mercoledì 26 gennaio 2011

La metropolitana indiana. Delhi -Londra: quasi 1 a 0.


Nonostante le polemiche degli ultimi mesi (Commonwealth e corruzione politica) l'India va avanti nella sua corsa al progresso. La settimana scorsa il ministro dello Sviluppo  urbano Kamal Nath ha dichiarato che entro il 2017 la metropolitana di Delhi  sarà più lunga della invidiatissima londinese di un kilometro. Ben 415 kilometri di underground indiano. In realtà la linee hanno già molte zone che viaggiano in superficie. La città è orgogliosa del nuovo servizio: pulito(negli standard indiani), veloce ed efficiente.

Nonostante i numerosi problemi per il sovraffollamento, il servizio funziona abbastanza bene.
In alcuni tratti i treni sono anche più funzionanti e dignitosi di quelli italiani. I treni sono Made in Germany! Look here!



A breve sarà inaugurata l'attesissima linea che collega all'aeroporto, anch'esso nuovissimo.
Molti lamentano i disservizi del trasporto. Gli indiani non sono inglesi! Basti questo!
Personalmente l'ho trovata sempre più che dignitosa. Forse, da italiani,  è solo difficile abituarsi alle martellanti scritte antiterroristiche. Un po' di sicurezza non guasta mai, sopratutto di questi tempi.
Forza India! Sorprendici!

lunedì 24 gennaio 2011

Letteratura indiana: Jaipur Literature Festival 2011


Si conclude domani nella citta' rosa del Rajput,il DSC Jaipur Literature Festival.
L'evento e' nato nel 2008 sotto la direzione di Willim Darlymple e Namita Gokhale.
Quest'anno le cinque giornate dal 21 al 25 gennaio vedono la presenza di circa 230 nomi tra i quali circa 100 scrivono in  35 lingue regionali indiane, oltre al sempre piu' raffinato inglese. Notevoli le presenze statunitensi, australiane, inglesi, europee e africane.
La manifestazione fino a qualche anno fa non ha avuto molta risonanza.
Quest'anno l'Hindustan Time ha dato piu' voce all'evento.
Per l'edizione 2011 lo scenario del Diggi Palace ha dato lustro a nomi importanti nel panorama letterario indiano: Doshi, S.Nirupan, K.Desai,T.Tejpal, V.Seth. Solo per citare i nomi piu' noti l pubblico italiano.
Tra gli stranieri notevoli le presenze dei 2 premi Nobel per la Letteratura Pamuk e Cotzee.
Interessante anche la presenza italiana. R.Calasso presenta il suo ultimo lavoro, Ardore, edito dal sua Adelphi, dove viene analizzato il Satapa-Brâhmana, uno dei libri dei Veda che tratta della ritualistica religiosa induista. L'ardore, che titola il testo, è la forza primordiale che ha dato origine alla vita (il Tapas vedico), il Big-Beng induista che si annida nei recessi della nostra mente. Calasso e' gia' noto al pubblico indiano. Il suo testo "Ka" e' stato tradotto in hindi. A Jaipur ha parlato con Devdutt Pattanaik e Ananya Vajpeyi del rapporto tra dei e letteratura e dei Veda.
Il pavone, simbolo della manifesazione,  coninuera' forse a portare fortuna alla letteratura indiana? Anche dopo gli ultimi  Book Prize di Kiran Desai e Aravind Adiga?Non sarebbe una sorpresa.



mercoledì 19 gennaio 2011

Notizie dal Nepal: Il naufragio della Pace

Il processo di pace portato avanti in Nepal d parte dell' Unmin, l'United Nations Mission in Nepal 'è definitivamente  fallito. Troppo tardo il percorso per la formazione di una Costituzione, troppo difficile il reintegro degli ex guerriglieri maoisti nell'esercito regolare.
La rottura viene dopo l'ultima polemica da parte dell'Onu. L'evidenza è innegabile: non esiste una forza politica stabile in grado di guidare il paese.

