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mercoledì 9 marzo 2016

Se una donna riesce a nascere in India

Se una donna riesce a nascere in India il percorso che intraprende non è certo dei più facili. Selezione alla nascita, malnutrizione, maltrattamenti, poca istruzione e poche chances per vivere un’esistenza serena e con gli stessi diritti riservati agli uomini.
Il  percorso matrimoniale non è poi altrettanto facile: dote, ingerenze, strani incidenti domestici. Dentro e fuori dalla famiglia la condizione femminile rimane difficile nonostante la società progredisca civilmente, economicamente e giuridicamente.

Il rischio più grave e diffuso rimane quello della violenza, della molestia fisica e verbale. La donna indiana deve sopportare soprusi e angherie. Ma non sempre tutto è così negativo.
Se una donna nasce in India è perché ha superato la ben triste e nota pratica dell’aborto selettivo.  Il rapporto bambine e bambini oggi è di 92 a 100. Avviene un aborto selettivo ogni 25 nascite. Dal 1994 è vietato legalmente l’esame prenatale che incentiva questa pratica. Se nasce una donna dovrà poi superare un’altra pratica, quella dell’infanticidio femminile. Un detto iindiano dice: “Allevare una bambina equivale ad annaffiare il giardino del vicino”. Spesso le bambine vengono soppresse alla nascita, affogate ritualemnte nel latte o tramite i capezzoli avvelenati della madre. Se una donna cresce in India dovrà scontrarsi con la malnutrizione (50%), con l’anemia (48%), con l’analfabetismo (59%) e con meno diritti riconosciuti. Se una donna cresce in India il suo percorso matrimoniale non sarà semplice. Molte bambine vengono fatte sposare giovanissime per non gravare più sulla famiglia di origine. Tale pratica sfiora addirittura il 56% in Rajastan per le bimbe dagli 8 ai 15 anni. La vita matrimoniale non è mai facile. Spesso la donna deve scontrarsi con angherie e violenze, anche da parte della suocera. Si registrano numerosissimi casi di incidenti bomestici, bruciature con fornelli al kerosene o morti sospette. Ogni due ore una donna in India subisce questo tipo di maltrattamento. Nella progredita Bangalore si registrano circa 80 casi l’anno. Il motivo è sempre lo stesso: la dote. Un’usanza indiana vietata ufficialmente dal 1961 ma ancora fortemente diffusa. Quando la dote non è ritenuta sufficiente, la soluzione migliore è quella di “cambiare moglie”. Se una donna in India si sposa e diventa vedova, la sua condizione può non essere tra le migliori. Molte donne vengono allontanate dalla famiglia del marito e destinate a vivere in preghiera ed isolamento in un ashram: vestono di bianco, non portano gioielli, vivono di elemosine e non possono mangiare cibi saporiti. Le vedove meno fortunate sono soggette alla Sati, la morte rituale sulla pira funeraria del marito. Tale pratica è vietata in India dal 1829. E’ un reato anche partecipare ad un culto legato alla sati dal 1987. Nonostante questo, dal 1947 ad oggi, ci sono stati almeno 53 casi di Sati accertati. Per l’Atharveda la sati è un dovere della donna. Le principesse Rajput si suicidavano collettivamente quando venivano a sapere che i loro sposi erano morti in guerra. Oggi capita spesso che le donne condotte verso una sati siano drogate o costrette con la forza. Se una donna sopravvive in India va in contro a molestie sessuali. Ogni 20 minuti avviene uno stupro e un indiano su quattro ha dichiarato di aver compiuto almeno una volta una violenza su una donna. Il 50 % di loro lo ha fatto per divertimento, il 40% per punizione. Il gesto si è ripetuto almeno nel 45% dei casi. Negli ultimi 40 anni i casi di violenza sono aumentati del 900%. Un’associazione di ingegneri  indiani composta prevalentemente da donne, la SHE, ha recentemente messo a punto congegni elettronici in grado di prevenire gli stupri: un reggiseno che se sganciato scorrettamente rilascia una scarica di 3800 kilovolt oppure un GPS sotto le scarpe che allerta numeri amici e forze dell’ordine, oltre che localizzare la vittima di aggressione.
Ma le donne che nascono e crescono in India sono anche donne felici, donne che lottano per i loro diritti e raggiungono risultati. La donna cerca di emanciparsi sempre più. Veste come un’occidentale, frequenta l’università e conduce una vita sociale come qualsiasi altra donna ha il diritto di fare. Le donne indiane ricoprono ruoli importanti nella politica (anche se hanno solo l’11% di quote rappresentate in Parlamento), basti ricordare donne come Indira Gandhi, Primo ministro dal 1966 al 1984; Sonia Gandhi, presidente del Congress Party fino al 2004 (ricordiamo inoltre che Saronjini Naidu ha ricoperto per prima, come donna,  questo incarico nel 1929) o  Pratibha Patil, Presidente della Repubblica dal 2007 al 2012. Anche nelle società e nelle aziende e multinazionali le donne primeggiano; ricordiamo donne come Indra Noyi (Amministratore delegato della Pepsi), Arundhati Bhattacharya (Presidente della State bank of India), Chanda Kochhar (Amministratore delegato della ICICI bank) o Shobhana Bhartia (Presidente dell’Hindustan time). Sempre più donne decidono di non diventare madri e dedicarsi agli studi e alla carriera. Gli stati economicamente più progrediti in India sono quelli dove l’alfabetizzazione e l’istruzione media delle donne risultano essere più elevate. Una donna che nasce e scresce in India: una risorsa da non sottovalutare. 

domenica 21 febbraio 2016

Parliamo di donne in Asia a Venezia

LA CANZONE DELL’ALTRA/O
STORIE E R-ESISTENZE DELLE DIFFERENZE INVISIBILI

Serata a sostegno di Emily
Sabato 27 Febbraio 
Circolo ARCI Franca Trentin Baratto
Santa Sofia, Cannaregio 4008, Venezia
Dalle 17:30
Storie di r-esistenze differenti e invisibili: la luce di chi vive la malattia rara,
il carcere e l’essere donna in Asia.
Ne parliamo insieme a:
Luigi Vero Tarca – Filosofo e docente presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia
Elisabetta Favaretto – Presidentessa dell’associazione filosofica LAI e insegnante nei Licei
Sonia Orazi – Insegnante e blogger esperta di cultura asiatica
Grace Spinazzi – Mamma e insegnante
Buffet vegetariano e vegano preparato dai volontari della LAI
Musica dal vivo di Paola Tamburin, Paolo Sottana e Frankie & Master Mauri
Tutto il ricavato sarà devoluto per aiutare Emily Rose Marie, una bambina di tre anni affetta dalla sindrome di Sanfilippo, una grave malattia degenerativa. La mancanza di un enzima causa l’accumulo di tossine nel cervello e porta gradualmente ad un grave ritardo mentale ed alla perdita delle funzioni vitali principali. L’aspettativa di vita è molto bassa. Non vi sono né cure né terapie accertate: la prima sperimentazione è iniziata l’anno scorso.
I fondi raccolti durante la serata aiuteranno Emily in questo percorso “speciale” faticoso ma anche pieno di speranza.
Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/1685182305080324/
Pagine Facebook: A smile from a Rose + Libera Associazione di Idee
Sito LAI: https://associazionelai.wordpress.com

