martedì 6 dicembre 2011

Nepal: le risaie e il sogno dell'esercito in musica

Ormai possiamo dire che è sicuro. Gli ex guerriglieri maoisti sono stati assorbiti nell'esercito ufficiale.
Un processo lunghissimo quello per la pace. Un processo nel quale ha fallito l'ONU e che ha visto il successo  del neo-eletto  Baburam Bharattai. 
Ma cosa rappresenta l'esercito per un ragazzo nepalese? Me lo sono chiesta tante volte così come l'ho chiesto ai miei giovani amici nepalesi. In Nepal, in quel meraviglioso paese di terrazze verdi inondate di luce, la terra è la prima madre. Molti giovani possono avere come massima aspirazione quella di continuare il mestiere dei padri. L'agricoltura è la principale attività del paese. Tè, riso e canna da zucchero crescono tranquillamente sotto i 2000 mt. Ad altezze irrisorie per i canoni nepalesi. Non ci si può sorprendere nel vedere succose pesche a 3000  mt. In Nepal rientra negli standard di un sistema di culture che si sposta verso l'alto, verso le cime dove dormono  gli dei. A spostarsi con l'agricoltura c'è dunque anche il lavoro dei giovani. Ma la terra non basta a tutti.  Il lavoro nelle risaie è duro, scomodo e a volte poco redditizio.
Spesso le famiglie sono legate a sistemi fondiari dove il ricco padrone terriero vive da generazioni in città. 
Il contadino deve dunque sperare in un buon raccolto e in un prezzo di mercato generoso.
Negli ultimi anni però le importazioni dalla Cina e dall'India hanno reso sempre più difficile l'autosostentamento delle famiglie rurali. I prezzi dei prodotti alimentari di prima necessità sono sempre più elevati. La mancanza di incentivi e sussidi da parte dello Stato rende i costi di produzione altissimi. Basta un monsone troppo violento o troppo mite, l'arrivo di un prodotto competitivo dai concorrenti e l'aumento dei carburanti per avere tutti gli ingredienti utili a realizzare la miseria.
Cosa può fare dunque il giovane nepalese? Rimanere nel villaggio o tentare la fortuna in città? E in città? Quale fortuna cercare? Ormai il settore del turismo è saturo. Kathmandu sembra esplodere.
L'esercito è il sogno dei giovani nepalesi: un lavoro sicuro, statale, ben retribuito, non troppo rischioso (in Nepal sono finiti i momenti di tensione estrema e, comunque, di solito l'esercito picchia duro, non viene picchiato) e che assicura una positiva immagine sociale. 


Gli Kshatriya nella religione hindu sono i guerrieri, coloro che assicurano il governo e la difesa. Nel sistema castale generico rappresentano la seconda posizione più importante  dopo i Brahamani. Oggi in Nepal il sistema delle caste non è rigido  come in alcune zone dell'India ma i requisiti per entrare nell'esercito sono duri e  selettivi. Forti, prestanti, in salute  e sicuri di sè. Quanti giovani nepalesi, confusi e speranzosi  in arrivo dai villaggi rurali hanno tutte queste caratteristiche? Pochi.


Vi posto il video di un gruppo musicale piuttosto noto in Nepal. Un gruppo giovane, gli AD 1974, attivo nella salvaguardia dei più deboli e impegnato in attività  di volontariato e sostegno. Gli U2 nepalesi secondo un mio giovane amico nepalese. Nel video è visibile il sogno dell'esercito. Triste ma vera realtà.

5 commenti:

Clara ha detto...

Grazie per questo post, e anche per il video. Spesso fatichiamo a vedere punti di vista per noi inaccettabili, ma se ci spostiamo dall'altra parte del mondo, poi la prospettiva cambia. Buona giornata, Sonia!

Silvia Merialdo ha detto...

Purtroppo molti giovani in molti paesi sognano di entrare nell'esercito, perché è un lavoro sicuro, rispettato, o per scappare da una situazione difficile o precaria.
D'altra parte succedeva (e succede ancora!) anche da noi!

Unknown ha detto...

Si, succede ed e' un peccato. Personalmente non amo gli eserciti e mi intristisce vedere dei giovani che li considerano un rifugio. Sarebbe più bello pensare agli antichi mestieri o alla possibilità di continuare a lavorare la terra assicurandosi il pane quotidiano. In Nepal, come in altri paesi, entrare nell'esercito significa,a volte, entrare in un meccanismo violento, che segue logiche lontane dal senso comune nepalese. Quando i miei amici vengono scartati dalla selezione tiro un sospiro di sollievo e poi ricomincio a pregare affinché possano trovare al più presto una valida alternativa.

MilleOrienti ha detto...

Sarà compito anche del Fondo Monetario Internazionale, dell'Asean e di altri organismi internazionali aiutare il Nepal a rialzarsi, perché questo Paese non può farcela da solo. Il turismo, come tu giustamente osservi, è saturo, e non basta più. IL Nepal ha bisogno di aiuto, per dare una prospettiva futura ai suoi giovani.
E speriamo che quell'aiuto non venga dalla Cina....

Unknown ha detto...

Una probabilità non remota quella della Cina. Qualche mese fa, girando per luoghi isolati, ho visto molte comunità cinesi stabilizzate. Prospettiva nuova. Detengono ingenti capitali e hanno in mano le attività più lucrose come alberghi e grandi negozi. Sai bene che il settore industriale nepalese é quasi assente e che i rapporti con la cugina India non sono buonissimi. Scenario instabile ed esposto quindi. Sulle questioni dei diritti civili ormai la Cina la fa da padrona. L'esercito sembra essere giá nelle sue mani. Staremo a vedere