domenica 11 aprile 2010

Crepuscolo a Delhi


In attesa della partenza ritrovo la magia delle strade di Delhi che nasconde la sua caotica modernita'.Ahmed Ali in Crepuscolo a Delhi (Neri Pozza)trascina il lettore in un'India di inizio Novecento.

Si tratta di un Shahr ashob, del lamento per una citta' visto in parallelo al declino della famiglia di Mir Nihal. Il degrado cittadino, della tradizione del grande impero indiano, e' parallelo al degrado familiare, corporale e sentimentale.

Il crepuscolo si manifesta in ogni dimensione:

E' quello dell'impero ormai decaduto dopo la presa di potere degli inglesi (i farangi) che diffondono i loro usi e costumi.

E' quello del corpo che si degrada e rallenta attraverso la malattia e il lento percorso verso la morte.

E'quello della passione ardente e giovanile, intrisa di avvincente e sognante erotismo, che si spegne inspiegabilmente con lo scorrere del tempo, con l'abitudine e con il sogno ormai appagato.

E'quello della civilta' dell'Hindustan, degli usi, dei costumi, delle tradizioni che diventano sempre piu' strette e scomode per quei giovani che si affacciano verso il nuovo secolo e verso l'ondata di modernita' occidentale apportata dagli inglesi.

E' quello dello stesso potere inglese che vacilla a causa di un popolo indiano, fiero, che manifesta per garantire e riaffermare la propria indipendenza e liberta'.

E' quello della poesia hurdu, della sua bellezza e tradizione soppiantata dalle nuove tendenze espressive musicali e linguistiche; di poeti come Daagh, Dard, Ghalib, Insha, Mir Taqi Mir, Sauda, Zauq ai quali alcuni preferiscono volgari canzonette d'amore.

E' quello degli antichi passatempi, come l'addestramento dei piccioni, espressione di uno strato sociale indiano irrimediabilmente destinato a decadere insieme ai valori che esso veicolava.

E' quello dei legami familiari, apparentemente indissolubili ma, in vero, assecondato per rientrare in un modello sociale comunemente accettato.

E' quello della preghiera e del decoro morale e sociale, espressioni di una trascorso vivere dove il tempo era scandito dalle voci che richiamavano i fedeli ai loro doveri di devozioni e le stagioni si succedevano tra i preparativi di un matrimonio o le cerimonie per un funerale.


L'atmosfera e' pero' magica pacata, malinconicamente sognante

Il crepuscolo riporta alla luce momenti storici salienti della citta':il massacro musulmano del 1857 (il gadar) ad opera degli inglesi: la figura di Bahadur Shah, l'ultimo imperatore dell'Hindustan; i fermenti per l'incoronazione inglese del 1911; la protesta popolare anti-inglese del 1919.


Si oppongono innovazione e tradizione. Asghar,il figlio di Mir Nihal, rappresenta la dimensione indiana di quella giovineza inquieta che ritroviamo nelle pagine dei Malavoglia di Verga o nel Gattopardo di Tomasi di Lampedusa . Ma qui, in India, a Delhi, l'Asgar, la modernita' estetizzante, non riesce a realizzarsi se non come precarieta' e superficialita'. La tradizione, a volte intrisa eccessivamente di superstizione, fa prevalere velatamente un tempo passato che non si dimentica facilmente.

La Delhi contemporanea si percepisce appena: il Forte rosso viene trasformato in alloggio per le truppe inglesi mentre Chandni Chowk perde in quegli anni l'irrigazione e il verde che la caratterizzavano. Oggi, tra lo smog dei tubi di scappamento, e' difficile il solo immaginarlo.


2 commenti:

Silvia Merialdo ha detto...

Anche io ho trovato questo libro particolarmente magico, con tutti i suoi crepuscoli.
L'atmosfera della vecchia Delhi è descritta in modo veramente straordinario, e anche io ho fatto fatica a ritroverci la Delhi di oggi.
Ma quand'è la partenza?

Unknown ha detto...

meta' luglio fino a settembre...forse un po' prima. sono gia' in preparativi...:) a dir il vero sono in preparativi tutto l'anno. la routine quotidiana e' un intermezzo tra una partenza e l'atra. quest'anno subcontinente, il prossimo tornero' nl mio amato Nepal