Mentre il re  Gyanendra cerca di riprendere confidenza con la popolazione apparendo sempre piu' spesso presso i luoghi di culto o in occasione di manifestazioni a sfondo benefico, l'ex erede al trono  Paras Shah alza il gomito nei pub di Kathmandu, spara in aria con la sua pistola regale e viene arrestato. E dire che la monarchia, in questo caos politico, in quesa nave senza ccchieroche è diventato il Nepal, è sempre stata vista come una validissima alternativa. I nostalgici della famiglia reale, non è un mistero,sono molti e fedeli, nonostante il chiacchierato comportamento e il coinvolgimento di re Gyanendra Shah  in occasione del massacro della famiglia reale nel 2001, nonostante il gesto materiale sia stato compiuto dall’allora erede al trono Dipendra.
Per il momento i reali si guardano bene dal commentare l’attuale situazione politica. L’alternativa reale del resto non è certo sinonimo di garanzia  se si rammentano la crisi politica degli anni  novanta, il ricorso alle elezioni, l’assunzione del potere esecutivo direttamente di Gynendra e la rinuncia del 2005 che ha visto i partiti politici costretti a trovare un accordo con i maoisti.  

Le responsabilità del fallimento della missione di pace non sono solo  evidenziabili nella presenza stessa dell’Onu nel paese, nel disaccordo tra i partiti o nella dubbia, seppur acclamata, figura del re. Semmai è possibile considerare l’insieme di questi fattori e condirli con una specifica e non velata pressione partitica che vedeva nello stallo una situazione di vantaggio in termini economici e di potere.
L’inattività verso il pieno raggiungimento del processo di pace degli ultimi anni, insieme all’ incertezza politica,  ha determinato anche il naufragio dell’economia. L’eco della crisi mondiale non poteva che portare effetti più disastrosi in un paese dove normalmente il livello di povertà è ancora abbastanza elevato.

E così il Nepal naufraga, come il suo progettto di pace, come la sua economia. Il naufrago è lasciato alla deriva, in balia di se stesso e con l’ombra di due grandi potenze asiatiche  emergenti che lo sovrastano.

Il Nepal naufraga perché l’Unmin non può fare più da dorato salvagente? La gestione dei più di 10.000 ex guerriglieri era sulle spalle degli aiuti internazionali.

Ma non tutti i naufragi si concludono tragicamente. Perché il Nepal non dovrebbe farcela? Cosa ha mai portato questo salvagente di utile e veramente duraturo per il paese? Ho vivo solo il ricordo della polvere alzata per le strade di Kathmandu al passaggio dei super mezzi UN, macchine adeguate a raggiungere i villaggi della valle  e i campi degli ex guerriglieri.
Sarebbe interessante  fare un sondaggio per capire quanti, tra i 1400 delegati e responsabili dell’Unmin,  ha realmente girato il paese lasciando l’aria condizionante (seppur funzionanate a tratti) degli alberghi a cinque stelle della capitale o gli esclusivi golf-club, o le cene di gala alle quali partecipavano anche gli europei “arricchiti” fuggiti in Nepal.

Dalla deriva il paese comincia a remare. Per il momento si motivano istituendo un organo al di sopra delle parti che cerchi di portare a termine gli obiettivi fino ad ora falliti: Army Integration Special Committee.
Il Presidente della Repubblica Ram Baran Yadav ha convocato i partiti politici affinchè si porti avanti in maniera seria e responsabile l’elezione del nuovo Primo Ministro. Una nuova data di scadenza sarebbe fissata per il 21 gennaio. Yadav ha fatto fino ad ora tre proposte, tre nomi  inerenti ai tre principali partiti: Barshaman Pun of UCPN (Maoista), Dr Ram Sharan Mahat per il Nepali Congress e Ishowr Pokhrel per il CPN-UML

Se nessun’altra corrente politica, più o meno violenta, remerà contro questa volontà di risalita e indipendenza, è possibile che il paese ce la faccia, che esce finalmente da questa lunga e tragica bufera.