giovedì 3 dicembre 2015

Quel difficile sincretismo indiano

Con l’elezione di Modi  come Primo Ministro e il BJP al potere, l’India sta vivendo una nuova ondata di forte pressione religiosa. Basta ricordare iniziative come la giornata internazionale dello Yoga, sostenuta pubblicamente dal governo nel giugno di quest’anno (Modi  stesso ha praticato le principali asana insieme ad altre 35.000 persone sul Rajpath di Delhi) o il recente inasprimento delle ammende contro coloro che mettono a repentaglio l’esistenza di gaumata, la vacca sacra della religione hindu tutelata dalla Costituzione.
Il clima di intolleranza e tensione ha recentemente riguardato anche il mondo del cinema. Dopo gli atti terroristici di Parigi è cresciuta la diffidenza verso la comunità musulmana. L’attore Amir Khan ha dichiarato di sentire la sua vita e quella della sua famiglia in pericolo. L’ipotesi di lasciare il paese per vivere in un posto più sicuro ha scatenato  proteste e insulti verso il famoso attore. Alcuni gruppi estremisti hanno addirittura fatto una colletta per acquistare un biglietto aereo per lui e sua moglie. Volevano forse mandarlo su un altro pianeta come in PK, uno degli ultimi suoi film?
L’attacco all’attore è amplificato dal suo attivismo sociale. Recentemente ha infatti presentato uno spettacolo intitolato Satyamev Jayate (La verità trionfi da sola) nel quale polemizza contro il difficile sincretismo indiano degli ultimi mesi. Khan si è difeso invitando il paese a riflettere sul concetto di Anekantavada, l’amore, la sensibilità, la forza emotiva, l’integrità e l’inclusione che dovrebbero sorreggere l’India.  Recentemente anche un gruppo di scrittori ed intellettuali ha manifestato la propria preoccupazione.
La scorsa primavera l’attivista hindu Sadhvi Prachi del BJP aveva invitato la comunità hindu a non guardare film con famosi attori musulmani come Shahrukh Khan e lo stesso Aamir Khan. Gli eroi del grande schermo sarebbero accusati di aver sposato donne hindu, seguendo così il Prem jihad (l’amore jihad) secondo il quale la sposa verrebbe convertita forzatamente all’Islam.  
Le campagne di tutela dell’induismo erano cominciate già da qualche anno da parte del BJP, appoggiato dal RSS. Nel 2010 il Freedom religion act (che vieta le conversioni dall’induismo ad altre religioni) è stato esteso a numerosi stati. Il Chhattisgarh Freedom of Religion Act  del 2006 prevede multe fino a 20.000 rupie e il carcere fino a 3 anni per coloro che risultano essere stati protagonisti in conversioni forzate.
La Costituzione indiana del 1950  si dovrebbe basare su uno “stato laico” e un “socalismo reale” a carattere democratico. L’idea di Democrazia ha in sé l’idea di libertà. La libertà è quella di chi sceglie un Dio. Il divino è espressione della necessità umana di sentire una forza trascendente. I Veda ribadiscono più volte questa presenza:

“Ogni pollice di vita sulla terra è associato a qualcosa di divino. Noi perveniamo alla piena conoscenza soltanto quando ci rendiamo consapevoli del divino e delle sue manifestazioni in ogni tratto di terreno sul quale camminiamo”

sabato 26 settembre 2015

La guerra del carburante tra India e Nepal


L’approvazione della Costituzione nepalese avvenuta circa una settimana fa doveva essere un’occasione di crescita e prosperità per il Nepal. Purtroppo le proteste delle etnie del sud est del paese ancora non si placano. La situazione di incertezza e violenza al confine con l’India preoccupa molto. La definizione di una stato non hindu ha sicuramente scontentato le aspettative dell’attuale amministrazione politica indiana così come in Nepal ha fatto infuriare partiti come il Rastriya Prajatantra. La preoccupazione fondamentale del governo indiano però sembra essere un’altra: quella di controllare il paese himalayano. Gli scontri, le proteste di piazza e le incertezze risultano essere un ottimo terreno per forzare ingerenze e forme di dipendenza. In questi giorni le fondamentali forniture di carburante provenienti dall’India sono infatti bloccate. Centinaia di camion sono fermi sul  versante indiano, nelle zone di Raxaul-Birgunj. Il governo indiano si giustifica affermando che i rifornimenti sono bloccati a causa delle tensioni interne. Ai nepalesi invece pare evidente che questi provvedimenti vogliano lanciare un chiaro messaggio.
E’ stata l’India  a bloccare i confini o i manifestanti nepalesi ad impedire il transito di veicoli dall’India? Utilizzando un minimo di buon senso si intuisce che la responsabilità sembra essere totalmente indiana. E’ importante ricordare che  fino ad oggi i confini tra India e Nepal sono sempre stati totalmente aperti, sia per le merci che per le persone. Gli accordi bilaterali tra i due paesi non hanno mai ostacolato nessun transito.
Cosa spera di ottenere il governo indiano? A quanto pare ci sono molti punti non graditi della nuova Costiutzione. Primo fra tutti quello riguardante la regolamentazione del sistema elettorale. Sembrerebbe che gli indiani vogliano garantire l’eleggibilità politica  di coloro che hanno la cittadinanza indiana in Nepal. Anche questa una forma di ulteriore controllo? Ma anche su questo punto l’India si giustifica asserendo che la Costituzione non garantirebbe diritti ai  nepalesi che vivono in India, in prossimità del confine.
L’ipotesi di responsabilità nepalese del blocco sarebbe  avvalorata dalle pretese del Nepal's Sadbhavna Party che si augura  di  creare disagi fino a Kathmandu attirando così l’attenzione del governo su possibili azioni di cambiamento costituzionale.

