantropia.

E in dulcis in fundo un'anticipazione: da poco l'autore ha finito di scrivere il suo nuovo libro, il seguito di Ravan & Eddie. L'autore non si lascia scappare molto sulla trama, si limita a definire il suo testo "strepitosamente ironico" e "ingannevole". Sappiamo per certo che  uno dei protagonisti principali, insieme ai due ragazzini, sara' Bollywood, il cinema indiano, definito amabilmente dallo scrittore "impossibile da imitare, perche' gia' parodia di se stesso". Ricordiamo che Nagarkan e' anche un critico cinematografico, drammaturgo e sceneggiatore. Lo stesso Ravan & Eddie era nato, nel 1994, come una sceneggiatura.

Nella lunga e piacevole discussione in privato che ho avuto con l'autore ho avuto qualche anticipazione ulteriore che, per ovvi motivi, non posso rilevare. Come al solito colpiscono, di questo "umile artigiano della parola", la semplicita' e spontaneita', il suo interesse verso la diversita' e complessita' umana, il suo volere conoscere meglio chi ha di fronte a se'.
E' questa attenzione verso l'altro che gli permette di descrivere cosi' bene la realta' nei suoi romanzi: il tempo e la parola non hanno confini.

venerdì 21 maggio 2010

La letteratura indiana da Torino a Venezia


La letteratura indiana sbarca a Venezia dopo il nutrito interesse accordatogli a Torino. Ospiti di Incroci di civiltà, autori emergenti e accreditati dal pubblico italiano.
Alka Saraogi e Tishani Doshi hanno aperto il "mosaico" indiano presso l'Auditorium di Santa Margherita. Due autrici profondamente diverse, sotto vari punti di vista.
I romanzi di Saraogi sono tra i pochissimi in lingua madre tradotti in italia.
Tishani Doshi è una nuova scrittrice emergente che dopo il recente romanzo pubblicato da Feltrinelli, Il piacere non può aspettare, deve ancora maturare come intellettuale, se mai sarà questa la sua più adeguata attitudine nella vita.Vi consiglio di guardare il suo sito web perchè ne vale veramente la pena!!!!!!!!!!!!
Due scrittrici diverse dunque. Accomunate da un tema.Quello del viaggio. Il viaggio dei romanzi di Saraogi è quello di una nazione, del desiderio della classe media di emergere a guadagnare un'adeguata posizione all'interno di un'India che si sta formando. Ma il viaggio in Bypass al cuore di Calcutta è anche quello all'interno di una famiglia, all'interno della sua quotidianità e allo stravagante punto di vista di un personaggio che trova in una follia disincantata, la prospettiva adeguata per osservare la sua storia e quella del suo paese.
Le parole di Saraogi sono quelle di una scrittrice consapevole, che conosce il suo paese e sa identificarne i limiti.
Il viaggio di Doshi è quello tra India e Galles, tra Occidente e Oriente, tra il bisogno di ritrovare ciclicamente il legame con il proprio paese di origine e il desiderio di conoscere il diverso. Con un linguaggio delizioso e accattivante, Doshi ci fa entrare all'interno dei sentimenti più semplici ed essenziali, quelli familiari e amorosi. Il piacere a varie tonalità: è la ricerca di qualcosa che scalda, che consola, che appaga e rassicura.Il viaggio sembra non concludersi mai. Il ritorno è verso quel posto che chiamiamo "casa" perchè in esso ci troviamo a "casa".La fine sicura del viaggio è quella all'interno di un mondo interiore che ha in sè l'India e il Galles, luoghi vicini e lontani nello stesso istante.
Voci giovani e voci mature. Nuove esperienze e ricordi del passato: due autrici diverse alle quali si chiede, con voce unanime, di essere portatrici del loro paese!
La letteratura indiana è fiction ma può essere anche realtà! Le strade, i volti, le relazioni, gli intrecci, sono lo specchio di un popolo, lo specchio di civiltà che si incrociano (Incroci di civiltà!).E allora? Perchè no? Perchè meravigliarsi se un pubblico curioso vuole conoscere i legami tra scrittura e vita, tra pagine e strade, tra parole e società!

Di Vikram Seth, autore noto a tutti gli amanti della letteratura indiana, compagno di lunghe serate nel PurvaPradesh attraverso le 1600 pagine del suo Ragazzo giusto, non si può dire che una cosa: brillante!
Cosmopolita, poliglotta, artista eclettico e plurigenere, Seth ha conquistato il pubblico veneziano. Si, veneziano. Perchè Seth ama Venezia, la visita spesso e ne apprezza la decadenza, la confusione, gli odori, l'arte, i paesaggi, gli scorci.
In uno dei suoi romanzi più celebri, Una musica costante, si scorgono piazze a campielli della città lagunare. L'attenzione dell'autore arriva fino a Torcello, attraverso una squisita descrizione della Basilica di Santa Maria Assunta scritta tutta in monosillabi.
Seth sorprende il pubblico veneziano per la sua semplicità, per il rifiuto di quella dimensione intellettuale altisonante con la quale si vuole spesso vestire gli autori, per la sua ironia e la sua estrema intelligenza e sagacia. Seth sorprende i veneziani parlando in dialetto veneto, ripercorrendo gli itinerari della città che ama di più, gli stessi che amano i veneziani, quelli popolari, meno conosciuti, meno caotici e turistici.
L'indiano lontano dagli esotismi e dalle spezie sorprende anche gli italiani e la loro cultura letteraria: ama Leopardi e mostra di comprenderlo profondamente; ne apprezza la chiarezza poetica e il romanticismo melanconico, la forza e l'intensità ma, allo stesso tempo, mette in guardia dal facile binomio "melancomia=pessimismo".
Un artista non è solo un romanziere. Seth, romanziere e poeta, sorprende il pubblico sorseggiando vino e descrivendo il suo rapporto con l'arte, il suo amore per la poesia e e la scultura, il suo rapporto con la materia, con il fuoco, con la forma, con il movimento.
Ai veneziani piace anche il suo interesse verso il vetro soffiato e l'apparente "umiltà-umoristica-scanzonata".
Ma il Seth che più sorprende è il poeta, quello di poesie come Earth o Fire, lette in italiano e declamate in inglese con una passione e un trasporto che è rintracciabile solo nei grandi artisti.
Ci lascia con un sorriso ed una promessa: La ragazza giusta, in Italia tra qualche anno. Il libro arriverà a deliziarci, questo è sicuro. Quello che non ci promette è lì'esiguo numero di pagine. A quanto ricorda, per il Ragazzo giusto, voleva scrivere una storia lineare di non più di 300 pagine ma poi, tra un bicchiere di vino e un viaggio di approfondimento, le pagine sono diventate 1600 e gli anni per scriverlo 10! A lui la scelta! A noi l'attesa e la futura, godibile lettura!