lunedì 30 luglio 2012

Buthan: la felicità e le strane abitudini del regno del drago tonante




Druk yul, il Regno del drago tonante, il Bhutan
Druk significa tuono o voce del drago perche' ad essa fa pensare un tuono
Yul significa terra.
Il nome Bhutan deriva dalla parola bot di origine tibetana e significa “abitanti delle montagne”.
Seppur l'origine etnica sia in parte tibetana, oggi i tratti comuni rimangono pochi. La lingua parlata infatti e' il dzonkha, insieme ad altre 18 varieta', tra cui il nepali e l'inglese.

Dal XX secolo il Buthan e' una monarchia ereditaria. Fino agli anni 60  il paese era  molto arretrato, se cosi' possiamo definirlo: mancava una moneta nazionale, linee telefoniche, scuole ed ospedali.

Oggi il Bhutan viene ricordato per il Fil, la felicita' interna lorda. Molti economisti e antropologi si chiedano quali siano gli ingredienti giusti per ottenere il buon rendimento di tale parametro.Per ottenere un alto livello del Fil il governo Bhutanese  equilibra i benessere materiale a quello spirituale miscelando sviluppo sostenibile, preservazione del patrimonio culturale, ripetto dell'ambiente e buona governance. In barba al Pil e allo Spread, i bhutanesi conducono una vita rilassata e, seppur nella semplicita', non si fanno mancare nulla: istruzione gratuita, sanita' pubblica gratuita, vaccinazioni gratuite,un sistema di promozione sociale finanziato dalla tassazione sui visti turistici,  insieme ad una serie di bizzarre normative.

E si, perche' i bhutanesi, l'unico popolo a maggioranza buddista che vive nella piu' completa liberta' religiosa e sociale, non amano le differenze sociali e ci tengono molto a rispettare  la sensibilita' altrui.  L'ostentazione di una ricchezza opulenta potrebbe offendere il resto della popolazione di modesta condizione. Lo stato allora scoraggia le ostentazioni e multa i ricconi che fanno troppa mostra del loro agio. Non ci sorprende dunque la notizia sul giornale locale: un funzionario pubblico e' stato costretto a vendere la sua antenna parabolica supertecnologica e a fare, con il ricavato della vendita, cospicue donazione al dzong e alle famiglie meno fortunate.
Il Bhutan e' stato l'ultimo stato al mondo ad introdurre la televisione, cosi' come e' l'unico stato  al mondo ad avere una capitale, Thimphu, dove mancano totalmente i semafori. Qualche anno fa ne e' stata sperimentata l'introduzione ma la popolazione e il governo  hanno ritenuto superfluo e inutile l'utilizzo di tale mezzo. Oggi a Thimphu a dirigere il traffico c'e' un vigile urbano in guanti bianchi. Cosa succederebbe al traffico di Kathmandu o Delhi se si provasse ad optare per tale soluzione? E' meglio non pensarci....

Le norme curiose bhutanesi non finiscono qui. Viene imposto, nel limite del possibile, il rispetto dell'architettura tradizionale locale per non alterare il paesaggio himalayano: vengono vietati i cartelloni pubblicitari e le buste di plastica all'occidentale. E' vietato fumare in tutto il paese,chi importa sigarette dall'estero va incontro ad una rigida tassazione.
Le norme sui rifiuti sono severissime: chi e' sorpreso ripetutamente ad ignorare tali norme viene punito con pene che vanno dallo spazzare la strada per una settimana fino al trasporto di pietre gratuito.
Ogni cittadino bhutanese deve garantire 2 settimane all'anno di servizio pubblico, il wulah, di solito per la manutenzione delle strade. In questo modo lo stato evita di intervenire nelle zone piu' remote. Tale sistema e' in parte applicato anche in alcune regioni del Tibet. Per non sottrarre gli uomini dal lavoro dei campi vengono spesso mandate giovani donne. Non c'e' da sorprendersi quindi se si incontra una donna, con bimbo a seguito, impegnata della manutenzione di una strada di montagna.