La non autosufficienza nepalese in materia di risorse carburanti non permette ampia autosufficienza. Nonostante il razionamento  e le difficili condizioni di trasporto, aggravate dal terremoto, il paese non può superare le due settimane. Già da questa mattina i primi disagi a Kathmandu.  E in questi giorni le file kilometriche  e le attese di ore ai distributori si allungano sempre di più. L’Indian Oil Corporation (IOC) è l’unico fornitore di carburante per il Nepal. I funzionari dell’ IOC hanno dichiarato di avere ricevuto precise istruzioni in merito al non rifornimento oltre il confine con il Bihar. Le motivazioni addotte? Guasti meccanici, congestione del traffico a causa delle manifestazioni, le festività islamiche di questi giorni, l’inasprimento dei controlli doganali e via discorrendo…
Il blocco non riguarda solo il carburante, ma anche materiali utili in questo periodo, come il carbone, il cememnto e il gas oltre che alcuni prodotti deperibili del mercato ortofrutticolo. Il governo ha introdotto il provvedimento di limite della circolazione dei mezzicon il sistema a targe alterne, così da risparmeiare carburante. Allertate anche le compagnie aeree internazionali per sostenere la capitale e i possibili rifornimenti alternativi.

Quale situazione adottare? Ci sarebbe una remota possibilità di riaprire i due passaggi carrozzabili alle vie commerciali con la Cina interrotti dopo il terremoto. Operazione non facile che rishierebbe solo di passare…”dalla padella alla brace”. (sonia Orazi)

lunedì 14 settembre 2015

La ragazza oleandro: una Divakaruni poco convincente

Nuovo esperimento letterario della Divakaruni, la conosciutissima autrice indo-americana. Dopo l'esperimenti di rifacimento del Mahabharata in Il palazzo delle illusioni e le favole per bambini in Anand e la conchiglia magica, le storie della Divakaruni tornano ad ambientarsi in parte sul suolo statunitense seguendo la scia del ben pooco noto e apprezzato Raccontami una storia speciale. Nel nuovo romanzo, La ragazza oleandro, la città di New York è il luogo di antiche origini da ritrovare in un processo migratorio inverso rispetto a quello post-coloniale. Se da una parte la scrittrice non riesce a ritrovare la carica emotica di romanzi come Sorella del mio cuore e Il fiore del desiderio, dall'altra ci stupisce con una vitalità di colpi di scena e un plot dinamico che nulla ha a che vedere con il ben troppo noto La maga delle spezie.
Non si tratta della solita storia d'amore. Karobi, la ragazza oleandro, appartiene ad una famiglia bengalese di antico lignaggio, fatta di tradizioni, rispetto e rigide norme morali e sociali. L'eccessivo controllo da parte del nonno la fa crescere in un mondo ovattato e fuori dal tempo dove la modernità della Calcutta del primo decennio del 2000 sembra non entrare. La semplicità e ingenuità della ragazza colpiscono il rampollo Rajat. Il matrimonio viene organizzato in brevissimo e tutto sembra procedere come in una delle più classiche favole a lieto fine. Ma entrambi hanno ombre nel proprio passato. Il prestigioso lignaggio  bengalese che tanto è apprezzabile nella fanciulla è in verità messo in discussione. Per scoprire le proprie origini Karobi farà un viaggio in America dove tenterà di far luce su se stessa e sull'identità di suo padre. I colpi di scena certo non mancano. Da pura hindu Karobi si rivela essere una "bastarda meticcia". Emerge chiaramente la difficoltà, presente ancora oggi in India, di accettare unioni intercastali o interraziali. Sullo sfondo di questa storia sentimentale si affollano alcune difficoltà ulteriori: l'odio per il diverso dopo l'11 settembre in America; gli scioperi sindacali delle società indiane;la violenza dei gruppi naxaliti; la fame di denaro e successo dell'India moderna; la politica spregiudicata; il ricatto e il potere del denaro; i gruppi integralisti hindu; i disordini seguenti ai tragici incidenti del Gujarat . Ma emergono anche buoni sentimenti, come quelli del fedele Asif per la piccola Pia o quelli della nonna di Karobi  impegnata a preservare l'antica casa di famiglia e i suoi ricordi. Karobi ci ricorda spesso una piccola Lucia Mondello, un po' troppo fragile e stucchevole. Fortunatamente il suo personaggio si anima leggermente a contatto con la realtà americana. Scrittura non certo affascinante quella della nuova Divakaruni ma la storia è coinvolgente e la  suspance rimane alta fino alla fine anche se assolutamente prevedibile. Peccato per il finale frettoloso e poco convincente rispetto al dettaglio dei capitoli precedenti.

