lunedì 23 settembre 2013

La bottega di Amir: un pane caldo che ci rende uguali

Il muezzin ha appena finito di cantare. Ha lanciato la sua preghiera nell'aria ancora gelida. Per strada non c'è ancora nessuno. Fra poco la strada davanti alla moschea si riempirà di anziane donne con le loro ceste di ortaggi. Prima del mezzogiorno staranno a destra, a riparo dal sole. Nel pomeriggio sposteranno i loro pesanti involucri dall'altra parte della strada.
Leh, Jama Masjid, Luglio-Agosto 2013
Ma dietro alla moschea  la vita ancora non parte con il suo ritto quotidiano. Ancora con la kurta della notte e le ciabatte di gomma ci si può incamminare verso la bottega del chapati. Caldi, grandi e soffici pani. Un pasto semplice che condivido con i miei amici indiani. Fa ancora freddo, l'altitudine si fa sentire con la sua aria pungente. Quando il sole avrà superato il secondo minareto diventerà impossibile puntare gli occhi verso il cielo, la luce sarà troppo potente.
Ma per adesso si sta bene. Il muezzin ha appena cantato e il forno tandoori è già al lavoro.
Religioni diverse e storie diverse. Io, Rumin, Nadir, Doma e Raman. Ogni mattina davanti alla stessa bottega con gli stessi occhi sgualciti dal sonno. Uno sguardo e qualche parola di saluto
नमस्कार! आप कैसे हैं? धन्यवाद! आप बहुत दयालु हैं!
La bottega di Amir, Leh, Luglio-Agosto 2013
I pani caldi ci vengono avvolti in un foglio di giornale. Il sorriso che ci rivolge Amir è lo stesso. Caldo come il pane che passa da una mano all'altra.
La mattina, dopo il canto del muezzin, siamo tutti uguali. Ci si augura una buona giornata e ci si ripromette, forse mentalmente, di rispettarsi l'un con l'altro durante il seguito del giorno.
In Ladakh i musulmani sciiti sono il 13 % di una popolazione di circa 300.000 persone. La maggioranza, quasi 80%, è buddhista. L'8% è hinduista.
Su una stessa strada, quasi l'uno di fronte all'altro, ci sono le sedi dei partiti politici indiani che vogliono unire e separare.
Quando il sole supera il secondo minareto e la luce diveta forte davanti alla moschea c'è un po' d'ombra. I musulmani parlano tra di loro e danno le spalle ai passanti.  I buddhisti svoltano a destra ed entrano al tempio. Gli hindu restano nelle loro botteghe. Non ci si parla. Per il momento. Forse domani, quando il muezzin avrà terminare di cantare l'immenso amore di Dio. Forse domani, davanti alla bottega del chapati, dietro alla moschea.

7 commenti:

Clara ha detto...

Wow. Brividi.

Unknown ha detto...

Bellissimo post!

Unknown ha detto...

grazie care. non so se mi manca più leh, amir o il suo chapati :)

Nela San ha detto...

Il pane che unisce, un sorriso, il gesto semplice dell'incartare e il racconto, il tuo , abbacinante come quel sole a cui non puoi rivolgere gli occhi ma che riempie di infinito calore. Un abbraccio.

Unknown ha detto...

Ciao Nela;)

Silvia Merialdo ha detto...

Sì sì, la conosco questa bottega!
E c'era quasi di fronte un posto molto sporco e unto che faceva dei samosa di una bontà strepitosa, c'è ancora?
Questo tuo bellissimo post mi ha riportato laggiù, grazie mille!
ciao!

Unknown ha detto...

Si, c'è ancora. Ma comincia a friggere più tardi :)
Un caro saluto Silvia