A 35 gradi, immersa nell’umidità monsonica, mentre mi stupivo (neanche poi tanto) per il terribile ritardo dei giochi del Commonwealth a Delhi, il Nepal arrancava nel tentativo di redimere una situazione politica oramai al limite.
Dall’India l’informazione è rapida, diretta. Sono tanti anche i nepalesi che vivono nella capitale indiana o cercano fortuna a Varanasi, al limite tra sacralità e sopravvivenza. Il sorriso rispetto al loro paese rimane comunque inalterato: “Nepal is my beutifull land!”
Ma mentre sorridono il Parlamento fallisce per l’ennesima volta l’elezione del nuovo primo ministro.
Come può un paese senza una politica portare avanti progetti di sviluppo economico?
Quanto può essere efficace un governo ad interim rispetto alla gestione dei fondi Onu?
Nonostante ci siano tre partiti disponibili, Nepali Congress (NC), United Marxist-Leninist (UML) e Unified Communist Party of Nepal-Maoist (UCPN-M), nessuno ha i numeri per governare.
L’ombra della guerra civile aleggia ancora sul paese, non solo attraverso gli ex guerriglieri, le polemiche che ha suscitato la proposta del loro assorbimento e il conseguente crollo del governo. La polemica è giunta forte anche verso la smisurata produzione di armi.
Religions for Peace e GlobalYouth Network hanno promosso recentemente una campagna contro il proliferare di tale condizione: la violenza genera violenza! Il monito alla pace, e la raccolta di un milione di firme da inviare all’Onu, arriva dai capi della maggiori religioni presenti sul territorio,
Kesab Prasad Chaulagain (indù), Nazrul Hussein (musulmani), Nun Guruma (buddisti), Narendra Pandey (bahai) e Naman Upadhyaya ( jainiti).
La guerra civile ha causato morte (quasi 13.000) e ha fatto scomparire migliaia di persone delle quali, dal 2006 ad oggi, non si ha più traccia. La responsabilità dei maoisti, diretta o indiretta che essa sia, è innegabile. Ma tutto rimane impunito. A fine Agosto si è anche celebrata la Giornata mondiale degli scomparsi!
L’Onu, che avrebbe il compito di monitorare il processo di pace tra esercito e guerriglieri maoisti (Unmin), manifesta perplessità verso il processo stesso e i suoi protagonisti. Forse l’Onu dimentica la differenza scottante tra un esercito regolare e un gruppo di guerriglieri che per di più, dopo essere stati assoldati per un’assurda guerra, sono stati abbandonati a loro stessi.
Di buono, i maoisti, hanno sicuramente lasciato lo sviluppo del turismo; anche se gli aerei di linea esplodono in volo trasportando trekkers a Lukla.
Forse le speranze di cambiamento sono quelle che i nepalesi hanno affidato a Bhumika Shrestha il\la politica\o trans gender ventitreenne eletto\a al seggio per l’assemblea del Congress che dovrà provvedere a riorganizzare il Comitato centrale del partito. Una più spiccata sensibilità è forse quella che ci vuole per vedere la situazione politica attraverso più punti di vista! Almeno Bhumika Shrestha lotta per le minoranze, e la sua voce si fa sentire! E poi dicono che il Nepal sia un paese rimasto ancorato ad “un’antica e decontestualizzata religiosità!”
Quello che dovrebbe essere un paese “ortodosso” chiede invece la laicità dello stato e lo fa in occasione di una festa hindu importantissima: Teej. In questa giornata, celebrata l’11 Settembre scorso, le donne, rigorosamente vestite di rosso, invocano la benevolenza di Parvati, la paredra di Shiva. Il mito racconta che “la figlia della montagna” prima di riuscire a sposare Shiva, lo amò follemente per centinaia di reincarnazioni dandogli costantemente dimostrazioni del suo sentimento digiunando per giorni interi fino a convincerlo a chiederla in sposa. Da quel giorno ogni richiesta fatta a Shiva da parte di una donna durante Teej, deve essere ascoltata!
Ci auguriamo che le donne nepalesi, se pur premurose verso la salute dei loro mariti e innamorati, abbiano richiesto anche quella di uno Stato, di una Repubblica che, al momento, stenta a partire con il piede giusto!
3 commenti:
cara Sonia, complimenti per questo post, eccellente da ogni punto di vista: informato, chiaro, ben scritto, sintetito. Potremmo portarlo ad esempio in una ipotetica "scuola di scrittura per blogger". Permetti questi complimenti a "vecchio" giornalista...
ciao
Marco
P.s. però anche i "vecchi" giornalisti come me quando scrivono di fretta infilano i refusi...
nel mio commento precedente intendevo dire "sintetico", non "sintetito" :-)
Grazie Marco!
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