venerdì 11 settembre 2015

Le caste ieri e oggi

Quando si parla di caste anche i più ignoranti pensano all’ India. Il termine casta significa “puro”  e viene definito per nascita, per jati. Chi appartiene ad una famiglia hindu appartiene anche alla sua casta, al suo varna, il suo colore.
Secondo il Manu smirti, l’Esposizione dottrinale del dharma attribuita al progenitore della stirpe umana Manu, le caste si sarebbero determinate dallo smembramento di Parusa, l’uomo primordiale, l’uomo cosmico che, recitano i  i Veda, fu sacrificato per dare origine al mondo manifesto. Le caste principali sono essenzialmente quattro.
1- I Brahmani sono l’emanazione della bocca di Parusa. A loro è affidato il potere della parola. Equivalgono generalmente alla  casta sacerdotale  e/o che detiene il potere politico. Hanno diritto di dare, ricevere, sacrificare, studiare e trasmettere. Genericamente praticano il vegetarianesimo. Il loro varna, colore di riferimento, è il bianco.
2-Gli Ksatriya sono l’emanazione delle braccia di Parusa. Rappresentano la nobiltà guerriera e sono destinati alla protezione del popolo. Il loro varna di riferimento è il rosso.
3- I Vaisya sono l’emanazione delle cosce di Parusa e corrispondono alla casta dei contadini e degli artigiani. Il loro varna di riferimento è il giallo
4- I Sudra  sono l’emanazione dei piedi di Parusa. Sono addetti alle mansioni più umili e il loro compito è servire per sempre.
Al di fuori di questa quadripartizione troviamo i fuori casta, gli avarna, detti anche dalit (oppresso) intoccabili o paria. Essi rappresentano circa il 24% della popolazione e comprendono genericamente le comunità tribali originarie, gli  adivasi, gli omosessuali, gli eunuchi, gli zingari, gli handicappati o coloro che hanno alterazioni mentali insieme a coloro che hanno malattie infettive gravi. Vengono inoltre considerati paria anche tutti i an-arya, nati fuori dall’India. Gli intoccabili hanno una serie di divieti e preclusioni come quella di entrare nei templi, portare i sandali davanti a coloro cha appartengono ad una casta alta, bere nello stesso contenitore di un brahmano e così via.
Il sistema castale è noto come vanashrama dharma o sistema dei quattro colori. In india ci sono circa 4000 caste e sottocaste. Solitamente si identifica l’appartenenza dal cognome paterno, ma tale sistema non è sempre valido.
I tratti distintivi dell’appartenenza ad una casta sono: l’endogamia, l’ereditarietà della professionalità, la commensalità espressa in norme e tabù. Ogni hindu deve rispettare la propria casta tramite l’osservanza (achara)  e avere sempre il giusto discernimento nell’agire ( vichara). Nascere in una casta inferiore è cansiderata una punizione per le cattive azioni, e dunque il cattivo karma, accumulato nelle vite precedenti. Se i sudra si ribellano alla loro condizione rischiano di peggiorare il ciclo del loro samsara, delle loro reincarnazioni: la loro condizione di svantaggio sociale potrebbe peggiorare nelle vite successive.
Dal 1950 l’India ha introdotto una legge (l’Articolo 17) che vieta il concetto di intoccabilità e ciò che ne deriva.  Nel 2007 è stata fatta una proposta di legge per alzare al 27% la quota gli impieghi pubblici riservati agli appartenenti alle caste basse. Anche se la legge indiana proibisce la discriminazione di casta, il sistema castale è ancora molto forte. Secondo l’India human development survey, nel 2014 i matrimoni tra persone di caste diverse sono stati solo il 5% del totale. Oggi, in India, un dalit subisce un sopruso da una casta superiore ogni quindici minuti: stupri, assassini, sevizie o totale mancanza di rispetto e sicurezza. Ovviamente nelle comunità di villaggio questi episodi sono molto più comuni, ma le grandi città non sono esenti da tali fenomeni. I membri del panchyat, il consiglio di villaggio, infliggono spesso punizioni disumane verso i dalit che hanno trasgredito qualche norma di casta o hanno assunto atteggiamenti non adeguati. Spesso queste punizioni sono estreme e si concludono tragicamente. I fuori casta sono genericamente esclusi dalla vita sociale ma ciò non si verifica sempre, soprattutto negli ultimi anni. Basti ricordare che il dalit K.R.Narayan è stato presidente dell’India dal 1997 al 2002, così come sono dalit molti politici e uomi influenti indiani. Dagli anni 80’ il Bsp, il Partito della società maggioritaria si batte per il riconoscimento dei diritti delle sottocaste le quali, effettivamente, non sono una minoranza in India, tutt’altro!
Il quadro occupazionale legato alle caste oggi è un po’ cambiano. I brahmani non sono più solo sacersoti ed intellettuali. Spesso ricoprono ruoli politici importanti o sono inseriti preponderatamente nel sistema giudiziario e burocratico amministrativo. A detenere il potere economico sembrano invece essere i vaisya. Le norme a favore dei dalit funzionano solo marginalmente. Si tratta spesso di persone che non hanno terra in proprietà (70%) o che non hanno accesso all’istruzione superiore (solo il 30% può permettersi studi universitari). Va dunque da sé che l’accesso a incarichi lavorativi importanti risulta a prescindere difficoltoso, se non impossibile. Gandhi riteneva che il sistema delle caste indiano garantisse ordine e armonia; voleva un sistema castale senza gerarchie e aborriva l’intoccabilità. E’ davvero impossibile eliminare la gerarchia dal concetto di casta stesso?


mercoledì 8 aprile 2015

Concerto Krishna Das

Il Potere del Mantra

percorso di NADA YOGA
Il percorso dell’individuo dalle origini ad oggi, attraverso lo studio e la sperimentazione dei codici di conoscenza contenuti nel suono e nella vibrazione primordiale.
Tecniche dei suoni e delle vibrazioni trascendentali, pratiche di rilassamento e meditazione tramite i Mantra Sanscriti e Tibetani con lo scopo di attivare processi di purificazione dei centri energetici a favore del benessere psicofisico.
con Krishna Dās      
Orari:     SABATO 11 APRILE '15 dalle 15.30 alle 19.00
                 DOMENICA 12 APRILE '15 dalle 9.30 alle 13.00

CONCERTO DI MUSICA ANTICA DELL’INDIA
(Shanty Raga) - Melodie di Pace

SABATO 11 APRILE '15 dalle 21.15 alle 22.45
Centro Yoga Yoko Associazione Sportiva Dilettantistica
Per informazioni: tel. 0422 33 17 92 cell. 339 88 37 429
Via Einaudi 4 Dosson di Casier  (TV)

sabato 13 settembre 2014

Uno sgardo sull'India: i compiti a casa per Narendra Modi

Ahmedabad, Agosto 2014
Narendra Modi ha tanti compiti da fare a casa. Sicuramente in Gujarat ha fatto un bel lavoro: ha migliorato le infrastrutture e ha fatto crescere il Pil. Ma non dimentichiamo che molte zone, come quelle dell'Ovest dello stato, sono rimaste abbastanza arretrate. Molti lo accusano di aver semplicemente garantito un livello di crescita che stava interessando già tutta l'India.
 Questa crescita miracolosa sembra però essersi arrestata. Oggi il tasso di crescita indiano è al 5% e la disoccupazione sta aumentando in maniera preoccupante; gli investimenti esteri sono diminuiti, l'inflazione è in calo.
Certo gli indiani hanno scelto l'uomo forte, il leader. In molti si mostrano fiduciosi verso questo nuovo "padre della nazione". Fino a qualche anno fa i miei amici indiani mi dicevano "Sonia, you are like my Sonia, my Sonia Gandi". Oggi quel "my" sembra assolutamente scomparso. E forse Modi appare tanto forte e invincibile perchè debole e avvilita è la forza del Congress Party, impossibilitata a muoversi perchè avvolta da una densa melassa di corruzione.
Modi piace un po' a tutti, ma prevalentemente piace all'upper class. Eppure viene dalla casta ghanchi, una classe non particolarmente elevata in Gujarat.
Gli industriali indiani sembrano essere interessanti alla possibilità dell'aumento delle esportazioni e agli sgravi fiscali che Modi, come chief minister, ha garantito in Gujarat.
Gli ultra nazionalisti religiosi, i membri del Rss, saranno forse delusi dai primi passi del Primo ministro indiano. Nonstante Modi abbia militato nel movimento in gioventù, abbia abbracciato il pracharak e venga accusato della non azione rispetto alle sommosse del 2002 in Gujarat, oggi manifesta posizioni più "laiche", se così possiamo definirle. La non informazione fa però in modo che la figura del "difensore degli hindu" aleggi tra le menti degli uomini semplici. Speranza e interesse da una parte, ignoranza dall'altra. Una volta eletti, in un modo o in un altro, si dovrà procedere a mantenere le promesse fatte.
Quali sono le urgenze che dovrà gestire Modi?