Nel paese himalayano definito “la Svizzera asiatica” sarebbe,  di norma, vietata ogni forma di accattonggio e poverta'. Lo Stato assicura il possesso di terra a tutti e un sistema di assistenza sociale. Il Bhutan e' l'unico paese dove il numero di posti di lavoro e' superiore alla popolazione ( che non arriva al milione). Nonostante le  rosee premesse di miseria se ne puo' vedere....
In base ad accordi  storici e diplomatici i cittadini indiani hanno libero accesso al Bhutan. I servizi  gratuiti promossi dal paese attirano migliaia di indiani ogni anno. Non tutti trovano una loro collocazione nella piccola societa' himalayana, molti popolano le strade di Thimphu  frugando tra la spazzatura e aspettando che la brava gente locale, generosa per natura oltre che per religione, dia loro qualcosa da mangiare.
Esiste anche una poverta' bhutanese ma e' completamente diversa dalla “miseria” di alcune zone dell'India, del Nepal o del Tibet, si tratta di una poverta' semplice e dignitosa, fatta di piccole cose e gesti quotidiani. E' la poverta' delle campagne, del lavoro duro e dei volti segnati dal sole. Una poverta' serena che fa scintillare in un sorriso la felicita' interna lorda di una regno fuori dal tempo.

Gli spiriti del Bhutan e il buddhismo



Il popolo della montagna e' in forte maggioranza buddhista. Il Bhutan e' l'unico paese al mondo a avere il buddhismo tantrico come religione di Stato.  La scuola piu' importante e' quella drupka dei kagyupa. Il Je Khenpo  e' l'abate capo del clero buddhista mentre i tulku sono i capi religiosi che trovano la via della reincarnazione.

In Bhutan si verifica un curioso dualismo: il je khenpo e i suoi monaci appartengono alla scuola drukpa kagyupa ma la famiglia reale  e la maggior parte dei bhutanesi seguono la scuola nyngma. Nonostante il Bhutan sia l'unico posto al mondo dove il buddhismo e' praticato in maggioranza e senza problemi, i  drukpa kagyupa non gradiscono la presenza  di grandi lama stranieri o fedeli in cerca dell'illuminazione.
Ma il Bhutan non e' inospitale. In molti dzong o monasteri, e' possibile risiedere per brevi periodi di meditazione. Meno ospitale e' la tassa di piu' di 200 dollari giornalieri prevista per il visto!
I monaci bhutanesi vengono mandati spesso all'estero perche' mancano centri di formazione qualificati. Un centro importante e' quello di Shechen, in Nepal, un luogo di formazione e di meditazione aperto dal lama bhutanese Dilgo Kyentse Rimpoche.
Del buddhismo himalayano, nel corso dei secoli, si sono diffuse in Bhutan le dottrine nyingmapa, kagyupa e sakyapa. Meno successo, se non addirittura intolleranza, ha avuto la dottrina gelumpa.

Quale allora il buddismo bhutanese? Da una parte il buddismo tantrico e dall'altra le misteriose  tradizioni bon, il tutto condito dal luso, il folklore locale.
Ogni vallata ha il suo spirito, maligno o benigno che sia. I bhutanesi non muovono un passo senza avere il consenso propizio degli spiriti; ma le esigenze della vita pratica e moderna hanno indotto, anche i piu' superstiziosi, a ricorrere a degli stratagemmi. Se un giorno e' ritenuto particolarmente infausto per una partenza, per l'inizio di un'attivita' o un matrimonio, i bhutanesi architettano una messinscena per gabbare gli spiriti, fanno cio' finta di partire o di agire in una data diversa. In questo modo credono di poter attenuare l'ira degli spiriti maligni ma, al tempo stesso, non rinunciano alla loro data stabilita.
Molti spiriti risiedono ovviamente nella natura. Molto particolari sono le tshomen, le divinita' femminili che vivono nei laghi o negli specchi d'acqua.

