mercoledì 26 settembre 2012

Per chi ama il Nepal

Per gli amanti del Nepal segnalo in uscita il numero di Ottobre del National Geographic.
Il numero propone un interessante percorso in Mustang, a Lo Mantang. Inoltre ci sono belle immagini delle blue sheep mountains, così le chiamano i nepalesi.
Il Mustang è un luogo fuori dal tempo. Dal Piano degli eterni sospiri, il cui nome dovrebbe già trasmettervi l'intensità del luogo, si scorge in lontananza il Tibet.
Sono particolarmente interessata a questo numero del National Geographic perchè mi è capitato di condividere alcune tappe con la troupe. Aspettavo da tempo questa uscita perchè in fondo è stato anche uno dei miei viaggi in Nepal.
Buona lettura. Qui il link.

martedì 25 settembre 2012

Essere rifugiati e oppressi

Kathmndu, festival tibetano, luglio 2011
Davanti alle baracche dei lavoratori di strada indiani in Buthan alzo lo sguardo verso Jamyang Tenzin. Lui capisce che sto per fargli una domanda e mi squadra seriamente dalla formalità del suo abito tradizionale buthanese.
" Qui in Buthan non ci sono forme di schiavitù e sfruttamento, tutte le etnie sono considerate allo stesso livello".
Ma forse si accorge di aver fatto un passo falso perchè la mia domanda arriva più rapida della consapevolezza del suo errore.
"E cosa mi dici dei rifugiati nepalesi?"
"E' un problema che non esiste più, il governo lo ha risolto da anni".

E invece il problema c'è ancora. Ci sono i campi di buthanesi di origine nepalese in Nepal e ci sono i problemi diplomatatici tra i paesi che si occupano di questa interminabile vicenda.

Il Nepal, da buon stato cuscinetto, gestisce anche i rifugiati tibetani.
I rapporti di amicizia tra governo cinese e Nepal non sono certo un mistero; non ci sorprende quindi sapere che l'incontro più o meno segreto tra il segretario di Stato Usa per gli affari in Asia e il leader dei tibetani a Kathmandu venga visto malamente.
Alcuni nepalesi sono fermamente convinti del fatto che la CIA sia ancora operativa in Nepal e che il paese venga utilizzato come palestra di addestramento "politico" in vista di una possibile rivolta tibetana.
Ho avuto modo di parlare con vari giovani nepalesi, dall'estrazione culturale medio-alta, convinti del fatto che i monasteri tibetani nella valle di Kathmandu siano popolati da falsi monaci mandati dalla CIA, o addirittura dal governo indiano (forse con un piano sovversivo del Dalai Lama), per controllare la situazione  dei tibetani in Nepal e gestire possibili azioni di rivolta. La vicinanza del Nepal con il Tibet è sicuramente un fatto innegabile ma l'ipotesi dei "finti monaci" sembra tratta da una spy-story di basso livello.

La situazione dei rifugiati nepalesi è spesso dura come quella dei rifugiati indiani: non possono avere documenti e cercare un lavoro è molto difficile.
Una cosa è certa: la Cina non starà certamente con le braccia conserte ad aspettare una rivolta di finti monaci.
Per il momento, purtroppo, una decisiva azione di rivolta sembra utopica.
Quello che rimane concreto è il numero di monaci che hanno scelto le fiamme piuttosto che la schiavitù del loro paese.

venerdì 21 settembre 2012

Bazar mein: la protesta in India

Dil ke bazar mein daulat nahi dekhi jaati,
Pyaar ho jaya to surat nahi dekhi jaati,
Ek hi insaan pe luta do sab kuch,
Kyoki pasand ho cheez to kimmat nahi dekhi jaati. 


Così recita una nota canzone hindi. Eh si...il bazar, il mercato è il luogo dei tanti incontri e della vita attiva e brulicante dell'India. In questi giorni gli indiani  manifestano il loro dissenso all'avanzare della globalizzazione e degli iper-mercati. Chi è stato in India o in oriente sa cosa rappresentano quei pittoreschi negozi, grandi o piccoli che siano, dove si vende un po' di tutto. Il bazar è il negozio, il dukan per eccellenza. E' il luogo dell'acquisto ma anche quello della chiacchierata mattutina, del chai di mezza giornata o del consiglio chiesto a quello che è il tuo dukandar da una vita.
L'apertura del mercato alle grandi multinazionali commerciali è una doccia fredda per i piccoli esercenti indiani. Ma la protesta non ha l'odore pungente delle spezie di un bazar, bensì quello di una cattiva aria politica riguardo un governo  la cui  stabilità è ormai agli sgoccioli. Il povero Singh  riuscirà difficilmente a placare gli animi; gli indiani fanno poco affidamento su di lui, soprattutto dopo le accuse del Bjp secondo cui lo stato indiano avrebbe perso più di 30 miliardi di dollari svendendo le miniere di carbone nazionali tra il 2005 e il 2009; Singh a quei tempi era ministro del carbone.
Le proteste indiane non colpiscono solo i probabili Walmart. Voci accorate si levano anche su temi qualli il salario e il prezzo dell gasolio. Autunno caldo anche in India in vista di nuove ed anticipate elezioni?

martedì 18 settembre 2012

Teej in rosso

Quest'anno Teej cade alto. Siamo in settembre e Kathmandu si tinge di rosso. Le vesti della festa si toccano l'una con l'altra, i braccialetti tintinnano e i templi sono  pervasi dal vociare ciarliero ed emozionato delle donne nepalesi.
Questa mattina ci si è alzate al sorgere del sole e ci si è lavate per essere pure. Le donne sposate si sono vestite di rosso e hanno indossato i loro monili, il tilhari verde  o la semplice mala verde-rossa e gialla. Il sindur deve essere ben visibile e preciso  tra i capelli, segue la linea che dalla fronte sale verso la testa, un  percorso deciso come quello dei pensieri rivolti all'amato.
Comincia il digiuno, ne avevamo già parlato qui.
Oggi le donne nepalesi ammorbidiscono la rigidità del digiuno: qualche frutto e  un bicchiere di latte sono concessi ma non riso e, soprattutto, sale. Il sale dà sapore e oggi le donne fanno rinuncia per il bene e la salute del marito mentre le fanciulle non sposate attendono il futuro Shiva dei loro sogni, un uomo che sappia appagarle come il Dio.
Il pensiero oggi va a Lhaxmi  e a Maya che danzano e cantano nel piccolo tempio davanti ai chya shop della piccola Lamatar.

martedì 11 settembre 2012

Dall'India di ieri all'Itala di oggi

"Oggi, democrazia significa inevitabilmente sicurezza sociale, uguaglianza d'opportunità, livelli di vita tollerabili e dignità dell'individuo. L'uomo non vive di solo pane, ma di pane ha certo bisogno per poter godere della propria libertà"

Indira Gandhi