  • Rivalutare la rupia, oggi ai minimi storici
  • Diminuire la malnutrizione. Oggi un neonato su 5 è sottopeso e più del 40% rimane tale
  • Omogeneizzare la diffusione del tasso di alfabetizzazione. Ragionare in termini di qualità e quantità
  • Diminuire la disoccupazione. Oggi il 70% di brillanti ingegneri indiani è disoccupato e il paese avrebbe bisogno di creare 20 milioni di posti di lavoro l'anno
  • Aumentare le esportazioni
  • Favorire nuovamente gli investimenti esteri
  • Diversificare i settori di sviluppo e crescita, allentare  l'entusiasmo fittizio del settore immobiliare e dell'edilizia per puntare verso il consolidamento dei servizi (alimentazione, igiene, istruzione, sslute) e delle infrastrutture
  • Combattere la corruzione
  • Attenuare le diversificazioni sociali
Tanti compiti. Un'impresa titanica  che ha bisogno ti tempo e pazienza.

giovedì 11 settembre 2014

A cena con Ramesh: la nuova politica indiana

Kurta bianca inamidata, piedi scalzi e massiccio orologio d’acciao al polso sinistro. Ramesh arriva a tavola con un largo sorriso.
“Ogni tanto bisogna prendersi un periodo di vacanza Sonia. E Pune in questi giorni è impossibile. Troppo caldo e troppa pioggia, si, decisamente tropppa pioggia!”
“Ma Ramesh, mi pare che piova più qui a Darjeling in questi giorni che a Pune!”
“Hai ragione, ma qui la pioggia è diversa, è più tranquilla!”
Più tranquilla sembra essere anche la situazione politica indiana, almeno secondo Ramesh, un amico indiano neochirurgo a Pune. Il monsone non ha ancora cancellato le tracce dell’entusiasmo per l’elezione di Modi.
“282 seggi non sono uno scherzo beti!Vedrai che meraviglie! E non abbiamo tra i piedi neanche il peso del Congress insieme alla zavorra che si portava dietro, l’Alleanza progressista unita. Con quei comunisti! Parassiti che fingevano di appoggiare il governo”
La mia perplessità e l’accenno algi episodi del Gujarat del 2012 lo fanno irrigidire e il suo volto paffuto e bonario si fa torvo, quasi aggressivo. Mi punta il dito contro sporgendosi sul tavolo.
Beti! Quella è acqua passata! Sono tutte fandonie! Chi credi che abbia cominciato? C’è sempre qualcuno che comincia. E di certo non abbiamo cominciato noi. Tu parli hindi e quindi certe sfumature dovresti comprenderle. In campagna elettorale Modi ha cercato di parlare, in hindi e gujarati, dei musulmani mettendo in evidenza la necessità che diventino prima di tutto indiani”
“Perché? Non lo sono già?” Chiedo provocatoria
Arrè beti! Forse non pienamente! Il Congress ha finanziato i viaggi verso la Mecca per i musulmani per fare campagna elettorale e raccogliere consensi. Ha forse pagato il mio viaggio a Varanasi? Ci sono tante minoranze in India. Modi non farà distinzioni per fini elettorali. Saremo tutti uguali. Pensa, anche gli adivasi possono esserlo volendo! A livello economico farà esplodere l’India come ha fatto con il Gujarat”
“E perché e musulmani lo avrebbero votato?”
“E’ chiaro. Perché i musulmani sono ricchi e hanno visto la possibilità di guadagno e progresso. Hai visto Ahmedabad, hai visto che paradiso? E’ una città a maggiornaza musulmana ma hai visto che ordine? Ognuno è al suo posto, tranquillo”
“A me pare che il modello di svilupppo del Gujarat abbia aiutato prevalentemente gli imprenditori vicini al Bjp o lo stesso Modi”
“Esatto, proprio così. Ed è per questo che anche i musulmani hanno capito qual è la strada da seguire. Ricorda beti, le elezioni non le ha vinte il Bjp, le ha vinte l’uomo, le ha vinte Narendra Modi, le ha vinte il nuovo padre dell’India. Abbiamo avuto troppe madri,troppe mother India. Questa terra è già madre, ora ha bisogno di un uomo”
“Ma fino al 2015 non avrà la maggioranza netta al rajya sabha. Dovrà comunque trovare degli accordi con qualcuno nel locale, oppure dovrà andare avanti a decreti amministrativi. Un po’ come facciamo in Italia da un po’ di tempo. Credi che a breve comincerà il suo piano di riforme?”
“Forse no beti. Bisogna avere calma e pazienza. Non sarà neanche facile soddisfare tutti. Imprenditori, lavoratori, minoranze. E' impossibile. Sarai d'accordo no? Qualcuno rimarrà deluso, puoi starne certa. Ma l’India è troppo grande e diversificata. L’importante è soddisfare chi conta.”
“E chi conta in India?”
“Persone che hanno saputo vedere in Modi la nuova Shining India. Ehi ragazzo! Portaci il conto. Arrè, muoviti! Parlo con te”
“Namaste Puspa” chiedo al ragazzo che serve ai tavoli “E tu cosa ne pensi di Modi? Sei felice della sua nuova elezione?”

“Non mi piace neanche un po’! Il 15 Agosto parlava già alle 7 del mattino. L’ho ascoltato attentamente alla televisione mentre lucidavo i bicchieri.  So solo che da quando è al potere il prezzo delle patate e delle cipolle è triplicato. Ma questo non lo ha detto  al Red Fort”

mercoledì 10 settembre 2014

Sikkim: l'India che non ti aspetti

Sikkim
Quando si pensa ad un viaggio in India la prima cosa che ci viene in mente è il Taj Mahal o il Triangolo d’oro, la città sacra di Benares. Io stessa, dopo essermi trasformata da turista in viaggiatrice umilmente esperta d’Oriente, ho sempre suggerito visite di questo genere. Non solo per cominciare.
Guardando attentamente la cartina dell’India si scopre però la presenza di un piccolo e giovane stato che in pochi, pochissimi conoscono. Il Sikkim. Si tratta di un giovane stato perché solo dal 1975 è stato formalmente annesso all’Unione indiana distaccandosi dal West Bengala. La Cina ha più o meno riconosciuto questa annessione da appena 10 anni.