martedì 18 gennaio 2011

The manganiyar seduction: scenografica performance rajastana

Qualche settimana fa a Delhi, presso il Purana Quila fort, il coreografo Roysten Abel ha presentato un interessante spettacolo di musica rajasthana. La coreografia è interessante: rievoca i bordelli di Amsterdam. Meraviglioso connubio di voci e strumenti dio una terra magica e antica: il Rajasthan.
L'esecuzione è quella di 43 musicisti che suonano in 36 cubi, con performances musicali o canore individuali o di gruppo, spesso a canone. Lo spettacolo ha esordito nel 2006 ma ancora desso gira in tutto il mondo. Nel 2007 anche in Italia. Per le prossime date primaverili  i più fortunati saranno in Australia, in Nuova Zelanda, a Washington. Alquanto difficile!Peccato!

martedì 11 gennaio 2011

Sincretismo impossibile

In occasione dei recenti attentati ai cristiani copti si è discusso molto a proposito delle intolleranze religiose, delle persecuzioni  di questi ultimi tempi.
Con una sommaria interpretazione sembrerebbe quasi che l'unica religione il cui culto è ostacolato sia quella cristiana, in tutte le sue forme.
In verità è opportuno riflettere sul fatto che il sincretismo pacifico è un qualcosa di profondamente difficile da realizzare, e non solo oggi.
La difficoltà da parte dell'uomo di vivere pacificamente rispettando le differenze altrui si è spesso nascosta dietro apparenti motivazioni di carattere territoriale, politico ed economico.
E' opportuno ricordare che a soffrire la persecuzione non sono solo i cristiani.
Gli esempi vicini e lontani sono innumerevoli. Si va dal genocidio alla "semplice" intolleranza, più o meno violenta.
Lo sterminio degli ebrei è solo il mesto e tragico finale di una diffidenza verso i semiti perpetrata per secoli da popolazioni in  tempi e loghi diversi.
Che dire poi delle crociate? Possiamo dire, oggi, che le motivazioni fossero solo di carattere economico -territoriale? Come interpretare la prospettiva di salvezza  eterna, per chi moriva in battaglia, proposta da Urbano II nel 1095.?
E gli armeni? Una minoranza tristemente sgradita ai turchi!
Ancora oggi il conflitto tra israeliani e palestinesi infiamma l'Oriente.
Per rimanere in ambito islamico, l'opposizione tra sciiti e sunniti non ha certo una valenza solo politica!
Dal 2007 si sottolinea la tragica condizione dei cristiani in India. In stati come l'Orissa, il Gujarat e il Karnataka gli episodi di intolleranza sono numerosissimi.
Ma chi è veramente "il cattivo"?
Il contrasto tra hindu e musulmani insanguina il paese da anni.
Le ingerenze dell'estrema destra hindu (e non solo) nel paese non sono certo un mistero.


  • Le migliaia di morti hindu e musulmane al momento dell'Indipendenza indiana
  • Il massacro sikh nel 1984
  • La distruzione della Babri Masjid nel 1992 ( fomentata dal BJP) e il massacro di musulmani del 1993 che ne è seguito
  • Il Pogrom musulmano in Gujarat nel 2002: la vendetta per il presunto attentato contro un treno che trasportava pellegrini hindu (53!)determinò la morte di 2.000 musulmani, lo stupro collettivo di centinaia di donne e lo sfollamento di 150.000 persone

Non ci sono buoni e cattivi. La verità è che non esiste una religione più perseguitata delle altre. Non esiste una religione più aggressiva o più terroristica. La verità sta nel fatto che l'uomo, per natura, vuole affermare se stesso.
Salman Rushdie, in una recente intervista, ha auspicato la possibilità di un mondo pacifico solo nell'eventualità che vengano eliminate le religioni. Ma l'uomo ha bisogno di Dio, quasi geneticamente, a qualsiasi longitudine. Fino a quando il nostro Dio, qualsiasi esso sia, vincerà sul "Dio-denaro", dobbiamo sforzarci di rendere la nostra convivenza il più possibile  tollerabile e tollerante.

Gandhi scriveva:

TUTTE LE FEDI SONO VERE E IMPERFETTE