sabato 6 marzo 2010

Oltre la felicità interna lorda del Bhutan



La scorsa settimana, leggendo il giornale mi ha colpito una notizia. Il Bhutan misura l’indice di incremento della “felicità interna lorda”. Mentre il mondo si sbraccia per aumentare il Pil e l’Occidente sbatte i piedi perché India e Cina galoppano, il piccolo paese himalayano vive indisturbato nella sua realtà d’altura.
Il paese è stato aperto al turismo solo nel 1974. Probabilmente il contatto non così diretto con la generazione del Mac Donald’s e della Coca cola ha preservato un piccolo angolo di Paradiso.
Oggi visitare il Bhutan è molto costoso. L’ultima volta che ho preso informazioni ricordo che il visto costava circa 200 dollari per ogni notte di soggiorno e vale solo per 15 giorni. Non male!
Ma perché il Bhutan sono felici? Perché hanno un re che li segue amorevolmente; domina la poliandria (una donna può avere più mariti così da preservare l’integrità della proprietà privata), la religione principale è il buddismo e c’è pochissimo inquinamento, data l’impervietà di alcune zone è difficile immaginare un sistema stradale ramificato. Nonostante questo le aziende idroelettriche riescono a garantire ricchezza alla maggior parte della popolazione.
Una legge stabilisce che” il 60% delle foreste debba restare coperto di foreste”!!!!!!
Mentre la California aumenta del 200% le tasse scolastiche, il Bhutan offre l’istruzione gratuita, anche l’università!!!!
Per calcolare la felicità si considerano il livello di salute fisica, il benessere psicologico e culturale, l’integrazione, il tasso di democrazia e….straordinario….l’uso del tempo. Come usiamo noi il nostro tempo? Quali sono allora i paese verso cui guardare seriamente? Credo che l’orizzonte bhutanese sia di gran lunga auspicabile. Non è il paese perfetto ma, se si pretende poco…..

3 commenti:

MilleOrienti ha detto...

Ci sono opinioni contrapposte sul Bhutan. Io non ci sono ancora stato, perciò non mi pronuncio. Ma i miei amici dicono cose diverse. Per Piero Verni (il cui blog tu hai linkato) è un Paese magnifico e quasi un modello da seguire. Invece Alessandro Gilioli nel suo libro “Premiata macelleria delle Indie" (di cui ho parlato in un recente post su una mostra fotografico sul Nepal) dice che si tratta di un falso paradiso, che ha anche campi di concentramento per la popolazione di origine nepalese, malvista in Bhutan. Chissà chi ha ragione...bisogna andare e vedere.
ciao, Marco/MilleOrienti

Silvia Merialdo ha detto...

Anche a me piacerebbe molto visitare il Bhutan, ma i 200 dollari al giorno mi hanno sempre tenuto lontana...
Ho visto un film carino ambientato in Bhutan: Maghi e viaggiatori (non un capolavoro, ma molto godibile), che cerca di far rifletter in modo leggero proprio sulla felicità, anche chi dal Bhutan vorrebbe scappare via.

Comunque penso che la felicità non sia misurabile, anche se in molti ci provano con indici, numeri e statistiche.

Anche io ho letto cose terribili sui nepalesi in Bhutan, prima fatti arrivare come forza lavoro e poi cacciati o ridotti a vivere in campi profughi perché malvisti dai bhutanesi.

Unknown ha detto...

Quello dei nepalesi è un destino ingrato.
Dal 1990 100000 nepalesi sono esclusi dal paese perchè etichettati come "immigrati". Purtroppo non hanno problemi solo in Bhutan, non se la passano certo meglio a Dubai e negli Emirati in genere.