Il Sikkim è un piccolo paradiso himalayano incastonato tra tre splendidi gioielli, Nepal, Tibet e Bhutan. Viaggiare in Sikkim significa scoprire un’India assolutamente diversa, un posto magico, ricco di natura, cultura e relax. Il luogo ideale per sfuggire alla calca e alla polvere delle grandi megalopoli, alla calura della pianura e ai ritmi snervanti del vivere moderno. I sikkimesi sono un popolo pacifico e tranquillo, abituato all’incedere lento della vita himalayana. Fare un viaggio in questa terra significa prendere il tempo e sospenderlo, godendone ogni istante. E’ un viaggio adatto a tutti, basta saper scegliere bene i tempi e gli spazi, le attività e le avventure.
Il Sikkim è una terra naturale e profondamente religiosa, ma anche tribale e ancestrale. Lontana dall’idea di India che abbiamo nel nostro immaginario. E’ la terra del buddhismo e dei culti animisti, delle donne con intensi e pesanti gioielli dorati, degli uomini dagli abiti colorati, delle enormi e lussureggianti piantagiani di tè, dei laghi sacri e delle bandiere di preghiera, dei monasteri e degli sconfinati panorami sull’Himalaya. Una terra da assaggiare lentamente, prima che vada perduto, ci si augura che non avvenga, questo inalterato angolo di mondo.

I permessi
Per visitare il Sikkim è necessario richiedere un permesso speciale quando si fa il visto dall’Italia presso l’Ambasciata indiana di Milano. L’Inner Line Permit è gratuito e non comporta nessun ritardo o problema nella richiesta. Basta segnalarlo on line quando si fa richiesta del semplice visto turistico. Quando si ottiene il visto verrà applicata una stampa blu che dichiara il semplice permesso per il Sikkim del Sud e del Sud Est. Attenzione però, da qualche settimana è necessario avere il documento anche in forma cartacea. Si può richiedere esplicitamente all’ambasciata oppure farlo sul posto nei seguenti posti:
·       New Delhi: Sikkim house a Panchsheel Marg
·       Calcutta: Sikkim house in Middleton Street 4
·       Siliguri: Office of Sikkim Nationalised Transport in Sevoke Road
·       Bagdogra (areoporto): Sikkim tourism Counter
·       Rangpo: Tourist lodge
Affidandosi ad un’agenzia sikkimese seria, ovviamente non ci sono problemi di nessun genere e il permesso cartaceo si ottiene in 3 minuti scarsi. E’ opportuno avere sempre con sé delle fototessere simili a quelle che si usano per il passaporto. Per il Nord ci sono altri permessi speciali che si possono fare sul luogo, sempre con la stessa velocità e facilità. Si tratta del Protected Area Permit e del Restricted Area Permit ottenibili presso il Tourism Department a Gangtok, la capitale del Sikkim. Di solito questi due ultimi permessi vengono rilasciati più facilmente a gruppi di almeno due persone. I permessi durano da 2 settimane a 60 giorni e si possono di solito estendere di altri 30 giorni all’occorrenza presso l’ufficio immigrazione a Kazi Road a Gangtok La ragione di questi permessi è legata alla vicinanza del Sikkim con territori tutelati o a circolazione limitata come il Tibet e il Bhutan. Preservare è meglio che curare!



Come arrivare
In Aereo: l’aeroporto più vicino è a Bagdogra (Siliguri), in West Bengala, a 120 km. Si possono scegliere le seguenti tratte e compagnie:
·       Bagdogra-Delhi con: Jet Airways, Indian Airlines, Kingfisher, Spicejet, Go Air, Air India
·       Bagdogra-Chennai con Spicejet
·       Bagdogra-Calcutta con Indian Airlines, Air India, Jet Airways, Kingfisher, Spicejet
·       Bagdogra- Paro (Bhutan) con Drukair
All’areoporto di Bagdogra si incontra solitamente l’autista dell’agenzia scelta (opzione consigliabile) o si noleggia direttamente una jeep collettiva (contrattazione durissima e snervante per la seconda opzione!!!!). I voli durano da 40 minuti a due ore
In Treno: un viaggio lungo e impegnativo che parte da Calcutta o da Guwahati in non meno di 10 ore. Destinazioni come Delhi, Bangalore o Mumbai sono distanti almeno un giorno e mezzo di treno.
In Autobus: è possibile raggiungere la capitale Gangtok in autobus partendo da Siliguri alle 6 o alle 12 del mattino




Gente e cultura
In Sikkim ci sono 3 etnie principali, i lepcha, u buthia e i nepali (sherpa, rai, newari, gurung, tamang, chettri). Ci sono però anche altre minoranze come i limboo, i magars e i bahun La lingua principale è il nepali. Si parlano ovviamente anche l’inglese, l’hindi e i dialetti locali. Le persone sono sorridenti e accoglienti. Manca in questo popolo la malizia e la faccia tosta che spesso si notano in alcune zone dell’India. I sikkimes sono semplici e disponibili, molto simili ai nepali. Sono prevalentemente buddhisti vajrayana, una piccola percentuale di hindu e un nutrito numero di animi
sti. Si vive dunque in contatto e in armonia con la natura rispettandone i ritmi e le esigenze. Il settore più sviluppato è l’agricoltura. Il turismo è poco diffuso ma lo stato si sta prodigando affinchè sorgano attrazioni e struttere nuove e accoglienti

Clima e strade
Il Sikkim è un piccolo paradiso. Le temperature vanno da un minimo di 0 gradi in montagna ad un massimo di 28° in estate.
C’è spesso una gradevole brezza. A 2000 mt non è difficile incontrare piantagioni di banano e bambù. I giardini del tè sono particolarmente emozionanti. Le strade sono abbastanza percorribili. E’ sempre bene affidarsi ad agenzie che dispongono di mezzi affidabili, sicuri, revisionati e con una certa cilindrata. Molti luoghi da visitare si trovano in sentieri tra boschi o su alture. Avere una jeep o suv è indispensabile. Fatta eccezione per il periodo monsonico, comune a tutta questa fascia, non ci sono problemi di circolazione. I trasporti locali non sono affidabili. Si possono noleggiare jeep collettive ma la cosa migliore è noleggiare una jeep personale con la quale stabilire percorso, tariffa definitiva e tempistica. E’ necessario dunque affidarsi ad un’agnezia locale e dimenticare, per evitare inutili perdite di tempo e denaro, il fai da te.

Quando andare

I periodi migliori per visitare il Sikkim sono quelli tra marzo e giugno oppure settembre e novembre. La torrida estate indiana (aprile-gugno) è praticamente assente in Sikkim. Non a caso gli indiani la scelgono come località di villeggiatura e frescura collinare insieme a Darjeling in West Bengala.