Le figure piu' importanti legate al bhutan sono Gru Rimpoche, Pema Lingpa, Shabdrung Ngawang Namgyal e Milarepa.
Guru Rimpoche (insegnante prezioso) assume anche il nome di Padmasamhava (colui che e' nato dal loto) e rappresenta colui che porto' il buddhismo tantrico in Bhutan attraverso la scuola nyngmapa, nota anche come vecchia setta del “cappello rosso”. I 12 miracoli legati alla figura santa di Guru Rimpoche equivalgono alle 12 festivita' religiose del Bhutan ( tshechu).
Pema Lingpa  e' un terton, uno scopritore di tesori, responsabile della ricerca e scoperta degli scritti di Guru Rimpoche.  La tradizione di costruire porte basse nei monasteri o negli dzong si deve forse alla sua bassa statura.
Shabdrung Ngawang (colui ai cui piedi tutti si prostrano) e' un abate drukpa vissuto nella prima meta' del XVI secolo al quale si deve l'unificazione dello Stato e l'introduzione di una gestione, in gran parte presente ancora oggi, nella quale il buddhismo ha un ruolo fondamentale.

La lingua dzongkha, la lingua bhutanese, e' lingua sacra per eccellenza perche' usata e tramandata dai testi religiosi. Per i bhutanesi ogni parola pronunciata nella loro lingua  ha un valore sacrale. E' molto difficile andare al mercato di Thimphu e comprare un prodotto incartato con un foglio di giornale in lingua dzongkha; i bhutanesi preferiscono usare i giornali in lingua nepali, hindu o inglese.
Pur essendo buddhisti i bhutanesi mangiano carne ma non la macellano. Ogni casa ha un choesham,un altare o santuario davanti al quale sono poste 7 ciotole d'acqua. In occasione di cerimonie importanti i monaci preparano la torma, una torta rituale fatta di farina d'orzo e burro gli ingredienti dello tsampa in Tibet. In molti monasteri i pellegrini sono soliti interrogare le divinita' attraverso la mediazione dei monaci e il tiro dei dadi: i numeri dispari sono considerati particolarmente fausti e propizi.
Al mattino, in citta' o nei villaggi, l'aria e' intrisa dal pungente odore di erbe aromatiche, spesso ginepro, bruciate per avere il favore degli spiriti della montagna.
Particolarmente curiosi sono i dzoe o tendo, una sorta di rete composta di rami e paglia con inserti colorati: si tratta di strani scaccia-spiriti maligni che spesso vengono arricchiti con fiori o cibarie, per rendere lo spirito piu' arrendevole!

Nonostante la maggioranza buddhista e il divieto categorico di conversione al cristianesimo, in Bhutan c'e' un cordiale sincretismo che permette una convivenza pacifica con i lhotshampa e i lavarotori stagionali  provenienti dall'Assam e dal Bengala.

Un altro dei segreti della felicita' interna lorda dei bhutanesi e' forse rintracciabile nelle lontane parole dell'abate Shabdrung Ngawang:

“Chi detiene una qualche forma di potere non deve dare ai sudditi disturbi non necessari”

lunedì 16 luglio 2012

Sulle strade del Nepal


E' vero che mi sposto su autobus locali, uso la lingua nepali e mi inerpico nei pressi di improbabili villaggi ma,  ringraziando il cielo, non ero  su nessuno dei due mezzi protagonisti di gravi incidenti  stradali  degli ultimi  giorni sulle strade del Nepal. Una preghiera per le numerose  vittime.

mercoledì 4 luglio 2012

In partenza verso il cielo


Ritorno in quella che sento come casa: il mio Nepal
Da lì partirà un nuovo cammino verso Druk Yul il Regno del Drago Tonante
Proverò a condividere  i miei giorni asiatici
Buon tutto, buona estate