Cosa visitare
In Sikkim si possono fare tanti viaggi diversi:
·       Il viaggio culturale e religioso alla scoperta di monasteri buddhisti, grotte di meditazione e danze rituali
·       Il viaggio naturale alla scoperta di parchi, riserve, santuari della vita selvaggia, laghi sacri, distese di orchidee e piantagioni di tè
·       Il viaggio avventuroso escursionistico con trekking, ascensioni o rafting
Per avere informazioni e dettagli contattatemi e cercherò di darvi dei consigli sulle combinazioni possibili e sugli itinerari



Momenti speciali
Tra maggio e giugno si celebra il Drupchen. Tra Gennaio e Febbraio una festa tradizionale che si svolge qualche giorno prima del Losar, il capodanno tibetano. Nel monastero di Rumtek, poco distante da Gangtok, è possibile vedere le famosissime danze buddiste  chaam

Le strutture
Negli ultimi anni il Sikkim sta stupendo i suoi turisti con strutture nuove e dotate di tutti i conforts. Per non avere sorprese è bene affidarsi ad agenzie affidabili. In Sikkim ce ne sono diverse, ma poche sono quelle riconosciute dal governo. Alcuni alberghi sono particolarmente belli ed eleganti, senza la pacchiosità di alcune strutture delle grandi città.
Segnalo qualche struttura davvero notevole dove  vale la pena soggiornare:
·       Yuksam, The hotel Red Palace www.hotelredpalace.com
·       Darap, Gurung homestay, Shiva e Radha Gurung family,
www.sikkimvillagehomestay.com
·       Gangtok, The nettle & Fern, www.nettleandfernhotel.com/
·       Gangtok, Suhim Portico, www.suhimportico.com

Esperienze alternative
Negli ultimi anni sta prendendo piede un’iniziativa interessante. La possibilità di soggiornare per una o più notti presso la famiglia di un villaggio (home stay). Si  condividono spazi e attività come la cucina casalinga o la raccolta delle erbe officinali. Si può essere semplici osservatori o attivi protagonisti della giornata tipica di un sikkimese. Le strutture sono spesso graziose e accoglienti nella loro dignitosa semplicità. Il cibo è genuino, fresco e gustosissimo, come quello che preparerebbero le nostre mamme. Risiedere in una casa sikkimese significa, se lo si desidera, pregare con loro, cantare con loro, studiare con i loro bambini o semplicemente chiacchierare davanti ad un tongba, sorseggiando chang, l’alcolico naturale locale.


Con chi andare
Le agenzie del Sikkim sono molte ma è davvero difficile trovarne una seria ed affidabile. E’ importantissimo assicurarsi che l’agenzia sia riconosciuta dal Governo, dal dipartimento del turismo locale. E’ necessario trovare un’agenzia che abbia una solida esperienza e competenza alle spalle, mezzi di trasporto nuovi, solidi, revisionati;  personale competente e altamente qualificato per i vari viaggi che si possono effettuare. E’ importante che il personale parli bene inglese e abbia esperienza con gli standard e le esigenze occidentali.
L’agenzia migliore è la
Yak & Yeti Travels & Expeditions
Tel: +91-3592-280075,Tel/Fax: +91-3592-280075,
Cell: 9933008822, 9434117418.
(Sikkim Tourism-registration No.01/TD/0/Serial No. 03/Volume No. 1. Grade “A”)- Recognized by Ministry of Tourism, Government of India.

* Award for Excellence in best adventure tour operator 2010.

* Recipient of “Tourism Excellence Award” in 1997–India Economic Forum-New     
   Delhi.
* Organizer-First successful international expedition to Alpine peaks in Sikkim.


* First Mountain biking expedition to Gurudongmar Lake 17,700 ft. First Youth adventure exchange camp.

lunedì 16 giugno 2014

Modi e la geografia

Mr Modi (centre) met Bhutan's King Jigme Kesar Wangchuk (left) and Queen Jetsun Pema on Sunday






La politica estera di Modi comincia proprio male.
In occasione della prima uscita ufficiale come Primo ministro fa già la prima gaffe clamorosa.
Presso il Parlamento del Bhutan ha omaggiato la famiglia reale del Nepal.
Nel delirio geografico ha poi confuso nuovamente il Bhutan con il Ladakh.
Sono dunque finiti i tempi di possibili accordi tra i nepalesi e i cugini indiani?
Cosa ci si può aspettare da un politico che non conosce nenache la geografia del suo continente? Forse doveva rimanere alle realtà del Gujarat.
Ricordiamo che i rapporti tra Bhutan e India sono molto stretti per via delle risorse idriche fornite dal paese himalayano. Tra i due paesi non ci sono barriere doganali di nessun genere. Gli indiani sono gli unici a poter entrare ed uscire liberamente dal Bhutan senza visto e passaporto. Ciò determina spesso un afflusso migratorio abbastanza sostenuto: derelitti e manovali indiani che spesso vegnono sfruttati dalla corona del drago per la costruzione di strade e palazzi.
La scelta del Bhutan come primo paese dell'Asean da visitare non è casuale. Da tempo i cinesi stanno corteggiando il piccolo regno di Thimphu. La controffensiva indiana sembrava quasi dovuta.
A quanto pare Modi non è nuovo a strafalcioni geopolitici. Ne ha inanellati una serie numerosa durante la campagna elettorale.
Dopo la visita in Giappone, che speriamo  non confonda con la Cina, Modi sarà in Nepal ad Agosto. Ci aspettiamo di tutto per quell'occasione.

venerdì 21 marzo 2014

Addio Khushwant Singh


Non è arrivato per poco a 100 anni lo scrittore Khushwant Singh morto ieri a Delhi. Lo ricordiamo per gli splendidi romanzi, tra cui l'indimenticabile Quel treno per il Pakistan, e i numerossissimi racconti editi per la Penguin . Singh era sicuramente uno degli scrittori più importanti dell'India  moderna. Attraversando un secolo ha potuto raccontare la tragedia della partizione e la decadenza di una cultura ( Delhi).
Con  lui se ne va una figura di spicco, caparbia e coraggiosa. Il coraggio di saper uscire dal coro, di saper raccontare la crudezza e il limite della violenza.  Come, e forse più di lui, a rendere la tragicità della parzizione è riuscito solo Saadat Hasan Manto (morto di alcolismo a soli 43 anni).
Nel paese che, a volte scioccamente e presuntuosamente, l'Occidente vede come solo "spirituale", Singh si dichiarava ufficialmente agnostico e rivendicava il suo disprezzo per ogni forma di religione organizzata.
"One can be a saintly person without believing in God and a detestable villain believing in him. In my personalised religion, There Is No God!" (The God, the bad and the ridicolous)
Ma è sua una staordinaria Storia dei sikh del 1967 e la volontà di affermare la necessità di uno stato laico. Quella di Singh, come  quella  di S. Rushdie, è la voce scomoda dell'intellettuale che sa usare una lingua diversa e accusare le false ideologie, l'idolatria e il perbenismo legato ad un'appartenenza comunitaria spesso falsa e perversa. In questi giorni di campagna elettorale, tra i toni del nazionalismo marcatamente intollerante e fondamentalista, scompare la voce saggia di chi ha visto con i propri occhi lo scorrere degli anni cruciali per l'India. E la sua oggettività, la sua reale conoscenza dei fatti,  si tace nei giorni che vedono riemergere antiche e profonde intolleranze di matrice religiosa.
In Train to Pakistan riecheggiavano le grida  e il silenzio di giorni altrettanto folli. Così apre il suo testo:

 "Muslims said the Hindus had planned and started the killing. According to the Hindus, the Muslims were to blame. The fact is, both sides killed. Both shot and stabbed and speared and clubbed. Both tortured. Both raped." (W. Singh, Train to Pakistan)

Ma Singh verrà ricordato anche per il coraggio dei temi affrontati, per l'esplicito riferimento a situazioni e fatti marcatamente erotici altrimenti visti come tabu nella società indiana (La compagnia delle donne). Con un linguaggio delicato e letterario, Singh descrive con naturalezza prostitute, amanti e travestiti. Non c'è volgarità, oscenità, pornografia delle sue parole. Le sue pagine raccontano la naturalezza di gesti e sensazioni umane.
Una produzione ricchissima, la vita, la morte, il piacere, la vecchiaia, la libertà, la violenza e l'ardore. Addio Khushwant Singh.

mercoledì 5 marzo 2014

Gulaab gang al cinema?

Una bella iniziativa in India per la festa della donna. Si è avuto il buon gusto di non far coincidere l'uscita del film Gulaab gang  con l'8 Marzo. Un giorno fa la differenza.
Il film racconta la  vera storia di Sampat Pal Devi, una donna dell'Uttar Pradesh sfuggita ad un matrimonio violento che, prendendo ispirazione da Laximibai Rani, ha fondato una "gang" di donne in sari rosa. La gulabi gang (ne avevamo parlato qui) è il movimento femminile che si occupa della salvaguardia dei diritti dei più deboli. I modi utilizzati dalle donne indiane in rosa non sono sempre pacifici. In una società maschilista e fallocentrica come quella indiana non poteva forse fare alltrimenti.
Il film è diretto dal regista esordiente Soumik Sen,  prodotto da Anubhav Sinha e  interpretato da Madhuri Dixit e Juhi Chawla. Colpisce la mancanza di un importante ruolo maschile nel cast. Essendo incentrato sulle donne non si poteva pretendere altro. Gli uomini, almeno questa volta, subiscono e sono intimoriti da questa "regina rosa" aggressiva e paladina dei diritti clpestati. La colonna sonora, dello stesso Sen, , uscita già in Gennaio, ha avuto abbastanza successo tra il pubblico e la critica.
La leader  reale del movimento, non interpellata prima dell'inizio della produzione, si è dichiarata scontenta dell'uscita del film e proprio oggi l'Alta Corte di Delhi ha vietato la diffusione del film in quanto la reputazione della Pal verrebbe messa irrimediabilmente in cattiva luce. In teoria si dovrebbe aspettare il 18 maggio, data della prossima sentenza.

lunedì 24 febbraio 2014

Danza Dâsî a Roma

India, danze, 2010
Nei giorni 22, 23 e 24 febbraio 2014 dalle ore 11 alle 12,30, a Roma,  presso lo Ials, via Cesare Fracassini 60, si terrà un seminario di danza indiana Dâsî Attam diretto da Tiziana Leucci. Il seminario è aperto a principianti e livelli più avanzati.


Dâsî Attam, lett. la "Danza delle Dâsî ", è l’antico nome dello stile di danza eseguita in passato nei templi e nelle corti dell'India del Sud quale offerta rituale agli dei. Il Dâsî Attam utilizza un articolato lessico gestuale che combina i gesti delle mani con i movimenti del corpo e le espressioni del volto e degli occhi. Nel corso del seminario, aperto ad allievi principianti e più avanzati, si offrirà un’introduzione alla tecnica e ai principi di base con elementi di ritmica e di mimica. Si consiglia di indossare indumenti comodi, pantaloni larghi, tute da ginnastica o calzamaglie. I piedi devono rimanere scalzi.
POSTI LIMITATI - E’ GRADITA LA PRENOTAZIONE
IALS via Cesare Fracassini, 60 - 00196 Roma Tel. 06 3236396 - 06 3611926
tizpulcino@hotmail.com

Dopo gli studi all’Accademia Nazionale di Danza di Roma, Tiziana Leucci si laurea in Discipline dello Spettacolo e Indologia all’Università di Bologna con una tesi sul teatro e la danza indiani. Si reca poi in India con borse di studio dei Ministeri degli Affari Esteri e dell’Università e della Ricerca italiani e del Ministero della Cultura indiano per continuare le sue ricerche storico-antropologiche, affiancate dallo studio pratico della danza indiana (stili Dâsîattam, Bharat Nâtyam e Odissi all’accademia di Kalakshetra e con maestri appartenenti alla comunità di devadâsî e rajadâsî (danzatrici del tempio e della corte), V.S. Muthuswamy Pillai e K. Venkatalakshamma), e dall’ insegnamento della Lingua e Letteratura Italiana presso la Madras University. Dopo dodici anni di permanenza in India (dal 1987 al 1999) si reca in Francia ed ottiene un dottorato di icerca in Antropologia Sociale sulla tradizione artistica e socioreligiosa delle devadâsî e rajadâsî, presso l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi. Autrice di varie
pubblicazioni sulla danza, tra cui una monografia adottata come testo d’ esame dalle Università (Devadâsî e Bayadères: tra storia e leggenda, CLUEB, Bologna 2005, p. 319), Tiziana Leucci è ricercatrice del CEIAS (Parigi), del Consiglio Internazionale della Danza (UNESCO Parigi) e delle Associazioni di Ricerca in Danza francese, italiana e europea . Divide il suo tempo tra le attività di ricerca, di danzatrice ed insegnante presso Università, Conservatori di Musica e Danza, Musei e
Teatri (La Scala di Milano, Teatro dell’Opera di Roma).

Promozione a cura di Ass. Cult. Orchestés
www.danzaroma.org
orchestes@gmail.com

Ials
Via Cesare Fracassini, 60

Informazioni aggiuntive

  • data inizio:22-02-2014
  • data fine:24-02-2014
  • Indirizzo:Via Cesare Fracassini, 60 roma
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